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Autore: live in love    01/01/2012    15 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
-Certo che voglio- ribatto io, forse con fin troppa enfasi
- Meno male,il tuo letto è molto più comodo del mio- scherza, facendomi ridacchiare.
- Quindi mi stai solo sfruttando , eh?- ribatto.
-Ovviamente , baby- ride anche lui appoggiando la guancia sui miei capelli
-----------------
Mia prima fanfiction su Ian e Nina.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8

 

HIC ET NUNC.

 

Questo capitolo è il mio regalo

di Natale per voi (anche se un po' in ritardo XD),

che mi seguite e mi supportate con il vostro calore.

Spero lo gradirete.

Auguri!!!

 

- Che ne dici di questo? -

Mi volto verso Candice con una piccola piroetta, sventolando l'abito nero appeso alla cruccetta e trovandola bellamente stravaccata sul mio letto.

Lei alza gli occhi chiari su di me, abbandonando momentaneamente la rivista, che stava sfogliando annoiata, al suo fianco.

Resto in attesa del suo giudizio, esattamente come ho fatto nell'ultima ora e mezza.

Con un'occhiata veloce lo esamino anche io mentre lo tolgo dall’appendi abiti per analizzarlo in modo migliore.

Questo non mi sembra tanto male, è il mio pensiero immediato

O almeno è meglio degli ultimi che ho visto e provato.

E' elegantemente semplice e abbastanza pesante da non farmi sentire freddo.

È nel mio stile, certo, però…

Già, c’è di nuovo un “ma”, che mi sembra grosso come una casa, per di più.

Non so, c’è qualcosa che non mi convince e che non me lo fa piacere del tutto, sospiro stancamente.

Mi sembra che nessun abito sia adatto all'occasione per cui serve, ora come ora.

Candy mi fissa attenta e in silenzio per qualche istante, inclinando la testa verso destra e socchiudendo gli occhi chiari nell'atto complicato di decidere.

Alterna poi enigmaticamente lo sguardo da me all'abito di lana leggera, aprendosi, infine, in una evidente smorfia contrariata.

- No - decreta risoluta, scuotendo il capo in un frusciare di capelli biondi– Non va bene neanche questo …è troppo formale – si corruccia, annuendo poi compiaciuta della definizione che ne ha dato.

- Ok - sbuffo sonoramente io, roteando gli occhi al cielo ormai sull'orlo della disperazione.

Come se non bastasse il lieve nervosismo che ho, ci si mette anche la scelta dell’abito ad agitarmi maggiormente.

Butto anche questo vestito sul mucchio alla mia destra, già stracolmo per altro, degli indumenti che non vanno bene e che abbiamo scartato.

Se continuiamo di sto passo probabilmente finirò con andarci in pigiama, noto lanciando un occhiata torva e intimidatoria all'armadio.

Mi passo una mano fra i capelli, ravvivandoli.

Non mi era mai capitato di essere così indecisa in fatto di abiti, neanche quando devo andare a degli eventi o a delle premier.

Nessun evento mi era parso mai così spinoso come questa occasione.

Sto cercando, infatti, di trovare un vestito adatto per il pranzo con Robin, che devo incontrare fra meno di un ora.

Impresa alquanto ardua.

Mi passo una mano fra i capelli, spostandomi una ciocca dal viso.

Pensavo sarebbe stato più semplice, sinceramente, e invece si è rivelata una cosa più difficile del previsto.

Ogni abito visto fin ora non sembra piacermi così tanto da convincermi e le scorte di vestiario nel mio armadio si stanno esaurendo per quanto siano ben fornite.

Sembra sempre presentarsi un qualcosa che non me lo fa piacere, che lo rende inadeguato.

Candice è qui da questa mattina, nel tentativo di aiutarmi, ma non abbiamo risolto niente purtroppo.

Non è un comportamento per nulla da me, me ne rendo benissimo conto, ma è anche facile trovarne la causa di tutta questa irrequietezza.

