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Autore: Afaneia    27/12/2011    1 recensioni
Quando erano piccoli, Rosso e Blu giocavano insieme ed erano l'uno l'opposto dell'altro: il fuoco e l'acqua, il nero e il bianco, l'istinto e il buonsenso, la pazzia e la ragione.
Eppure, qualcosa deve essere accaduto perché Rosso e Blu si siano poi ritrovati a essere rivali. Cosa può averli divisi in una città serena quanto Biancavilla? E che cosa, poi, porterà Rosso ovunque in giro per Kanto, e che cosa lo spingerà a fuggire il mondo ritirandosi sulla cima del Monte Argento?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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“Sono qui per sfidarti, Lance! Sono qui per sfidarti!”

Le parole di Rosso echeggiarono nell’aria limpida dell’Altopiano Blu, ed egli camminava avanti e indietro davanti alle porte dell’edificio, selvaggio e aggressivo come una bestia ferita. Ma di Lance non si vedeva traccia.

Si spalancarono le pesanti porte, e Joy corse fuori a implorarlo di non fare chiasso: il signor Lance detestava i forti rumori sull’Altopiano Blu…Rosso s’irrigidì e le disse freddamente: “Capisco, e garantisco che non turberò più l’ordine qui, se solo Lance accetterà la mia sfida.”

“Ma la Lega Pokémon è terminata ormai da giorni” replicò la donna.

“Certo, questo lo so! Ma ciò non toglie che io desideri vedere Lance e combatterlo, non come sfidante della Lega Pokémon ma come semplice allenatore. Il signor Lance si è forse dimenticato quali sono gli usi che intercorrono tra allenatori di Pokémon, a forza di vivere isolato quassù su questa montagna?”

“Di certo il signor Lance è molto più garbato di te!” sbottò la donna, tirandosi indietro; ma d’improvviso una voce bella e profonda interruppe i loro discorsi, esclamando: “Il signor Lance accetta la sfida, chiunque tu sia. No, non ho dimenticato gli usi correnti: sono un allenatore e un Pokémon Master, e combatterò.”

“Lance!” esclamò Rosso, e scansando bruscamente l’infermiera si precipitò contro il Campione, scrutandolo con occhi famelici.

“Già, Lance” commentò quegli a bassa voce, sistemandosi i polsini di una camicia azzurra che aveva evidentemente appena indossato, e Rosso non seppe trattenersi dall’ammirare la sua figura altera. “E tu sei?”

“Rosso” replicò quegli.

“Rosso” ripeté Lance. “Molto bene. Joy, ti prego, torna pure dentro: me ne occuperò io… va bene, Rosso. Da dove vieni?”

“Da Biancavilla.”

“Molto interessante. Biancavilla, eh? Il mio padrino, il professor Oak, vive là. Suppongo che tu lo conosca.”

“Lo conosco molto bene” mormorò Rosso. “Mi ha dato lui il mio primo Pokémon, io…ero molto amico di suo nipote.”

“Di Blu” disse Lance, e i suoi occhi brillarono. “E ora non lo sei più, eh?”

“Cosa c’entra tutto questo con il nostro scontro?” esclamò Rosso, fiammeggiante di furia e d’orgoglio. “Non perdiamo tempo, Lance!”

“Come vuoi, come vuoi” replicò Lance, e i suoi occhi brillarono di nuovo, ma come di ilarità. “Vedo che hai fretta, eh? Ma se avevi tanta fretta di sfidarmi, perché non hai partecipato alla Lega?”

Colpito nella sua debolezza, Rosso non rispose. Lance rise e suggerì, mentre i suoi occhi s’illuminavano di scherno: “Forse non hai battuto qualche Capopalestra, giusto? E allora come pensi di poter sconfiggere me?”

Ma quello scherno gratuito, quella freddezza, Rosso non li poteva sopportare, non li poteva tollerare, no: colto come da un accesso di rabbia, afferrò un piccolo astuccio metallico e lo gettò furiosamente per terra davanti a Lance, là dove l’astuccio si aprì per il rimbalzo e finì per restare immobile. Lance abbassò lo sguardo e con meraviglia si accorse che vi erano contenute tutte le otto medaglie di Kanto, l’una accanto all’altra. Le sue labbra s’incurvarono e i suoi occhi si appannarono, ma per un momento; poi egli risollevò lo sguardo, ed esclamò: “Devo dunque dedurre che hai avuto paura?”

