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Autore: valuz89    11/08/2006    17 recensioni
La ragazza prese a contare mentalmente fino a dieci per evitare di sgozzarlo nel corridoio.
Uno.
<< Facciamo così, Evans,... >>.
Due.
<< ...per farmi perdonare... >>.
Tre.
<< ...sabato prossimo... >>.
Quattro.
<< ...visto che ci sarà l’uscita a Hogsmeade... >>.
Cinque.
<< ...andiamo insieme, va bene? >> terminò sempre sorridendo.
DIECI!!
Ignorando completamente la sua articolazione che protestava, Lily Evans, colei che non aveva mai infranto una regola in tutta la sua vita, colei famosa per la sua vena pacifista, si avventò su Potter con la chiara intenzione di fargli raggiungere al più presto il Padre Eterno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stamattina stavo passando l’aspirapolvere quando nella mia mente si è creata questa One-shot. Per la precisione, la mia prima One-shot. Non ho mai avuto l’ispirazione per una cosa del genere, ma pensare a James, il mio personaggio preferito, e Lily mi ha fatto questo effetto.  Spero vi piaccia e se foste così gentili da lasciare una recensione, anche negativa, ve ne sarei grata, giusto per sapere se è meglio che eviti il genere. Chiedo venia se ci sono errori di cui non mi sono accorta.

 

A mia madre, che mi ha obbligato a fare le pulizie, senza le quali ciò che ho scritto non mi sarebbe neanche venuto in mente.

 

E scusatemi se è poco.

 

C’era una volta, nell’incantato castello di Hogwarts, nelle lontae Isole Britanniche, una giovane e dolce fanciulla diciassettenne che corrispondeva al nome di Lily Evans. Questa ragazza molto spesso veniva appellata anche con il titolo canzonatorio di “Prefetto Perfetta” perché sì, era un prefetto, e perché faceva sempre in modo di far rispettare la giustizia, come imponeva il suo carattere Grinfondoro; o almeno ci provava, anche se spesso doveva andare contro le autorità più famose dell’intera scuola di magia e stregoneria: i Malandrini. Così veniva chiamato il gruppo formato dall’intelligente e sensibile Remus Lupin(Lunastorta), dal timido e riservato Peter Minus(Codaliscia), dal bello e sbruffone Sirius Black(Felpato) e dall’altrettanto affascinante e carismatico James Potter(Ramoso).

I quattro ragazzi presentati sopra, suoi compagni di casa, molto spesso facevano in modo di far perdere la pazienza alla protagonista della nostra storia e di solito riuscivano nel loro intento, soprattutto grazie all’opera di colui che tra i suoi amici veniva chiamato Ramoso(purtroppo non starò a spiegare il motivo di questi soprannomi dal momento che non serve ai fini del racconto, ma credo che la maggior parte dei lettori potrà colmare questa mancanza con un po’ di fantasia), poiché era dalla tenera età di tredici anni che tentava in tutti i modi di farsi notare dalla giovane, con scarsi risultati.

Infatti, era per opera dei Malandrini che la nostra Lily, in quel momento, si trovava appesa a testa in giù, per una gamba, nel corridoio est del terzo piano. Inoltre cercava freneticamente di non far vedere ai presenti la sua biancheria intima tenendo i lembi della gonna che indossava, parte integrante della divisa, mentre i suoi lunghi capelli rossi, raccolti in una coda come sempre, toccavano appena il duro pavimento in pietra.

“POTTER!!” gridò con una leggera nota di isterismo nella voce, data dalla sua posizione insolita.

Come previsto, dieci secondi dopo, il ragazzo fece la sua comparsa, apparendo da dietro un’armatura lì vicino insieme ai suoi amici. In particolare, lui e colui che riteneva un fratello, Sirius Black, stavano ridendo sguaiatamente mentre gli altri due guardavano un po’ preoccupati la ragazza; chi per problemi di sensi di colpa, come Remus, dal momento che anche lui era un prefetto e quindi avrebbe dovuto fermare la vena combina guai dei suoi amici, e chi con paura come Peter, intimorito dalla sguardo furibondo che Lily stava lanciando coi suoi occhi incredibilmente verdi.

