CAPITOLO
8
HIC ET
NUNC.
Questo
capitolo è il mio regalo
di
Natale per voi (anche se un po' in ritardo XD),
che
mi seguite e mi supportate con il vostro calore.
Spero
lo gradirete.
Auguri!!!
- Che ne dici di questo? -
Mi volto verso Candice con una
piccola piroetta, sventolando
l'abito nero appeso alla cruccetta e trovandola bellamente stravaccata
sul mio
letto.
Lei alza gli occhi chiari su di me,
abbandonando
momentaneamente la rivista, che stava sfogliando annoiata, al suo
fianco.
Resto in attesa del suo giudizio,
esattamente come ho fatto
nell'ultima ora e mezza.
Con un'occhiata veloce lo esamino
anche io mentre lo tolgo
dall’appendi abiti per analizzarlo in modo migliore.
Questo non mi sembra tanto male,
è il mio pensiero immediato
O almeno è meglio degli
ultimi che ho visto e provato.
E' elegantemente semplice e
abbastanza pesante da non farmi
sentire freddo.
È nel mio stile, certo,
però…
Già,
c’è di nuovo un “ma”,
che mi sembra grosso come
una casa, per di più.
Non so, c’è
qualcosa che non mi convince e che non me lo fa
piacere del tutto, sospiro stancamente.
Mi sembra che nessun abito sia adatto
all'occasione per cui
serve, ora come ora.
Candy mi fissa attenta e in silenzio
per qualche istante,
inclinando la testa verso destra e socchiudendo gli occhi chiari
nell'atto
complicato di decidere.
Alterna poi enigmaticamente lo
sguardo da me all'abito di
lana leggera, aprendosi, infine, in una evidente smorfia contrariata.
- No - decreta risoluta, scuotendo il
capo in un frusciare
di capelli biondi– Non va bene neanche questo
…è troppo formale – si corruccia,
annuendo poi compiaciuta della definizione che ne ha dato.
- Ok - sbuffo sonoramente io,
roteando gli occhi al cielo
ormai sull'orlo della disperazione.
Come se non bastasse il lieve
nervosismo che ho, ci
si mette anche la scelta dell’abito ad agitarmi maggiormente.
Butto anche questo vestito sul
mucchio alla mia destra, già
stracolmo per altro, degli indumenti che non vanno bene e che abbiamo
scartato.
Se continuiamo di sto passo
probabilmente finirò con andarci
in pigiama, noto lanciando un occhiata torva e intimidatoria
all'armadio.
Mi passo una mano fra i capelli,
ravvivandoli.
Non mi era mai capitato di essere
così indecisa in fatto di
abiti, neanche quando devo andare a degli eventi o a delle premier.
Nessun evento mi era parso mai
così spinoso come questa
occasione.
Sto cercando, infatti, di trovare un
vestito adatto per il
pranzo con Robin, che devo incontrare fra meno di un ora.
Impresa alquanto ardua.
Mi passo una mano fra i capelli,
spostandomi una ciocca dal
viso.
Pensavo sarebbe stato più
semplice, sinceramente, e invece
si è rivelata una cosa più difficile del previsto.
Ogni abito visto fin ora non sembra
piacermi così tanto da
convincermi e le scorte di vestiario nel mio armadio si stanno
esaurendo per
quanto siano ben fornite.
Sembra sempre presentarsi un qualcosa
che non me lo fa
piacere, che lo rende inadeguato.
Candice è qui da questa
mattina, nel tentativo di aiutarmi,
ma non abbiamo risolto niente purtroppo.
Non è un comportamento per
nulla da me, me ne rendo
benissimo conto, ma è anche facile trovarne la causa di
tutta questa
irrequietezza.
La verità è una
sola, infatti : sono nervosa per questo
incontro.
È una cosa alquanto
paradossale visto che l’ho già
conosciuta, ma è comunque così.
Nonostante l'abbia già
conosciuta e abbia passato del
piacevole tempo con lei ed Ian anche ieri pomeriggio, mi sento agitata
come se
dovessi incontrare il presidente d'America.
Robin è’ una
persona semplice, che sa metterti subito a tuo
agio - caratteristica che deve essere di famiglia, visto che la
possiede anche
Ian – ed è divertente.
Mi sta simpatica e mi piace, ma resta
il fatto che mi sento
inspiegabilmente in ansia.
Sovrappensiero, torturo con le dite
le punte dei miei
capelli accarezzandoli più volte.
Ho come la sensazione che abbia
percepito che ci sia
qualcosa di più, oltre la semplice attrazione, fra noi due e
questo mi mette un
po' in imbarazzo.
Non so, è una percezione
che ho avuto a pelle e gli strani
sguardi che ci lancia, non fanno altro che confermare le mie ipotesi.
Inoltre, il fatto che ieri ci abbia
beccati e, soprattutto,
interrotti mentre ci stavamo quasi per baciare, non aiuta molto a far
passare
il disagio.
Anzi, lo aumenta così come
anche la stizza per il contatto
mancato.
Ma non è semplicemente
questo.
Infatti, non è il solito
imbarazzo che si ha quando si deve
cenare con una persona che non si conosce o importante per il lavoro.
È
diverso.
Non so neanche io esattamente come
spiegarlo.
È un nervosismo dettato
dal voler fare buona impressione,
ecco.
E non ci vuole decisamente un genio
per capire tutto ciò è
legato al fatto che Ian mi piace. È inutile negarlo.
E se mi facesse qualche domanda
imbarazzante su noi due,
sulla nostra complicatamente semplice situazione?
Non saprei proprio cosa risponderle,
cosa dirle, visto che
non ho neanche io una risposta precisa e chiara per definirci.
So solo che mi piace e che ne sono
dannatamente attratta,
tutto qui.
Non voglio cercare altri sentimenti
dentro di me che sono
agli albori, forzare possibili risposte a domande troppo premature.
Non avrebbe senso e, dopo tutti i
dubbi, voglio
semplicemente godermi la constatazione che mi piace.
Solo questo.
Ancora una volta, come ha fatto senza
sosta in questi
giorni, la mia mente mi ripropone quel non-bacio sfumato per un no
nulla.
Se ripenso a quell'esigua distanza
che divideva le nostre
labbra e quanto poco mancava al bacio, mi viene male.
Mi voleva baciare, semplicemente
quello, e questo mi ha in
qualche modo sorpreso, destabilizzandomi.
Niente flirt o giochi, non mi
aspettavo un approccio così
diretto.
Sospiro. Dannazione, sarebbe bastato
un soffio per farle
incontrare.
Ero così sconvolta e
travolta dal tumulto di sensazioni di
quel momento che sono riuscita a prendere sonno solo dopo l'una
inoltrata,
nonostante abbia fatto finta di essere nel mondo dei sogni da un bel
pezzo
quando Ian è rientrato in camera.
So, che è un comportamento
non molto coraggioso e infantile
ma avevo bisogno di riflettere un attimo senza la pressione
dell'attrazione che
mi avrebbe sicuramente spinto a azioni affrettate.
E poi è inutile nascondere
che ci fosse anche una punta di
cocente imbarazzo a dettare il mio atteggiamento.
Non avrei saputo cosa dirgli o cosa
fare e, visto la poca
affidabilità del mio corpo quando è soggetto
all’attrazione, ho pensato che
fosse la cosa migliore ragionare a mente fredda e ormoni mansueti.
Avevo percepito i suoi occhi
indugiare languidi, per alcuni
lunghi attimi, sul mio profilo, come indeciso su cosa fare, e proprio
quando
avevo creduto che fosse pronto ad agire si era diretto verso il bagno.
Mi ero addormentata con la testa
piena di pensieri, il corpo
illanguidito dall'attrazione non sfogata e con il rumore dell'acqua che
scorreva nelle orecchie.
Il mattino dopo, quando mi sono
svegliata, lui era già in
piedi ma, a discapito di quello che pensavo e delle mie previsioni, non
c'è
stato alcun imbarazzo fra di noi.
Lui si è comportato
normalmente, come se quello della sera
prima fosse una cosa normalissima fra di noi.
Ed il sollievo è stato
immediato al suo solito sorriso di
buon giorno, lo stesso a cui mi sono ormai abituata.
Abbandono questi piacevoli pensieri,
rifocalizzando
l'attenzione sul pranzo con Robin e il problema dell'abito.
Voglio fare bella figura, una buona
impressione.
È una cosa alquanto
stupida visto che non stiamo neanche
insieme io e Ian, sospiro.
Con una scrollata di capelli
allontano anche questa
riflessione, rendendomi però conto che, pur non avendo molto
senso logico, per
me questo incontro ha un valore.
Basta con i pensieri, mi impongo
perentoria, soprattutto se
non hanno senso.
Mi avvicino poi nuovamente al mio
armadio, frugando fra i
pochi vestiti rimanenti ancora appesi.
