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Autore: Elothiriel    31/12/2011    11 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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XIV

XIV

Lontano da me

 

I due anni che seguirono alla nascita di Élfwine furono tranquilli e allegri. Disse la sua prima parola compiuta a undici mesi: con mio sommo sconforto non fu né ‘madre’ né ‘padre’, ma ‘wine’, termine con cui indicava i cavalli, i Cavalieri e sé stesso, per poi comprendere tutto ciò che gli risultava gradevole o suscitava in lui interesse.  Così, in breve mi ritrovai ad essere anch’io un ‘wine’, dato che mio figlio non faceva alcuna distinzione linguistica fra me e Zoccofuoco, suscitando l’inestinguibile ilarità di Éomer.

Wine?” chiamava ogni tanto mio marito, e appena mi giravo scoppiava a ridere. La pace ormai stabile e le ottime condizioni del Mark avevano reso Éomer decisamente meno cupo e ombroso: il suo carattere brusco e impetuoso non era cambiato affatto, ma sorrideva e scherzava molto più volentieri.

Élfwine crebbe forte e vivace, con una luminosa chioma bionda e grandi occhi grigi che mi ricordavano il mare in quelli di mio padre. Lo chiamavo Lauredol, Testadorata, in Sindarin. Tutti gli erano affezionati, perfino i vecchi Cavalieri burberi e scontrosi sorridevano quando lo vedevano passare, incespicando sulle sue gambette paffute, mentre giocava con Elfkral.

La Terza Era era terminata il ventiquattro marzo 3021, appena sette giorni dopo il mio compleanno: l’alba del venticinque si era levata sul primo dì della Quarta Era. Il conto degli anni non ripartì da capo, quindi l’anno in cui la mia pace fu seccamente interrotta era il 3024.

 

“Il Mare di Rhûn!” strillai. “Tu non puoi andare a guerreggiare nelle terre oltre il Mare di Rhûn!”

Stellagrigia sbuffò, irritata dalle mie urla improvvise. 

“Non posso rifiutare il mio aiuto ad Aragorn.”

Éomer diede una carezza distratta al suo destriero. Eravamo usciti per una breve passeggiata a cavallo, stavamo trottando tranquillamente sulle colline intorno a Edoras quando Éomer aveva annunciato la sua imminente partenza.

“Stai dicendo sul serio?” mormorai stupefatta. “Te ne andrai?”

“Non starò via a lungo. Mancherò da casa al massimo per due o tre anni.”

“Due o tre anni?” la mia voce crebbe di tono. “E cosa farò io? E Élfwine, crescerà in un accampamento militare? Tu non andrai alla guerra, per Eorl! E poi, che bisogno c’è di combattere laggiù, ai confini del mondo conosciuto? E se anche preme tanto a Re Elessar, che dovere hai tu di aiutarlo? L’esercito di Gondor è forte. Inoltre, il Mare di Rhûn è lontanissimo! Solo arrivarci è un’avventura! Ma cosa vi è saltato in testa, a te e al tuo amico belligerante?” ripresi fiato fissando mio marito, il quale, con mio grande dispetto, rideva.

“Che c’è di divertente?” dissi offesa.

“Il tuo modo di parlare” rispose Éomer. “E’ davvero divertente sentirti dire ‘per Eorl’ o chiamare ‘il tuo amico belligerante’ il Re di Gondor.”

“Non prenderti gioco di me!”

“Ascolta, Lothi.” disse Éomer, adesso serio. “E’ mio dovere partecipare a questa guerra, a meno che non sia impedito da eventi di forza maggiore o da una disastrosa condizione del mio regno. Poiché adesso il Mark è prospero e ricco e la pace è sovrana nelle mie terre, ritengo di poter partire e di poter portare con me il mio esercito.”

“E che ne sarà di me e Lauredol? Verremo con te, non è vero?” nel momento stesso in cui posi la domanda, conobbi già la risposta.

“No. Un viaggio così lungo è troppo pericoloso per nostro figlio, e le terre straniere al di là del Mare di Rhûn non sono il luogo adatto a una Regina e un principe. Tu resterai qui e regnerai in mia assenza.”

“Regnerò?”

“Farai tutto ciò che mi compete in tempi di pace.” Ero strabiliata: non credevo che Éomer avesse così tanta fiducia in me da lasciarmi guidare il Mark.