“Paura? Io paura di te, Lance? Io, proprio io?”

Ora era troppo, troppo davvero. Era Rosso che viveva tutto isolato su un’alta montagna? Era Rosso che sfidava un allenatore solo dopo aver lasciato che i suoi colleghi lo sbranassero e divorassero talora anche per ore, mentre lui si presentava sempre fresco e altero? E non era forse stato lui, Rosso, ad aver affrontato pericoli innominabili sulla cima della Torre Pokémon o alla Silph Spa, o ancora ad aver combattuto contro Mewtwo, il Pokémon perfetto? Non era forse lui, Rosso, a portare impressi in volto i segni dell’eredità di Missingno…? Oh, ma Lance non sapeva nulla di tutto ciò, a Lance non importava nulla di tutto ciò; e Rosso urlò con tutta la furia di cui era capace: “Forse non sono io ad aver paura, qui, ma qualcuno totalmente incapace di accettare la sfida di qualcuno che non sia stato prima sbranato dai tuoi cani, eh, Lance?”

A quelle parole, Lance barcollò come per un colpo ricevuto. Ma si raddrizzò subito, arrossendo furiosamente, e gridò con voce tonante: “E allora combattiamo subito, e potrò dimostrarti che non sono un codardo come sembro… vai, Aerodactyl!”

“Vai, Blastoise!”

E combatterono in un vortice furioso di disperazione e di compostezza, di rabbia e di orgoglio, mentre gli occhi di Rosso brillavano come fiamme infernali e lo sguardo di Lance si faceva più duro.

“Dragonite, Iper-Raggio!”

“Charizard…finiscilo.”

E questa volta gli occhi di Lance si spalancarono per la sorpresa, mentre quelli di Rosso si stringevano come per trattenere una gioia selvaggia, ma in qualche modo insoddisfacente.

“Ho vinto.”

Vide le ginocchia di Lance piegarsi mentre il suo corpo, percorso come da brividi di febbre, si piegava su se stesso. Per pochi istanti, Rosso pensò che Lance non avrebbe retto a quel colpo nuovo e imbarazzante per lui. Ma poi Lance si riscosse e sollevando una stanca mano richiamò Dragonite e rimase in silenzio.

“Ho vinto” ripeté Rosso a voce più alta. “Hai capito, Lance? Io ho vinto, io ho vinto qui! Io, io e soltanto io sono il Campione, ora!”

Le mani di Lance tremarono violentemente, mentre egli si aggrappava al terreno ed emetteva un breve, vibrante gemito d’incredulità e di dolore: ma com’era possibile? No, non era vero, non poteva essere. Lui, il Campione della Lega, principe dei Pokémon…lui, Lance, sconfitto. Alzò lo sguardo, e Rosso gli era ormai addosso a schernirlo, per la sua vittoria mancata, non con le parole, ma con lo sguardo, con l’infernale profondità dei suoi folli occhi scuri.

“Non è valido.”

“Oh, sì che è valido, Lance. Io ti ho sconfitto, io sono il vero Campione, ora.”

“Sì, ma…non ci sono testimoni.”

“Come dici? Testimoni?” sbottò Rosso. “Sai quante battaglie ho vinto senza i tuoi cosiddetti testimoni? No, Lance, non mi abbagli. La cosa può non essere ufficiale, te lo concedo. Ma io sono il vero Campione, ora.”

“Sì, ma io non…non so…”

“Smettila di balbettare, Lance! Di cos’hai paura, che tutto il mondo scopra che hai perso?”

D’un tratto Rosso vide un luccichio negli occhi di Lance, ed egli distolse per un attimo lo sguardo.

“No” disse infine.

Rosso sollevò lo sguardo da lui: dall’Altopiano Blu si distinguevano gli intricati percorsi di Kanto. Si voltò e percorse con lo sguardo le alte cime innevate del Monte Argento e poi, più oltre, le possenti cascate Tohjo e i primi confini della regione delle leggende, la magica Johto.

“Nessuno lo saprà, Lance” disse con calma. “Non ho alcun interesse a restarmene qui ad Altopiano Blu a sfidare bambocci viziati, il mio posto è lontano, aldilà di queste montagne.”

