“Sono
qui per
sfidarti, Lance! Sono qui per sfidarti!”
Le parole
di
Rosso echeggiarono nell’aria limpida dell’Altopiano
Blu, ed egli camminava
avanti e indietro davanti alle porte dell’edificio, selvaggio
e aggressivo come
una bestia ferita. Ma di Lance non si vedeva traccia.
Si
spalancarono
le pesanti porte, e Joy corse fuori a implorarlo di non fare chiasso:
il signor
Lance detestava i forti rumori sull’Altopiano
Blu…Rosso s’irrigidì e le disse
freddamente: “Capisco, e garantisco che non
turberò più l’ordine qui, se solo
Lance accetterà la mia sfida.”
“Ma
la Lega
Pokémon è terminata ormai da giorni”
replicò la donna.
“Certo,
questo lo
so! Ma ciò non toglie che io desideri vedere Lance e
combatterlo, non come
sfidante della Lega Pokémon ma come semplice allenatore. Il
signor Lance si è
forse dimenticato quali sono gli usi che intercorrono tra allenatori di
Pokémon, a forza di vivere isolato quassù su
questa montagna?”
“Di
certo il
signor Lance è molto più garbato di
te!” sbottò la donna, tirandosi indietro;
ma d’improvviso una voce bella e profonda interruppe i loro
discorsi,
esclamando: “Il signor Lance accetta la sfida, chiunque tu
sia. No, non ho
dimenticato gli usi correnti: sono un allenatore e un
Pokémon Master, e
combatterò.”
“Lance!”
esclamò
Rosso, e scansando bruscamente l’infermiera si
precipitò contro il Campione,
scrutandolo con occhi famelici.
“Già,
Lance”
commentò quegli a bassa voce, sistemandosi i polsini di una
camicia azzurra che
aveva evidentemente appena indossato, e Rosso non seppe trattenersi
dall’ammirare la sua figura altera. “E tu
sei?”
“Rosso”
replicò
quegli.
“Rosso”
ripeté
Lance. “Molto bene. Joy, ti prego, torna pure dentro: me ne
occuperò io… va
bene, Rosso. Da dove vieni?”
“Da
Biancavilla.”
“Molto
interessante. Biancavilla, eh? Il mio padrino, il professor Oak, vive
là.
Suppongo che tu lo conosca.”
“Lo
conosco molto
bene” mormorò Rosso. “Mi ha dato lui il
mio primo Pokémon, io…ero molto amico
di suo nipote.”
“Di
Blu” disse
Lance, e i suoi occhi brillarono. “E ora non lo sei
più, eh?”
“Cosa
c’entra
tutto questo con il nostro scontro?” esclamò
Rosso, fiammeggiante di furia e
d’orgoglio. “Non perdiamo tempo, Lance!”
“Come
vuoi, come
vuoi” replicò Lance, e i suoi occhi brillarono di
nuovo, ma come di ilarità.
“Vedo che hai fretta, eh? Ma se avevi tanta fretta di
sfidarmi, perché non hai
partecipato alla Lega?”
Colpito
nella sua
debolezza, Rosso non rispose. Lance rise e suggerì, mentre i
suoi occhi
s’illuminavano di scherno: “Forse non hai battuto
qualche Capopalestra, giusto?
E allora come pensi di poter sconfiggere me?”
Ma quello
scherno
gratuito, quella freddezza, Rosso non li poteva sopportare, non li
poteva
tollerare, no: colto come da un accesso di rabbia, afferrò
un piccolo astuccio
metallico e lo gettò furiosamente per terra davanti a Lance,
là dove l’astuccio
si aprì per il rimbalzo e finì per restare
immobile. Lance abbassò lo sguardo e
con meraviglia si accorse che vi erano contenute tutte le otto medaglie
di
Kanto, l’una accanto all’altra. Le sue labbra
s’incurvarono e i suoi occhi si
appannarono, ma per un momento; poi egli risollevò lo
sguardo, ed esclamò:
“Devo dunque dedurre che hai avuto paura?”
“Paura?
Io paura
di te, Lance? Io, proprio io?”
