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Autore: Querthe    16/08/2006    1 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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- Dimmi un po', Alyssa, ma lei è sempre così?
- No. - rispose la donna, mentre la macchina sportiva di Rose sfrecciava nelle vie di Milano in direzione del quartiere della Fiera. L'aria, per quanto sporca delle polveri sottili e dell'odore di gasolio non ben bruciato, portava alle narici di Misha i profumi di una città viva e pulsante anche durante le ore notturne. Molti locali, nonostante fosse passata la mezzanotte, erano non solo ancora aperti, ma anche affollati di gente. - Molte volte è anche peggio...
- Se fai un altro commento del genere su di me ti faccio viaggiare nel bagagliaio. Tanto sei abituata alla bara, per cui...
- Molto spiritosa... - mormorò falsamente arrabbiata la vampira. - Alexandra, come mai sei così certa che questo tizio, Alberto, ti possa dare delle notizie interessanti? Se avete una talpa nel clan, come puoi essere certa che non sia lui?
La bionda sorrise.
- Ha un vincolo di sangue con me. E' una sorta di Servitore, ma non è esattamente qualcuno che si è sottomesso a me. E' piuttosto un'amicizia molto profonda. Ha giurato fedeltà a mio padre, e poi a Markus e a me. Si farebbe uccidere piuttosto che tradirci.
- Gli uomini cambiano...
- No Rose, non lui. Il vincolo è tale che se lui lo rompesse lo saprei immediatamente, sarebbe come se mi avessero sparato direttamente al cuore. Non mi ha tradito.
La macchina giunse a destinazione. La zona era buia, solo la strada illuminata da pochi lampioni che rendevano l'atmosfera vagamente lugubre, il colore giallastro che copriva tutto come un sudario malaticcio si estendeva in ogni direzione fino a svanire nel buio dei vicoli o essere sconfitto dalle forti luci al neon, alcune fisse, altre lampeggianti per la cattiva manutenzione.
- E' quella. Quel ristorante cinese... - disse la giovane indicando un ideogramma blu elettrico appena sopra una porta chiusa, il cartello che indicava gli orari di apertura e chiusura ben visibile al centro del vetro.
- Ci sono venuta un paio di volte. Non si mangia male... - commentò Rose chiudendo l'auto, che lampeggiò indicando l'accensione dell'antifurto.
Le tre si diressero a passo svelto all'entrata, dove Misha bussò alcune volte, stando attenta al ritmo e alla durata delle pause tra un colpo e l'altro. Nessun rumore giunse dall'interno. Il segnale fu ripetuto, ma ancora la stessa mancanza di risposta iniziò ad allarmare la bionda, che provò ad aprire la porta.
- Che diavolo... - borbottò, scoprendo che non era chiusa a chiave.
- Aspetta. - le disse seria l'umana, spostandola. Con destrezza infilò la mano nello spiraglio aperto e afferrò i pendagli metallici che avrebbero suonato allegramente se la porta si fosse aperta oltre, quindi fece entrare le due amiche e richiuse, lasciando con tocco leggero i sottili tubicini metallici argentati, che ritornarono al loro posto senza emettere alcun rumore. - Non si sa mai...
- Hai ragione... - ringhiò sommessamente Misha, che si era trasformata nella forma ibrida con cui l'avevano vista per la prima volta Alyssa e Rose. Il top nero senza maniche a collo alto e i pantaloni elasticizzati dello stesso colore erano tesi sul muscoloso corpo dell'essere, le unghie, seppure ritratte, a grattare leggere sulle piastrelle del pavimento.
- Ferme. Prima di fare passi falsi. Se ci sono dei vampiri in zona siamo nella merda.
- Loro lo sono.
- Lasciala fare Misha. Alyssa sa il fatto suo...
La vampira chiuse gli occhi e respirò a fondo. Non ne aveva bisogno davvero, ma la sequenza che si era imposta decenni prima le permetteva di focalizzare le particolari energie magiche che erano la peculiarità della sua linea di sangue. Con un colpo secco di una delle unghie si fece un piccolo taglio sull'indice sinistro, usandolo come se fosse una penna per tracciare un lucido quanto esotico disegno davanti a lei, che alla fine risultò essere poco più grosso della sua mano. Il taglio al dito si stava rimarginando, e già non esisteva più nell'istante in cui i suoi occhi si posero sul simbolo che aveva creato.
