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Autore: Carol24    28/12/2011    1 recensioni
E allora capii: non era la paura, non era l’incertezza, ma era l’amore. L’amore era l’arma per combattere, unirsi di fronte a un uomo solo, vivere nonostante la morte aleggi nell’aria e amare, amare, amare.
Fanfiction vincitrice del Rushed weddings, indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nickname su EFP: Carol24
Titolo della fan fiction: Insieme
Titolo del contest: Rushed weddings
Pairing: Nuovo personaggio/Nuovo personaggio, James/Lily (accennato)
Personaggi: Nuovo personaggio, James Potter, Lily Potter e Mary McDonald (comparse)
Generi: malinconico, romantico.
Warning: One shot, OC, missing moment.
Credits: i personaggi appartengono a J.K. Rowling eccetto quelli di mia invenzione.
Note personali: è quasi la prima volta che inserisco un personaggio di mia invenzione in una fan fiction, come protagonista. Siamo durante la prima guerra magica, Julie si è diplomata da qualche mese e riceve l’invito al matrimonio di Lily e James, suoi ex-compagni di scuola. Ho cercato in rete informazioni relative al matrimonio dei Potter, ma non ho trovato date. Riguardo alla cerimonia ho preso spunto da quella di Bill e Fleur. Mie invenzioni: Strega Moderna, Streghe Oggi, MagoSì, Stregossip. Lauren Burbery, Felix (ispirato dalla Felix Felicis) Street, Churcill Street, Sally, Howard, Walter, Julie, David. Bobby Chain e la Magic Farm. Incantesimi di Localizzazione: non so se effettivamente esistano, anche se penso che Accio possa essere considerate tale.

Insieme


Continuai a guardare con aria assorta il punto in cui la cerva argentea si era dissolta. Le sue parole echeggiavano ancora nella mia mente e, confondendosi tra i miei pensieri, acquisirono significati ben più profondi. Le stavo ancora assimilando quando mia madre si rivolse a me.
- James e Lily? I tuoi compagni di scuola a Hogwarts, Julie? –
Aspettai un attimo prima di rispondere: il tempo necessario a scacciare il ricordo di qualche sera prima in veranda, sotto la luna piena, con David.
- Proprio loro, mamma. –
La vidi scomparire dietro la porta dello sgabuzzino borbottando qualcosa che somigliava a “Matrimoni affrettati!”.
Di quei tempi inviare lettere o pacchi via gufo non era una buona idea: il rischio che venissero intercettati più che probabile era certo. Vani erano stati gli sforzi del Ministero della Magia di fronteggiare la gravosa situazione della posta; a pensarci bene, qualsiasi sforzo del Ministero riguardo Colui-che-non-deve-essere-nominato era stato vano finora.
Un Patronus, invece, era tutt’altra cosa. Impossibile da intercettare e, soprattutto, da contraffare.
James Potter e Lily Evans sono lieti di invitarvi alla celebrazione del loro matrimonio, sospirai ricordando le parole pronunciate dalla cerva o, più precisamente, da Lily.
- Non pensi anche tu che sia un passo un po’ precipitoso, tesoro? -, mia madre ricomparve in cucina tenendo tra le mani una scatola di vecchie riviste.
- Forse… Che cosa stai facendo? –
- Sto cercando un articolo, ma non ricordo dove l’ho letto. Deve essere qui, in questa scatola. –
La osservai sistemare le riviste, ordinatamente, l’una accanto all’altra: Strega Moderna, Streghe Oggi, Settimanale delle Streghe, MagoSì, Stregossip.
Il meglio del meglio in materia di pettegolezzi. A volte faticavo a credere che mia madre fosse una giornalista scandalistica. Mio padre e io eravamo soliti scherzarci su, soprattutto sugli articoli più piccanti. Ricordavo ancora l’ondata di scalpore provocata dall’articolo sulle disavventure di Lauren Burbery e i suoi manici di scopa.
- Perché non usi un Incantesimo di Localizzazione, mamma? – le domandai posandomi in grembo Storm, il nostro gatto.
- Non ce n’è affatto bisogno! –
A volte faticavo a credere anche che mia madre fosse una strega. Utilizzava la magia soprattutto nei lavori domestici, che detestava, e a volte anche ai fornelli. Per tutto il resto, invece, teneva la bacchetta ad ammuffire nella tasca della sua veste.
- E poi, un Patronus è, sì, sicuramente un buon modo per non venire intercettati, ma la gente ha bisogno di ricordare il luogo, il giorno e l’ora del matrimonio! È a questo che servono le pergamene. Io l’ho già dimenticato. -, mentre parlava sfogliava una copia sgualcita di Stregossip.
- È solo tra un paio di settimane, a casa Potter, alle undici di mattina. –
Mi allontanai prima che rispondesse, non volevo continuare quella conversazione.