Tiro fuori una camicetta verde bosco
con una scollatura
abbastanza profonda, che fisso poco convinta con un sopracciglio
inarcato.
- E se abbinassi quella con una gonna
?- propone con voce
allegra Candice, portandomi a voltarmi nuovamente nella sua direzione.
- Questa?- le chiedo scetticamente
dubbiosa.- Non avrò
freddo?- continuo perplessa, lanciando un'occhiata preoccupata fuori
dalla
finestra dove un forte vento imperversa gelidamente.
Infatti, nonostante sia ancora fine
novembre, fa già un
freddo allucinante e le temperature sono vertiginosamente calate fino a
rasentare lo zero.
Ormai sono lontani l'aria mite e il
sole tiepido della
scorsa settimana.
È davvero incredibile di
come il tempo possa cambiare da un
giorno all'altro.
Proprio come la situazione fra me ed
Ian, è il rimando
istantaneo della mia mente che mi provoca un leggero e piacevole
sfarfallio
nello stomaco.
Lo stesso che caratterizza ogni
pensiero dedicato a lui.
Siamo passati da semplici amici ad
un'attrazione
incontenibile e forse non solo.
Mi mordo un labbro, rendendomi conto
solo un secondo dopo di
come ormai sia automatico per me pensare a lui.
Lo associo a tutto, praticamente.
Penso davvero troppo
a Ian, noto non riuscendo però a
non esserne in qualche modo felice.
Qualsiasi cosa mi ci rimanda e
ciò, ormai, è diventato una
semplice, deliziosa constatazione.
Molto faticosamente cerco di
allontanare il suo invitante
pensiero, senza riuscirci per di più.
Ora perfino le questioni
meteorologiche mi fanno pensare a
lui!
Sbuffo passandomi una mano fra i
capelli.
Non è una cosa umanamente
normale.
Credo proprio che quel dannato
Somerhalder abbia preso
residenza fissa nei miei pensieri, casti o seri che siano.
- Già forse hai ragione -
concorda lei dopo un secondo,
squadrandolo meglio e distogliendomi dalle mie riflessioni che sembrano
avere
un unico nome. Il suo.
- Forse è un po' troppo
provocante- continua con una
smorfia, prima che un brillio di divertito la porti a sorridere
– E' più adatto
ad un appuntamento, tanto più se è un vero
appuntamento- ridacchia
calcando maliziosamente sulle ultime parole, ricalcando di fatto quelle
di Ian
e sapendo benissimo l'effetto che mi fanno.
Le lancio un'occhiataccia ammonitrice.
Non mi sfugge la sua bonaria presa in
giro, ma sono troppo
presa dal ricordo della sua voce calda che sussurrava quelle parole per
risponderle davvero.
Intendo un appuntamento
vero:
io e te seduti ad un ristorante con una bottiglia di vino e buon cibo
Ed è' un ricordo
così vividamente reale che l'esatto turbine
di emozioni sconclusionate che ho provato in quel momento mi pervade,
così come
il calore violento che mi aveva avvolta insieme all'euforia immediata .
È un insieme di sensazioni
uniche inarrestabile, avvolgente.
Ed, esattamente come allora, un
brivido mi pervade
prepotentemente e le farfalle fedeli svolazzano nel mio stomaco.
- Sinceramente pensavo che vi sareste
saltati addosso molto
prima di avere un appuntamento.- ride divertita Candice, guardandomi
allegra da
sotto le ciglia chiare.
Sorrido anche io per la sua battuta
fin troppo verosimile
alla realtà.
Visto tutta l'attrazione repressa e
sempre velatamente
nell'aria, non ci sarebbe stato nulla di cui stupirsi infatti se fosse
finita
così.
Anche se l'eventualità
descritta da lei non mi sarebbe per
nulla dispiaciuta, emetto un sospiro quasi sognante. Sono una
pervertita, me ne
rendo benissimo conto.
- Io invece che non sarebbe mai
successo- le rispondo con
una piccola alzata di spalle,
prendendo posto al suo fianco.
- Oh andiamo Nina! Era praticamente
impossibile, qualcosa
sarebbe accaduto comunque.- afferma con tono sicuro e ovvio
gesticolando
convulsamente, come a sottolineare la veridicità delle sue
parole. - Cioè fate
praticamente sesso con lo sguardo ogni volta che i vostri occhi si
incontrano.
– continua schietta e sincera come suo solito, provocandomi
però un'imponente
ondata di rossore sulle guance a queste parole.
È davvero così
evidente l'attrazione che traspare dai nostri
sguardi? Mi domando imbarazzata dal fatto che qualcun altro se ne sia
accorto.
La mia espressione deve essere
alquanto buffamente
imbarazzata perchè lei scoppiare a ridere dopo un secondo.
Per quanto so che in parte sia vero
non posso fare a meno di
essere imbarazzata per come l'ha detto .
- A quanto pare però Ian
mi ha smentito ed è riuscito a
tenere gli ormoni a freno abbastanza per non saltarti addosso- mi dice
con un
sorriso sornione e furbo, la risata ancora sulle labbra.- Quindi gli
devi proprio
piacere- afferma sicura con un sorriso più dolce che
malizioso ora a tenderle
le labbra.
Presa in contro piede dall'argomento
non dico nulla,
sentendo però le guance prendere fuoco a questa
affermazione,che assomiglia
dannatamente ad una constatazione.
Una constatazione che mi sconvolge
decisamente troppo e che
mi rende incontrollabilmente felice.
Cerco di calmare il battito frenetico
che sembra essere
impazzito a queste parole, nello stesso identico modo in cui impazzisce
quando
c'è lui nei dintorni.
- Comunque...- mi raschio la gola,
tentando di non lasciare
che i pensieri partano in quarta e inizino a fantasticare e di non fare
caso al
senso di euforica compiacenza che mi ha pervaso.
Cosa alquanto difficile.
- Possiamo non toccare il tasto
appuntamento?- sospiro
guardandola quasi implorante.
Non che non mi vada di parlarne,
solo...
- Perchè?- ride lei,
divertita dalla mia smorfia
corrucciata.
Sbuffo affranta, torturando con le
dita il bordo della
camicia che indosso.
- Non so cosa mettermi neanche domani
sera- le confesso
mordendomi un labbro e guardandola in attesa di un consiglio che spazzi
via
tutti i miei dubbi al riguardo.- Non so se è meglio che
metta qualcosa di
elegante o magari un semplice paio di jeans. Sono indecisa - le
confido,
lasciando che i miei dubbi parlino da soli - Non so neanche dove mi
vuole
portare- allargo le braccia.
- Beh, se vuoi andare sul sicuro
mettiti solo un completino
intimo addosso, sono sicura che è l'abbigliamento che ti
preferisce !-
ridacchia sfacciatamente maliziosa facendomi arrossire nuovamente, un
po'
imbarazzata.
- Candice!- la riprendo, lanciandole
contro la camicetta che
ho fra le mani e che lei riesce a parare in tempo, afferrandola.
Non so perchè o come mai,
ma ogni volta che c'è un rimando
diretto alla nostra attrazione le mie guance si velano sempre di
consapevole
rossore. Non ci posso fare nulla, è più forte di
me.
Un attimo dopo è un'altra
cosa a sconvolgermi e il mio
rossore non + più d imbarazzo ma di cupidigia.
Il pensiero del suo sguardo rovente
addosso viene proiettato
subito nella mia mente, diventando quasi reale in una connessione
istantanea
tra parole ed immagini da togliere il respiro.
Un pensiero che, proprio come tutti
gli altri, è vietato ai
minori e non si conclude per nulla castamente.
- Hai ragione- annuisce, facendomi
pensare per un attimo che
abbia davvero capito di smetterla - Ti preferirebbe direttamente nuda
–
continua con una maliziosa risata argentea, ritirandomi contro il pezzo
di
stoffa sgualcita che è diventata la mia camicia.
La fulmino con lo sguardo.
- Candice!- ripeto ancora,
riprendendola, con la voce
un'ottava più alta a causa dell'imbarazzo e gli occhi
sbarrati.
Lei si limita a continuare a ridere
di gusto questa volta,
beccandosi l'ennesima mia occhiataccia truce.
Decido allora di passare al
contrattacco.
- Chissà cosa ne
penserebbe Zach, invece- freccio, sapendo
del suo interesse nei confronti del ragazzo.
Al contrario mio lei non si imbarazza
più di tanto,
continuando a ridere.
L'unico indizio che mi fa capire di
aver colto nel segno
sono le sue guance improvvisamente rosse,e di certo non a causa delle
risate.
- Ok, tregua- mi dice, alzando le
mani in segno di resa.
- Cosa mi metto?- le chiedo,
ricordandomi del mio problema
originario.