Lance lo scrutava con dolorosa intensità: le sue parole risuonavano senza gioia al suo orecchio, suscitandogli dubbio e ansietà. Sentiva che il suo solo scopo nella vita gli era stato strappato, che la sua stessa identità era crollata. Scrutava Rosso ormai senza scopo, senza intenzione, quasi. Ma Rosso non gli badava.

“Ascoltami. È come dici tu, nessuno ci ha visti, non ci sono testimoni. Ma tu sai che io ho vinto, leggo nei tuoi occhi che sai che ho vinto. È questo che conta, Lance: che tu sai di non essere più il vero Campione. Ma nonostante ciò, proseguirai come se nulla fosse successo. Qualora…oh, non so se accadrà… qualora tu dovessi venire sconfitto una seconda volta, beh… mi auguro che tu intenda farmelo sapere.”

Lance non rispondeva.

“Il mio è un ricatto, Lance” sbottò Rosso. “Guardami! Guardami negli occhi.”

Lance lo guardò, e subito si pentì di averlo fatto, sentendosi sprofondare in quei terribili occhi malvagi. “Tu mandami il nuovo Campione, e io manterrò il nostro piccolo segreto. Altrimenti verrò a trovarti, Lance…e tu capirai cosa vorrà dire vedermi, eh, Lance?”

Oh, quegli occhi malvagi, terribili! No, Lance non avrebbe potuto sopportare di vederli ancora, di sprofondare di nuovo in quegli abissi rosseggianti di furore.

“Lo farò” mormorò senza forza. Rosso scoppiò a ridere ed esclamò: “Vedo che hai paura di me! Ti paio un indemoniato, eh? Beh, in qualche modo lo sono. Non puoi immaginare quale inferno mi abbia trascinato fin qui.”

“No” convenne Lance senza scopo. Alzò lo sguardo sul suo viso, evitando deliberatamente i suoi occhi, ed esclamò: “Come potrò ritrovarti?”

Rosso rifletté un momento, dubbioso. Si voltò e vide le alte pendici del Monte Argento e i confini di Johto che attendevano il suo sguardo mutilato…

“Mi premurerò di fartelo sapere” disse. Lance annuì, ma non accennò a rialzare il capo senza forze.

“Addio, Lance” disse Rosso, dirigendosi a grandi passi verso Charizard, che ancora lo aspettava immobile. “Ricordati il nostro piccolo segreto, e ricordati anche che io farò di tutto pur di raggiungere i miei scopi.”

Lance non ebbe la forza di guardare quel maestoso Pokémon prendere il volo scatenando turbini di vento infuocato che per poco non macerarono la sua morbida pelle. Dopo alcuni minuti, egli si alzò e rientrò a piccoli passi nell’edificio…

“Joy” chiamò. “Joy!”

“Mi dica, signore” gli disse l’infermiera, ma i suoi occhi rifuggivano quelli di Lance. Egli si sganciò la cintura e gliela tese, mormorando: “Prenditi cura di loro.”

“Come desidera” rispose Joy chinando lo sguardo.

“Dove sono gli altri, Joy?”

“La signorina Agata sta dormendo, signore.”

“E gli altri? Gli altri?” esclamò Lance furiosamente.

“Il signor Bruno è andato ad allenarsi alle Isole Spumarine, signore, e la signorina Lorelei lo ha accompagnato” mormorò Joy perplessa.

“Joy” disse Lance afferrandole le mani: “Tu hai visto tutto, vero?”

“Sì, signore” mormorò ella, osando appena ricambiare il suo sguardo.

“Nessuno dovrà mai saperlo. Raddoppierò il tuo stipendio, ma nessuno in tutto il mondo dovrà mai sapere che io ho perso, che io…non sono…”

“Va bene, signore” disse Joy “Glielo prometto.”

“Diventerò più forte, non perderò mai più…oh, molto più forte! Sfiderò di nuovo quel ragazzo, tornerò il Campione… e questa sarà stata solo una breve parentesi insignificante nella mia vita. Oh, ma no, non posso rivedere quegli occhi… Joy! Questo resterà un segreto tra noi tre, e morirà con noi.”

Eccoci di nuovo qua, a scrivere sperando di smaltire i pranzi delle feste! Grazie a nihil no kami della nuova recensione. 

Come al solito spero in commenti di qualsiasi genere, positivi o negativi. A presto!

Afaneia.

   
 
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