La verità è una sola, infatti : sono nervosa per questo incontro.

È una cosa alquanto paradossale visto che l’ho già conosciuta, ma è comunque così.

Nonostante l'abbia già conosciuta e abbia passato del piacevole tempo con lei ed Ian anche ieri pomeriggio, mi sento agitata come se dovessi incontrare il presidente d'America.

Robin è’ una persona semplice, che sa metterti subito a tuo agio - caratteristica che deve essere di famiglia, visto che la possiede anche Ian – ed è divertente.

Mi sta simpatica e mi piace, ma resta il fatto che mi sento inspiegabilmente in ansia.

Sovrappensiero, torturo con le dite le punte dei miei capelli accarezzandoli più volte.

Ho come la sensazione che abbia percepito che ci sia qualcosa di più, oltre la semplice attrazione, fra noi due e questo mi mette un po' in imbarazzo.

Non so, è una percezione che ho avuto a pelle e gli strani sguardi che ci lancia, non fanno altro che confermare le mie ipotesi.

Inoltre, il fatto che ieri ci abbia beccati e, soprattutto, interrotti mentre ci stavamo quasi per baciare, non aiuta molto a far passare il disagio.

Anzi, lo aumenta così come anche la stizza per il contatto mancato.

Ma non è semplicemente questo.

Infatti, non è il solito imbarazzo che si ha quando si deve cenare con una persona che non si conosce o importante per il lavoro. È diverso.

Non so neanche io esattamente come spiegarlo.

È un nervosismo dettato dal voler fare buona impressione, ecco.

E non ci vuole decisamente un genio per capire tutto ciò è legato al fatto che Ian mi piace. È inutile negarlo.

E se mi facesse qualche domanda imbarazzante su noi due, sulla nostra complicatamente semplice situazione?

Non saprei proprio cosa risponderle, cosa dirle, visto che non ho neanche io una risposta precisa e chiara per definirci.

So solo che mi piace e che ne sono dannatamente attratta, tutto qui.

Non voglio cercare altri sentimenti dentro di me che sono agli albori, forzare possibili risposte a domande troppo premature.

Non avrebbe senso e, dopo tutti i dubbi, voglio semplicemente godermi la constatazione che mi piace.

Solo questo.

Ancora una volta, come ha fatto senza sosta in questi giorni, la mia mente mi ripropone quel non-bacio sfumato per un no nulla.

Se ripenso a quell'esigua distanza che divideva le nostre labbra e quanto poco mancava al bacio, mi viene male.

Mi voleva baciare, semplicemente quello, e questo mi ha in qualche modo sorpreso, destabilizzandomi.

Niente flirt o giochi, non mi aspettavo un approccio così diretto.

Sospiro. Dannazione, sarebbe bastato un soffio per farle incontrare.

Ero così sconvolta e travolta dal tumulto di sensazioni di quel momento che sono riuscita a prendere sonno solo dopo l'una inoltrata, nonostante abbia fatto finta di essere nel mondo dei sogni da un bel pezzo quando Ian è rientrato in camera.

So, che è un comportamento non molto coraggioso e infantile ma avevo bisogno di riflettere un attimo senza la pressione dell'attrazione che mi avrebbe sicuramente spinto a azioni affrettate.

E poi è inutile nascondere che ci fosse anche una punta di cocente imbarazzo a dettare il mio atteggiamento.

Non avrei saputo cosa dirgli o cosa fare e, visto la poca affidabilità del mio corpo quando è soggetto all’attrazione, ho pensato che fosse la cosa migliore ragionare a mente fredda e ormoni mansueti.

Avevo percepito i suoi occhi indugiare languidi, per alcuni lunghi attimi, sul mio profilo, come indeciso su cosa fare, e proprio quando avevo creduto che fosse pronto ad agire si era diretto verso il bagno.