- Io il mio consiglio te l'ho dato e
sono sicura che Ian mi
ringrazierà- mi prende maliziosamente in giro,
contraddicendo quello che ha
appena detto,
- La prossima volta
chiederò un consiglio a Paul su come
vestirmi, lui mi sarà sicuramente più di aiuto di
te- mormoro imbronciata e
offesa, incrociando le braccia al petto e lanciandole un'occhiataccia
corrucciata.
- Allora preparati ad andare in giro
sempre in tuta –
afferma risoluta, riuscendo a strapparmi un sorriso divertito
però . - O forse,
visto il suo istinto da Stefan geloso, ti
costringerà a mettere un burqa
-
E' vero Paul è un po'
protettivo e geloso nei miei
confronti, come un vero e proprio fratello geloso.
Mi ricorda il mio per questo aspetto
e, in qualche modo, me
ne fa sentire anche meno la mancanza.
- Comunque non ho sul serio la
più pallida idea di cosa
indossare in entrambi i casi – mi passo frustrata una mano
sul volto,
spostandomi poi una ciocca di capelli dal viso e alzando lo sguardo su
di lei.
- Un problema alla volta –
si tira a sedere sul letto,
guardandomi risoluta e mettendomi un dito davanti al naso,facendomi
segno di aspettare
Prima pensiamo al pranzo con la futura cognata e poi a quello- afferma
decisa e
risoluta.
- Non è la mia futura
cognata- ribatto con un filo di voce,
prendendo letteralmente fuoco questa volta.
Non posso negare infatti, seppur
internamente e molto
nascostamente, però che una parte di me non tanto piccola
vorrebbe esserlo
davvero.
E non solo perché mi sta
simpatica ma perché comporterebbe
essere la fidanzata di Ian .
Sospiro rendendomi conto che i miei
pensieri diventano ogni
giorno che passa sempre più ingovernabili e senza freno.
Ora oltre ai pensieri indecenti e
decisamente poco casti, ci
si mettono anche queste riflessioni inappropriate e del tutto senza
senso.
Ok,oggi dormire troppo mi ha fatto
decisamente male, mi
conforto con questa spiegazione poco plausibile. O forse sto diventando
semplicemente pazza.
Si, ma di lui.
Candice non dice nulla, limitandosi
ad un sorriso malizioso
di chi la sa lunga.
- E allora perchè sei
così nervosa? Infondo è solo la
sorella di un ragazzo che neanche ti piace- mi punzecchia con tono
ironico un
attimo dopo, beccando come ogni dannata volta il punto debole.
Sinceramente non so come diavolo
faccia, ma a volte sembra
conoscermi più di quanto io conosca me stessa.
- Non ho mai detto che non mi piace -
mormoro piccata,
puntualizzando la situazione e stringendomi infantilmente fra le spalle
- E' un
bel ragazzo, sarebbe impossibile negare che io ne sia attratta
– affermo con
una scrollata del capo, arrampicandomi un po' sugli specchi.
So bene che non è solo
questo, ormai ne ho piena coscienza
ma non mi va di parlarne.
Ammetterlo a me stessa è
già stato un enorme passo avanti,
ma sono in qualche modo gelosa di questa constatazione.
La voglio tenere per me ora,
nonostante so che Candice sa
perfettamente cosa provo.
- E poi... non sono nervosa- ribatto
punta sul vivo, tenendo
però ben lontano il mio sguardo dal suo.
Per fortuna non ribatte nulla in
risposta, cambiando
argomento.
-Comunque, tornando al nostro
problema... Di tutti i vestiti
che abbiamo visto non ne va bene nessuno.- afferma convinta e sicura,
spazzando
via le mie speranze di apparire almeno presentabile.
- Già – mormoro
sconsolata con un sonoro sbuffo.- Tu non hai
nulla da prestarmi?- le chiedo poi,
speranzosa di risolvere
così la questione.
Lei per tutta risposta si limita a
squadrarmi con
un'occhiata attenta, rimanendo in silenzio per alcuni secondi.
- Candy, mi stai ascoltando?-
aggrotto confusa le
sopracciglia dalla sua espressione pensierosa.
- Perché invece non resti
vestita così?- mi domanda in
risposta lei, indicando con un cenno del capo gli abiti che indosso,
cioè una
semplice camicia azzurra e dei jeans abbinati con degli stivali fino al
ginocchio.
- Non è troppo
… semplice?- le domando dubbiosa guardando
con occhi critici miei stessi abiti.
Non sono nulla di particolare o
elegante ma decisamente sono
abiti da me.
- Secondo me sei perfetta, invece
– annuisce vigorosamente
con un sorriso gaio e rassicurante.
Qualche incertezza rimane, dettate
dallo stesso motivo che
mi rende nervosa.
Ma quelle non potrebbero essere
spazzate vie neanche da Ian
in persona, quindi direi che l'opzione migliore sia rimanere vestita in
questo
modo.
- Ok, vada per questo- allargo le
braccia mentre lei batte
allegra le mani, approvando.
- Non potevi dirmelo prima , scusa?-
mormoro dopo un secondo
, rendendomi conto di aver messo sottosopra il mio armadio per nulla
praticamente.
Lei ridacchia divertita, beccandosi
un'altra mia
occhiataccia.
Non faccio però in tempo a
dire altro e lei a rispondermi,
perchè il rumore di una chiave infilata nella serratura e ,
poi, di una porta
che si apre ci interrompono.
- Mi sa che il tuo principe azzurro
sta rincasando -
sussurra divertita Candice, indicando la porta con un cenno del capo e
beccandosi un secondo dopo la mia occhiata truce.
Neanche un attimo dopo infatti la
porta si apre e Ian,
sudato e con le guance lievemente arrossate per la fatica della corsa,
compare
davanti a noi.
Deve essere tornato da poco
perchè un leggero fiatone lo
scuote, facendogli alzare in modo aritmico il petto.
- Cos'è, hai preso la
residenza nella nostra camera?- è il
suo saluto ilare all'indirizzo di Candice.
Si richiude poi la porta alle spalle,
rivoltandosi e
compiendo qualche passo verso di noi.
A me, invece, riserva un'occhiata
limpida e un mezzo sorriso
mozzafiato che mi provoca una dolce e lieve tachicardia.
Batticuore che aumenta, per
tutt'altri motivi, non appena i
miei occhi cadono volontariamente sulla maglietta sudata che aderisce
perfettamente e mette in mostra i suoi pettorali scolpiti.
Il fatto che abbia parlato al plurale
non sfugge però a
Candice, così come invece è accaduto a me.
- Nostra?- lo
rimbecca infatti la bionda calcando
maliziosamente sulla parola fino a conferirle una cadenza allusiva.
Si volta poi verso di me, lanciandomi
un occhiata allusiva
che sembra voler dire “te lo aveva detto”, ma che
io non comprendo del tutto.
E solo ora noto il pronome che ha
usato. È al plurale. Nostra.
Ha detto nostra, mi ripeto
mentalmente e il senso di inspiegabile
euforia automaticamente aumenta.
È un'iniezione di buon
umore impagabile e, più ne prendo
coscienza, più essa cresce.
Mi ritrovo a sorridere genuinamente
ed incontro fugacemente
il suo sguardo per qualche secondo.
Ian non dice nulla, limitandosi a
sorridermi enigmaticamente
di rimando.
È un sorriso strano, fra
l'imbarazzato e il compiaciuto. Lo
stesso che ha quando gli fanno un complimento che gradisce
particolarmente o
quando racconta aneddoti della sua infanzia.
- Comunque lo sarà ancora
per poco, se è per questo.-
sospira -Mi hanno detto che la mia stanza da domani è pronta
– afferma senza
nessuna gaiezza o ironia nella voce, quasi pesantemente e quelle parole
hanno
per me il peso di un macigno.
Deglutisco, mentre la mia mente
registra il sapore amaro di
queste parole.
Da domani non condivideremo
più la stessa stanza.
Da domani non condivideremo
più lo stesso letto e lo stesso
bagno.
È un dubbio atterrante mi
attraversa.
E se da domani non condividessimo
più nulla? È il pensiero
immediato e spaventoso che mi avvolge in una morsa deprimente.
Una paura familiare che è
sempre in grado di provocarmi
mille dubbi.
Dannazione ma perché
dovevano ridargliela proprio ora che
le cose si stanno smuovendo? È il mio rammarico immediato.
Questa sarà la nostra
ultima notte insieme quindi ed è
paradossale che accada proprio ora.
Lui non dice nulla, lasciando che un
silenzio appesantito
dalle mie riflessioni piombi nella stanza.
Sospiro, cercando di non lasciarmi
travolgere e schiacciare
da queste paure.
Non avrebbe alcun senso ora che ho
ammesso internamente ciò
che provo.
Non sarebbe semplicemente giusto ora
che ho fatto
chiarezza nella mia testa e non solo lì.