Ora era
troppo,
troppo davvero. Era Rosso che viveva tutto isolato su un’alta
montagna? Era
Rosso che sfidava un allenatore solo dopo aver lasciato che i suoi
colleghi lo
sbranassero e divorassero talora anche per ore, mentre lui si
presentava sempre
fresco e altero? E non era forse stato lui, Rosso, ad aver affrontato
pericoli
innominabili sulla cima della Torre Pokémon o alla Silph
Spa, o ancora ad aver
combattuto contro Mewtwo, il Pokémon perfetto? Non era forse
lui, Rosso, a
portare impressi in volto i segni dell’eredità di
Missingno…? Oh, ma Lance non
sapeva nulla di tutto ciò, a Lance non importava nulla di
tutto ciò; e Rosso
urlò con tutta la furia di cui era capace: “Forse
non sono io ad aver paura,
qui, ma qualcuno totalmente incapace di accettare la sfida di qualcuno
che non
sia stato prima sbranato dai tuoi cani, eh, Lance?”
A quelle
parole,
Lance barcollò come per un colpo ricevuto. Ma si
raddrizzò subito, arrossendo
furiosamente, e gridò con voce tonante: “E allora
combattiamo subito, e potrò
dimostrarti che non sono un codardo come sembro… vai,
Aerodactyl!”
“Vai,
Blastoise!”
E
combatterono in
un vortice furioso di disperazione e di compostezza, di rabbia e di
orgoglio,
mentre gli occhi di Rosso brillavano come fiamme infernali e lo sguardo
di
Lance si faceva più duro.
“Dragonite,
Iper-Raggio!”
“Charizard…finiscilo.”
E questa
volta
gli occhi di Lance si spalancarono per la sorpresa, mentre quelli di
Rosso si
stringevano come per trattenere una gioia selvaggia, ma in qualche modo
insoddisfacente.
“Ho
vinto.”
Vide le
ginocchia
di Lance piegarsi mentre il suo corpo, percorso come da brividi di
febbre, si
piegava su se stesso. Per pochi istanti, Rosso pensò che
Lance non avrebbe
retto a quel colpo nuovo e imbarazzante per lui. Ma poi Lance si
riscosse e
sollevando una stanca mano richiamò Dragonite e rimase in
silenzio.
“Ho
vinto” ripeté
Rosso a voce più alta. “Hai capito, Lance? Io ho
vinto, io ho vinto qui! Io, io
e soltanto io sono il Campione, ora!”
Le mani
di Lance
tremarono violentemente, mentre egli si aggrappava al terreno ed
emetteva un
breve, vibrante gemito d’incredulità e di dolore:
ma com’era possibile? No, non
era vero, non poteva essere. Lui, il Campione della Lega, principe dei
Pokémon…lui, Lance, sconfitto. Alzò lo
sguardo, e Rosso gli era ormai addosso a
schernirlo, per la sua vittoria mancata, non con le parole, ma con lo
sguardo,
con l’infernale profondità dei suoi folli occhi
scuri.
“Non
è valido.”
“Oh,
sì che è
valido, Lance. Io ti ho sconfitto, io sono il vero Campione,
ora.”
“Sì,
ma…non ci
sono testimoni.”
“Come
dici?
Testimoni?” sbottò Rosso. “Sai quante
battaglie ho vinto senza i tuoi
cosiddetti testimoni? No, Lance, non mi abbagli. La cosa può
non essere
ufficiale, te lo concedo. Ma io sono il vero Campione, ora.”
“Sì,
ma io
non…non so…”
“Smettila
di
balbettare, Lance! Di cos’hai paura, che tutto il mondo
scopra che hai perso?”
D’un
tratto Rosso
vide un luccichio negli occhi di Lance, ed egli distolse per un attimo
lo sguardo.
“No”
disse
infine.
Rosso
sollevò lo
sguardo da lui: dall’Altopiano Blu si distinguevano gli
intricati percorsi di
Kanto. Si voltò e percorse con lo sguardo le alte cime
innevate del Monte
Argento e poi, più oltre, le possenti cascate Tohjo e i
primi confini della
regione delle leggende, la magica Johto.
“Nessuno
lo
saprà, Lance” disse con calma. “Non ho
alcun interesse a restarmene qui ad
Altopiano Blu a sfidare bambocci viziati, il mio posto è
lontano, aldilà di
queste montagne.”
Lance lo
scrutava
con dolorosa intensità: le sue parole risuonavano senza
gioia al suo orecchio,
suscitandogli dubbio e ansietà. Sentiva che il suo solo
scopo nella vita gli
era stato strappato, che la sua stessa identità era
crollata. Scrutava Rosso
ormai senza scopo, senza intenzione, quasi. Ma Rosso non gli badava.