Mi ero addormentata con la testa piena di pensieri, il corpo illanguidito dall'attrazione non sfogata e con il rumore dell'acqua che scorreva nelle orecchie.

Il mattino dopo, quando mi sono svegliata, lui era già in piedi ma, a discapito di quello che pensavo e delle mie previsioni, non c'è stato alcun imbarazzo fra di noi.

Lui si è comportato normalmente, come se quello della sera prima fosse una cosa normalissima fra di noi.

Ed il sollievo è stato immediato al suo solito sorriso di buon giorno, lo stesso a cui mi sono ormai abituata.

Abbandono questi piacevoli pensieri, rifocalizzando l'attenzione sul pranzo con Robin e il problema dell'abito.

Voglio fare bella figura, una buona impressione.

È una cosa alquanto stupida visto che non stiamo neanche insieme io e Ian, sospiro.

Con una scrollata di capelli allontano anche questa riflessione, rendendomi però conto che, pur non avendo molto senso logico, per me questo incontro ha un valore.

Basta con i pensieri, mi impongo perentoria, soprattutto se non hanno senso.

Mi avvicino poi nuovamente al mio armadio, frugando fra i pochi vestiti rimanenti ancora appesi.

Tiro fuori una camicetta verde bosco con una scollatura abbastanza profonda, che fisso poco convinta con un sopracciglio inarcato.

- E se abbinassi quella con una gonna ?- propone con voce allegra Candice, portandomi a voltarmi nuovamente nella sua direzione.

- Questa?- le chiedo scetticamente dubbiosa.- Non avrò freddo?- continuo perplessa, lanciando un'occhiata preoccupata fuori dalla finestra dove un forte vento imperversa gelidamente.

Infatti, nonostante sia ancora fine novembre, fa già un freddo allucinante e le temperature sono vertiginosamente calate fino a rasentare lo zero.

Ormai sono lontani l'aria mite e il sole tiepido della scorsa settimana.

È davvero incredibile di come il tempo possa cambiare da un giorno all'altro.

Proprio come la situazione fra me ed Ian, è il rimando istantaneo della mia mente che mi provoca un leggero e piacevole sfarfallio nello stomaco.

Lo stesso che caratterizza ogni pensiero dedicato a lui.

Siamo passati da semplici amici ad un'attrazione incontenibile e forse non solo.

Mi mordo un labbro, rendendomi conto solo un secondo dopo di come ormai sia automatico per me pensare a lui.

Lo associo a tutto, praticamente.

Penso davvero troppo a Ian, noto non riuscendo però a non esserne in qualche modo felice.

Qualsiasi cosa mi ci rimanda e ciò, ormai, è diventato una semplice, deliziosa constatazione.

Molto faticosamente cerco di allontanare il suo invitante pensiero, senza riuscirci per di più.

Ora perfino le questioni meteorologiche mi fanno pensare a lui!

Sbuffo passandomi una mano fra i capelli.

Non è una cosa umanamente normale.

Credo proprio che quel dannato Somerhalder abbia preso residenza fissa nei miei pensieri, casti o seri che siano.

 

- Già forse hai ragione - concorda lei dopo un secondo, squadrandolo meglio e distogliendomi dalle mie riflessioni che sembrano avere un unico nome. Il suo.

- Forse è un po' troppo provocante- continua con una smorfia, prima che un brillio di divertito la porti a sorridere – E' più adatto ad un appuntamento, tanto più se è un vero appuntamento- ridacchia calcando maliziosamente sulle ultime parole, ricalcando di fatto quelle di Ian e sapendo benissimo l'effetto che mi fanno.

Le lancio un'occhiataccia ammonitrice.

Non mi sfugge la sua bonaria presa in giro, ma sono troppo presa dal ricordo della sua voce calda che sussurrava quelle parole per risponderle davvero.