Non sono ancora sazia del tempo
passato insieme. Ne voglio
ancora, non mi è bastato questo.
Ian mi lancia poi un'occhiata di
sottecchi, come a studiare
la mia reazione e io li rialzo dal pavimento dove li avevo puntati
ostinatamente fino a incontrare i suoi.
E sono proprio i suoi occhi, in
qualche strano modo, a darmi
una risposta inaspettata ma di cui ho bisogno come l'acqua per un
assetato nel
deserto.
Sono lievemente più cupi
del normale, scuriti.
Vi scorgo dentro le mie stesse
sensazioni, la mia stessa
tristezza, i miei stessi dubbi ma soprattutto la stessa voglia di
passare del
tempo insieme. Ancora.
È uno sguardo speculare al
mio, che riflette le mie stesse
emozioni. E anche qualcosa di più, che inspiegabilmente mi
tranquillizza
spazzando via quelle insinuanti domande.
E capisco che nulla
cambierà.
Così come non
cambierà la volontà di passare del tempo
insieme e tutto quello che abbiamo raggiunto emotivamente.
- Ok, io vado.- scende dal letto con
un saltello Candice,
rompendo il momento e anche il nostro gioco di sguardi. Probabilmente
vuole
lasciarci da soli.
Mi alzo anche io in piedi,
incontrando solo per un breve
attimo lo sguardo di Ian, che torna imperscrutabile.
Accompagno Candice alla porta e,
proprio quando sta per
uscire, mi sussurra qualcosa.
- Comunque stai tranquilla,
andrà benissimo – mi fa
l'occhiolino la bionda prima di scomparire oltre la porta, nel
corridoio.
Le sorrido grata, lievemente
più rincuorata dai suoi
consigli anche se non del tutto.
- Lo spero -
Chiudo poi la porta, rivoltandomi
verso Ian che trovo
esattamente nella stessa posizione in cui l'ho lasciato.
Punta i suoi occhi adamantini
interessati nei miei,
facendomi trattenere il respiro perchè capisco che ha
intuito qualcosa di
quello che ci siamo dette.
Mi fissa con le sopracciglia scure
leggermente aggrottate,
come a cercare di capire il senso dei sussurri che mi sono scambiata
con
Candice.
Mi mordo un labbro strizzando gli
occhi mentre spero
vivamente che non li abbia sentiti e che non abbia capito a cosa ci
riferissimo. Anche perché sarebbe piuttosto imbarazzante.
La sua espressione cambia un attimo
dopo, tornando quella di
sempre tra il maliziosamente enigmatico e divertito.
- Credo che andrò a farmi
una doccia, ora - si passa una
mano fra i capelli umidi e scompigliati.
Io annuisco, rimanendo in silenzio
ancora persa nei miei
pensieri.
In bilico fra la paura che abbia
captato le nostre parole e
la voglia, opposta, che mi incita quasi a esternargli i miei dubbi.
Mi sposto una ciocca di capelli,
rimettendola dietro
l'orecchio.
Ed è proprio quando mi
decido a muovermi che qualcos'altro
mi blocca, facendomi trattenere violentemente il respiro .
Ian con un gesto fluido si toglie la
maglietta leggera e
sudata che indossa, restando a petto nudo e mandando in visibilio i
miei ormoni
recalcitrati.
A questa paradisiaca visione un
imponente ondata di calore
mi pervade, focalizzandosi in particolar modo nel basso ventre e un
impellente
bisogno di spogliarmi si impossessa di me.
Mi sento come se l'aria mi mancasse e
tutto il mio corpo
stesse prendendo fuoco, attraversato dalla lava di voluttuoso desiderio.
Boccheggio, scoprendo solo ora di
aver trattenuto il
respiro.
Automaticamente i miei occhi seguono
le linee decise e
definite dei pettorali e degli addominali, fino ad arrivare alla
leggera
striscia di peluria che termina in parti proibite nascoste dai
pantaloni e che
in questo momento non vorrei fossero così nascoste.
Arrossisco un secondo dopo per il mio
stesso pensiero,
riscoprendomi una pervertita e come se non bastasse ci pensa lui un
secondo
dopo a farmi ulteriormente prendere fuoco.
- Cos'è ti sei incollata
al pavimento?- mi punzecchia con un
sorriso così malizioso e birichino da far impallidire il
miglior Damon in
modalità seduzione attivata.
Ghigna, lanciandomi uno sguardo quasi
lussurioso.
È consapevole della nostra
attrazione e ci gioca su,
stuzzicandomi. Non che non lo faccia anche io, ma questo è
giocare davvero
sporco!
Arrossisco violentemente sotto il suo
sguardo divertito,
presa totalmente in contro piede, e in cui la malizia la fa da padrone,
scoprendomi paralizzata dall'attrazione. È come se non
riuscissi a muovermi.
So infatti che se lo facessi non
saprei più contenermi e
agirei di istinto, lasciando che i miei ormoni mi guidino.
Forse sarebbe anche l'ora, come dice
Candice, ma non voglio
fare nulla che muti il nostro equilibrio ora.
Non fino a domani sera, al nostro
appuntamento, almeno. In
qualche modo voglio aspettare.
Un giorno in più non mi
ucciderà di certo. O almeno lo spero
vivamente.
In più mi sembra che i
miei ormoni siano meno mansueti e
controllabili del solito, come a volermi ancora di più
complicare le cose,
soprattutto a causa del contatto mancato di ieri sera, quindi meglio
mantenere
le distanze.
Deglutisco a vuoto, la gola
improvvisamente riarsa,
spostando il peso da un piede all'altro.
Il velo di malinconica di poco prima
è scomparso dal suo
sguardo, che è tornato giocoso e provocatoriamente languido.
- Simpatico- cerco di sembrare
normale e non tesa come una
corda di violino dal desiderio che mi provoca, riuscendo
però a soffiare solo
un sussurro appena palpabile.
Si apre in un mezzo sorriso
mozzafiato, inclinando
lievemente il volto e guardandomi dritta negli occhi, che sono
attraversati da
un guizzo malizioso che li illumina.
Cerco di non far cadere i miei occhi
oltre la linea del suo
mento, ma, come ogni volta che si tratta di lui, il mio corpo agisce
per conto
suo.
Infatti per un breve attimo i miei
istinti scappano dai
freni imposti dalla ragione, permettendo agli ormoni di prevalere e
servendo ai
miei occhi un'altra occhiata da far girare la testa.
Il mio sguardo cade sul suo petto
scoperto, percorrendolo in
una lunga e rapida occhiata che mi provoca un'ulteriore ondata di
calore così
violenta che mi sembra di andare letteralmente a fuoco.
Mi mordo quasi a sangue il labbro
inferiore torturandolo con
i denti nel tentativo di trattenermi, col solo risultato di arrossarlo.
Ian con gli occhi segue questo mio
gesto, facendomi quasi
venire i brividi per l'occhiata infuocata e decisamente non casta che
mi
lancia.
Il ghigno sulle sue labbra si amplia
maggiormente cogliendo
la mia espressione e diventando un vero e proprio sorriso
sfacciatamente
malizioso.
Rimane immobile, continuando a
rimanere fermo vicino al
letto come ad aspettare che lo raggiunga e che risponda alla sua
provocazione.
Mi impongo di calmarmi, di placare
gli ormoni e cercare di
essere il più normale possibile.
Devo solo fare finta che lui non sia
seducentemente sudato e
a petto nudo a pochi passi dal letto, lo stesso su cui vorrei sbatterlo
e non
di certo a giocare a carte.
Certo, se poi penso che il sudore che
gli imperla il corpo
potrei causarglielo per tutt'altra fatica che
quella della corsa di
certo le cose non migliorano.
Lui non è seminudo nella
mia stanza, mi ripeto prendendo un
profondo respiro e puntando lo sguardo nella direzione opposta alla sua
e
tenendoli lontano dal suo corpo.
Sospiro poi, decidendomi finalmente a
smuovermi dalla
posizione statica che ho assunto.
Leggermente in imbarazzo mi avvicino
alla scrivania,
prendendo però il percorso alla larga da lui e aggirandolo.
Mi avvicino alla sedia e inizio a
piegare gli abiti che ho
ammucchiato disordinatamente su di essa,
tentando di trovare un impiego che
possa tenermi occupata la
mente.
Percepisco due perforanti occhi color
ghiaccio seguirmi in
ogni movimento, senza perderne uno, e studiare ogni singola, piccola
mia
movenza in una carezza ammaliante.
Con le guance calde di languido
imbarazzo continuo nelle mie
faccende, facendo finta di nulla e sperando internamente che vada a
farsi
questa dannata doccia.
Anche perchè non so per
quanto ancora riuscirò razionalmente
a frenarmi, non saltandogli addosso.
