Il sole non brilla su Tokyo, oggi; la città è avvolta da un'impalpabile coltre di nebbia bianca, scesa a porgere l'estremo saluto al migliore.
Ovunque mi volti, bianco: bianca la bara, bianchi i gigli, bianco il fazzoletto con cui Saori si asciuga composta una lacrima.
Perfino noi quattro, immobili nei nostri immacolati completi da cerimonia, sembriamo bianchi fantasmi.
Tu mi stai accanto, rigido, una mano poggiata sulla spalla a rincuorarmi – o, forse, a rincuorare te stesso.
Un lieve singhiozzo scuote il mio petto, ma questa volta non trovi rimproveri da farmi: ho sentito piangere anche te, stanotte, nel buio.