“Ascoltami.
È
come dici tu, nessuno ci ha visti, non ci sono testimoni. Ma tu sai che
io ho
vinto, leggo nei tuoi occhi che sai che ho vinto. È questo
che conta, Lance:
che tu sai di non essere più il vero Campione. Ma nonostante
ciò, proseguirai
come se nulla fosse successo. Qualora…oh, non so se
accadrà… qualora tu dovessi
venire sconfitto una seconda volta, beh… mi auguro che tu
intenda farmelo
sapere.”
Lance non
rispondeva.
“Il
mio è un
ricatto, Lance” sbottò Rosso. “Guardami!
Guardami negli occhi.”
Lance lo
guardò,
e subito si pentì di averlo fatto, sentendosi sprofondare in
quei terribili
occhi malvagi. “Tu mandami il nuovo Campione, e io
manterrò il nostro piccolo
segreto. Altrimenti verrò a trovarti, Lance…e tu
capirai cosa vorrà dire
vedermi, eh, Lance?”
Oh,
quegli occhi
malvagi, terribili! No, Lance non avrebbe potuto sopportare di vederli
ancora,
di sprofondare di nuovo in quegli abissi rosseggianti di furore.
“Lo
farò” mormorò
senza forza. Rosso scoppiò a ridere ed esclamò:
“Vedo che hai paura di me! Ti
paio un indemoniato, eh? Beh, in qualche modo lo sono. Non puoi
immaginare
quale inferno mi abbia trascinato fin qui.”
“No”
convenne
Lance senza scopo. Alzò lo sguardo sul suo viso, evitando
deliberatamente i
suoi occhi, ed esclamò: “Come potrò
ritrovarti?”
Rosso
rifletté un
momento, dubbioso. Si voltò e vide le alte pendici del Monte
Argento e i
confini di Johto che attendevano il suo sguardo mutilato…
“Mi
premurerò di
fartelo sapere” disse. Lance annuì, ma non
accennò a rialzare il capo senza
forze.
“Addio,
Lance”
disse Rosso, dirigendosi a grandi passi verso Charizard, che ancora lo
aspettava immobile. “Ricordati il nostro piccolo segreto, e
ricordati anche che
io farò di tutto pur di raggiungere i miei scopi.”
Lance non
ebbe la
forza di guardare quel maestoso Pokémon prendere il volo
scatenando turbini di
vento infuocato che per poco non macerarono la sua morbida pelle. Dopo
alcuni
minuti, egli si alzò e rientrò a piccoli passi
nell’edificio…
“Joy”
chiamò.
“Joy!”
“Mi
dica,
signore” gli disse l’infermiera, ma i suoi occhi
rifuggivano quelli di Lance.
Egli si sganciò la cintura e gliela tese, mormorando:
“Prenditi cura di loro.”
“Come
desidera”
rispose Joy chinando lo sguardo.
“Dove
sono gli
altri, Joy?”
“La
signorina
Agata sta dormendo, signore.”
“E
gli altri? Gli
altri?” esclamò Lance furiosamente.
“Il
signor Bruno
è andato ad allenarsi alle Isole Spumarine, signore, e la
signorina Lorelei lo
ha accompagnato” mormorò Joy perplessa.
“Joy”
disse Lance
afferrandole le mani: “Tu hai visto tutto, vero?”
“Sì,
signore”
mormorò ella, osando appena ricambiare il suo sguardo.
“Nessuno
dovrà
mai saperlo. Raddoppierò il tuo stipendio, ma nessuno in
tutto il mondo dovrà
mai sapere che io ho perso, che io…non
sono…”
“Va
bene,
signore” disse Joy “Glielo prometto.”
“Diventerò più forte, non perderò mai più…oh, molto più forte! Sfiderò di nuovo quel ragazzo, tornerò il Campione… e questa sarà stata solo una breve parentesi insignificante nella mia vita. Oh, ma no, non posso rivedere quegli occhi… Joy! Questo resterà un segreto tra noi tre, e morirà con noi.”
Eccoci di nuovo qua, a scrivere sperando di smaltire i pranzi delle feste! Grazie a nihil no kami della nuova recensione.
Come al solito spero in commenti di qualsiasi genere, positivi o negativi. A presto!
Afaneia.