Non pensarci Nina, mi impongo
piegando un'altra maglietta e
appoggiandola sul piano della scrivania.
- Non si dovrebbe aspettare la
primavera per fare il cambio
di armadio?- afferma sarcasticamente Ian, quasi canzonatorio, facendomi
sobbalzare sorpresa.
La sua voce è vicina,
più di quanto dovrebbe, tanto che
percepisco il suo respiro infrangersi contro di me e perdersi fra i
miei
capelli in un sussurro velato.
Persa come ero nei miei pensieri non
l'ho assolutamente
sentito arrivare, deglutisco percependo già il battito del
mio cuore accelerare
bruscamente diventando irrequieto.
- Non...lo è, infatti -
mormoro quasi balbettando,
scoprendomi tesa e irrigidita.
L'attrazione vibra già
nell'aria, rendendola elettricamente
su di giri, nonostante non ci stiamo neanche toccando.
Come se mi avesse letto nel pensiero
mi sfiora con le dita,
spostandomi delicatamente i capelli dalla spalla fino a farli ricadere
tutti
dall'altro lato e lasciandomi così il collo scoperto.
Una scarica elettrica parte
dall'esatto punto in cui i suoi
polpastrelli mi toccano, dipanandosi poi in tutto il mio corpo con
spirali
concentriche e voluttuose.
E' come il domino: un'emozione tira
l'altra e la paura di
non riuscire a contenermi aumenta.
- Ah, no?- mi domanda in un sussurro
languido che si
infrange contro la pelle delicata del mio collo , provocandomi dei
languidi
brividi in tutto il corpo.
Deglutisco, il respiro già
accelerato dall'eccitazione che
cerco di reprimere
La mia pelle si vela di pelle d'oca
non appena la distanza
fra i nostri corpi diminuisce ancora, mentre lui appoggia lieve il suo
petto
alla mia schiena.
È uno sfiorarsi appena
percepibile ma basta a provocarmi
pensieri impuri.
Un sospiro sfugge incontrollato dalle
mie labbra, percependo
il calore invitante del suo corpo, che mi porta a socchiudere
lievemente gli
occhi improvvisamente pesanti di cupidigia.
- Stavo cercando qualcosa da mettere
– affermo in un
sussurro velato, quasi roco, cercando di riprendermi e di non fare caso
alla
sua pericolosa vicinanza.
Cosa alquanto impossibile, quindi.
Non pensarci mi dico ancora, senza
riuscirci però.
Il suo profumo mi avvolge, seducente,
stordendomi i sensi
della ragione e ricordandomi fin troppo chiaramente il motivo per cui
lo chiamo
Somerhotter.
Tutto di lui mi manda su di giri, dal
sorriso all'odore.
Ne prendo una lunga boccata, capendo
che sono davvero vicino
al limite.
Col briciolo di
razionalità che mi rimane, appoggio
l'indumento che ho ancora in mano e, di cui solo ora mi ricordo, sulla
scrivania.
Decidendo poi che è meglio
allontanarmi da lui prima che
l'irrazionalità del desiderio mi travolga del tutto.
Mi volto dopo qualche secondo, con
l'intento di allontanarmi
ma me lo ritrovo più vicino di quanto pensassi, ad ostruirmi
ogni possibile via
di fuga.
Indietreggio, allora, scontrando con
i fianchi il bordo duro
della scrivania.
Un senso si deja-vù mi
pervade, riportandomi alla mente la
situazione di quando abbiamo girato la prima puntata della seconda
stagione.
Allora però le cose erano
un po' diverse da ora, era
semplice attrazione.
Deglutisco spiazzata dalla sua
vicinanza che supera di gran
lunga quella di sicurezza, le guance imporporate e il basso ventre
pervaso da
un irrequieto formicolio di cupidigia non saziata.
Appoggia le braccia contro la
scrivania, intrappolandomi di
fatto fra il suo invitante corpo e il mobile.
Mi inchioda con uno sguardo limpido,
dai riflessi quasi
argentati.
- Stavo cercando qualcosa da mettere
per il pranzo con Robin
- mi ritrovo a dire prima ancora che lo abbia pensato, fornendogli su
un piatto
d'argento quella verità che fino a qualche minuta prima
avevo fatto di tutto
per non fargli notare.
La sua vicinanza mi manda
semplicemente in confusione,
sembra che non capisca quasi più nulla.
Nulla se non lui e le emozioni che mi
suscita.
Per un breve attimo aggrotta le
sopracciglia, cercando di
capire il senso intrinseco delle mie parole e io mi ritrovo a maledirmi
mentalmente per essermelo lasciato scappare.
Ora mi prenderà per una
stupida che si è fatta chissà quale
film in testa ed è proprio l'ultima cosa che voglio.
Ian rimane in silenzio per qualche
interminabile secondo,
tenendo lo sguardo lontano dal mio mentre un sorriso dolce si delinea
lentamente sulle sue labbra, curvandole e facendomi battere forte il
cuore.
Lo rialza poi un secondo dopo e
ciò che vedo mi lascia
semplicemente senza fiato.
Non vi è alcuna traccia di
divertimento o ironia, sono
illanguiditi da una dolcezza diversa dal solito, nuova.
E' caldo, ma non bollente del
consueto desiderio, mosso da
una emozione che fin ora non ho mai visto così nitidamente.
Sembrano voler dire un'unica cosa,
una verità che ho
percepito, ma mai così chiara.
Gli piaccio...
Ed è l'unica
verità di cui ho bisogno ora.
Tornano però nuovamente
imperscrutabili un attimo dopo,
celandomela.
Le farfalle si muovono nel mio
stomaco, sfarfallando vivaci
e rinvigorite da ciò che ho appena visto.
Un'iniezione di sconvolgente euforia
mi travolge, riuscendo
a spazzare via tutti i dubbi che mi frullavano in mente fino ad ora.
Una tranquillità
incredibile mi pervade, sopendoli
definitivamente e sento che posso lasciarmi andare per davvero ora.
Inclina il volto verso sinistra,
verso il mio, ritornando a
guardarmi negli occhi.
E ancora una volta siamo
così vicini che basterebbe un
soffio per unire le nostre labbra, mandano al diavolo le mie promesse
di non
fare nulla fino al nostro appuntamento.
I nostri nasi si sfiorano e i respiri
si mischiano, mentre
le palpebre si chiudono gradualmente.
Per fortuna lui ha più
autocontrollo di me e si allontana
dopo un ultimo sguardo voglioso, mettendo qualche metro fra me e lui.
- E' meglio che vada a farmi una
doccia, prima che prenda
freddo- sospira, passandosi una mano fra i capelli e compiendo un altro
passo
indietro.
Annuisco, cercando di riprendermi dal
mix letale di
sensazioni scaturite da quello sguardo e dalla sua
vicinanza, fin troppo
deleteria per i miei nervi.
Un giorno all'altro se continua
così ci lascerò le penne.
Incrocio le braccia al petto mentre
lui si avvia verso il
bagno, cercando di non pensare a cosa comporti l'abbinamento
“Ian” e “sotto la
doccia”.
Proprio quando è
sull'uscio della porta si volta verso di
me.
- Comunque Candice ha ragione- rompe
il silenzio creatosi,
ma i miei pensieri sconci.
Confusa e non capendo a cosa si stia
riferendo aggrotto le
sopracciglia.
- Su cosa?- gli chiedo ingenuamente.
- Sei bellissima vestita
così- mormora con una sincerità e
una dolcezza disarmante.
E il mio cuore semplicemente si
scioglie nel petto.
********************
Il
rumore del mio cellulare, che
suona con la sua musichetta allegra, rompe il silenzio creatosi nel mio
camerino, richiamandomi alla realtà.
Alzo
gli occhi dalla lettura
dell'ennesimo copione, guardando in giro alla ricerca di quell'aggeggio
che ha
disturbato la mia quiete.
Con
gli occhi percorro l'intera
stanza senza vederlo, scorgendolo infine illuminarsi fra i fogli e le
cianfrusaglie sparse sul tavolo del mio camerino.
Con
uno sbuffo e una piccola
pressione della gamba mi alzo in piedi, abbandonando il posto caldo e
confortante
del divano su cui mi sono rifugiata a imparare le battute.
Odio
quando mi interrompono mentre
le ripasso.
Perdo
la concentrazione e poi devo
ricominciare da capo a impararle visto che sono una perfezionista
cronica nel
lavoro.
Con
la mano sposto un pacchetto
vuoto di patatine abbandonato disordinatamente, rovistando poi tra i
fogli
sparsi, e infine finalmente lo trovo.
Senza
neanche leggere il nome sul
display rispondo, pronta a ringhiare contro a chiunque abbia osato
disturbarmi.
Che
mi serva da lezione, mi dico,
la prossima volta lo spegnerò direttamente.
-
Pronto- mugugno un po'
scontrosa, rispondendo.