“Se io non dovessi tornare” aggiunse con raggelante noncuranza “Avrai la reggenza fino alla maggiore età di Élfwine.”

 

Tornata a casa, mi precipitai nella camera d Eowyn, divenuta ormai il mio rifugio. Sentivo la tristezza montare come la marea, mescolata a rabbia cocente e furiosa impotenza. Perché Éomer mi faceva questo? Perché doveva andare, star lontano per anni? Che mandasse qualcun altro come comandante del suo esercito. Ma sapevo, nel profondo del cuore, che Éomer non era spinto solo dal dovere. Mi accorgevo del suo sorriso feroce e luminoso quando impugnava la spada, del piacere che provava a esercitarsi con i suoi soldati, sconfiggendoli, poiché lui era giovane e forte. Avevo un lieve sentore dell’ombra che aduggiava il suo cuore, il timore di invecchiare senza accorgersene, scoprire un giorno di non essere più in grado di uccidere un Orco con un semplice fendente, la giovinezza passata senza più imprese gloriose dopo quella che era costata la vita a suo zio e aveva messo a rischio quella di sua sorella.

 

“Lauredol, vieni” chiamai con le lacrime agli occhi. “Vieni a salutare tuo padre.” Mio figlio corse verso di noi con quella sua andatura incerta e traballante. L’esercito si era riunito a Dunclivo, e io e Élfwine l’avevamo seguito, per recare l’ultimo saluto ai Cavalieri. Con Éomer partivano Elfhelm, Maresciallo della Marca Orientale ed Erkenbrand, Maresciallo della Marca Occidentale, Léothod, Derfalec, i Signori di Clivovalle e Dunclivo. Gamling sarebbe rimasto a Edoras come Primo Maresciallo in assenza del Re, e avevo ordinato a Elfkral di non partire, sebbene fossi consapevole che lui lo desiderava ardentemente.

Élfwine raggiunse le mie ginocchia e io lo presi in braccio.

“Guarda tuo padre, Lauredol,” singhiozzai “Guarda com’è bello nella sua armatura, guarda come lo rende felice la guerra.” Mio figlio si sporse verso Éomer, a toccarne il petto.

“Wine” disse convinto, guardando da sotto in su il viso del padre. Non capii se ‘wine’ in quel momento era Éomer, che spesso veniva chiamato così dal figlio, o la sua corazza scintillante.

“Addio, figlio mio.” disse Éomer, con voce triste ma decisa. “Non puoi seguirmi dove sto andando, ma ti prometto che tornerò presto.”

“Wine va?” chiese Lauredol. “Lontano?” aggiunse spalancando gli occhi color del mare in tempesta.

“Wine va molto lontano, tesoro mio.” dissi stringendomi Élfwine al petto.

“Tornerò prima di quanto non pensiate.” ribattè Éomer. Mi prese Lauredol dalle braccia e lo depose a terra, poi si inginocchiò davanti a lui e gli mise le grandi mani sulle piccole spalle fragili. “Tu sei il mio erede, Élfwine Lauredol. Se io non dovessi tornare, hai il compito di proteggere questa terra e il suo popolo. Mi capisci, figlio mio?” Il sole brillava sulle loro chiome così simili, tracciando per terra le due ombre, l’una del grande Cavaliere, sovrano di un popolo spietato, e l’altra del bambino che a stento parlava, erede predestinato e inconsapevole.

“Wine non va” piagnucolò Élfwine.

“Tornerà, Lauredol.” promisi. Mio marito si alzò e mi baciò con forza. “Addio, Lothíriel.” disse sciogliendosi dolcemente dall’abbraccio. “Abbi cura di nostro figlio.”

Montò a cavallo e prese in mano le redini. Élfwine, che non aveva alcun timore di quelle grandi creature, corse sotto la pancia di Zoccofuoco e si aggrappò al suo zoccolo.

“Wine non va, non volio!”