Trovai rifugio nella mia stanza dove, per impedire ai miei pensieri di impelagarsi tra attimi dolorosi, mi addormentai.
I giorni che mi separavano da quello del fatidico sì di Lily e James trascorsero monotoni.
Avevo ricevuto parecchie visite di David, che declinai fornendo le scuse più svariate: da Ho mal di testa! a Sto facendo i compiti! A quest’ultima David aveva risposto con astio: - Ma la scuola è finita! – Senza scompormi troppo lo avevo cacciato fuori urlando:  - Ma i compiti no! –
Mia madre adorava i pettegolezzi, assaporava l’attimo in cui ne veniva a conoscenza, ma ancor di più quello in cui metteva il tutto nero su bianco. Il sapore della mia vita, invece, sembrava non piacerle. Rare volte eravamo riuscite a sostenere un dialogo aperto e mai le avevo confidato un segreto. In uno di quei giorni, poco dopo aver liquidato David per l’ennesima volta, con stupore la vidi iniziare un discorso impacciato.
- Sai, tesoro, capita a tutti di sentirsi giù e di voler stare un po’ di tempo in solitudine. Sapessi quante ne ho passate con quella testa dura di tuo padre! –, con lo sguardo sembrava cercare un suggerimento sul legno dei mobili, sui dipinti appesi ai muri o nel cesto della frutta.
- Non capiva quando era il momento di scherzare e quello in cui essere seri. Un migliaio di serate le abbiamo passate in silenzio: io con il broncio e lui arrabbiato e confuso. Non immaginavo che avrei sposato Howard la prima volta che lo incontrai a Felix Street. Avresti dovuto vederlo, Julie, con quei capelli arruffati e l’atteggiamento strafottente. Sì, cara, sto parlando di tuo padre! Ero una ragazzina e Howard mi stregò il cuore… -
Guardavo mia madre fissare lo sguardo sul tappeto e perdersi in ricordi lontani anni, persone, mode, cambiamenti. La immaginavo nel cortile della casa dei nonni, seduta sui gradini della veranda che osservava la strada. Il suo viso non recava alcuna traccia del tempo che avanzava; gli abiti che indossava erano larghi e di un colore non ben definito tra il rosa e il fucsia.
Forse, se quel giorno avesse deciso di rientrare in casa prima del solito, non avrebbe conosciuto mio padre e ora io non sarei qui. O, meglio, io non esisterei. Howard, i capelli arruffati e la camminata arrogante, stava passeggiando in compagnia di suo fratello minore, Walter.
Voltò la testa proprio nella direzione di Sally, le sorrise e si fermò per presentarsi.
Non sapevano ancora che di lì a qualche anno avrebbero giurato amore e fedeltà in una cerimonia ufficiale, in compagnia di amici e parenti.
- Non voglio annoiarti con la storia tra tuo padre e me, tesoro, quindi cercherò di farla breve.
Tuo padre si rivelò un uomo comprensivo e molto più maturo di ciò che sembrava. Passai momenti difficili durante il nostro fidanzamento e fui sorpresa di quanto Howard si dimostrò discreto.
Conosco David da quando aveva due anni e mai avrei pensato che quella peste avesse potuto anche solo interessare il tuo cuore, Julie. Ricordo ancora il giorno in cui si presentò alla nostra porta, stringendo tra le mani un enorme mazzo di fiori. –
Mia madre smise di parlare, ma riuscivo ancora a scorgere la figura di Sally nei suoi occhi.
Forse, credeva che sentissi il bisogno di dire qualcosa o semplicemente non aveva più nulla da dire. Sentivo il ricordo della veranda strisciare dal fondo del mio cuore per cercare la libertà, di esprimersi in un’immagine nitida quanto una fotografia e di tormentarmi.
Lottavo contro di esso cercando pensieri da frapporre sul suo inarrestabile cammino: Sally, Howard, mia madre, mio padre, zio Walter, la vecchia casa dei miei nonni, la veranda…
- Julie, bisogna sempre ricordare chi si desidera avere accanto nei momenti più felici e non-accanto in quelli più cupi. –
La veranda.

