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Autore: Kuno84    03/04/2004    3 recensioni
Akane si reca come ogni giorno a scuola. Ma stavolta è da sola. Perché Ranma ha lasciato casa Tendo? C'entra per caso la sua maledizione?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“SCAMBIO DI MALEDIZIONI”

di Kuno84

NOTA LEGALE: i personaggi di questa ff non sono miei ma appartengono alla bravissima e meravigliosa Rumiko Takahashi, anche la storia che segue è frutto della mia mente matta e bacata!!! Spero che vi piaccia!


2° CAPITOLO
“Il manico d’ombrello”


“Ranma, preparati a morire!”
Ryoga si scagliò con fare deciso contro il suo avversario: un calcio, un pugno, un altro calcio. Ma il ragazzo con il codino li schivò tutti agevolmente.
“Lo vuoi capire che non riuscirai mai a battermi, P-Chan?”
“Questo lo dici tu, maledetto!”
E non aveva nemmeno finito di pronunziare queste parole che gli lanciò il suo ombrello affilato. Ranma evitò anche questo, che, puntuale, tornò al mittente dopo aver stracciato i tendoni di un negozio di pesce.
“Forse dovremmo combattere in un luogo meno affollato, non nel bel mezzo della strada principale: qui potrebbe farsi male qualcuno, non credi, Charlotte?”
“Piantala con questi nomignoli: e se sei uomo, attaccami”.
Non poteva motivarlo meglio. Il ragazzo col vestito alla cinese avanzò contro l’amico-nemico dai lunghi canini e adoperò la sua Tecnica delle Castagne: Ryoga evitò i primi colpi, ma le mani di Ranma si muovevano troppo veloci per lui e dunque finì per venire colpito e steso al suolo.
“Ne hai abbastanza?”
L’eterno disperso si rialzò prontamente in piedi:
“Questo è soltanto l’inizio…”
Ripresero a combattere. Ryoga puntò l’indice in avanti, deciso a demolire qualche muro con la Tecnica dell’Esplosione per farlo crollare addosso all’avversario: ma Ranma, che si aspettava questa mossa, lo scavalcò con un balzo, dunque si girò di scatto e lo atterrò con un calcio da dietro. L’infelicità di Ryoga crebbe vertiginosamente e questi si preparò a sferrare la sua mossa più micidiale.
“Saotome, è la tua fine… Shishi Hoko-dan!!!”
Ranma schivò il potentissimo Colpo del Leone per un soffio: il fascio di energia si abbattè su un idrante, questo andò in mille pezzi e i due contendenti si trovarono fradici d’acqua da capo a piedi.
“Grunf! Grunf! Grrr!”
“E smettila di lamentarti, è stata tutta colpa tua!”
La ragazza e il maialino convennero che era bene interrompere la loro lotta e cercare piuttosto dell’acqua calda: Ranma notò di essere vicina al Nekohanten e dunque si diresse là, con P-Chan in una mano (e il suino che tentava inutilmente di graffiarla).
“Ehilà! C’è nessuno?”
“Amole! Sei venuto a tlovalmi, che bello!”
“Salve, futuro marito! Entra, entra”.
C’era anche un’altra persona nel locale. Ma Ranma non ci fece caso, prese l’ebollitore che Shampoo gli aveva immediatamente offerto e versò l’acqua calda su di sé e Ryoga.
“Aah, che bello essere tornati alla normalità!”
Il tizio sconosciuto si fece avanti, incuriosito dalla trasformazione dei due.
“Voi… siete caduti nelle Sorgenti Maledette, non è vero?”
“Vedi Lanma, il signole qui plesente è un commesso viaggiatole che viene da molto lontano. Folse potlebbe avele con sé qualcosa che può fale al caso vostlo…”
“Beh… in effetti possiedo qualcosa che riguarda proprio le persone che sono state colpite dalla maledizione di Jusenkyo…”
Gli occhi di Ranma e Ryoga si illuminarono contemporaneamente.
“Cos’è? Un antidoto universale contro la maledizione?”