Intendo un appuntamento vero: io e te seduti ad un ristorante con una bottiglia di vino e buon cibo

Ed è' un ricordo così vividamente reale che l'esatto turbine di emozioni sconclusionate che ho provato in quel momento mi pervade, così come il calore violento che mi aveva avvolta insieme all'euforia immediata .

È un insieme di sensazioni uniche inarrestabile, avvolgente.

Ed, esattamente come allora, un brivido mi pervade prepotentemente e le farfalle fedeli svolazzano nel mio stomaco.

- Sinceramente pensavo che vi sareste saltati addosso molto prima di avere un appuntamento.- ride divertita Candice, guardandomi allegra da sotto le ciglia chiare.

Sorrido anche io per la sua battuta fin troppo verosimile alla realtà.

Visto tutta l'attrazione repressa e sempre velatamente nell'aria, non ci sarebbe stato nulla di cui stupirsi infatti se fosse finita così.

Anche se l'eventualità descritta da lei non mi sarebbe per nulla dispiaciuta, emetto un sospiro quasi sognante. Sono una pervertita, me ne rendo benissimo conto.

- Io invece che non sarebbe mai successo- le rispondo con una piccola alzata di spalle,

prendendo posto al suo fianco.

- Oh andiamo Nina! Era praticamente impossibile, qualcosa sarebbe accaduto comunque.- afferma con tono sicuro e ovvio gesticolando convulsamente, come a sottolineare la veridicità delle sue parole. - Cioè fate praticamente sesso con lo sguardo ogni volta che i vostri occhi si incontrano. – continua schietta e sincera come suo solito, provocandomi però un'imponente ondata di rossore sulle guance a queste parole.

È davvero così evidente l'attrazione che traspare dai nostri sguardi? Mi domando imbarazzata dal fatto che qualcun altro se ne sia accorto.

La mia espressione deve essere alquanto buffamente imbarazzata perchè lei scoppiare a ridere dopo un secondo.

Per quanto so che in parte sia vero non posso fare a meno di essere imbarazzata per come l'ha detto .

- A quanto pare però Ian mi ha smentito ed è riuscito a tenere gli ormoni a freno abbastanza per non saltarti addosso- mi dice con un sorriso sornione e furbo, la risata ancora sulle labbra.- Quindi gli devi proprio piacere- afferma sicura con un sorriso più dolce che malizioso ora a tenderle le labbra.

Presa in contro piede dall'argomento non dico nulla, sentendo però le guance prendere fuoco a questa affermazione,che assomiglia dannatamente ad una constatazione.

Una constatazione che mi sconvolge decisamente troppo e che mi rende incontrollabilmente felice.

Cerco di calmare il battito frenetico che sembra essere impazzito a queste parole, nello stesso identico modo in cui impazzisce quando c'è lui nei dintorni.

- Comunque...- mi raschio la gola, tentando di non lasciare che i pensieri partano in quarta e inizino a fantasticare e di non fare caso al senso di euforica compiacenza che mi ha pervaso.

Cosa alquanto difficile.

- Possiamo non toccare il tasto appuntamento?- sospiro guardandola quasi implorante.

Non che non mi vada di parlarne, solo...

- Perchè?- ride lei, divertita dalla mia smorfia corrucciata.

Sbuffo affranta, torturando con le dita il bordo della camicia che indosso.

- Non so cosa mettermi neanche domani sera- le confesso mordendomi un labbro e guardandola in attesa di un consiglio che spazzi via tutti i miei dubbi al riguardo.- Non so se è meglio che metta qualcosa di elegante o magari un semplice paio di jeans. Sono indecisa - le confido, lasciando che i miei dubbi parlino da soli - Non so neanche dove mi vuole portare- allargo le braccia.

- Beh, se vuoi andare sul sicuro mettiti solo un completino intimo addosso, sono sicura che è l'abbigliamento che ti preferisce !- ridacchia sfacciatamente maliziosa facendomi arrossire nuovamente, un po' imbarazzata.