-
Ti ho interrotto mentre imparavi
le battute ? - è la risposta della voce gaiamente allegra di
Ian, la risata
percepibile e mal trattenuta.
Mi
conosce così bene da capire il
perché del mio nervosismo anche solo
dall’inclinazione della mia voce, è il
risalto che la mia mente dà a questa frase, portandomi a
sbarrare stupita gli
occhi.
Il
battito del mio cuore accelera,
diventando anomalo.
Una
sensazione calda si insinua
lentamente dentro di me, come miele fuso, appesantendomi il corpo di
una
dolcezza inaudita.
Come
se già non bastasse il tono
basso e un po' roco della sua voce a farmi sciogliere, contribuisce
anche
questo pensiero irrazionalmente vero.
-
Ian – mormoro in un sussurro
sorpreso per questa constatazione, che ha avuto il poter di
sconvolgermi.
-
E' così, vero?- ridacchia lui, divertito,
riempiendomi le orecchie di quel suono cristallino e ammaliante che
è la sua
risata.
-
Si – sbuffo non riuscendo però a
trattenere un sorriso luminoso e allegro.
Ian
ride ancora, forse per il mio
tono un po' imbronciato o forse perché semplicemente di buon
umore.
-
Robin, mi ha detto che si è
divertita e avete passato, testuali parole, un
piacevolissimo pranzo – mi dice dopo un
attimo di silenzio, modellando la voce come per imitarla e facendomi
ridere.
Sorrido
in risposta, neanche fosse
davanti a me e potesse
vedermi.
-
Anche io sono stata bene -
Ed
è vero.
Ho
passato un paio di ore
tranquille e svaganti, divertenti.
Non
mi ha fatto alcuna domanda
scomoda o battutina allusiva che mi abbia messo in
difficoltà.
È
stato semplicemente un pranzo,
come fra due vecchie amiche.
Parlare
con lei si è rivelato più
semplice del previsto e, dopo qualche primo secondo di imbarazzo, mi
sono
sciolta, parlando a mio agio della mia famiglia e raccontandole di me,
delle
mie esperienze.
-
Mi fa piacere -
Anche
se non posso vederlo, sono
sicura che sta tendendo le labbra nel mezzo sorriso che lo caratterizza.
-
Comunque non ti ho chiamato per
questo - afferma, cambiando improvvisamente il tono della voce che
diventa più
seria.
-
Ah, no?- mormoro interdetta,
raggiungendo nuovamente il divano su cui mi accomodo .
-
E allora per cosa ?- gli chiedo
confusa e curiosa al col tempo, incrociando le gambe in attesa che mi
risponda.
L'unica
risposta che mi arriva
alle orecchie però è il suo sospiro, cosa che mi
allarma istintivamente ancora
di più.
Non
so perché ma ho una brutta
sensazione.
-
Ho un problema per domani sera…
dobbiamo rimandare la cena – afferma schietto, ma non per
questo indolore, con
voce grave dopo un secondo, gelandomi.
Tutte
le fantasie che avevo fatto,
i progetti, per il nostro appuntamento si frantumano come un castello
di sabbia
viene spazzato via dalla marea.
Crollano
e il peso di tutte
queste macerie mi sembra di sentirlo
sulle spalle, sul cuore.
Deglutisco,
non riuscendo a dire
nulla e venendo sommersa dalle paure
che
tutto ciò comporta.
Perché?
È il mio primo istantaneo
pensiero, ma uno in particolare, poi, si spazio fra gli altri.
E
se fosse solo una scusa per
annullarlo, poiché si è reso conto di non volerlo
veramente? Si domanda la
parte più insicura di me, prendendo il sopravvento.
Le
mie sicurezze vacillano.
Magari
si è lasciato prendere dal
momento, ma poi si è accorto che non vuole andare oltre
l'amicizia.
E
questa improvvisa eventualità mi
provoca una dolorosa e angosciosa morsa allo stomaco, togliendomi il
fiato.
Eppure
quel sentimento identico al
mio io l'ho visto, non era un miraggio né
un’illusione.
Era
lì, concreto e speculare al
mio.
- Mi stai per caso dando buca?- rido
con una punta di acuto
e stridente nervosismo ad appesantirmi la voce, non riuscendo e dire
altro.
- No, lo sto solo rimandando.- risponde lui tranquillo dall'altro lato della cornetta, non cogliendo probabilmente il nervosismo che mi pervade.
Non vi è nulla nella sua voce che mi appaia falsa o solo una scusa, è il solito tono sincero e velatamente divertito.
Un attimo, mi richiama la mia mente, bloccando il flusso di riflessioni incoerenti.
Rimandare…
Ha detto rimandare, non annullare,
chiudo gli occhi
prendendone coscienza e percependo già il sollievo
distendermi i nervi
rigidamente tesi.
Vuole solo rimandarlo, mi dico
percependo la morsa allo
stomaco dissolversi nella spossatezza di uno spavento preso per nulla.
Sospiro rincuorata, fregandomene, per
una volta, se lui
se ne sia accorto o meno, avvertendo un
peso disperdersi istantaneamente e abbandonare il mio cuore.
Questa semplice frase, detta quasi
giocosamente, ha infatti il
potere di tranquillizzarmi.
- Ti spiace se rimandiamo a
venerdì, quindi?- mi chiede, rasserenandomi
sempre di più – Ho già chiamato il
ristorante e per loro non ci sono problemi-
- No tranquillo, va benissimo.-
sospiro ancora.
Rilasso i muscoli mentre il battito
del mio cuore torna
lentamente normale.
E ancora una volta tutto ciò mi mostra quanto io sia dannatamente coinvolta. Presa da lui.
È una cosa che mi
è talmente evidente da far luce, ormai.
- Mi dispiace rinviarlo....solo che
c'è sciopero dei mezzi e
Robin non sa come arrivare all'aeroporto – riprende a
parlare, così affannato
nell’atto di spiegarmi che quasi si
mangia le parole.
- Ian non mi devi alcuna spiegazione-
ribatto, sentendomi
però felice per il fatto che me le abbia date e che mi abbia
incluso nei suoi
progetti.
Mi rende dannatamente allegra, tanto
che la paura e
l'angoscia di poco prima sembrano lontane anni luce.
- Quindi l'accompagno io. Mi spiace che coincida con il nostro appuntamento…davvero – continua, sospirando infine.
- Non lo sto cancellando, lo sto semplicemente rinviando. Voglio che sia chiaro – afferma andando dritto al punto dolente, riprendendo a parlare e non dandomi neanche il tempo di rispondere.
E non ci potrebbe essere niente d’altro al mondo che potrebbe eliminare ancora il più piccolo dubbio insito in me, come queste parole.
- Dovrai escogitare ben altro per liberarti di me – ride un attimo dopo, non sapendo che io non ho alcuna intenzione di liberarmi di lui, tanto più che non l’ho neanche assaporato.
Rido anche io, dando sfogo e liberando il nervosismo accumulato in questi minuti.
È quasi una risata
liberatoria, catartica.
- Vorrà dire, allora, che per farti perdonare mi
dovrai offrire una
fetta di torta al cioccolato domani a colazione- scherzo, ritrovando il
solito
spirito allegro che mi caratterizza.
- Come se non lo
facessi ogni
giorno – bofonchia divertito lui.
- Allora facciamo che diventano due-
ridacchio, col morale
che sale di un ottava man in mano che parliamo.
Infondo, un paio di giorni in
più o in meno non cambiano
molto, l'importante è che accada.
Che poi sia in un ristorante o in un
cinema poco importa, mi
interessa solo che avvenga come fra due persone che si piacciono.
Tutto qui.
Voglio passare una serata con lui in
modo ufficiale.
Intendo
per il
nostro rapporto, non che lo sia a livello mediatico anche
perché se no sarebbe
la fine.
Giornalisti e media non ci
lascerebbero neanche respirare,
rischiando di soffocare quel qualcosa che sta
nascendo prima ancora che
venga alla luce.
- Allora prima che diventi
direttamente una torta, ti lascio
alle tue battute da imparare -
- Ok-
C’è un attimo di
silenzio e , ancora una volta, ho la
sensazione che stia sorridendo.
- Ci vediamo tra poco sul set, Elena
-
- A dopo, Damon -
chiudo la chiamata, lasciando poi
cadere il cellulare al mio fianco
Spossata, reclino la testa indietro fino ad appoggiarla sul bracciolo, lasciandomi scivolare semi-sdraiata e cercando di svuotare la mente.
Dopo questo sono sempre
più convinta che un giorno o l’altro
ci resterò secca per le troppe emozioni.
Mi passo una mano sul viso poi,
chiudendo gli occhi ed
espirando lentamente, lasciando andare il respiro mentre l'evidenza
della causa
di tutti questi pensieri diventa nitida.
