I Can Always Make You Smile
Per
Sandra, il Natale era sinonimo di confusione, noia e rottura di scatole.
Anche
quell'anno, era stata costretta - sebbene non lo desiderasse affatto - a partecipare alla consueta festa che tutto il paese di Ebanopoli
organizzava con dedizione e passione per il magico ventiquattro Dicembre.
Inutile dire quanto fosse contraria alla sola idea di trascorrere una serata
immersa nel caos e nell'assordante rumore che minacciava di infierire sulla sua
salute mentale.
Odiava
essere obbligata a sentire quegli odiosi cori natalizi - stonati, per
giunta - e non poter passare quella notte in santa pace, specie dopo una
giornata di spossante vigilanza ai preparativi del cenone. Era ben conscia che,
essendo Capopalestra, tutto ciò rientrava negli obblighi del suo ruolo;
tuttavia, non poteva affatto concepire la sola idea di dover sopravvivere
ancora una volta a quell'agonia.
Pareva
non esserci alcuna via d'uscita in grado di salvarla da quella dannata
condanna. Avrebbe fatto reclamo al caro nonno, il Maestro, spiegandogli in modo
gentile e garbato i motivi per i quali l'anno successivo si sarebbe rifiutata
categoricamente di prendere parte a quella maledetta ricorrenza. E se lui non
avesse ascoltato ragioni... allora avrebbe chiesto asilo politico alle
regioni estere fino alla conclusione del periodo festivo.
Incrociò
le braccia al petto, sbuffando sonoramente, non appena notò un gruppo di
bambini che giocavano a scalare l'albero di Natale per afferrare la stella che
gravava sulla cima. Se l'avessero fatto cadere, vanificando tutti gli sforzi
che la gente aveva fatto per addobbarlo, li avrebbe sbriciolati. Non aveva
alcuna voglia di dover assistere al dispiacere dei festeggianti, e non
desiderava affatto ricevere una nota di biasimo dal consiglio dei Saggi per
mancata sorveglianza.
- Allora?
- esclamò con una punta di acidità nel tono di voce, non appena si presentò dinnanzi
agli occhi della banda di ragazzini. - Che cosa stiamo facendo, qui? Sapete che
è pericoloso?!
- Ehi,
Sandra, ci puoi aiutare? - rispose uno di questi, sfoderando un sorrisetto
entusiasta, come se avesse ignorato il rimprovero della Domadraghi. - Ci fai
vedere come prendere la stella che c'è lassù? Ti prego!
La
giovane si mise una mano sulla faccia, sospirando esasperata mentre gli sguardi
indagatori dei bambini la squadravano sorpresi. - Qualcuno mi salvi... -
mormorò, sull'orlo di una crisi di nervi.
Quello
era solo l'inizio di una dura nottata che si preannunciava tutt'altro semplice
da sopportare.
Qualcuno
l'avrebbe fatta Santa, dopo quella serata, sicuramente. Forse il Paradiso avrebbe
riservato un posto d'onore alla povera martire, o almeno questo sperava Sandra.
Qualcuno l'avrebbe ricompensata dalle sue fatiche, oppure quella era una
punizione divina?
Doveva
aver fatto qualcosa di male, nella sua precedente vita, per aver meritato un
simile castigo.
- Derek,
il coltello per il pane non è una spada! - gridò la giovane, riprendendo il
bambino e strappandogli "l'arma" dalle mani. Solo il cielo sapeva
cosa la tratteneva dall'urlare pubblicamente e mostrare a tutti il suo
nervosismo. - Potresti farti male!
Si sentì
immediatamente in colpa, non appena vide gli occhi innocenti del piccolo
infante velarsi dalle lacrime. Un nodo le si formò alla gola, e con riluttanza
cercò di nascondere il suo essere arcigna.
Si chinò
all'altezza del ragazzino, sfoderando un sorriso rassicurante e cercando di
asciugare con due dita quelle piccole gocce salate che scivolavano lungo le
guance rosee. - Ehi, non fare così! - disse dolcemente, facendo appello al poco
tatto che possedeva. - Non è successo niente!
Nonostante
ciò, l'altro non accennava a smettere di singhiozzare. - Mamma dice che... -
piagnucolò, tirando su col naso, mentre nascodeva il viso con il braccio
inzuppando così la manica del suo stesso pianto. - ...che se faccio il cattivo,
Babbo Natale non mi porta i regali!
