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Autore: Afaneia    28/12/2011    1 recensioni
Quando erano piccoli, Rosso e Blu giocavano insieme ed erano l'uno l'opposto dell'altro: il fuoco e l'acqua, il nero e il bianco, l'istinto e il buonsenso, la pazzia e la ragione.
Eppure, qualcosa deve essere accaduto perché Rosso e Blu si siano poi ritrovati a essere rivali. Cosa può averli divisi in una città serena quanto Biancavilla? E che cosa, poi, porterà Rosso ovunque in giro per Kanto, e che cosa lo spingerà a fuggire il mondo ritirandosi sulla cima del Monte Argento?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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I mesi ripresero poi il loro flusso costante che Rosso conosceva bene, ma egli ormai aveva abbandonato da tempo le frontiere di Kanto: egli ora esplorava una regione bellissima e ricolma di leggenda e di mistero, Johto, Johto la patria di Celebi, Johto la Terra delle due Torri e dei Pokémon scomparsi.

Aveva ormai ripreso il suo viaggio da eremita, segnato da accampamenti freddi e umidi e da nottate trascorse in viaggio, senza fermarsi; aveva ripreso il suo consueto, abitudinario silenzio, le sue squallide tappe nei luoghi più cupi e deserti. Si sentiva ormai distante dal resto del mondo, dalle voci, dalla musica, dalla vita vera. Trascorreva la propria in una condanna perenne, in un isolamento pressoché completo.

Valerio, Raffaello, Chiara, Angelo, Jasmine, Furio, Alfredo, Sandra. Sconfisse ogni Palestra senza vitalità né entusiasmo, con una foga che non aveva a che fare con la passione, solo per dimostrare a se stesso (e a Ho-Oh) di cosa era capace. Ma molti e forse troppi furono i giorni che trascorse ad Amarantopoli, esplorando senza sosta i recessi più profondi della misteriosa Torre di Latta senza poterne raggiungere la cima, oppure domandando e interrogando un vecchio dopo l’altro per indagare le origini della leggenda.

Ma quando il suo corpo spossato reclamava a gran voce le qualche ora di riposo e un po’ di pace, ed egli era costretto ad accamparsi in qualche luogo, allora i suoi sogni erano popolati da immagini e voci terribili e contrastanti, da una parte una voce malvagia e penetrante, e dall’altra un dolce volto di uomo che lo scrutava. Per questo motivo Rosso non dormiva quasi mai.

Ma non trascorse poi molto tempo a Johto, che abbandonò quando capì che non era quello il modo di vedere Ho-Oh. E dove, dove, dove andare allora?

A poco a poco, furono il suo stesso odio per la folla e il suo amore della solitudine a indicargli la strada. Ogni giorno egli si avvicinava di più a quelle falde gelide, a quei pendii imbiancati; giorno dopo giorno, egli guadagnò la cima del Monte Argento, e là rimase, circondato da forti Pokémon selvatici coi quali allenarsi in solitudine.

Ma poi finirono per passare gli anni, e di rado Rosso si allontanava dal suo triste eremitaggio tra la polvere e il nevischio perenne, eremitaggio che si dimostrava nei suoi tristi occhi cerchiati di scuro e ardenti, nella sua voce ormai arrochita dal tempo e dal disuso, nel suo volto pallido e scavato ma ancora meravigliosamente bello, per quanto ansioso e tormentato.

Talora, quando proprio non ne poteva più di restare così lontano e isolato, si recava, irresistibilmente, sul vulcano di Isola Cannella, e là trascorreva lunghe ore senza scopo. Non sentiva più quell’insistente presenza chiamare, e tuttavia mai e poi mai accennò a credere che fosse stato tutto un sogno: ovunque andasse, sentiva l’occhio di Missingno puntato su di lui.