Non mi piace solamente.
Oh no, ne sono anche dannatamente coinvolta.
******************
Cercando
di essere il meno
rumorosa possibile, tento di raggiungere la porta della mia stanza per
uscire e
andare al lavoro.
Lancio
un breve sguardo verso il
letto, dove Ian riposa placidamente addormentato nella tipica posizione
che ha
quando dorme.
Con
passi lenti e cadenzati lo aggiro,
ma proprio quando l'ho superato mi accorgo di non aver preso le chiavi.
Dannazione,
devo fare una cura di
fosforo per la memoria!
Mi
maledico mentalmente per la mia
sbadataggine, imprecando silenziosamente con uno sbuffo.
Cercando
di non picchiare da
nessuna parte e di destreggiarmi fra i mobili della stanza, fievolmente
illuminati dalla debole luce che filtra tra le tende, torno indietro.
A
fatica arrivo fino al mio
comodino, dove le lascio di solito, e le afferro.
Ripercorro
la strada appena fatta,
ma, improvvisamente, scontro il piede contro qualcosa di duro e
spigoloso,
sbilanciandomi in avanti.
Per
non cadere rovinosamente a
terra come un sacco di patate, mi appoggio istintivamente alla prima
cosa che
trovo a tiro, trovando la sedia girevole della scrivania.
Tuttavia,
a causa del movimento
brusco, tutto ciò che vi era sopra cade al suolo in un
rumoroso botto.
-
Dannazione - sussurro concitata,
ritrovando l'equilibrio e abbassandomi subito a raccoglierla.
Cosa
che al buio non è proprio
facile, sbuffo tastando il pavimento alla ricerca di ciò che
è caduto.
-
Sei ancora viva?- mi domanda una
voce arrochita dal sonno, ma comunque divertita mentre la stanza viene
improvvisamente illuminata dalla luce dorata dell' abajour.
Sobbalzo
colta di sorpresa,
voltando istintivamente il
capo nella
direzione della voce, verso il letto, dove fra le coperte fa capolino
un assonnato
Ian.
Con
i capelli scompigliati e gli
occhi lievemente socchiusi per non essere feriti dall'improvvisa luce
mi guarda
curioso, reggendosi sui gomiti.
Con
l'espressione ancora insonnolita
si tira poi a sedere
-
Ti ho svegliato?- gli domando
dispiaciuta mordendomi colpevolmente il labbro inferiore, rialzandomi
in piedi
e raggiungendolo sul letto.
Mi
seggo al suo fianco, sfiorando
il suo corpo con il mio e abbandonando la borsa ai miei piedi.
-
Un elefante in una cristalleria
sarebbe stato più silenzioso- ride divertito, beccandosi
prima la mia
occhiataccia di protesta e poi un pugno leggero sul petto, che acutizza
le sue
risate a dismisura.
Con
una torsione del polso, intrappola
facilmente la mia mano nella sua.
È
una morsa lieve, pacatamente deliziosa che
basta però a
riaccendere il focolaio mai sopito dei miei ormoni.
-
Comunque ero già sveglio da un
po' – mi rassicura un attimo dopo, continuando a sorridere
divertito dalla mia
espressione imbronciata.
Come
diavolo faccia ad essere di
buon umore già appena sveglio per me è un
mistero.
Gli
sorrido anche io, cercando di
non pensare che siamo entrambi svegli in un letto e invece di parlare
potremmo
fare altro di molto più piacevole e
soddisfacente.
Un
silenzio mattutino cala fra di
noi, ma non passano neanche pochi secondi che viene interrotto.
- Mi dispiace aver dovuto rimandare
il nostro appuntamento,
comunque- afferma dolcemente, la voce calda e soffice di chi si
è svegliato da
poco.
Tiene però lo sguardo
lontano dal mio, distogliendolo e puntandolo
in un punto indefinito del copriletto azzurro.
Con il pollice mi accarezza la pelle delicata del polso, solleticandomela quasi con i cerchi concentrici ed immaginari che sta tracciando.
È un tocco ipnotizzante.
Non abbiamo più sfiorato
questo argomento ieri dopo la
telefonata, troppo impegnati con il lavoro sul set.
E quando abbiamo finito eravamo così stanchi che abbiamo utilizzato le ultime forze per raggiungere la stanza e buttarci sul letto a dormire.
E sinceramente non pensavo che lo avremmo ritirato fuori dopo le cose che ci siamo dette ieri al telefono e che mi hanno tranquillizzato, rendendomi più sicura.
O, in ogni modo, non pensavo che
sarebbe stato lui a
parlarne per primo, di nuovo.
Lo rialza poi improvvisamente,
incatenandolo magneticamente
al mio.
- Era l'ultima cosa che avrei voluto
fare – mormora delicatamente
sincero inclinando il volto lievemente verso destra, senza rompere il
contatto
né visivo né corporale fra di noi.
Un senso immediato di vertigini e
calore mi pervade all'istante
a queste parole, travolgendomi impetuosamente.
E, chissà
perché, mi sento come se mi avesse aperto una
parte nascosta di se. Quella dei suoi pensieri.
- Anche io – ammetto
onesta. - Ma lo abbiamo solo rimandato,
quindi il problema non sussiste- gli sorrido, ricordandogliele e totalmente convinta di
queste parole.
- Già - mormora lui e il
suo sguardo si intensifica,
diventando quasi metallo fuso.
Un brivido mi attraversa, partendo
dalla base della schiena
e accapponandomi la pelle di emozioni.
Non è solo
perché stiamo parlando della nostra uscita, ma
per il modo stesso in cui lo ha detto.
Per il tono della sua voce.
Per il modo in cui mi sta guardando.
Non distoglie i suoi occhi dai miei neanche per un secondo.
È uno sguardo limpido e calmo, così azzurro da
risultare quasi irreale per la
sua intensità e che mi provoca le palpitazioni.
Le farfalle si muovono nel mio
stomaco, ricordandomi la loro
presenza e aumentando quel senso di irrevocabile vertigine.
È un gioco di sguardi in qualche modo diverso dagli altri.
Non che manchi la
solita punta di languido desiderio, ma è differente.
È significativo, ora.
Vuol dire qualcosa che non ha più necessità di
essere nascosto.
I suoi occhi infatti non sono enigmaticamente celati da un velo di
imperscrutabilità, come ogni volta, ma lasciano trasparire
qualcosa di nuovo.
Mi permette di leggere tutte le
emozioni che lo
attraversano. In particolare una.
Mi lascia vedere questa emozione, la stessa di questa mattina, che
è in grado
di togliermi totalmente il respiro, bloccandomelo in gola.
Schiudo le labbra per parlare, per dire neanche io so cosa, ma non ci
riesco.
Non esce alcun suono, così
come non riesco a pensare a
niente se non a lui.
A quanto mi renda ingenuamente felice.
Prendo un respiro profondo, respirando il suo profumo che quasi mi
stordisce.
Mi annebbia i sensi, portandomi a
socchiudere gli occhi.
E ancora una volta mi ritrovo a
chiedermi se sia normale il
fatto che il suo profumo riesca a farmi impazzire.
Quell'emozione si intensifica ancora,
scurendogli l'iride e
diventando quasi palpabile.
Sorride lievemente, enigmatico.
Con l’altra mano mi scosta una ciocca di capelli dal volto, portandomela dietro l’orecchio.
Con le dita poi vira verso la mia guancia, percorrendola lentamente in una carezza fino ad arrivare alle mie labbra.
Mi afferra il mento con l’indice e il medio mentre io rimango totalmente immobile.
Con il pollice poi mi sfiora il labbro inferiore, seguendo ipnotizzato e intrigato la linea della sua carezza.
Le guance iniziano a bruciare insistentemente, arrossandosi e aumentando il senso di vertigine che mi pervade.
Il cuore, impazzito, continua a battere freneticamente ronzandomi nelle orecchie.
Con il dito fa una voluttuosa
pressione su di esso,
portandomi istintivamente a socchiudere lussuriosamente le labbra.
L'aria è satura di desiderio, un'attrazione ormai incontenibile che sta per scoppiare.
Ora, più che mai, basterebbe un respiro a farla esplodere.
- Credo di non riuscire più a trattenermi – sussurra rocamente, quasi sovrapensiero, la voce velata e graffiata di desiderio mal represso.
E il mio cuore perde direttamente un
battito.
Ma non è puramente solo questo.
L'emozione è vibrante
nell'aria, palpabile, così come l’attrazione,
e io faccio davvero fatica a contenerlo.
Il mio sguardo cade inspiegabilmente sul suo avambraccio scoperto dalla
maglietta a mezze maniche grigia e dove il suo tatuaggio fa bella
mostra di se.
Hic et Nunc.
Qui e ora.
E capisco che non vorrei essere in
nessun altro posto al
mondo se non qui, ora.
