Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Black Calipso    26/12/2011    2 recensioni
Sangue, amore, gioia, disperazione.
Leggete, se lo desiderate, queste parole sputate nel vento, che formano i ghirigori di una storia macchiata di un colore rosso acceso.
Niente vampiri, niente demoni, nessuna magia, niente di definibile. Come la nebbia. Nera, per l'esattezza.
"Se hai una morsa che ti stringe il cuore tutte le volte che batte provocandoti dolore, alla fine smette di farlo. Smette di palpitare, semplicemente. Smetti di provare emozioni, felici o tristi che siano."
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Red Eyes.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ed eccomi tornata alla carica con il Capitolo 7! Spero che abbiate passato un bianco e gioioso Natale :3
Questo capitolo è un po' speciale.. ma non vi anticipo nulla :). Buona lettura!


_________________________________________________♥

{ Capitolo 7. "Love (?)." }

- Edward. - disse la ragazza, sedendosi accanto a lui, con un gran sorriso. - Tieni. -
Blair gli porse una busta con un movimento fluido. - Ovviamente è solo un prestito. - continuò, arrossendo leggermente.
Edward fissò prima il suo viso macchiato di rosso, poi il pacchetto, senza espressione. Prese la busta e ne trasse fuori un libro.
- Cercavi questo vero ieri? Era di mio padre. Una delle poche cose che si è salvata da… l’incendio.. - sussurrò la ragazza con un piccolo sorriso forzato. Edward le mise una mano sulla testa, dolcemente. I suoi capelli morbidi gli carezzarono il palmo. Sorrise, dopo aver provocato un’esplosione di rosso nelle guancie della ragazza. Posò gli occhi sulla scritta bianca nella copertina rigida del libro. "Il ritratto di Dorian Gray", Oscar Wilde.
- Si, è que… sto. - Un cellulare vibrava. Il suo cellulare.
Allungò il braccio verso il comodino, quasi distendendosi sopra le gambe della ragazza, mormorando uno scusa.
Nello schermo, il nome tanto bramato. Charlotte.
Gli occhi di Edward lampeggiarono.
- Blair, scusa, è una telefonata importante.. -
- Tranquillo, tranquillo. Vado, dovevo solo darti il libro. - fece la ragazza, con in faccia un sorriso a trentasei denti, alzandosi dal letto ed avviandosi verso la porta.
- Grazie. - sussurrò Edward, premendo il tasto verde.
Blair chiuse la porta dietro di se. Fece un sospiro che le lasciò l’amaro in bocca.

- Pronto. - disse Edward, atono. Dentro di lui, un’esplosione di emozioni.
- Edward, ciao. - rispose Charlotte, con la sua voce cristallina.
- Perché non mi hai chiamato prima? - Dritto al dunque, ovvio.
- Sono stata occupata. - rispose la ragazza. Si aspettava questa domanda. Aveva mille risposte già pronte, alle mille domande che si aspettava. Erano due settimane che preparava questa telefonata.
- Occupata talmente tanto da non poter chiamare il tuo migliore amico? -
- Già. - rispose atona.
- Capisco. - Delusione, rabbia. "Ti hanno fatto il lavaggio del cervello, ammettilo."
- Edward, resto con loro. - proruppe, con voce forzatamente dura. Ma nell’ultima sillaba, si spezzò. Ma il ragazzo non colse quel tentennamento. Si soffermò soprattutto sul significato della frase.
Mai più risate insieme. Mai più nulla.
- Ok. - disse secco. "Bene, benissimo. Grandioso."
- Scusa Edward, devo andare, Emy mi chiama. Ciao, a… presto. - sussurrò la ragazza.

Due ragazze, due corpi.
Dentro di loro, lo stesso uragano gli devastava l’anima.
Il vento che tempestoso le distruggeva, era sfumato della stessa tonalità di rosso, produceva lo stesso suono delicato e aveva lo stesso profumo penetrante.

Blair.
Distesa nel suo piccolo letto, nella sua stanza bianca e disadorna, guardava il soffitto, in cerca di una risposta, come un marinaio che fissa le stelle per trovare la giusta direzione da seguire.
Nella sua mente, un solo volto. Un volto macchiato di rosso.
Lo stesso rosso fuoco che aveva distrutto la sua vita.
Lo stesso rosso fuoco che aveva ucciso i suoi genitori.
Lo stesso rosso fuoco in cui si sentiva avvolta tutte le volte che lo pensava.
Quel volto aveva un nome che la trafiggeva tutte le volte che lo pronunciava. Edward.
Edward era il suo nord, il suo sud, il suo est e il suo ovest. Si sentiva come circondata dalla sua presenza, era il suo tutto ed il suo niente.
Ma perché era così indifferente? Perché quando parlava con lui sentiva solo gelo intorno a se? Perché però… quel sorriso che aveva illuminato il viso si Edward una sola volta l’aveva dilaniata dentro?

Charlotte.
Accoccolata sotto le sue morbide coperte azzurre, era persa in un sogno ad occhi aperti che profumava di limoni appena colti e rose rosse.
Rosso, ancora. Perché la sua vita sembrava impregnata di quel colore?
Rosso come i suoi maledetti capelli, rosso come l’asso di cuori mancato che aveva fatto perdere a sua madre tutti i suoi averi, rosso come la grossa porta dell’orfanotrofio che l’aveva ospitata per ben otto anni della sua esistenza, che per lei era sia una prigione, sia una dolce casa accogliente, solo perché sotto quel tetto e dentro quelle mura c’era anche lui. Poi.. poi il rosso dei suoi dannati occhi. Al solo pensiero, si sentiva rintontita, dissanguata, come se una sanguisuga le stesse succhiando ogni linfa vitale.
Perché diamine non era là con lui? Perché non era là a prendersi ciò che era suo, che le spettava di diritto?
Affondò la testa nel cuscino a questo pensiero.
Edward non era suo, non lo era mai stato, e a lei non spettava proprio nulla. Per lui era solo una sorella, l’unica persona con la quale era riuscito a stringere un rapporto.
Ma no, non poteva pretendere nulla di più da lui. Lui non l’amava, affatto. Lui non poteva amare.
Lui nascondeva qualcosa dentro che lo divorava famelico, ma non faceva nulla per fermarlo.
Se hai una morsa che ti stringe il cuore tutte le volte che batte provocandoti dolore, alla fine smette di farlo.
Smette di palpitare, semplicemente. Smetti di provare emozioni, felici o tristi che siano.

Come poteva pretendere che il suo cuore ricominciasse a battere nel pensare ad una sciocca come lei? Impossibile. Strinse il cuscino forte, sospirando.
"Dio Edward, quanto vorrei che questo cuscino fossi tu."
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Black Calipso