“Fammi scendere immediatamente!!” ordinò lei perentoria.

Dopo che si fu ricomposto un minimo, James rispose:

“Non mi pare che tu sia nella posizione di poter pretendere qualcosa, Evans...” ma quando si rese conto che la ragazza gli stava facendo chiaramente capire dallo sguardo che, appena avrebbe potuto, lo avrebbe strozzato, decise che era meglio far finire lì lo scherzo.

Diffindo!” pronunciò mentre con la mano destra, con cui impugnava la bacchetta, faceva un’elegante movimento.

Nello stesso istante, la corda che teneva Lily a un metro da terra si spezzò, facendola ricadere al suolo molto poco dolcemente. Il risultato fu che la giovane si storse il polso in maniera piuttosto grave; infatti, prese a tenerselo per cercare di capire l’entità del danno e tentava contemporaneamente di non gemere per il dolore.

I ragazzi di fronte a lei se ne accorsero e si pentirono del loro gesto, perché di solito facevano in modo che le vittime delle loro burle non si facessero male (ma questa regola non faceva testo nel caso dei Serpeverde, con cui erano sempre in contrasto), così le si avvicinarono per vedere come stava, in particolare Potter, che provava per quella fanciulla qualcosa di più di una semplice attrazione.

“Ti sei fatta male?” le chiese preoccupato.

“Stammi lontano! Non vorrei il tuo aiuto nemmeno se fossi l’unico in grado di curarmi!” esclamò lei furiosa “Come vi è venuto in mente di fare una idiozia del genere?!”.

Quella frase bastò a far rinascere nel petto di Ramoso e Felpato il loro orgoglio malandrino, che fino a qualche secondo primo era rimasto sopito a causa del senso di colpa per la ferita della ragazza.

“Geniale, vero?” disse Black mentre sorrideva a un paio di ragazzine del secondo anno che si trovavano nella folla che si era radunata, provocando loro un principio di svenimento.

Perché Sirius Black era, insieme a James, il ragazzo più bello di Hogwarts. I suoi capelli neri leggermente lunghi, che teneva spesso raccolti in un basso codino, erano stati accarezzati da un numero considerevole di esponenti del gentil sesso e i suoi freddi occhi grigi aveva stregato più di una ragazza. Inoltre era alto e il suo fisico atletico, modellato dai sei anni passati come Cacciatore nella squadra di Quidditch della sua casa, lo rendeva decisamente attraente. Solo il suo migliore amico, colui che lo aveva accolto nella propria dimora quando aveva deciso di abbandonare la sua odiosa famiglia, poteva eguagliarlo per fascino. Non a caso, moltissime donzelle erano indecise se il più bello fosse Black o Potter che, coi capelli neri sempre spettinati, i quali avevano un non so che di selvaggio, i vispi occhi castani, sempre dietro una montatura per correggere la miopia, leggermente più basso di Felpato e il corpo ben messo per quanto riguarda i muscoli, poiché anche lui praticava lo stesso sport dell’amico ma con il ruolo di Cercatore e capitano, spesso compariva nei sogni delle residenti del castello.

“L’abbiamo letto in un libro babbano e abbiamo deciso di metterlo in pratica!” concluse Felpato.

A quel punto gli occhi verdi di Lily si posarono su un ragazzo molto carino, un po’ pallido, dai capelli biondicci e gli occhi marroni, suo compagno nel dividere il compito di far rispettare le regole.

“Remus! Sei tu che hai suggerito questo tipo di scherzo! Quegli idioti dei tuoi amici non si sognerebbero neanche di aprirlo un libro babbano, figuriamoci leggerlo! Mi meraviglio di te! Sei un prefetto!” lo rimproverò la rossa, costringendolo ad abbassare gli occhi pentito ed a mormorare “scusa”.

“Ehi!” esclamarono i tre, sentendosi chiamati in causa da quell’epiteto poco lusinghiero che la ragazza aveva rivolto loro.