- Mostrami o Arcano del Sapere nemici e amici fin dove il mio potere me lo consente. Ora. - disse con voce ferma.
Stava sussurrando, ma a Misha quelle parole sembrarono pesanti e intrise di potere tanto da rimbombarle nel cervello. Due piccoli fuochi azzurri si accesero attorno a lei e a Rose, spaventandole a morte.
- Che cosa stai facendo? - urlò balzando lontana dalla fiamma, che stava già svanendo.
- Se volevi un effetto sorpresa, Pulciosa, te lo scordi. Comunque siamo solo noi tre nel raggio di una ventina di metri.
- Non mi piace...
- Se per quello nemmeno a me. Il tuo amico deve essere andato a fare un giro.
- Non credo. - disse Rose, che si era affacciata alla porta della cucina. - Alyssa, vieni a vedere. - Le due giovani si mossero contemporaneamente. - Misha, non te lo consiglio.
La gatta mannara inspirò a pieni polmoni.
- Morte. Recente. Più persone. Sento ancora il sangue.
- Un lavoro meno pulito di quello che potrebbe fare un macellaio... - mormorò Alyssa sulla porta. Rose dovette uscire dalla stanza e chiudersi nei bagni, da cui provennero strani ma inequivocabili suoni. - Chiunque abbia fatto un lavoro del genere è un pazzo pervertito.
Misha era immobile, impietrita di fronte alla scena che le si era parata davanti quando aveva varcato la sottile porta in legno chiaro della cucina. Cadde in ginocchio, riprendendo la forma umana, e pianse in silenzio. Non voleva piangere, ma gli occhi avevano deciso altrimenti, e calde strisce di lacrime salate le stavano rigando il volto. Chiuse le palpebre, tentando di intrappolare il suo dolore, inutilmente. Sentì una mano fredda sulla spalla sinistra. Era confortante, in qualche strana maniera. Aprì gli occhi e sollevò la testa, incontrando il volto di Alyssa. Non la stava guardando, i suoi occhi erano fissi sulla scena, come se stesse tentando di avere risposte dai corpi massacrati, sicuramente torturati delle tre persone che erano state sezionate come vitelli. Gambe, braccia, mani e teste erano sparse per la cucina, le macchie di sangue avevano da poco iniziato a coagulare sulle pareti degli armadietti e dei muri piastrellati di bianco. Riverso sul pavimento, la schiena attaccata alle fredde piastrelle, stava il corpo di un uomo sulla cinquantina, i capelli brizzolati, vestito con un completo grigio e una camicia bianca senza cravatta. Un foro provocato da un proiettile era perfettamente visibile in mezzo alla fronte. Alla vampira sembrò quasi che chi avesse compiuto il massacro si fosse preso la briga di disporre le membra squartate attorno all'unico cadavere ancora integro.
- Come è potuto succedere? - si chiese Alexandra, sempre fissando Alyssa.
- E' lui? Alberto intendo.
- Sì.
- Dall'odore direi che lui è stato ucciso solo dopo aver visto gli altri morire. Colpi precisi, avevano armi molto affilate, e sicuramente una grande conoscenza dell'anatomia umana. Ha il dolore negli occhi quest'uomo. Ma anche un grande senso dell'onore. E' morto fiero, questo te lo posso assicurare.
- Grazie. - sorrise debolmente la licantropa, risollevandosi e avvicinandosi al cadavere. Gli chiuse gli occhi e disse alcune parole in tedesco. - Grazie. - concluse.
- Siamo a un punto morto. Se lui era l'unica pista che avevamo, direi che adesso siamo fregati.
- Forse... - mormorò bianca in volto Rose, ricomparendo sulla porta. Una mano era sullo stomaco, il viso mostrava chiaramente che aveva vomitato a più riprese fino agli spasmi. - Forse abbiamo ancora una speranza.
Alyssa ringhiò mostrando per un secondo i lunghi canini.
- Scordatelo. Lo sai che non l'ho mai fatto.