“Oppure dell’acqua di Nannichuan?”
“Ehm… nulla di tutto questo”.
Ed estrasse dalla sua valigia quello che all’apparenza sembrava essere niente più di…
“Un manico d’ombrello?”
“Ci stai prendendo in giro, per caso?”
“No, ve l’assicuro. Questo in realtà è un oggetto magico che ha a che fare con la maledizione delle sorgenti…”
Ranma lo guardò con attenzione, dunque lo prese in mano e lo rigirò più volte.
“A me sembra un semplice manico d’ombrello, nient’altro… Ma tu hai affermato che è magico: quali sarebbero, dunque, i suoi poteri?”
“Presto detto! La sua magia consiste in… uhm…”
“Beh? In che cosa?”
“… non me lo ricordo più”.
“Che imbroglione!”
“Ma no, si tratta veramente di un oggetto magico: solo che non ricordo più i suoi effetti”.
“Certo, come no!”
Un pensiero balenò nella mente di Ryoga, che lanciò una moneta verso il commesso viaggiatore.
“Tieni, te lo compro io dal momento che il manico del mio ombrello si è tutto rigato durante la battaglia con Ranma: sono tutti i miei risparmi ma non importa, non bado a spese”.
“50 yen?!?… va bene, venduto!”
“E ora dammi il manico, Ranma!” e cercò di strapparglielo di mano.
“Ehi, che maniere! Nessuno ti ha insegnato la buona educazione?”
Invece di mollare la presa, Ranma strinse ancora più forte a sé lo strano oggetto: quando entrambi furono attraversati per tutto il corpo da una specie di brivido.
“Ma che…?”
“Cosa…?”
“Oh, no! Ora ricordo: l’incantesimo si compie quando due persone maledette da Jusenkyo toccano contemporaneamente il manico, cosa che voi avete appena fatto”.
“Che vuol dire questo?… Che forse siamo guariti ? Presto, a me dell’acqua fredda!!!”
Ranma afferrò una bacinella piena d’acqua che era per terra e se la versò addosso.
*Ehi, non mi sento affatto una ragazza! Questo vuol dire che ha funzionato, sono guarito!* e volle emettere un grido allo stesso tempo di gioia e di liberazione: ma al posto di questo uscì, con sua gran sorpresa, un… grugnito!!!
“Grunf!"
“Aaah! Lanmaaa! Che ti è successo? Tu sei… sei… come Lyoga!!!”
“Sì, sì, ora ricordo, è in questo che consiste la magia dell’oggetto: le due persone maledette che toccano contemporaneamente l’oggetto si scambiano le loro maledizioni”.
Shampoo porse a Ranma uno specchio, e questi vi vide P-Chan… prima di capire che si trattava della propria immagine riflessa!
*Nooo!!! Ora sono un maialino!!!*
“Grunf! Grunf! Grunf!”
“Scusa Lanma, ma così non capisco una sola palola”.
E gli versò dell’acqua calda.
“Voltati, Shampoo!!! Sono… nudo!”
“Ma amole… pelchè ti velgogni, sei così vilile!!!”
*Se Akane mi vedesse in questa situazione, non credo ne uscirei vivo…* e si rivestì rapidamente.
Ryoga, sbalordito dalla nuova trasformazione di Ranma, si riscosse di scatto:
“Ma allora… se lui adesso ha la mia maledizione… io… ora…”
Si bagnò con l’acqua fredda. La sua statura si era fatta più bassa, ma di poco. E non era costretto a camminare a quattro zampe. Si guardò anche lui allo specchio…
“Sono… sono… una ragazza!!!”
“Adesso sì che posso chiamarti sul serio Charlotte!!!” lo derise Ranma.
“Fai un po’ silenzio… R-Chan.” rispose Ryoga.
“Meglio maialino che donna”.
“Questo lo dici tu”.
Rimasero tutti muti per qualche minuto. Infine fu Ryoga (ritornato maschio con l’acqua calda) ad interrompere il silenzio:
“Ed ora?… voglio dire: c’è un qualche modo per rimediare?”
Il commesso viaggiatore incrociò le braccia:
“Mmh… fatemici pensare un momento…”
“Allora?”
“… non me lo ricordo”.
“E ti pareva!!!” fecero tutti gli altri in coro.
Ma Obaba, dall’alto della sua esperienza, ebbe un’illuminazione:
“Scusate… ma se la funzione del manico è quella di scambiare le maledizioni di coloro che si sono bagnati nelle sorgenti, allora basterà che Ranma e Ryoga lo tocchino contemporaneamente un’altra volta affinchè tutto torni alla normalità”.
“Ora ricordo, ora ricordo: è proprio così”.
“Ricordi sempre al momento giusto, tu.” osservò Ranma al commesso viaggiatore.
“Che aspettate, dunque?” fece Obaba.
“Beh, ecco…”
“Veramente…”
A Ryoga in realtà non dispiaceva affatto non essere più un maialino nero: si ricordò con orrore di quando stava per essere cucinato dal panda e dalla guida delle Sorgenti Maledette, di quando Shampoo aveva provato ad offrirlo arrosto a Ranma, quante umiliazioni aveva dovuto passare ogni volta che durante i suoi viaggi si metteva a piovere…
“Sai Ranma… a me non secca di dovermi trasformare in una ragazza…”
Ranma guardò Ryoga con molto interesse. Non aveva appena lasciato casa Tendo proprio per via degli equivoci, odiosi e per lui e per gli altri (Akane…), che la trasformazione in una ragazza gli procurava? Dopo tutto essere un porcellino (maschio) non era così terribile…
“Ed io… sai bene, Ryoga, quanto abbia sempre detestato cambiare sesso…”
“Allora… potremmo anche… rimanere così”.
“Per me… va bene”.
“Contenti voi…” commentò il commesso viaggiatore.
“Ma Lanma… lo sai che a me non piace la calne suina…” disse sorridendo Shampoo, la quale in realtà già pregustava di poter giocare con Ranma-porcellino come già faceva con Mousse-papero…
*Ora che faccio?* si chiese intanto Ranma
*Tornare dai Tendo… ma se me ne sono andato stamattina, che figura ci faccio… e per di più non è che tornerei come un vero uomo, ma piuttosto come ragazzo-maiale… No, andrò comunque in Cina alla ricerca di Jusenkyo, per poter guarire veramente…*
Intanto era felice di essersi tolto un grosso peso, di non rischiare più di attirare le attenzioni di quell’imbecille di Kuno o di qualche altro ragazzo (ancora gli bruciava il bacio di Mikado Sanzenin…). Si era perfino dimenticato del combattimento con Ryoga, lasciato a metà per l’ennesima volta (ma anche Ryoga se ne era dimenticato, per quanto era felice). Decise di avviarsi. E di nascondere agli altri che sarebbe potuto anche non tornare mai più.
“Bene, io… devo andare. Salve a tutti. Arrivederci, P-Chan”.
Non poteva proprio fare a meno di chiamarlo così, anche in quella nuova situazione. Ma quel nome fece sussultare Ryoga, il quale aveva dimenticato di considerare un particolare per lui importantissimo.
*Un momento… io adesso non sono più P-Chan, il che vuol dire…*
E pensò alle notti trascorse tra le braccia dell’ignara Akane, sicuramente i momenti in assoluto più belli di tutta quanta la sua vita. E al fatto di non poterne mai più vivere altri simili…
“Aspetta, Ranma! Io… ci ho ripensato!”
Ma Ranma era già uscito dal Nekohanten e corso via, lo poteva appena distinguere in lontananza. Ryoga, preso in mano il manico magico, corse a perdifiato finchè riuscì quasi a raggiungerlo.
“Ranma, fermati un momento!!!”
“Mmh? Sei ancora tu, Ryoga? Ora cosa vuoi?” rispose Ranma senza rallentare minimamente il passo.
“Ho deciso… che preferisco… essere un maialino!”
“Troppo tardi… ci vediamo…”
“E invece no… ora tocca anche tu il manico… e riportiamo le cose come stavano prima…”
“Mi dispiace… ma non ci tengo per niente…”
“Allora… vuol dire che ti costringerò con la forza!!!”
E ricominciarono a combattere, saltando di tetto in tetto per le case di Tokyo.


   
 
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