Con sua
stessa grande sorpresa, la Domadraghi si ritrovò quasi intenerita di fronte
all'affermazione del bambino. Il suo animo era così puro e innocente che quasi
si pentì di averlo sgridato con così malomodo. Si sentì in dovere di
rassicurarlo: dopotutto, il suo compito era di tenere in quadro un Natale
gioioso, non drammatico!
- E
piantala! - ridacchiò, dandogli un buffetto sulla guancia. - Ci parlo io con il
Babbo. Vedrai che mi ascolterà! E se non lo farà...
Derek
scoppiò in una fragorosa e genuina risata, non appena la ragazza imitò
sonoramente e gestualmente una piccola lite tra due persone. Per quanto strano
fosse - almeno, così sembrava ai suoi occhi -, quel comportamento assurdo la
faceva quasi sentire in pace con se stessa.
Chissà
se, quando era piccola, si preoccupava di compiacere anche quel vecchietto
vestito di rosso. Sinceramente, pregò con il cuore che almeno la sua infanzia
non fosse stata basata sul mero assecondare il volere altrui: voleva conservare
un ricordo felice nei confronti di quella bambina dai codini azzurri che vedeva
nelle foto di casa sua.
Se la sua
vita avesse preso una strada differente, forse a quell'ora si sarebbe divertita
a far baldoria con gli altri senza preoccuparsi troppo dei doveri da
rispettare. Era sicuramente per colpa del suo dannato orgoglio, se in quel
momento non poteva vedere il mondo con una prospettiva più rosea e serena.
La sua
attenzione fu immediatamente richiamata dallo stesso Derek, che in quel momento
le stava tirando la manica del maglione azzurro. - Cosa c'è? - domandò,
scuotendo la testa per scacciare quelle assurde riflessioni che l'avevano
trasportata alla deriva.
- C'è
Babbo Natale! - esclamò lui, con gli occhi illuminati dalla gioia. - Ci parli,
Sandra?
"Vuoi
vedere che il vecchio si è messo pure ad ingannare i bambini?" pensò la
Capopalestra, sogghignando mentre afferrava un bicchiere di thè e immaginando
il caro Nonno vestito di rosso. "Ben gli sta! L'unica vittima non sarò
io...".
Mi si
ritrovò costretta a sputare la bevanda e a lasciar posto a una fragorosa
risata, non appena riconobbe il volto di colui che portava una bella barba
bianca.
- Oh oh
oh! Buon Natale! - esclamò l'uomo vestito di rosso, imitando in modo alquanto
fallimentare una voce roca e anziana. Si sforzò di sorridere, nonostante
quell'assurda situazione lo mettesse in soggezione.
Per i
bambini avrebbe fatto qualsiasi cosa, questo era certo, però se solo qualcuno
avesse scoperto la sua identità si sarebbe giocato la reputazione. Ebanopoli
avrebbe riso di lui, e non solo...
-
Laaaaaance!!! - esclamarono gli infanti, precipitandosi verso di lui e
gettandolo letteralmente a terra, abbracciandolo con vigore e soffocandolo
quasi con il loro peso. Ebbene sì, la copertura era saltata. La fine della
figura austera del Campione era vicina.
Suo nonno
l'avrebbe pagata molto cara.
- Ma cosa
dite? - cercò di dissuarderli, rialzandosi a fatica e cercando di allontanarli
da sé con gesti piuttosto impacciati. - Io sono Babbo Natale!
- Ma
Babbo Natale non dovrebbe arrivare di notte? - ribatté una ragazzina,
squadrandolo con dubbio e accennando un ghignetto beffardo. Sembrava quasi
soddisfatta nel metterlo in difficoltà, e ciò non fece altro che aumentare
l'irritazione del giovane.
- Ehm...
il mio orologio non funziona tanto bene! - improvvisò lui sul momento, mentre
il sudore freddo imperlava la sua fronte. Doveva trovare un buon modo per
uscire da quella maledetta situazione, prima che Lei lo notasse in quello
stato...
- Allora
regalati un orologio nuovo, Babbo Lance! - disse un bimbo, ingenuamente,
cominciando a frugare dentro il sacco di regali che il ragazzo si portava
appresso.