Poi venne il giorno in cui Blu scoprì che Rosso si recava di frequente sul vulcano, e cominciò a recarvisi a propria volta per attardarvisi per ore e ore, finendo coll’allontanarsi per la noia o, talora, col fuggire dopo averlo visto da lontano mentre si avvicinava. E Rosso cominciò ad andare sempre più di frequente sul vulcano, di solito nelle ore del tardo pomeriggio, quando era più facile  avvistare Blu (sebbene non fosse questa la scusa che egli offriva a se stesso).

La vita di Rosso trascorse così dunque per quattro anni, poi si verificò qualcosa che la modificò e che diede inizio all’ultima fase della sua missione.

 

Quel giorno si sarebbero svolte le finali della Lega Pokémon, e Rosso discese la china del Monte Argento per recarsi al centro Pokémon sulle sue pendici. Era un locale molto piccolo, e a dire il vero molto poco frequentato, poiché difficilmente persone si recavano al Monte Argento. Perciò Rosso non si stupì di essere avvolto da una magra penombra al suo ingresso.

“C’è nessuno?” gridò guardandosi attorno; a tentoni raggiunse un interruttore sulla parete e lo premette. Il brusco accendersi delle luci gli rivelò la solita stanza squallida e vuota, che ormai conosceva bene. Si avvicinò al bancone, chiamando: “Joy, ehi, Joy!”

“Rosso…sono qui” gli disse d’improvviso una nota voce dalle sue spalle. Egli si volse, ed ecco l’infermiera in piedi immobile davanti a lui: “Non ti aspettavo” gli disse appoggiando al muro una scopa. “È un po’ che non ti vedevo. Come stanno i tuoi Pokémon?”

“Bene. Non è per loro che sono qui” rispose Rosso con calma. “Mi domandavo soltanto se posso usare la televisione del Centro per assistere alla Lega.”

Joy girò il capo da un lato e guardò la porta che conduceva a una stanza buia ed evidentemente in disuso. Disse: “Mi spiace, Rosso, purtroppo il televisore della sala allenatori è rotto, e non l’ho fatto riparare perché nessuno viene mai qui… ma ascoltami, posso farti venire di là con me, nella cucina, e possiamo guardarla insieme da lì. La tv è un po’ più piccola, ma si vede molto meglio.”

“D’accordo” rispose Rosso alzando le spalle. “A me basta sapere che succede. Ma tanto vincerà Lance.”

“Oh, non saprei, Rosso…quest’anno c’è gente in gamba. Una ragazzina di Borgo Foglianova, che in linea d’area non è molto lontano da qui.”

Rosso aggrottò la fronte e non rispose.

Si recarono in cucina e accesero il televisione. Era vero, si vedeva bene a sufficienza per i loro scopi: Rosso distingueva bene ciascuna persona nel pubblico.

“Stai parlando dell’accesso alle finali?”

“Sì, una ragazza in gamba, ti dicevo… una di Johto, insomma, con tutte le carte in regola e senza appoggi in famiglia, comunque. Alle eliminatorie si è distinta niente male.”

Rosso continuava a non rispondere: scrutava i Capipalestra tra il pubblico, e tra essi c’era Blu, che indicava qualcosa a Brock, seduto al suo fianco, e parlava ad alta voce. Rosso distolse lo sguardo.

Iniziava lo spettacolo, e Rosso vide finalmente questa famosa sfidante di Johto. Vide una ragazza piccola e piuttosto bella, vestita semplicemente, schierarsi contro la bella Lorelei e abbatterla a furia di colpi.

“Hai visto, eh, Rosso? Non se la sta cavando male.”

No, se la cavava bene, perché no? Rosso seguì i suoi movimenti mentre un possente Gyarados shiny, curiosamente obbediente, si faceva largo sui Pokémon di Bruno; poi vide il suo Pokémon migliore, un meraviglioso Thyplosion, che sconfisse senza problemi i Pokémon dell’austera Agata.

“Niente male” mormorò Rosso, aggrottando la fronte. “Ma Lance è un’altra storia.”