Éomer sorrise, scese dal suo destriero e prese in braccio il figlio, per risalire a cavallo con lui. “Sarai un glorioso Signore del Mark, Élfwine Lauredol! Corri, Zoccofuoco, mostra al tuo principe cosa siano i cavalli del suo regno!” Zoccofuoco si impennò, e io tremai, anche se vedevo che Éomer teneva ben stretto il bambino. Il cavallo corse fino all’estremità dell’accampamento e tornò indietro in un attimo. A quel punto, mio marito depose Élfwine a terra, e dopo aver urlato un ultimo saluto, raggiunse la sua posizione in testa all’avanguardia e partì al galoppo, seguito dal suo esercito. Lauredol rimase seduto là dove il padre lo aveva deposto mentre l’esercito gli sfilava accanto, avvolto dalla polvere, fino a che l’ultimo Cavaliere non fu passato. Allora, Calfwen lo sollevò e gli diede qualche pacca affettuosa sul pagliaccetto.

“Non sta bene che un principe sia così sporco, piccolo signore! Alle belle principesse i bambini polverosi non piacciono, non lo sai, Lauredol?” la balia, a un mio cenno, mi porse Élfwine, e io lo strinsi contro di me, nascondendo il viso nella sua chioma dorata perché le altre donne non mi vedessero piangere. 

“Wine è andato, made?” non prestai nemmeno attenzone al fatto che mio figlio mi avesse chiamato ‘madre’ e non wine come faceva di solito.

“Si, tesoro mio. E’ partito.” L’inconsolabile pianto di Lauredol si confuse con il mio.

Non avrei rivisto Éomer per tre anni.

 

 

“Torniamo a casa.” dissi la mattina dopo, al primo levarsi del sole. Non sopportavo di rimanere lì, dove Éomer mi aveva lasciato, preferendo la guerra a sua moglie e a suo figlio. “Elfkral, fa’ in modo che tutti siano pronti per partire al mezzodì.” ordinai.

“Si, mia signora.” Il giovane uomo si allontanò gridando ordini.

“Calfwen, mio figlio dorme ancora?” chiesi alla balia.

“Si, mia signora.”

“Sveglialo, vestilo e portalo da me. Partiamo.”

“Subito, mia signora.”

Uscii dalla tenda e mi diressi, non vista, verso il margine dell’accampamento. Ripensai a quando, una fredda mattina di primavera di tre anni prima, ero ugualmente scivolata via dalla tenda e avevo aspettato mio padre sulla cima di un poggio, terrorizzata dal futuro che l’alba annunciava. Come ero diversa allora! Non ero più di una bambina. Eppure, non era passato molto tempo. Ricordai Éomer come l’avevo visto la prima volta, e la paura che mi incuteva i primi giorni del nostro matrimonio. Avevo imparato ad amarlo, e a temerlo di meno, avevo imparato a vedere al di là dei suoi modi bruschi e delle sue parole a volte rudi. A cosa era servito tutto questo? Solo a soffrire di più adesso, come non avrei sofferto se fossi rimasta solo l’alleata in un matrimonio politico.

“Lothíriel?” la voce buona e roca di Melange mi risvegliò dai miei pensieri.

“Se n’è andato.” Riuscii solo a dire.

“Tornerà, mia cara. Vedrai, tornerà, sporco di sabbia e sangue, stanco di combattere, desideroso di pace. Tornerà e ti chiederà perdono.”

“Non so se lo merita.”

“Forse no, ma sicuramente sarai felice di concederglielo. Credimi, ne so qualcosa, Gamling ha combattuto tante guerre in quei tempi bui, quando eravamo giovani. Ti ha lasciato il regno e suo figlio, le cose certamente più care per lui.”

“E se non dovesse tornare? Se dovesse cadere? Cosa ne sarà di me allora? Non credo che riuscirei a regnare fino alla maggiore età di Lauredol.”

“Non sono convinta che la tua preccupazione sia davvero quella che mi dici, Lothíriel. Io penso invece che tu sia angosciata per la sua sorte, per il dolore che soffrirà, per le ferite e gli stenti che dovrà passare.” Mi morsi il labbro inferiore, senza guardare Melange, perché aveva perfettamente compreso il mio animo.

“Non sono costretta ad amarlo, capisci, Melange? Basterebbe che non mi ribellassi al suo volere. Quando ho accettato di sposarlo, non pensavo che l’avrei mai amato. E invece si, per Eorl! E invece lo amo, per quanto sia scortese e impulsivo. E in questo momento non vorrei amarlo, poiché mi ha dato un grande dolore con la sua partenza.” Trattenni i singhiozzi dentro di me, perchè non volevo mostrarmi debole davanti a Melange, che stimavo tanto.

