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Autore: Zomi    31/12/2011    5 recensioni
Percorro afono un ultimo corridoio per poi frenare bruscamente davanti alla porta dell’infermeria scolastica. Sono lì, a gambe divaricate, senza una briciola di ossigeno nel corpo, completamente spompato. Respiro faticosamente a bocca divaricata. Il naso dilatato al massimo per recuperare un po’ d’aria che ho perso durante il tragitto...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I LOVE INFLUENZA 

Corro senza fiato lungo l’interminabile corridoio del terzo piano della scuola.
I volti dei miei compagni di scuola mi sfrecciano davanti distorti e indecifrati.
-Ehi Zoro!!! Dove corri?-
La voce di Rufy mi arriva lontana, quando svolto l’angolo delle scale per scendere al secondo piano. Manca ancora un piano e poi sarò arrivato.
Sempre che non mi perda…
Percorro gli scalini a tre a tre, cercando di mantenere l’equilibrio e di non schiantare il viso su qualche muro.
Atterro a pie pari sulla pavimentazione del secondo piano. Un centinaio di occhi di alunni mi squadrano stupiti. “Ma dove cavolo corre questo?” staranno pensando di certo.
Poco male, il pensiero in questo paese è ancora libero.
Riprendo a sfrecciare tra i corridoi e mi faccio largo tra la gente spintonando. Se non fosse per gli allenamenti di Kendo, come minimo ora, sarei stramazzato al suolo per l’assenza di aria nei polmoni.
Aumento il ritmo. Devo riuscire ad arrivare in infermeria prima che la campanella di fine pausa suoni.
Salto con una falcata un mio compagno, accovacciato a terra a legarsi una scarpa.
-Fratello Roronoa… l’hai saputo allora!!!-
Franky. L’ho riconosco dal timbro di voce e dal ciuffo ribelle azzurro che mi segue parlandomi.
-Corri da lei, eh Romeo?!?-
Arrossisco.
-No!!!- nego inutilmente –Voglio solo sapere come sta, tutto qui…- e cerco di seminarlo aumentando ancora di più la velocità.
-Bhè allora dovresti correre nel senso opposto dell’Istituto, dato che l’infermeria non è in questa direzione…-.
Freno di colpo sentendo questo commento. Franky invece procede spedito, schiantandosi rumorosamente contro un muro.
Indirizzo lo sguardo sulla foce della voce e trovo Robin appoggiata alla porta della sua classe. Chiude il libro che sta leggendo e mi sorride sornione.
-Dici?- domando grattandomi il capo. Come ho fatto a perdermi stavolta?
-Si, dico. E comunque ti conviene muoverti. Prima di te è passato Sanji: anche lui di gran fretta e verso il pronto soccorso scolastico…-
Ringhio alle sue parole: -Cosa? Quel ciuffo a banana…-
-Muoviti… corri!!!- mi interrompe la fidanzata del mio migliore amico Rufy. -L’ho accompagnata io dal Dottor Chopper, quando si è sentita male, dicendogli che l’avrei riaccompagnata a casa alla fine delle lezioni. Ma credo che, viste le sue condizioni, lui possa affidarla al nostro biondo amic…-
Non ascolto ormai più perché ho ripreso a volare tra gli atri.
-Dall’altra parte…- mi ricorda Franky ancora cementificato sul muro.
Inverto la rotta e mi fiondo a capo fitto giù per un’altra rampa di scale. Appena appoggio i piedi sulle mattonelle del piano terra lo vedo: una saetta dal capo giallognolo sfreccia tra le ragazze che affollano l’atrio, fermandosi a baciargli le mani o a guardare maniaco le loro gambe.
-Ciglio a rotolo di carta igienica- ringhio attirando la sua attenzione.
-Marimo disorientato- ribatte lui, alzando lo sguardo e ghignando nella mia direzione.
Parto in quarta e inizio a corrergli dietro. Lui saluta affettuosamente qualche altra ragazze poi riprende a correre anche lui.
Ormai l’ho raggiunto.
-Non arriverai mai prima di me, alga marcia…- minaccia affettando il passo. –Sarò il primo a raggiungere la dolce e influenzata Nami e a darle tutto il mio amoroso appoggio per riprendere le forze…-
I suoi occhi prendono una forma a cuoricino e le sue mani si congiungono sotto il suo mento e la sua stupida aria sognante.