- Candice!- la riprendo, lanciandole contro la camicetta che ho fra le mani e che lei riesce a parare in tempo, afferrandola.

Non so perchè o come mai, ma ogni volta che c'è un rimando diretto alla nostra attrazione le mie guance si velano sempre di consapevole rossore. Non ci posso fare nulla, è più forte di me.

Un attimo dopo è un'altra cosa a sconvolgermi e il mio rossore non + più d imbarazzo ma di cupidigia.

Il pensiero del suo sguardo rovente addosso viene proiettato subito nella mia mente, diventando quasi reale in una connessione istantanea tra parole ed immagini da togliere il respiro.

Un pensiero che, proprio come tutti gli altri, è vietato ai minori e non si conclude per nulla castamente.

- Hai ragione- annuisce, facendomi pensare per un attimo che abbia davvero capito di smetterla - Ti preferirebbe direttamente nuda – continua con una maliziosa risata argentea, ritirandomi contro il pezzo di stoffa sgualcita che è diventata la mia camicia.

La fulmino con lo sguardo.

- Candice!- ripeto ancora, riprendendola, con la voce un'ottava più alta a causa dell'imbarazzo e gli occhi sbarrati.

Lei si limita a continuare a ridere di gusto questa volta, beccandosi l'ennesima mia occhiataccia truce.

Decido allora di passare al contrattacco.

- Chissà cosa ne penserebbe Zach, invece- freccio, sapendo del suo interesse nei confronti del ragazzo.

Al contrario mio lei non si imbarazza più di tanto, continuando a ridere.

L'unico indizio che mi fa capire di aver colto nel segno sono le sue guance improvvisamente rosse,e di certo non a causa delle risate.

- Ok, tregua- mi dice, alzando le mani in segno di resa.

- Cosa mi metto?- le chiedo, ricordandomi del mio problema originario.

- Io il mio consiglio te l'ho dato e sono sicura che Ian mi ringrazierà- mi prende maliziosamente in giro, contraddicendo quello che ha appena detto,

- La prossima volta chiederò un consiglio a Paul su come vestirmi, lui mi sarà sicuramente più di aiuto di te- mormoro imbronciata e offesa, incrociando le braccia al petto e lanciandole un'occhiataccia corrucciata.

- Allora preparati ad andare in giro sempre in tuta – afferma risoluta, riuscendo a strapparmi un sorriso divertito però . - O forse, visto il suo istinto da Stefan geloso, ti costringerà a mettere un burqa -

E' vero Paul è un po' protettivo e geloso nei miei confronti, come un vero e proprio fratello geloso.

Mi ricorda il mio per questo aspetto e, in qualche modo, me ne fa sentire anche meno la mancanza.

- Comunque non ho sul serio la più pallida idea di cosa indossare in entrambi i casi – mi passo frustrata una mano sul volto, spostandomi poi una ciocca di capelli dal viso e alzando lo sguardo su di lei.

- Un problema alla volta – si tira a sedere sul letto, guardandomi risoluta e mettendomi un dito davanti al naso,facendomi segno di aspettare Prima pensiamo al pranzo con la futura cognata e poi a quello- afferma decisa e risoluta.

- Non è la mia futura cognata- ribatto con un filo di voce, prendendo letteralmente fuoco questa volta.

Non posso negare infatti, seppur internamente e molto nascostamente, però che una parte di me non tanto piccola vorrebbe esserlo davvero.

E non solo perché mi sta simpatica ma perché comporterebbe essere la fidanzata di Ian .

Sospiro rendendomi conto che i miei pensieri diventano ogni giorno che passa sempre più ingovernabili e senza freno.

Ora oltre ai pensieri indecenti e decisamente poco casti, ci si mettono anche queste riflessioni inappropriate e del tutto senza senso.

Ok,oggi dormire troppo mi ha fatto decisamente male, mi conforto con questa spiegazione poco plausibile. O forse sto diventando semplicemente pazza.