Ma lei non accennò a diminuire la sua furia, dimenticandosi per un secondo del suo polso ferito, il quale le fece ricordare immediatamente il suo stato, nel momento in cui la giovane appoggiò la mano ferita, la sinistra, a terra.

“Ah!” gemette, ma quando vide Potter in procinto di abbassarsi di fronte a lei per accertarsi delle sue condizioni, riacquistò il suo solito tono “Non ci provare neanche, Potter!”.

Poi si rivolse a tutti i Malandrini.

“Tu...” e guardò Black “...tu...” panoramica di Peter Minus, un basso ragazzo cicciotello biondo, con gli occhi neri, ritenuto da tutti il galoppino degli altri tre “...tu...” occhiata accusatoria a Lupin “... e TU!” sguardo di fuoco per James.

“Siete degli incoscienti!” cominciò, aumentando man mano il volume “Vi rendete conto che qualcuno poteva farsi male seriamente?! Altro che un polso slogato! Idioti!”.

Silenzio.

Per la prima volta, a memoria degli studenti di Hogwarts, nessuno di quei quattro aveva qualcosa da ribattere alle accuse della Evans.

Molto spesso capitava che Lily riprendesse i ragazzi per i loro scherzi e togliesse loro dei punti, ma di solito, grazie all’aiuto di Lupin, l’unico che lei rispettasse, riuscivano a limitare i danni.

Stavolta, però, era diverso.

“Per questo vi tolgo venti punti a testa!” decretò alla fine.

Bastò quella frase per risvegliare i Malandrini dallo stato di trance in cui erano caduti.

“Non puoi fare questo a Grinfondoro!” protestò Black “Così non saremo più in testa nella classifica delle case!”.

Ma le sue parole non ebbero alcun significato di fronte all’occhiataccia che la ragazza gli lanciò.

“Ritieniti fortunato se non riferirò una cosa del genere alla McGranitt!”.

Fino a quel momento Potter era rimasto stranamente silenzioso, incantato dalla grinfondoro che aveva davanti.

Adorava tutto di lei, da quel suo cipiglio battagliero al modo in cui portava la divisa, sempre pulita e in ordine. Non sapeva esattamente da quando, ma da un po’ di tempo quella ragazza, minuta e non particolarmente alta, era diventata il suo pensiero fisso.

E ora lei era lì, seduta a terra, con una storta al polso, che ne diceva di tutti i colori a lui e ai suoi amici, senza aver paura di farsi prendere in antipatia da coloro che li reputavano dei grandi. Come si faceva a non amarla?!

Dopo un ragionamento del genere, ogni persona dotata di un minimo di intelligenza avrebbe fatto qualcosa per cercare di farsi perdonare un minimo, soprattutto se si trovava anche sulla lista nera della giovane.

Ma non dimentichiamoci che lui era James Potter e quando si parlava di Lily Evans il suo cervello decideva di andare a fare un giro nel lago insieme alla piovra gigante, così agì nel modo più stupido.

“Dai, Evans! Non puoi fare questo a Grinfondoro! Vabbè che grazie alle mie doti quei punti li recupereremo alla prossima partita di Quidditch...” iniziò a pavoneggiarsi mentre si passava una mano tra i capelli per scompigliarli ancora di più.

Mossa sbagliata, perché se c’era una cosa che  il prefetto non sopportava era proprio quel gesto involontario che Potter aveva il brutto vizio di fare in continuazione, in special modo quando lei era nei paraggi, oltre al fatto che non perdeva occasione per vantarsi delle sue doti sportive e del suo fascino: insopportabile!

“Ingoiati la lingua Potter!” sibilò.

Ma il peggio doveva ancora venire.

Infatti James, non prendendo in minima considerazione il suo istinto che stava cercando di avvertirlo in tutti i modi che quello che stava per fare era la cosa più stupida che potesse venirgli in mente, prese a sorridere in un modo che lui, e tutte le ragazzine sotto i quindici anni, riteneva seducente, rivolgendolo alle presenti, per poi fermarsi su Lily che lo guardava ancora furente.