-Te lo puoi sognare omogeneizzato rancido…- e ringhiando sadicamente, gli faccio lo sgambetto.
Il povero idiota finisce addosso ad un muro, deformandolo con la faccia.
-Ci vediamo Sanji… e tranquillo: NON porterò i tuoi saluti alla mocciosa…-
Percorro afono un ultimo corridoio per poi frenare bruscamente davanti alla porta dell’infermeria scolastica. Sono lì, a gambe divaricate, senza una briciola di ossigeno nel corpo, completamente spompato. Respiro faticosamente a bocca divaricata. Il naso dilatato al massimo per recuperare un po’ d’aria che ho perso durante il tragitto.
La porta a scomparsa davanti a me si apre lentamente, e il medico dell’Istituto, il Dottor Chopper, un esserino non più alto di mezzo metro e con tutte le fattezze di una renna, si materializza davanti ai miei occhi esauriti.
-Si?- domanda osservando attentamente la mia embolia cardiaca.
-Anfh… io… Uff… un… attimo… ho… bisogno… aria… Ahhhhhh…- perdo tutto il respiro recuperato cercando di parlare.
-Sono… vedere…influenza…-
-Roronoa, prendi fiato che non capisco un’acca di quello che dici… Su dai siediti qua…- e mi fa entrare nel piccolo studio medico che ha a disposizione.
Lo stanzino non è più grande di una trentina di metri quadrati, e due grandi finestre lo illuminano completamente. Le pareti bianche e l’odore di medicinali, lo fanno sembrare proprio un piccolo ospedale all’interno della scuola.
Mi siedo su di una sedia indicatami e bevo volentieri il bicchiere d’acqua che il dottore renna mi offre. Finalmente riesco a respirare senza problemi.
-Grazie…- mormoro posando il bicchiere su di un tavolo.
-Dottore…- lo chiamo e lui si gira verso di me muovendo braccia e gambe a mo di onda.
-Si…?!?- la sua voce sembra quella di un bambino la mattina di Natale.
-Ehm ecco… Questa mattina una ragazza dovrebbe essere stata portata qui da una sua compagna di classe perché si è sentita male in palestra…-
-Ti riferisci a Cocoyashi Nami? Si, una sua compagna di classe me l’ha portata con un febbrone da cavalli… come l’hai saputo?-
Arrossisco e mi gratto il capo indifferente. –Le voci girano in fretta… sa, in una scuola come la nostra…-
-Brooke l’ha spifferato ai 4 venti, vero?-
Dico di si con un cenno del capo, sospirando.
-Quel ragazzo sa sempre tutto di tutti… Comunque Nami ora sta riposando qui…-
Indica una zona disposta al riposo dei pazienti, separata dal resto dello studio da un separè bianco.
-Se vuoi puoi vederla, ma non la svegliare. Ha bisogno di riposo. Aveva una temperatura altissima e credo che non le sia abbassata del tutto… i genitori sono a lavoro e quindi dovrà restare qui fio a fine orario scolastico, quando poi la signorina Robin la verrà a prendere per riaccompagnarla a casa…-.
Annuisco avviandomi cauto dietro il telo divisorio. Sento il dottore sedersi alla sua scrivania e iniziare a scribacchiare sul suo registro.
Mi avvicino silenzioso al letto occupato da una figura immobile ricoperta da una coperta azzurrognola.
Mi siedo sullo sgabello che gli è di fianco e la osservo.
Ma dimmi te questa. Già sta mane avevo notando che non stava tanto bene, ma lei, testarda aveva negato:
-Non ti preoccupare Zoro…- aveva cercato di dissuadermi sorridendomi a gran fatica, mentre camminavamo insieme verso scuola, -… è solo un po’ di stanchezza…-.
Stanchezza, si. Ma a chi voleva darla a bere? Bhè, forse a me.
Guardo la sua figura dormiente sul lettino. Mi dà le spalle e i suoi lunghi capelli rossi ricadono liberi sulla sua schiena coperta dal lenzuolo. La copro un po’ di più, ma non sono molto delicato, e lei si gira di scatto aprendo gli occhi stanchi.
-Zoro…- mormora sottovoce.