“Povera Regina!” mormorò la mia amica, e mi abbracciò. Io nascosi il viso sulla sua spalla e finalmente piansi.

“Qualche volta vorrei che mia madre fosse qui” singhiozzai. “Mi sento così piccola e sola.”

“Piangi pure, mia cara piccola” disse dolcemente l’anziana donna. “Non c’è tua madre qui, ma ci sono io.”

 

“Calfwen, prendi Lauredol e portalo a letto.” ordinai. Eravamo ormai giunti ad Edoras, Élfwine dormiva placidamente su Stellagrigia. La città era silenziosa e triste, le donne erano rientrate presto in casa dopo la partenza degli uomini. Dopo aver ordinato che mi fosse portata una cena veloce mi ritirai in camera. Avevo bisogno di un conforto, qualcosa di allegro che mi tirasse su il morale. Mi sedetti con cautela sul mio lato del letto e frugai nel mucchio di carte sulla sedia, fino a trovare la lettera che cercavo. Recava lo stemma di Dol Amroth, ormai logoro per tutte le volte che l’avevo aperta e letta.

 

 

12 Aprile 3024, Dol Amroth

Cara Lothíriel,

come stai?

Ci ha reso davvero molto felici avere tue notizie. Noi stiamo bene, a parte che Mathrel è stata sgridata aspramente da nostro padre perché l’ha sorpresa con lo scudiero Cenhed - te lo ricordi? - e quindi lei ha pianto un poco.

Il racconto delle tue imprese è stato stupefacente, avresti dovuto vedere com’era fiero nostro padre. Nostra madre invece era piuttosto spaventata. Adesso il popolo parla di te come ‘la principessa condottiera’, suppongo  sia stato Fetrales a spargere la voce per tutta la città.

Ma ardo di curiosità verso mio nipote! Élfwine Lauredol dev’essere un bambino meraviglioso. Mathrel asserisce che se somiglia al padre non può essere che molto affascinante, io ripeto che lo sarà soprattutto se assomiglia a te. Non vediamo l’ora di conoscerlo, e con noi tutta Dol Amroth, per non parlare dei nostri illustri genitori: nostra madre ha pianto di commozione quando ha letto la tua missiva, nostro padre vuole assolutamente vedere il suo primo nipote. Si mostrano molto fieri di te, ma sono dolenti di non esserti vicino in questo importante avvenimento.

Devi venire presto a trovarci, e hai l’obbligo di portare con te mio nipote. Manchi moltissimo a tutti, Irahel non fa altro che parlare di te ultimamente, ha deciso che chiamerà sua figlia Lothíriel. Lei continua a essere la beniamina della città, il popolo la adora. Quando va a passeggio con le dame di compagnia per le vie saluta tutti, e perfino i vecchi scontrosi le si inchinano con un sorriso. Lamrai ha deciso di istruirla personalmente, ma Irahel è troppo irrequieta per studiare come fa lei. A proposito, Lamrai si è fidanzata! Il prescelto è il figlio di Maden, il cavaliere del Gabbiano Dorato. Il ragazzo si chiama Madlon, è un giovane molto colto. Si sono conosciuti in occasione della festa data in occasione del cinquaquattresimo compleanno di nostro padre, il quale ha dato subito la sua approvazione. Probabilmente sarà lei la seconda di noi a sposarsi, sebbene abbia adesso solo vent’anni. Io mi sento quasi vecchia, a vederla progettare il suo matrimonio! Chi l’avrebbe mai detto, che mi sarei sentita anziana a ventiquattro anni.

Ripeto, devi venire a trovarci presto, fare sempre la sorella maggiore è piuttosto faticoso. E poi, dimenticavo, devi assolutamente vedere quanto è cresciuto Fetrales! Ormai è alto come nostro padre, e si dà un sacco di arie da uomo adulto, sebbene sotto sotto sia ancora un ragazzino e corra dietro alle lucertole con Irahlel.

Infine, io sto bene, anche se mi manchi tantissimo. La mia vita non è ricca di avventure come la tua, ma mi trovo comunque sempre occupatissima, con mille piccole incombenze che non cessano mai di stupirmi e di divertirmi.