Venne indetta l’ora di pausa regolamentare, sebbene fosse chiaro che la ragazza non ne aveva bisogno; essa si riparò all’ombra e là rimase in silenzio.

“Come hai detto che si chiama quella ragazza, Joy?” domandò Rosso nel frattempo.

“Hanno ripetuto il suo nome una dozzina di volte!” protestò Joy. “Non l’hai sentito, eh? Si chiama Luisa.”

No, Rosso non aveva sentito: la sua mente era rimasta chiusa ai suoni, aperta soltanto alla battaglia in corso. Uscì dal centro per respirare un po’ d’aria fresca; si sedette su un duro blocco di roccia e chiamò il suo Charizard, ormai potentissimo e leale. Lo accarezzò, mormorando: “Quella ragazza è molto interessante, eh, Charizard, mio caro Charizard? Se la cava bene, ma ora bisogna vedere come andrà con Lance. Comunque voglio conoscerla, mio caro: sembra molto potente.”

Ma poi finì per rientrare dento, per mangiare un boccone con l’infermiera Joy mentre le riprese riprendevano: si era ormai fatta l’una del pomeriggio, e Luisa e Lance avrebbero combattuto sotto il sole cocente.”

“Vai, Dragonite!”

“Vai, Thyplosion!”

“Dragospiro!”

“Lanciafiamme!”

Esplosioni e botti e turbini di fiamme, ed entrambi sbraitavano ordini tra il fumo e il fuoco.

“Ruotafuoco!”

“Forzantica!”

Che attacchi, che spettacolo! E infine il Pokémon più potente, l’ultima, disperata carta di Lance, che negli occhi aveva lo sguardo che Rosso gli aveva visto; l’ultimo attacco, il suo attacco più potente e disperato…

“Iper-Raggio!”

“Lanciafiamme…finiscilo.”

E poi, di nuovo, quello sguardo disperato e cupo che Rosso ricordava, ma non più incredulo, ormai, piuttosto richiamato come da un ricordo antico e doloroso, mentre Lance arretrava un passo dopo l’altro senza potersi trattenere. Ma subito le telecamere si spostarono, si concentrarono sulla ragazza inginocchiata accanto al suo Typhlosion, con gli occhi luminosi e ricolmi di gioia e felicità: essa rideva senza timore di scottarsi le mani sul suo corpo bollente, sulle fiamme della sua gola…ed erano amici, loro due, e Rosso lo leggeva nel muso del Pokémon e negli occhi grigi e vivi della ragazza. Era felice, felice davvero in quel momento: era la Campionessa, la Campionessa di diritto…Rosso non poté fare a meno di pensare che al suo posto, quattro anni prima, non era stato così felice…

“È perché non c’erano testimoni” sbottò Rosso, alzandosi in piedi. Joy sollevò sorpresa gli occhi su di lui, domandando: “Rosso, che cosa succede?”

“Niente…niente” mormorò Rosso, cominciando a camminare avanti e indietro nella piccola cucina del Centro. Joy non distoglieva lo sguardo da lui.

“Rosso, ti senti…ti senti bene?”

“Sto benissimo!” ruggì Rosso, afferrandosi il capo con le mani. Joy rabbrividì al suo sguardo, ma si trattenne dal replicare. Dallo schermo provenivano ovazioni, urla esaltate e grida, e la bella ragazza esultava e Lance si sforzava di trattenersi; Rosso tornò a guardare, e vide che come tanto tempo prima Lance prendeva il microfono. Ma ora Lance parlava con voce tremante, incerta: “Oggi assistiamo alla nascita di un nuovo Campione. Oggi per la prima volta Luisa avrà accesso con me alla Sala d’Onore…per la prima volta, un nuovo Campione…”

“Oh, Santo Dio…SPENGI!” ululò Rosso, rivolto alla ragazza che sorrideva meravigliosamente in primo piano, così felice e soddisfatta di sé…. “SPENGI!”

“Rosso! Dimmi che cosa succede!” esclamò la donna balzando in piedi. “Rosso!”