La ragazza prese a contare mentalmente fino a dieci per evitare di sgozzarlo nel corridoio.

Uno.

“Facciamo così, Evans,...”.

Due.

“...per farmi perdonare...”.

Tre.

“...sabato prossimo...”.

Quattro.

“...visto che ci sarà l’uscita a Hogsmeade...”.

Cinque.

“...andiamo insieme, va bene?” terminò sempre sorridendo.

DIECI!

Ignorando completamente la sua articolazione che protestava, Lily Evans, colei che non aveva mai infranto una regola in tutta la sua vita, colei famosa per la sua vena pacifista, si avventò su Potter con la chiara intenzione di fargli raggiungere al più presto il Padre Eterno.

 

Qualche ora dopo si trovavano entrambi su un letto nell’infermeria di Madama Chips, entrambi vivi, non preoccupatevi. Avevano appena finito di mangiare quello che la donna aveva portato loro per cena, dal momento che non avevano potuto recarsi in Sala Grande per motivi diversi.

La slogatura di Lily era abbastanza grave, poiché aveva interessato i legamenti, che non si potevano riparare con un semplice colpo di bacchetta. Così era stata costretta a bere una pozione dal sapore di merluzzo marcio e a stare buona e calma su quel letto fino alla mattina dopo, ora in cui la pozione avrebbe dovuto aver finito di metterle a posto l’articolazione.

James Potter, invece, era stato trattenuto lì per alcune ore, più che altro per farlo riposare un poco, per permettere alla magia compiuta dalla Medimaga di saldare per bene la sua gamba destra, rotta in due punti.

La dinamica dell’incidente che aveva portato alla duplice frattura dell’arto era ancora da chiarire, ma non ci furono dubbi sul fatto che la rossa, spinta da un odio che non credeva di poter provare, si era avventata sul Cercatore di Grinfondoro, causando la caduta di entrambi, ma non calcolando che dietro il ragazzo c’era una rampa di scale, che il nostro baldo giovane si era fatto rotolando. Ecco spiegato la presenza di James nel letto accanto al suo.

Ai professori avevano raccontato che Lily era inciampata, finendo addosso al moro, il quale aveva avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con gli scalini in pietra.

A nessuno dei due era passata per la mente di dire la verità per dei motivi del tutto ‘disinteressati’.

Se la ragazza avesse raccontato di aver tentato di compiere un omicidio, di sicuro ci avrebbe rimesso la sua spilla da prefetto e la stima che i professori nutrivano per lei. Inoltre, avrebbero voluto sapere il motivo dell’aggressione e Potter avrebbe dovuto spiegare della trappola in cui era finita Lily e in quel caso una punizione non gliela avrebbe tolta nessuno.

Quindi erano lì, entrambi in religioso silenzio.

Lei perché ancora arrabbiata, lui perché offeso dal comportamento ‘poco gentile’ che gli aveva riservato.

Ma James Potter non riusciva a provare astio nei confronti di quella dolce creatura che si trovava a un metro da lui, così decise di fare la prima mossa.

“Ehi, Evans!”.

Niente. La ragazza perseverava nella lettura di un libro che le aveva portato la sua amica Sarah, quando era venuta a trovarla un’ora prima.

“Liluccia...?” riprovò ancora lui.

Stavolta riuscì ad attirare la sua attenzione.

“Fai.In.Fretta.” disse la giovane a denti stretti senza neanche guardarlo.

Il moro colse al volo l’occasione e partì ad esporre quello che aveva ideato nelle due ore precedenti di assoluto mutismo.

“Senti, mi dispiace per il tuo polso come a te dispiace per la mia gamba…” ma venne interrotto da Lily.

“Non è vero.”.

“Cosa?” le chiese, dal momento che non sapeva a che cosa si stesse riferendo.

“Del fatto che mi dispiace per la tua gamba. Sono assolutamente soddisfatta per il mio operato e spero che ti serva da lezione per la prossima volta in cui deciderai di infastidirmi.” spiegò mentre continuava a sfogliare il tomo tra le sue mani.