- Ma mi hai detto che puoi farlo.
- Cazzo Rose, sai cosa mi stai chiedendo? Fallo tu se hai tanta voglia.
- E' l'unica cosa da fare per avere delle informazioni.
- Me ne frego delle informazioni. Non lo faccio per i licantropi.
- Fallo per te. Non vuoi sapere perché ti stanno prendendo per il culo? Non vuoi sapere perché il Consiglio ti ha buttato in una missione suicida?
- Certo che lo voglio sapere, ma mi stai chiedendo di... Mi fa schifo solo pensarlo.
- Beh, non è tanto diverso da quello che sei tu adesso. Solo che per lui durerà poco.
- Volete trasformarlo? No, non dovete farlo. Non lo avrebbe mai permesso!
- Non voglio certo avere a che fare con un vampiro che era alleato a dei licantropi. - sbuffò Alyssa, incidendosi nuovamente l'indice. - Rose, questa me la pagherai molto cara. Necromanzia... Avrò il mal di testa per settimane...
- Necromanzia? Non è l'arte di risvegliare i morti?
- Più o meno... - rispose assente la vampira, iniziando a far scorrere le sue dita sul corpo di Alberto con gesti secchi e affilati. - Quello che sto per fare l'ho visto solo una volta, e per fortuna ho buona memoria. Lo riporterò in uno stato di semivita per alcuni minuti per fargli alcune domande, poi il suo corpo si distruggerà per la carica di energia negativa che sto accumulando in lui.
- Non sapevo che voi poteste fare cose del genere... E' orripilante.
- Non dirlo a me. E comunque non tutti i vampiri possono farlo. Diciamo che io sono un po' speciale... - sorrise mentre completava uno strano simbolo che finì proprio al centro della fronte. - Io richiedo, Arcano del Traghettatore di Anime, di invertire il flusso del Fiume della morte e di far tornare quest'anima per i miei scopi.
Un'ombra nera sembrò formarsi sopra il cadavere mentre Alyssa si allontanava di alcuni passi da lui, e con uno spasmo il corpo di Alberto si inarcò, facendolo tornare a respirare, sebbene con un rantolo che metteva i brividi.
- Chi... - gracchiò. - Chi mi ha riportato in vita?
- Le domande le faccio io. - rispose secca la donna. - Chi ti ha ucciso?
- Un sicario. Un bastardo che ha ucciso tutti i miei amici. Voglio tornare da loro, voglio tornare da loro. - sembrava muoversi come se fosse cieco, come se fosse immerso in un'ombra senza fine, girando la testa con movimenti improvvisi e allungando le braccia alla ricerca di un appiglio, ma non osava spostare i piedi.
- E lo farai. Alexandra è stata tradita. Chi è stato?
- Non lo so. Nessuno dei miei ha tradito, o sarebbe morto. I Cani di Attila sono feroci, ma leali. Nessuno ha tradito...
- Alberto...
Alyssa la bloccò con uno sguardo simile a un rasoio.
- No. Io faccio le domande, o spezzerai l'Arcano. - le intimò. - Alberto, qualcuno ha tradito. Il tuo assassino, cosa ti ricordi di lui?
- E' buio, ho freddo, perché ho freddo... - sospirò il cadavere. La sua pelle stava virando con velocità impressionante al nero, come se si stesse imputridendo cento volte più velocemente del normale. Alcuni umori maleodoranti iniziarono a farsi strada dalle crepe che si formavano sull'epidermide, macchiando di giallo e verde la camicia e i pantaloni. - Un serpente, un serpente che brucia... Un... serpente... - iniziò a farfugliare, la sua voce un gorgoglio mentre si disfaceva davanti ai loro occhi. - ...rosso che bruc...ia...
Il cadavere si schiantò al suolo in una viscida pozza di liquami, solo le ossa rimasero, ma già iniziavano ad annerire anche loro.
- Alcuni minuti e di lui non rimarrà che un mucchietto di polvere... - commentò la vampira, tenendosi la testa con le mani. - Per la Tenebra, che dolore... Devo nutrirmi...
- Non ora. Abbiamo un assassino da trovare, Succhiasangue. - ringhiò una bassa voce maschile dietro di loro.
   
 
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