La mattina in cui James e Lily avrebbero coronato il loro sogno d’amore io avrei voluto trasferirmi in un altro pianeta o, per restare con i piedi per terra, in un altro continente.
Ero di fronte allo specchio cercando di sfoggiare un sorriso che dicesse: “Ehi, sto alla grande!” Tutto quello che scorgevo, però, era l’immagine di una ragazza non troppo alta, dalla carnagione chiara, i capelli raccolti sulla nuca in uno stretto chignon e lo sguardo incerto.
Indossavo un abito verde acqua, lungo fino alle ginocchia e impreziosito sul corpetto da una spilla d’argento a forma di fiocco. Mi avvicinai allo specchio per una verifica generale, sistemai i capelli con un gesto frettoloso e mi voltai per controllare l’ora sull’orologio appeso al muro. E fu allora che accadde. Più esattamente accadde tra l’attimo in cui avevo lasciato andare le braccia lungo i fianchi e inclinato il collo verso l’altra parte della mia camera.
Il ricordo, strisciando silenziosamente, era affiorato in superficie e come un vortice mi aveva travolta. La veranda, la luna piena, David, la luna piena, la veranda, David.
Sentii le gambe cedere e, prima di cadere, riuscii a sdraiarmi sul letto.
Quel ricordo –  un momento dell’esistenza, la mia, un attimo di vita, la nostra, un impatto disarmante, su di me –,  nel riemergere dalle profondità del mio cuore, mi aveva prosciugata di ogni forza. Altri ricordi si erano aggiunti a esso. E ora eccoli lì, ed eccomi lì, a riviverli.

Era lunedì. La mattina, con mio grande stupore, un gufo si è presentato alla finestra della cucina. Aveva legata alle zampette una copia della Gazzetta del Profeta. Erano giorni che non la ricevevamo. Considerai l’arrivo del gufo come un segno di buon auspicio.
Infatti, era il giorno in cui avrei iniziato il tirocinio presso una filiale della sede amministrativa della Magic Farm. Un’impresa che lavorava principalmente nel campo dell’integrazione dei maghi tra i Babbani. Ero cresciuta in un quartiere Babbano e sapevo bene quanto potesse essere difficile doversi nascondere e stare continuamente all’erta. E, come sosteneva mia madre, i miei studi di Babbanologia a Hogwarts avrebbero dato i loro frutti.
Arrivò presto la sera e, tornata a casa con i piedi gonfi e un leggero mal di testa, mi ritenevo pienamente soddisfatta e di buon umore. Purtroppo quella piacevole sensazione ebbe vita breve.
Mio padre rientrò dal lavoro un’ora dopo di me, proprio mentre stavo raccontando la giornata appena trascorsa a David, nel salotto.
- Tesoro, devo dirti una cosa. –  mi salutò con queste parole. – Poco fa ho parlato con Alastor, il mio amico Auror, ricordi? –
Si fermò, aspettò che annuissi e assicurandosi di avere la mia attenzione continuò: - Bobby Chain, il fondatore nonché proprietario della quota maggioritaria della Magic Farm, è stato assassinato. –
Non potevo crederci, soprattutto non volevo. Cercai lo sguardo di David, ma distolsi gli occhi in fretta dal dispiacere che vi trovai.
– È successo meno di un’ora fa, Julie. Nessuno poteva immaginare... – si fermò ancora e lo vidi vacillare. – Hanno deciso di chiudere l’azienda, per il momento. Non so dirti di più, tesoro. –
Aveva pronunciato le ultime parole frettolosamente, temendo chissà quale mia reazione.
Io continuavo a pensare a Bobby Chain che avevo visto solo in fotografia. Pensavo alla sua faccia rotonda, ai baffi grigi e lunghi, alla testa calva e lucida. Pensavo alle risposte che aveva dato al giornalista del Profeta. Pensavo alle testimonianze di chi aveva usufruito dei servizi offerti dalla sua impresa. Pensavo a tutti quei maghi e quelle streghe che da domani non avrebbero avuto un lavoro. Pensavo a cosa avrei dovuto dire e pensare in simili circostanze, a quanto dispiacere avrei dovuto provare – più o meno di quello di David? -. Con sgomento capii che, in quel periodo in cui accadeva frequentemente che le persone scomparissero e altre venissero ritrovate senza vita, non ne ero affatto sorpresa e nemmeno troppo scalfita.
Mi affrettai a mettere insieme qualche frase affranta, schivando le parole di conforto di mio padre. Accettai con sollievo la proposta di David di uscire, per prendere una boccata d’aria fresca. Camminavamo. David fissava il marciapiede, io tenevo la testa rivolta verso il cielo stellato. Sentii il calore del braccio di David stringermi le spalle e, dopo qualche attimo di incertezza, posai la testa sul suo petto. La luna piena rischiarava la strada e noi camminavamo, un passo dopo l’altro, l’uno accanto all’altra. Eravamo arrivati a Churchill Street quando svoltammo per ritornare a casa mia. Camminavamo. C’era solo terrore e morte nel mio futuro? E in quello di David?
Eccoci lì, in veranda. Il bacio della buonanotte, sussurri a fior di labbra e infine un abbraccio. Ognuno doveva tornare a casa propria, infilarsi sotto le coperte e dormire, o almeno provarci.
David mi afferrò la mano e mi attirò di nuovo a sé. Mi guardò, sospirò e poi parlò.
Un momento dell’esistenza, la sua, la mia.
- Julie, vuoi sposarmi? –
Un attimo di vita, la nostra.
Lo guardai cercando nei suoi occhi la conferma delle parole che aveva appena pronunciato.
Feci un passo indietro verso la porta, la mia via d’uscita.
- Come? –
Un impatto disarmante, su di me.