-Ssh…- la zittisco posandomi un dito sulle labbra, -Va tutto bene, mocciosa. Sei solo svenuta per la febbre alta, durante l’ora di ginnastica. Brooke ha detto che sei caduta come un pero secco in mezzo al campo di pallavolo. Tutti i tuoi compagni credevano che avessi avuto un collasso…-
Fa una smorfia starna e si gira su un fianco nella mia direzione.
-Tu come l’hai saputo?- domanda intontita.
-Brooke, quel pettegolo formato anoressico, è in classe con te ricordi?!?- ridacchio coprendola meglio con la trapunta.
-Appunto… è in classe con me, non con te…- vuole avere ragione sempre lei, anche quando ha la febbre. Sbuffo.
-Brooke ha mandato un sms a Usop, che l’ha girato a Rufy che me l’ha fatto leggere. Per poco il Prof. Sengoku non ci beccano a tutti e tre, ma questi sono dettagli…-
-I soliti… idioti…-
-Si, noi, vero? Perché venire a scuola con una temperatura ideale per fare il tè, è da geni invece?-
Riesco a strapparle un mezzo sorriso, mentre si rannicchia tra le coperte.
Le accarezzo il capo.
Io e Nami siamo amici dall’asilo, da quando io le tiravo le treccine e la chiamavo “Pel di Carota” e lei mi faceva mangiare la sabbia e mi chiamava “Spinacio”. A noi si sono poi aggiunti tutti gli altri, e ora siamo una versione un po’ troppo modera di pirati scavezza collo.
Litighiamo, ci picchiamo nonostante lei sia il gentil sesso e certe cose non dovrebbe più farle, ci prendiamo ancora per il culo, scherziamo, ci tiriamo ancora i capelli e ci facciamo le linguacce, anche se abbiamo più di 18 anni ormai.
Sembra che un giorno all’altro ci ammazzeremo a vicenda, ma in realtà ci volgiamo un gran bene. Siamo in sezioni differenti, ma continuiamo comunque a frequentarci quando abbiamo tempo.
Altrimenti perché avrei rischiato un embolo solo per saper come sta?
An, già. Forse perché ne sono innamorato perso fin da quando giocavamo a “mamma e papà” alle elementari, e fingevamo di essere sposati.
Ripasso le mie callose dita tra i suoi crini ramati e mi perdo a guardarla nel dormi-veglia causato dalla febbre. Ha gli occhi semi chiusi, ma continua a osservarmi con quelle sue iridi color caramello. Mi sorride a ogni mio tocco, socchiudendo le labbra e arricciandole verso l’alto.
Ridacchio.
-Perché… ridi…?- sussurra a fil di voce.
-Mi sto chiedendo come ti sei presa questa cavolo d’influenza?-
-Succede… quando… si va…in… bici…sotto… la…pioggia…-
Alzo un sopracciglio e la guardo con sguardo interrogativo.
-Ieri, con quell’acquazzone che c’era, sei uscita in bicicletta? Ma che sei scema?- per poco non urlo. Sento Chopper muoversi sulla sua sedia scricchiolante, ma subito torna al suo lavoro, ignorandoci.
-Sono… andata… in… biblioteca…-
-Oh… allora è tutto scusato! Cavolo! Sei andata in biblioteca… ma caspita, chiamarmi che ti davo uno strappo con la macchina, no?- la sgrido, il che è un po’ ridicolo visto che di solito è sempre lei che sgrida me per certe cazzate.
-Tu… studiare…interrogazione matematica…-
-Centra un cazzo la matematica, che comunque il Prof. Iceberg non mi ha interrogato!!! Ma dico io, ti sei presa una influenza con i contro fiocchi per dei libri del cavolo, te ne rendi conto?!?-
Lei si sistema meglio nel lettino, alzandosi a sedere, e cerca di guardarmi con il suo tipico cipiglio da mocciosa orgogliosa e testarda. Ma la febbre è ancora troppo alta e deve rinunciarci.
Si distende sfinita al materasso e l’aiuto a ricoprirsi, guardando dietro le mie spalle che il dottore non ci badi.
-Non sono andata là… per prendere… dei libri… ma per… per riportarne… uno…-
Ha il fiato corto. Cerco di calmarla accarezzandole il suo dolce viso.
-Potevi comunque chiamarmi…-
-No…- mugugna, prendendomi la mano e facendola adagiare sul suo volto.
-Il libro non… non era… mio… era tuo… rischiavi la… la multa… perché eri… in ritardo nel… restituirlo…-
La guardo stupito. Si è presa la febbre per me?