Si, ma di lui.

Candice non dice nulla, limitandosi ad un sorriso malizioso di chi la sa lunga.

- E allora perchè sei così nervosa? Infondo è solo la sorella di un ragazzo che neanche ti piace- mi punzecchia con tono ironico un attimo dopo, beccando come ogni dannata volta il punto debole.

Sinceramente non so come diavolo faccia, ma a volte sembra conoscermi più di quanto io conosca me stessa.

- Non ho mai detto che non mi piace - mormoro piccata, puntualizzando la situazione e stringendomi infantilmente fra le spalle - E' un bel ragazzo, sarebbe impossibile negare che io ne sia attratta – affermo con una scrollata del capo, arrampicandomi un po' sugli specchi.

So bene che non è solo questo, ormai ne ho piena coscienza ma non mi va di parlarne.

Ammetterlo a me stessa è già stato un enorme passo avanti, ma sono in qualche modo gelosa di questa constatazione.

La voglio tenere per me ora, nonostante so che Candice sa perfettamente cosa provo.

- E poi... non sono nervosa- ribatto punta sul vivo, tenendo però ben lontano il mio sguardo dal suo.

Per fortuna non ribatte nulla in risposta, cambiando argomento.

-Comunque, tornando al nostro problema... Di tutti i vestiti che abbiamo visto non ne va bene nessuno.- afferma convinta e sicura, spazzando via le mie speranze di apparire almeno presentabile.

- Già – mormoro sconsolata con un sonoro sbuffo.- Tu non hai nulla da prestarmi?- le chiedo poi,

speranzosa di risolvere così la questione.

Lei per tutta risposta si limita a squadrarmi con un'occhiata attenta, rimanendo in silenzio per alcuni secondi.

- Candy, mi stai ascoltando?- aggrotto confusa le sopracciglia dalla sua espressione pensierosa.

- Perché invece non resti vestita così?- mi domanda in risposta lei, indicando con un cenno del capo gli abiti che indosso, cioè una semplice camicia azzurra e dei jeans abbinati con degli stivali fino al ginocchio.

- Non è troppo … semplice?- le domando dubbiosa guardando con occhi critici miei stessi abiti.

Non sono nulla di particolare o elegante ma decisamente sono abiti da me.

- Secondo me sei perfetta, invece – annuisce vigorosamente con un sorriso gaio e rassicurante.

Qualche incertezza rimane, dettate dallo stesso motivo che mi rende nervosa.

Ma quelle non potrebbero essere spazzate vie neanche da Ian in persona, quindi direi che l'opzione migliore sia rimanere vestita in questo modo.

- Ok, vada per questo- allargo le braccia mentre lei batte allegra le mani, approvando.

- Non potevi dirmelo prima , scusa?- mormoro dopo un secondo , rendendomi conto di aver messo sottosopra il mio armadio per nulla praticamente.

Lei ridacchia divertita, beccandosi un'altra mia occhiataccia.

Non faccio però in tempo a dire altro e lei a rispondermi, perchè il rumore di una chiave infilata nella serratura e , poi, di una porta che si apre ci interrompono.

- Mi sa che il tuo principe azzurro sta rincasando - sussurra divertita Candice, indicando la porta con un cenno del capo e beccandosi un secondo dopo la mia occhiata truce.

Neanche un attimo dopo infatti la porta si apre e Ian, sudato e con le guance lievemente arrossate per la fatica della corsa, compare davanti a noi.

Deve essere tornato da poco perchè un leggero fiatone lo scuote, facendogli alzare in modo aritmico il petto.

- Cos'è, hai preso la residenza nella nostra camera?- è il suo saluto ilare all'indirizzo di Candice.

Si richiude poi la porta alle spalle, rivoltandosi e compiendo qualche passo verso di noi.

