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Autore: Nimlilly    28/12/2011    8 recensioni
Guy di Gisborne e il suo giorno libero
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiuse la porta alle sue spalle e si allontanò in fretta. Non voleva rischiare che lo sceriffo cambiasse idea per l'ennesima volta e che lo privasse di quel minimo di libertà che gli spettava.
Abbandonò per un giorno i suoi abiti in pelle per indossare qualcosa di più comodo e che lo facesse sentire più leggero. Non odiava quella specie di divisa, ma indossarla nel suo giorno libero lo avrebbe fatto sentire legato alle solite abitudini quotidiane.
Fece sellare il suo cavallo e si allontanò da Nottingham, galoppando veloce e senza meta.
Evitò la foresta, rimanendo sui confini tracciati dagli alberi. Non voleva avere a che fare con Robin e la sua banda di fuorilegge. Quel giorno voleva passarlo a rilassarsi e a vivere come una persona normale.
Fece rallentare il cavallo e seguì un sentiero che non aveva mai battuto prima. Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni l'aria fresca di quella bellissima giornata di sole. Il suo umore solitamente nero e malinconico si affievolì, portando un leggero sorriso sulle sue labbra. I pensieri tristi e rabbiosi degli ultimi tempi lasciarono il posto a fantasie felici di una ipotetica vita perfetta.
Purtroppo quella tranquillità non durò a lungo. Delle urla gli fecero riaprire gli occhi e si irrigidì sulla sella, tirando le redini del cavallo. Stava per passare su di un piccolo ponte in legno che serviva per attraversare un fiume non molto grande ma dalle correnti piuttosto forti.
Le urla provenivano proprio dall'acqua, e Guy scese da cavallo, facendo qualche passo sul ponte. Si sporse dal parapetto e finalmente la vide. Una giovane, quasi completamente immersa nelle acque fredde del fiume, cercava di rimanere a galla tenendosi ad un tronco spezzato.
"Aiut... aiutatemi..." urlava, sebbene la sua voce si facesse sempre più debole.
Fosse stata una giornata qualsiasi sarebbe risalito sul suo cavallo e avrebbe proseguito per la sua strada. Ma non indossava i suoi abiti in pelle e non viaggiava per conto dello sceriffo. Era solamente un cavaliere.
Corse giù dal ponte e si avvicinò alla riva del fiume. Il tronco di un vecchio albero marcio era tutto ciò che impediva alla giovane di essere portata via dalla corrente. Purtroppo non era così resistente da poterlo tirare fuori dall'acqua, trascinando con esso la ragazza, e Guy avrebbe rischiato di peggiorare la situazione.
Tornò al cavallo e prese una corda, che teneva sempre nella sacca attaccata alla sella. La legò alla vita, per poi legare l'altra estremità ad un albero lì vicino alla riva. Poi, a piccoli passi, entrò in acqua.
Il fondo era scivoloso e non si sentiva molto stabile per la presenza di molti sassi. L'acqua salì presto e Guy si trovò immerso fino al busto. La ragazza non era distante e le fu accanto in pochi minuti. Era pallida e le labbra avevano assunto un colorito violaceo.
"Aggrappatevi a me! Presto!" le urlò, mentre l'afferrava per la vita. La giovane non se lo fece ripetere due volte e strinse le sue braccia attorno al collo dell'uomo. Il tronco scricchiolò, per poi essere portato via dalla corrente.
Lentamente, Guy portò la giovane a riva. La adagiò sull'erba e si liberò della corda.
"Gr... gr... grazie signore" balbettò la ragazza, tremante. Era completamente fradicia e si sarebbe sicuramente ammalata se non si fosse cambiata d'abito immediamente.
"Dove abitate?" le chiese Guy, saltando i convenevoli.
"D-dietro quella c-curva nel sentiero..."
Alzando lo sguardo, l'uomo vide che la strada proseguiva per qualche centinaio di metri, per poi svoltare a sinistra.
"Ce la fate a camminare?"