Scuoto il capo.
-Ti riferisci al libro sui samurai giapponesi? Quello che hai preso da casa mia ieri?-
Annuisce stringendomi ancora di più la mano.
Proprio il giorno prima, avevamo studiato un paio d’ore insieme.
Studiato, bhè, è una parola grossa per indicare 3 ore e mezza di chiacchiere e giochi infantili tra cui “il volo dell’aereoplanino di carta più lungo” e “chi trattiene di più il respiro”.
Alla fine, Nami si era decisa a tornare a casa prima che iniziasse a piovere. Infilandosi il cappotto aveva notato il libro della Biblioteca sulla specchiera dell’entrata.
-E questo?- aveva domandato ingenuamente.
-Oh, è della Biblioteca comunale… interessante…-
L’aveva preso in mano e l’aveva sfogliato, fino ad arrivare al segna libro con su scritta la data di scadenza.
-Posso?-
-Se vuoi…- avevo alzato le spalle. Aveva sorriso, per poi baciarmi sulla guancia e uscire da casa mia.
Sorrido al ricordo e torno ad accarezzarla.
-Sei una mocciosa…- mormoro.
-L’ho fatto per te ingrato!!! ...ma guarda te… cosa si guadagna… a fare un… un favore… al ragazzo… che si… che si ama…- un ultimo respiro e si addormenta, sconfitta dalla tachipirina somministratele da Chopper.
Strabuzzo gli occhi.
Come ha detto?
Ho sentito bene?
Faccio una giravolta sullo sgabello in cui siedo.
Sorrido entusiasta.
Mi alzo di scatto dal seggiolino e manca poco che mi metta ad urlare dalla gioia.
Mi ama! Mi ama! MI AMA!!!
In quel momento il dottore scosta il sipario e mi vede in piedi esultante e con le braccia in aria in segno di vittoria. Mi guarda con la bocca aperta e sguardo stupito.
-Ehm… ecco… credo che sia meglio che vada…-
Lui annuisce e mi lascia ancora 5 secondi con Nami.
Mi inchino sulla mia bella e le sfioro le tempie con un bacio. Sono calde e morbide, profumano di mandarino.
-Tu aspettami qui…- le mormoro -… io ho lezione ancora per qualche ora e poi torno a prenderti. Ti riaccompagno a casa e lì parliamo un po’ di noi, eh? Che dici mocciosa?-
Si muove un po’ nel sonno e mi regala un lieve sorriso.
-Ti amo…- le sussurro ancora posandole un altro bacio sulla fronte.
-Anch’io…- risponde con un piccolo sbadiglio.
La campanella suona, informandomi che la pausa è finita.
Saluto il Dottor Chopper e lo avviso che riaccompagnerò io la mia Nami a casa a fine scuola.
-… non la affidi a nessun altro, mi raccomando-
-Traquillo Roronoa…- ridacchia arrossendo. Forse ci ha origliato mentre parlavamo, forse ha capito tutto dagli sguardi che ci siamo scambiati.
Ritorno alla mia classe lentamente. Tanto non ho fretta.
Lungo il percorso a ritroso, trovo Sanji.
-Maledetto…- mi salta contro –Ti ammazzo Morimo della malora. Che hai fatto alla mia Nami eh? Avrà avuto un infarto vedendoti al mio posto!!!-
-In verità è stata molto felice invece… continuava a sorridermi…-
-Da questo capisco che aveva la febbre molto alta… sai si scambiano persone per altre o si delira a volte…-
-Non in questo caso. Era molto lucida, la mia Nami…-
-Bhè se lo dici t…?!? La tua Nami?!? Che vuoi dire???-
Entro in classe ridacchiando. Gli tiro una linguaccia.
-Te lo spiego domani… ora ho lezione e oggi pomeriggio dovrò occuparmi della mia ragazza… sai si chiama Nami…-
Evito una sua scarpa al volo, e prendo posto al mio banco ghignando.
Mi stiracchio le braccia e mi preparo a fissare per le prossime tre ore, l’orologio a muro sopra la cattedra.
Tre semplici ore e poi avrò tutto il pomeriggio libero da dedicare a fare da dottore alla mia mocciosa.
Rido raggiante. Mai, più di adesso,l’influenza mi è simpatica… 

 

   
 
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