Come aveva potuto farmi una proposta del genere? Non avevamo mai parlato di matrimonio.
Subito pensai che fosse stato preso dal panico e che la paura di un futuro incerto lo avesse stretto in una morsa. Dopo i primi secondi di stupore, la rabbia aveva preso il sopravvento.
Delle mie parole ricordavo solo che più volte lo avevo chiamato vigliacco, che avevo alzato la voce; e solo una volta rientrata in casa mi ero accorta delle lacrime che mi rigavano il volto.
Erano tempi bui e molte giovani coppie avevano deciso di fare il grande passo.
L’invito al matrimonio di James e Lily era stata una sorpresa, ma chi ero io per giudicare?
Qualcuno bussò alla porta e senza aspettare risposta vidi mia madre entrare nella stanza.
- Sono le undici meno un quarto, Julie. Metti il mantello, prenderai la Polvere Volante. –

Arrivai al camino di casa Potter mentre gli invitati chiacchieravano amabilmente tra di loro.
Cercai con lo sguardo la figura familiare di David, senza trovarla. Un moto di dispiacere mi assalì lo stomaco, ma indossai un sorriso cordiale nel salutare i miei vecchi compagni di scuola.
Abbracciai un James sorridente ed emozionato come non lo avevo mai visto. Gli chiesi se potessi vedere Lily prima della cerimonia e lui m’indico il piano di sopra. Salii le scale lasciandomi dietro la confusione del salotto e al terzo tentativo entrai nella stanza giusta.
- Julie! Che bello vederti! –
Lily mi corse incontro raggiante e mi avrebbe abbracciata se non l’avessi allontanata, stringendole le mani. - Non vorrai stropicciare il vestito? O, peggio, rovinarti il trucco? –
Rise e io con lei, felice – mi accorsi in quel momento - per lei. Indossava un abito bianco con un lungo strascico. Mi congratulai con lei e non dovetti sforzarmi per sorridere.
Pochi minuti dopo arrivò sua madre e io tornai giù per lasciare loro un po’ di intimità.
Quelli che immaginai essere i genitori di James accompagnarono gli invitati – me compresa – in giardino dove presi posto accanto a Mary McDonald. – Allora, come va con David? È arrivato poco dopo di te. – mi disse. Fortunatamente, in quel momento calò il silenzio, subito sostituito da una musica lenta. Attraversarono il lungo tappeto prima i signori Potter, poi James accompagnato da Sirius e, infine, arrivò la sposa al cui fianco c’era suo padre.
Non ascoltai la funzione. Non osavo guardarmi intorno per paura di incontrare lo sguardo di David. Ripensavo a quella sera in veranda, alla sua proposta e alla mia rabbia.
Era questa l’arma per combattere? Sposarsi? Trovare rifugio in un’altra persona? Vivere come se non ci fosse più abbastanza tempo per il futuro?  
- …vi dichiaro uniti per sempre. –
Il mago che celebrava il matrimonio sfoderò la bacchetta e cosparse gli sposi di una pioggia di scintille dorate. Subito si levarono gli applausi dagli invitati; io invece ero rimasta immobile mentre una consapevolezza sorgeva nel mio cuore. Come un’implosione nel petto mutò il mio stato d’animo e quietò i miei sentimenti turbolenti. Guardavo James e Lily ridere e baciarsi, abbracciarsi e osservarsi, marito e moglie. E allora capii: non era la paura, non era l’incertezza, ma era l’amore.
L’amore era l’arma per combattere, unirsi di fronte a un uomo solo, vivere nonostante la morte aleggi nell’aria e amare, amare, amare.
Risi e mi alzai ebbra di gioia, perché finalmente avevo capito. Cercai David, schivando i camerieri e gli invitati. Lo trovai o, forse, era stato lui a trovare me, a capire prima di me.
Sorridendo, gli andai incontro accolta dal suo sorriso caloroso. Lo guardai, sospirai e poi parlai.
- Sì. –
Un momento dell’esistenza, la mia, un attimo di vita, la nostra, un impatto disarmante, su di me, un futuro incerto, insieme.


Fanfiction vincitrice del Rushed weddings, indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
   
 
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