Auguri per il tuo compleanno, anche se probabilmente sarà già passato quando la lettera sarà arrivata.

A presto, mia cara sorella maggiore. 

 

Con tutto il mio affetto

Imhlen

Figlia di Imrahil, Principessa di Dol Amroth

 

P.S Allego a questa mia missiva i biglietti che tutti hanno scritto personalmente, sebbene tutte le nostre sorelle e Fetrales abbiano partecipato alla stesura della stessa e ti mandino i loro più cari saluti.

 

Lentamente, tirai fuori il plico, legato con un nastro blu, contenuto nella busta insieme alla lettera di Imhlen. Aprii a uno a uno i brevi messaggi.

 

Cara Lothi, ci manchi tanto! Sai che lo scudiero di nostro padre mi ha regalato un gattino? E’ bellissimo. L’ho chiamato Lauredol, perché è giallo. Fetrales ride dei gatti gialli, non è carino da parte sua. Così ho un Lauredol anch’io, come te hai il tuo bambino!

Spero che tu stia bene e di rivederti presto. Forse adesso sono alta quanto te!

                                                                                                                                     Baci

Irahlel

Figlia di Imrahil, Principessa di Dol Amroth

 

 

Cara sorella, come stai? Spero tanto di venire a trovarti a Rohan. Dev’essere una terra meravigliosa, e nostro padre ha promesso che presto potrò trascorrere un periodo di addestramento fra i valorosi Cavalieri del Mark. Ora che mio nipote è l’erede al trono, non posso certo mancare di vederlo. Mi è stato detto della guerra su al Mare di Rhûn, vi parteciperò anch’io al seguito di nostro padre, e magari conoscerò tuo marito Éomer. A presto, cara Lothíriel.

 

Con affetto

Fetrales

Figlio di Imrahil, Principe ereditario di Dol Amroth

 

 

Diletta Lothíriel, spero che le stelle brillino sempre sul tuo cammino. Come ha scritto Imhlen, mi sono fidanzata, spero che tu possa essere qui per il mio matrimonio. Pensa che il mio promesso sposo ha una biblioteca immensa, abbiamo passato due giorni a decifrare un’antico documento che narra della fondazione di Gondor. E’ davvero di valore inestimabile! Te lo mostrerò quando verrai.

 

Abbracci

Lamrai

Figlia di Imrahil, Principessa di Dol Amroth

 

 

Carissima Lothi, come stai? Mi manchi tantissimo. Imhlen è un po’ troppo severa come sorella maggiore. Scherzo! Ma vedi di scrivere di più, che quando arrivano le tu lettere i nostri genitori diventano improvvisamente molto più buoni e permissivi. Imhlen ti ha raccontato della mia disavventura con Cenhed, adesso è tutto passato, ma ho un’intesa speciale con un giovane nobile che probabilmente andrebbe anche bene a nostro padre…Spero che tu venga presto, non vedo l’ora di raccontarti tutto.

Bacioni

Mathrel

Figlia di Imrahil, Principessa di Dol Amroth

 

Anche se la richiesta di una visita era pressante, non sarei potuta andare a Dol Amroth fino al ritorno di Éomer. Il regno gravava sulle mie spalle, e non potevo certo mollare tutto e rifugiarmi a Dol Amroth per qualche mese.

 

Ciao a tutte (tutti?)

Come sempre mi devo far perdonare l’attesa, ma come regalo di natale e capodanno vi ho condensato due capitoli in uno lunghissimo...forse è un po’ spezzato nel mezzo, ma pace.

Non so se farò qualche puntantina verso il Mare di Rhun oppure scriverò solo della nostra povera regina; comunque nel prossimo capitolo arriverà un personaggio nuovo (?) a corte.

Sempre grazie mille a tutte le carissime ragazze che mi scrivono recensioni (il verbo ‘recensire’ è orribile da coniugare...recensiscono...ma che razza di parola è?!): Destiel_Doped, Thiliol, Sesshy94, Elfa, Black_Moody, Arena, Thegreenminstrel,_ Gilestel_ e lexis.

 

Un bacio e auguri di Natale (in ritardo...) e anno nuovo!

Elothiriel

 

 

 

 

 

  
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