Spense la televisione e Rosso smise di urlare. Subito Joy gli fu addosso e lo afferrò, chiedendogli: “Rosso, Rosso, santo cielo, come stai?”

Ora Rosso boccheggiava, sentendosi crescere dentro come una tormenta di rabbia e di dolore; sentiva vorticare dentro di sé quel dolce, fiero sorriso della ragazza, la voce di Lance, gli scoppi e le fiamme, sentiva tornare da un passato remoto il prolungato gemito di Lance e la propria sorda, fredda, insoddisfacente consapevolezza di vittoria, che contrastava con la felicità sconfinata di quella ragazza. Poi tutto passò, ed egli si afflosciò tra le braccia di Joy, ansimante. La donna lo appoggiò al tavolo, ed egli respirò.

“Sto bene ora” disse. “Lasciami.”

“No, Rosso. Vorrei prima farti un controllo.”

“Sto bene, non si vede?”

“Forse stai bene” rispose Joy “Ma desidero accertarmene.”

Lo fece sedere sul tavolo, gli tolse il giaccone e la maglietta; lo auscultò, lo fece respirare. Niente.

“È vero, Rosso, stai benissimo” disse. “Ma non capisco cosa ti sia accaduto, sembravi…sembravi un pazzo.”

“Lo sono” pensò Rosso, ma non lo disse. Scese dal tavolo e si rivestì: all’esterno gli avrebbe fatto molto freddo.

“Mi spiace di averti portato molto disturbo, Joy” disse Rosso. “Ora me ne vado via, ma tu non preoccuparti. Grazie per la tv e per il pranzo, grazie per tutto.”

“Nessun disturbo, Rosso. Sono sempre sola qui” rispose Joy, per nulla rassicurata dalle sue parole. Rosso si diresse subito alla porta, e suo malgrado Joy lo accompagnò fuori. Rosso tirò fuori il suo Charizard e si preparò a volare fin sulla cima della montagna: non aveva voglia di arrampicarsi, quel pomeriggio.

“Rosso” gli disse Joy con urgenza “Ricordatene. Qui c’è sempre posto per te.”

“Lo so” rispose Rosso con calma. “Lo so, Joy, ma tu non preoccuparti se non mi vedi: vuol dire che sto bene.”

“O che non vuoi venire” mormorò Joy, ma Rosso non le prestò attenzione: egli salì sul dorso di Charizard e la salutò con la mano nello spiccare il volo.

Raggiunse la cima del Monte Argento, riprese la via della grotta che ormai ben conosceva e là rimase in silenzio per ore e ore.

Quella ragazza, quella Luisa aveva vinto, aveva sconfitto Lance. Campionessa ufficiale, d’accordo, ma non di fatto, e Rosso si chiese se, nei minuti trascorsi con lei nella misteriosa Sala d’Onore, Lance avesse trovato il coraggio di dirle la verità.

La verità, già, la verità.

Doveva esserci un vecchio blocco di carta nello zaino, e una penna: Rosso li cercò e li trovò. La carta era umida ma asciutta, la penna scriveva, ma non molto bene. Ma Rosso scrisse egualmente questo biglietto:

“Resterò all’interno della grotta sulla cima del Monte Argento per tutto il tempo necessario. Rosso.”

Sì, poteva bastare, era sufficiente. Rosso consegnò il biglietto a Charizard e gli disse: “Mio caro, questo biglietto deve riceverlo Lance e Lance soltanto. Vola fino all’Altopiano Blu, trova Lance e consegnaglielo; poi torna qui.”

Charizard aveva capito. Pochi minuti dopo, esso volava in direzione dell’Altopiano.

 

Eccomi di nuovo qua! Non manca molto alla fine della storia, almeno in teoria, perciò sarete sollevati che entro breve mi leverò di torno! ;)

Un rinnovato ringraziamento a nihil no kami per la recensione.

A presto! Afaneia :)

   
 
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