Voglio che mi baci, che mi tocchi.
Voglio lui.
E accade. Semplicemente accade.
Nel momento meno probabile e inaspettato, tutto va al suo posto.
Il puzzle si completa, l'ultimo pezzo si incastra perfettamente fra gli
altri.
Il battito del mio cuore aumenta
trasformandosi in dolci
palpitazioni e un calore improvviso mi avvolge.
Ian inclina ancora il viso fino a che
le nostre non si
scontrano, in un contatto lieve che le sovrappone.
Un'euforia immediata, sconvolgente,
mi avvolge con le sue
spire togliendomi il respiro.
Mi sembra che il cuore mi stia
scoppiando talmente corre
veloce, le farfalle impazzite nel mio stomaco fanno le capriole
più improbabili
per poi placarsi del tutto, finalmente in pace.
Mi sembra di essere estremamente
leggera, la mente priva di
pensieri.
Nonostante sia un contatto alquanto
puro e casto, appena
percepibile, mi manda gli ormoni in visibilio.
Il formicolio al basso ventre si
intensifica, diventando una
morsa dolorosamente piacevole che vuole essere finalmente saziata.
Lui rimane totalmente immobile, senza
tentare di
approfondirlo tuttavia.
I muscoli rigidamente tesi in una
posa quasi plastica e,
solo ora, capisco il perché della sua staticità.
Mi sta aspettando. Aspetta la mia
reazione, vuole che sia io
a fare la prima mossa.
È come se mi aspettasse e
avesse paura di un possibile
rifiuto.
Ha paura che possa tirarmi indietro,
che possa rifiutarlo.
E allora faccio io la prima mossa.
Schiudo le labbra, rispondendo al suo bacio prima timidamente e poi sempre più sicura.
Ian mi risponde neanche un secondo dopo, succhiandomi il labbro inferiore e mordicchiandomelo.
La presa sul mio volto scivola via,
finendo fra i mie
capelli.
Ed è meglio di quanto io
mi sia mai potuta immaginare in
ogni mia più vivida fantasia.
È diverso da quelli che ci
siamo scambiati sul set, neanche
lontanamente paragonabile a questo.
E' semplicemente vero.
Ci stacchiamo ansimanti qualche attimo dopo. Non si sposta
però di molto, solo
lo stretto necessario per prendere di nuovo fiato.
Le sue labbra si riposano sulle mie, già dischiuse,
cercandole freneticamente
piene di desiderio un millesimo di secondo dopo.
Il contatto ora è
più profondo, passionale e travolgente.
Con un gesto secco della mano sposta
le coperte che ancora
coprono la parte inferiore del suo corpo, in un frusciare che ci fa
solo da
lontano sottofondo.
Le mie orecchie non lo percepiscono
quasi, impegnate a
sentire altro.
Percepisco solo lui. Tutto il mio
corpo sente solo lui.
Con una dolce irruenza che mal cela tutto il suo desiderio, mi avvolge la vita fino a far scontrare i nostri corpi, ora incollati.
Gli passo le braccia intorno al
collo, attirandolo ancora
più vicino a me mentre il bacio si fa sempre più
vorace e il mio seno si
schiaccia contro il suo torace.
I nostri bacini vengono
prepotentemente a contatto,
facendomi gemere sulle sue labbra per le scariche di elettrico
desiderio che
questa frizione mi provoca.
Immergo le mani fra i suoi capelli
corvini, accarezzandogli
la nuca con i polpastrelli.
E ci baciamo, fino a rimanere senza
fiato. Ancora.
Con una lieve pressione mi spinge
indietro, facendomi cadere
sdraiata sul materasso e fra le coperte sfatte.
Mi segue un attimo dopo,
sovrastandomi con il suo corpo
muscolo e portandomi istintivamente a fargli posto fra le mie gambe
schiuse.
Eccitata sfrego le gambe contro i
suoi fianchi,
imprigionandoli, e percependo già quella frivola
umidità tipica del desiderio.
Con mani frenetiche e calde si
insinua sotto la maglietta
che indosso, accarezzandomi i fianchi e portandomi ad inarcare
istintivamente
il corpo contro di lui sotto i suoi tocchi bollenti.
Risale poi verso la mia schiena, in
una lunga carezza che mi
porta a gemere nuovamente e cercare sollievo nella frizione fra i
nostri
bacini.
Sospira anche lui a questo contatto
primordialmente
eccitante, interrompendo solo per questo soffio l'ennesimo bacio
infuocato.
Lo attiro nuovamente verso di me un
secondo dopo, per nulla
sazia di baciarlo.
Le nostre lingue guizzano in una
danza che sembra fare da
preludio a quella dei nostri corpi, fin troppo vestiti ancora.
Gli artiglio la maglia, facendogli
capire quanto
quell'inutile indumento che ricopre il suo petto mi sia di impiccio.
Sorride, ansimante, contro le mie
labbra abbandonando il mio
corpo quel tanto che basta per togliersela e poi torna a sovrastarmi.
Non mi bacia però,
cambiando direzione all'ultimo momento e
deviando sul mio collo, lambendolo con tocchi frenetici e brevi, per
poi
arrivare alla scollatura, ora messa più in evidenza dal mio
respiro irregolare.
Mi solletica la pelle con il suo
respiro eccitato, prima
ancora che con le labbra, facendo trasparire tutta la sua eccitazione.
Come se il rigonfiamento che preme
deliziosamente contro la
mia parte più sensibile non fosse abbastanza eloquente.
E io mi lascio andare del tutto,
priva di freni ed
inibizione.
Perché non ha alcun senso
pensare al domani quando si può
vivere l'oggi.
Perché è
semplicemente giusto così.
Qui ed ora.
Salve!!! come va?
Spero che abbiate passato delle
buone vacanze! Lo so avevo detto che avrei postato il capitolo il 22
dicembre
ma non ce l'ho proprio fatta, travolta da mille impegni. Vi ho fatto il
regalo
di buon anno però, invece che di Natale!
Allora,
inizialmente non avrei
voluto scrivere alcuna nota e lasciarvi alle vostre riflessioni post
capitolo
ma poi ho pensato fosse meglio chiarire alcuni punti. Passiamo, quindi,
alla
solita spiegazione per punti:
1-
Ebbene si, ecco il fatidico bacio. Dopo ben 7 ( 8 con
questo) capitoli, fra dubbi, attrazione e molti pensieri il bacio
è finalmente
arrivato. Non so se l'ho descritto bene o male, se è come ve
lo aspettavate o
meno ma era così che volevo accadesse: in modo naturale.
È stata una
conseguenza delle scelte emotive fatte fin qui dai personaggi e non
viceversa.
Ora era il momento giusto perchè accadesse e il titolo ( che
letteralmente vuol
dire “qui e ora”) non è una pura
casualità.
Il
bacio l'ho voluto mettere
volontariamente alla fine, non per creare suspance o cosa, ma
perchè era la
giusta conclusione del capitolo, soprattutto dopo il bacio mancato
dell'altra
volta. Non avrei potuto scrivere una fine diversa.
Inizialmente
l'avevo concepito
come un bacio semplice ma poi mi sono detta che non li avrebbe
rispecchiati,
così come la loro situazioni, e così, di getto,
ho aggiunto un pezzo un po'
più...focoso.
Spero
vi sia piaciuto come è
accaduto.
2-
Ho scritto questo capitolo
mentre ascoltavo la canzone “Your Song” di Elton John, soprattutto
la parte finale del capitolo ma
mi ha ispirato anche la canzone “Temptation” di Moby, che ho riscoperto
da poco. Non ho riletto il
capitolo e spero
non ci siano errori,
parti brusche o noiose e che tutto fili coerentemente.
3-
Il titolo è preso
direttamente dal tatuaggio di Ian “Hic et nunc” che
ha tatuato
sull'avambraccio. L'idea è nata mentre parlavo con delle
amiche di tatuaggi e
mi è venuta in mente la traduzione di quello di Ian, che
calzava a pennello con
il capitolo in questo caso.
4-
Come sottolineo ormai in ogni
capitolo, non siamo ancora a livelli di innamoramento. Si piacciono e
sono
attratti l'uno dall'altro ora, ma nulla di più.
Non sono innamorati l'uno dell'altra.
Non sarebbe realistico e coerente ora se fossero già
innamorati, ma credo che
oramai abbiate capito il mio pensiero al riguardo XD.
5-
Questa volta le note sono più
corte perchè non voglio dire molto, ma vorrei davvero sapere
cosa ne pensate
quindi se volete farmi un regalo recensite!!!
ATTENZIONE:
la prossima storia
che aggiornerò sarà …..I WILL ALWAYS CHOOSE YOU...e penso di fare due aggiornamenti
consecutivi di questa
storia perchè è davvero un bel po' che non
l'aggiorno.