La ragazza annuì, ma si mise in piedi a fatica, il corpo che tremava senza sosta. Fece qualche passo e rischiò di perdere l'equilibrio.
Guy la sostenne e, senza chiederle il permesso, la prese in braccio e la portò al proprio cavallo. La caricò sulla sella, salì a sua volta e spronò l'animale, affinchè facesse in fretta.
La casa della giovane si trovava oltre la curva. Si trattava di una piccola abitazione in legno dal tetto in paglia, insinuata in una stretta radura a ridosso di una collina.
Scese da cavallo, aiutando la giovane a fare lo stesso.
"Ce la faccio, grazie" disse, evitando che lui la prendesse di nuovo in braccio e camminando lentamente verso la porta. Guy controllò che non cadesse a terra, mentre legava il cavallo ad un albero.
La seguì dentro la casa e si guardò intorno. Sebbene fosse pieno giorno, l'unica stanza di cui era composta quell'abitazione era immersa nel buio. Fortunatamente faceva caldo, e Guy si sfregò le mani intorpidite.
La giovane guardava in basso, leggermente imbarazzata.
"Scusate il disordine, non aspettavo ospiti. Se avete la pazienza di attendere, mi cambio d'abito e sono subito da voi".
Guy le fece un leggero sorriso e si avvicinò ai resti del fuoco, situato al centro della sala. Sistemò qualche pezzo di legno e delle foglie secche. Poi sfregò le due pietre focaie per provocare una scintilla.
"Oh no, aspettate! Non dovete!" esclamò la giovane, avvicinandosi di corsa.
"Cambiatevi o prenderete freddo" furono le parole di Guy, che continuò ad armeggiare con le pietre. Dopo qualche secondo un piccolo filo di fumo cominciò a salire dai rami intrecciati, e una fiammella si fece largo tra le foglie secche.
La giovane tornò sui suoi passi, avvicinandosi a quello che doveva essere il suo letto, ovvero un insieme di coperte adagiate su della paglia. Tirò una tenda per evitare che l'uomo la guardasse mentre si cambiava.
"Non so proprio come ringraziarvi. Se non foste passato di lì, sarei sicuramente morta annegata. Colpa mia e della mia stupidità. Stavo tornando dal mercato, e una mela è rotolata fuori dal mio cestino. Sapete quanto costino le mele al giorno d'oggi e mi sono messa a rincorrerla. Detto così, sembra una scena comica. Ma non ho riso quando son inciampata su un sasso e son finita nel fiume. Ah, a proposito. Mi chiamo Eilan".
Mentre pronunciava il suo nome, la giovane aprì la tenda e fece qualche passo verso il centro della sala. Aveva indossato un abito asciutto e pulito, gettando quello umido a terra. Guy s'era alzato in piedi, come educazione insegnava. La ragazza si avvicinò sorridendo, allungando la mano per presentarsi ufficilamente. Ma toccò qualcos'altro, e solo allora si accorse che l'uomo era a torso nudo di fronte a lei.
Impaurita ed infreddolita com'era, Eilan aveva dimenticato che anche il suo salvatore era entrato nell'acqua gelida del fiume.
"Sono una pessima padrona di casa. Voi mi salvate e io nemmeno vi offro degli abiti asciutti. Ecco tenete, sono di mio fratello. Non credo si arrabbierà se ve li presto" e gli porse una camicia che stava appoggiata ad una delle sedie.
Guy si alzò e prese l'indumento dalle mani della giovane.
"Vi ringrazio" rispose, sorpreso dal fatto di averci messo così tanto a capire che la ragazza era cieca.
Eilan arrossì. L'unico uomo che fosse mai entrato in quella casa era suo fratello, più piccolo di un paio d'anni. Adesso invece si trovava sola con uno sconosciuto, che stava in piedi di fronte a lei con addosso solo i pantaloni. Si girò di scatto e si avvicinò al tavolo, cercando di riprendere il controllo.