- Oh,
buona idea! - esclamò il Domadraghi, facendo l'occhiolino al piccolo e
porgendogli il suo dono. Non appena si capacitò dello sghignazzare che lo
circondava, si rese conto di essersi smascherato con le sue stesse parole. -
Ma... - cercò di rimediare, mentre sentiva il suo autocontrollo cedere. - Vi ho
detto che non sono Lance! Chi mi prenderà in giro, non riceverà alcun regalo!!!
Non
appena udì una risatina alle sue spalle, però, il sangue gli gelò nelle vene.
Il suo peggior incubo era venuto a compimento e nulla sarebbe stato in grado di
salvarlo.
L'unica
cosa che gli era rimasta da fare era pregare il cielo che la voce sentita non
appartenesse a Lei... ma si sa, la fortuna non lo aveva mai baciato in
situazioni come queste.
- Il
nonnetto sì è arrabbiato! - esclamò Sandra, sfoderando un ghignetto beffardo,
trattenendosi dallo scoppiare a ridergli in faccia per l'abbigliamento che lui
indossava.
La
Domadraghi, però, doveva ammettere che al caro cugino quel costume - che
prima avrebbe ritenuto a dir poco orrendo- donava. Ricacciò indietro quel pensiero, stupendosi alquanto di
come era riuscita a dirselo in modo così serioso e deciso.
Le
piaceva, in quegli abiti, ma la cosa che la lasciava senza fiato era la
consapevolezza che quelle riflessioni non erano affatto sarcastiche o ironiche
come aveva deciso di formularle. Il tono era così fermo e sicuro di sé che
quasi si vergognò di aver osato concepire una tale affermazione mentale.
Osservandolo
mentre consegnava i doni ai piccini, si ritrovò a cambiare le considerazioni
che nutriva nei suoi confronti. Lo aveva sempre ritenuto un nemico, un rivale
da eguagliare e poi superare, un ostacolo da abbattere in qualche
modo.
Prima di
allora, non aveva mai avuto occasione di notare quelle suo essere nobile, dolce
e gentile con gli altri. Forse lo era stato perfino con lei: come poteva essere
sempre stata così cieca da non averlo mai notato?
Non
appena lui ebbe finito di regalare i doni ai bambini, Sandra si avvicinò
silenziosamente, per poi sfilargli il berrettino rosso e la finta
barba. Così al naturale le
piaceva ancor più di quanto avesse mai pensato.
- Non hai
nessun regalo da farmi, babbino? - sussurrò al suo orecchio, ridacchiando,
sfoderando un sorriso genuino e quanto mai gioioso.
Sentirsi
così vera, così improvvisamente libera da quella facciata di orgoglio e
austerità, la rendeva a dir poco felice e contenta.
O il
motivo di tale sensazione era dovuto a qualcos'altro? Che fosse la presenza del
ragazzo a permetterle di gettare via quella maschera che era costretta a
indossare, nonostante la ripugnasse così tanto?
- Sei davvero convinta che mi sia dimenticato di te? - mormorò l'altro con estrema dolcezza,
cogliendola in fallo e avvicinandola improvvisamente a sé per trattenerla in un
abbraccio. - Mi sottovaluti, San.
- Idiota!
C'è un mucchio di gente, qui! - cercò di controbattere la giovane, con il volto
in fiamme, tentando senza successo di divincolarsi dalla presa ferrea del
cugino. - E... e poi non puoi permetterti di farmi lo stesso regalo che volevo
farti io...
Ma venne
immediatamente zittita da un bacio al sapore di miele, una piccola promessa
d'amore in grado di far emergere e mostrare la verità che da tempo avevano
nascosto in un angolo recondito del loro cuore.
Quello fu
lo scambio di regali più bello che mai avevano potuto desiderare. Perché la
consapevolezza che entrambi si sarebbero accettati per quello che erano, che si
sarebbero completati a vicenda e che avrebbero perfino sfidato i limiti
dell'amore per poter stare assieme, era il più bel dono che il Natale potesse
fare a loro.
E questa shot, invece, è dedicata al caro berserker eagle!
Auguro sia di gradimento a tutti voi, nonostante sia un po' sdolcinata. Ci ho impiegato tutto il pomeriggio per farla!!!
Enjoy! :)