James sbuffò per quella frase in cui la ragazza diceva, in modo non troppo velato, che era contenta di avergli fatto del male fisico. Lui aveva immaginato che la conversazione avrebbe avuto una piega diversa.

Ma non si demoralizzò.

“Cosa c’è di me che non ti piace?”.

“Tutto” rispose lei semplicemente.

Sbuffò di nuovo.

“Andiamo, dev’esserci almeno qualcosa di me che non odi!”.

“Fisicamente diciamo che sei passabile...” disse Lily cercando di scacciare dalla sua mente le immagini di tutte le volte che a lezione si ritrovava, senza sapere come, ad osservarlo di nascosto, mentre rideva coi suoi amici o quando semplicemente leggeva concentrato un passo del libro per compiere una magia complicata “...ma caratterialmente non ti sopporto. Sei egocentrico, vanesio, borioso e non perdi occasione per giocare dei tiri mancini agli altri o per metterli in imbarazzo”.

“Allora l’ammetti che sono bello!” esclamò come se non avesse sentito una parola della seconda parte del discorso che aveva fatto la giovane, ricevendo da ella uno sguardo di fuoco per la sua uscita infelice.

Poi di nuovo silenzio.

Ma a romperlo stavolta fu Lily che fece una domanda che erano mesi che le frullava in testa.

“ E tu perché continui a chiedermi di uscire? Perchè sono l’unica che ti risponde a pesci in faccia?”.

“Forse all’inizio...” rispose James mettendosi le mani dietro le testa ed iniziando ad ammirare il parco di Hogwarts dalla finestra alla sua sinistra, mentre la ragazza si trovava a destra “...ma poi mi sono accorto che non era solo per quello. Lo faccio perchè mi piaci.” disse semplicemente.

La ragazza era rimasta senza parole. Non si aspettava una dichiarazione del genere.

“C-come, scusa?”.

Il ragazzo si girò verso di lei e le rivolse un sorriso, uno di quelli veri che illuminano il viso.

“Mi piace ogni cosa di te. Da come ti batti per le cose in cui credi, come la giustizia, a come porti i capelli, anche se li hai sempre raccolti e secondo me dovresti lasciarli sciolti. Mi piaci quando leggi i libri in biblioteca e involontariamente ti metti una ciocca, che è sfuggita alla tua coda, dietro l’orecchio. Mi piaci quando aiuti i ragazzini più piccoli se non hanno capito una cosa o se hanno perso un oggetto a loro caro. Mi piaci quando mi rimproveri, perché sono sicuro che in quel momento la tua attenzione è tutta per me. Mi piaci quando d’inverno hai le guance leggermente arrossate per il freddo. Mi piaci quando vieni allo stadio di Quidditch per una partita ed esulti. Mi piaci quando accarezzi sotto il becco un gufo che ti ha portato una lettera. Mi piaci perfino quando sei violenta...tutto, insomma. Mi sono spiegato?”

Lily non riusciva a dire una parola, ancora sconvolta per quelle parole che rivelavano che il bel Grinfondoro la conosceva nei minimi dettagli, così si limitò ad annuire piano.

Poi rimasero a fissarsi negli occhi un numero infinito di secondi.

A rompere quel magico momento fu Madama Chips, che irruppe nella stanza senza preavviso, per informare il giovane Potter che poteva andarsene.

Quello scese dal letto con un salto e si diresse sicuro verso la porta, l’aprì, ma prima di varcarla, si girò, le sorrise e disse:

“Ci vediamo...Lily.” e se ne andò.

 

Da quel momento per Lily una cosa cambiò radicalmente.

No, non era il modo di portare i capelli, anche se da quel giorno prese a lasciarli liberi di accarezzarle la schiena.

E non era neppure il modo in cui si rivolgeva ai Malandrini, perchè continuò ad essere dura con loro, eccezion fatta per Remus.

Ma mutò il modo in cui guardava Potter: da “stupido ragazzo, egocentrico, irrispettoso, sbruffone che fa continuamente scherzi” era diventato “stupido ragazzo che fa continuamente scherzi”.

E scusatemi se è poco.

 

 

 

  
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