Guy tornò a sedersi davanti al fuoco, osservando le fiamme che salivano verso la piccola apertura sul tetto di paglia. Sentiva ancora un po' di freddo, ma non voleva disturbare la sua ospite chiedendo una coperta. Guardandosi attorno aveva notato la povertà di quella casa e forse quella giovane nemmeno aveva una coperta.
"Ho del pane fatto stamane, e delle mele. Quelle che si son salvate" esclamò Eilan, sorridendo. Tagliò qualche fetta di mela e l'adagiò su un pezzo di pane, cospargendo poi il tutto con del miele, e l'offrì all'uomo.
"Non dovevate" ammise Guy. Non era solito sentirsi in colpa nei confronti di una semplice popolana, ma forse quel giorno era speciale.L'incidente, il fatto che fosse cieca e quella intimità lo facevano sentire... normale. Per un giorno avrebbe lasciato da parte il suo lato crudele, proprio come aveva lasciato a casa i suoi abiti di pelle nera.
"Non mi avete detto il vostro nome. A chi devo la mia vita?" chiese Eilan, sedendosi accanto a lui ed allungando le mani verso il fuoco.
L'uomo rimase in silenzio per qualche minuto. Non poteva esserne certo, ma sicuramente quella giovane doveva aver sentito parlare di sir Guy di Gisborne, braccio destro dello sceriffo, terrore di tutta la contea. La sua speranza di passare una giornata in tranquillità si stava affievolendo, perchè nemmeno il gesto eorico di salvare una fanciulla poteva cancellare le nefandezze compiute nel corso della sua vita. Avrebbe voluto rimanersene in silenzio, godendosi il calore del fuoco e la compagnia di una giovane sorridente.
In realtà, poteva. La cecità della ragazza era la soluzione.
"Mi chiamo Roger e vengo da Locksley" rispose infine. Aveva usato il nome di suo padre.
"Piacere di conoscervi. E grazie ancora per avermi salvata. Vi sarò debitrice a vita".
Guy sorrise, mentre ravvivava il fuoco. Non accadeva spesso che qualcuno lo ringraziasse, a parte lo sceriffo. Ma in quel caso si trattava di azioni curdeli e sadiche, mentre quel giorno aveva salvato una vita.
"Sono io che devo ringraziare voi, Eilan" ammise, mentre si alzava in piedi.
La giovane sentì che l'uomo si stava muovendo, e si alzò a sua volta.
"Ve ne andate di già? Rimanete ancora un po'. Non vi siete asciugato a sufficienza, vi prenderete un malanno. Tra poco dovrebbe tornare mio fratello, avrei piacere a presentarvelo".
Guy afferrò la sua casacca umida e si avvicinò ad Eilan. Le accarezzò una guancia, poi le prese la piccola mano nelle sue.
"Mi raccomando, state attenta e non fate più sciocchezze. Questi dovrebbero ripagarvi per la mela che avete perduto, quella che mi avete offerta e la camicia di vostro fratello. Mi spiace non potervi ripagare abbastanza per la vostra compagnia".
Eilan sentì nelle proprie mani qualcosa di pesante e rimase sorpresa nello scoprire che si trattava di monete.
"Oh no, non posso accettare! Vi prego!" e tentò di restituirle, ma Guy si stava già allontanando, uscendo dalla casa.
L'uomo raggiunse il cavallo senza voltarsi indietro, ma sentiva che la giovane lo stava seguendo. Sciolse la corda e salì in sella rapidamente. Non poteva rischiare di farsi vedere dal fratello di Eilan, che sicuramente l'avrebbe riconosciuto. Voleva che lei lo ricordasse come Roger, colui che l'aveva salvata da morte certa.
"Addio Eilan" sussurrò, sicuro che lei l'avrebbe sentito. Pochi secondi dopo, il cavallo stava già sparendo dietro la curva del sentiero.
La ragazza strinse al cuore le monete, ringraziando quel suo eroe misterioso e sperando un giorno di poterlo incontrare ancora.
  
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