A me, invece, riserva un'occhiata limpida e un mezzo sorriso mozzafiato che mi provoca una dolce e lieve tachicardia.

Batticuore che aumenta, per tutt'altri motivi, non appena i miei occhi cadono volontariamente sulla maglietta sudata che aderisce perfettamente e mette in mostra i suoi pettorali scolpiti.

Il fatto che abbia parlato al plurale non sfugge però a Candice, così come invece è accaduto a me.

- Nostra?- lo rimbecca infatti la bionda calcando maliziosamente sulla parola fino a conferirle una cadenza allusiva.

Si volta poi verso di me, lanciandomi un occhiata allusiva che sembra voler dire “te lo aveva detto”, ma che io non comprendo del tutto.

E solo ora noto il pronome che ha usato. È al plurale. Nostra.

Ha detto nostra, mi ripeto mentalmente e il senso di inspiegabile euforia automaticamente aumenta.

È un'iniezione di buon umore impagabile e, più ne prendo coscienza, più essa cresce.

Mi ritrovo a sorridere genuinamente ed incontro fugacemente il suo sguardo per qualche secondo.

Ian non dice nulla, limitandosi a sorridermi enigmaticamente di rimando.

È un sorriso strano, fra l'imbarazzato e il compiaciuto. Lo stesso che ha quando gli fanno un complimento che gradisce particolarmente o quando racconta aneddoti della sua infanzia.

- Comunque lo sarà ancora per poco, se è per questo.- sospira -Mi hanno detto che la mia stanza da domani è pronta – afferma senza nessuna gaiezza o ironia nella voce, quasi pesantemente e quelle parole hanno per me il peso di un macigno.

Deglutisco, mentre la mia mente registra il sapore amaro di queste parole.

Da domani non condivideremo più la stessa stanza.

Da domani non condivideremo più lo stesso letto e lo stesso bagno.

È un dubbio atterrante mi attraversa.

E se da domani non condividessimo più nulla? È il pensiero immediato e spaventoso che mi avvolge in una morsa deprimente.

Una paura familiare che è sempre in grado di provocarmi mille dubbi.

Dannazione ma perché dovevano ridargliela proprio ora che le cose si stanno smuovendo? È il mio rammarico immediato.

Questa sarà la nostra ultima notte insieme quindi ed è paradossale che accada proprio ora.

Lui non dice nulla, lasciando che un silenzio appesantito dalle mie riflessioni piombi nella stanza.

Sospiro, cercando di non lasciarmi travolgere e schiacciare da queste paure.

Non avrebbe alcun senso ora che ho ammesso internamente ciò che provo.

Non sarebbe semplicemente giusto ora che ho fatto chiarezza nella mia testa e non solo lì.

Non sono ancora sazia del tempo passato insieme. Ne voglio ancora, non mi è bastato questo.

Ian mi lancia poi un'occhiata di sottecchi, come a studiare la mia reazione e io li rialzo dal pavimento dove li avevo puntati ostinatamente fino a incontrare i suoi.

E sono proprio i suoi occhi, in qualche strano modo, a darmi una risposta inaspettata ma di cui ho bisogno come l'acqua per un assetato nel deserto.

Sono lievemente più cupi del normale, scuriti.

Vi scorgo dentro le mie stesse sensazioni, la mia stessa tristezza, i miei stessi dubbi ma soprattutto la stessa voglia di passare del tempo insieme. Ancora.

È uno sguardo speculare al mio, che riflette le mie stesse emozioni. E anche qualcosa di più, che inspiegabilmente mi tranquillizza spazzando via quelle insinuanti domande.

E capisco che nulla cambierà.

Così come non cambierà la volontà di passare del tempo insieme e tutto quello che abbiamo raggiunto emotivamente.

- Ok, io vado.- scende dal letto con un saltello Candice, rompendo il momento e anche il nostro gioco di sguardi. Probabilmente vuole lasciarci da soli.

Mi alzo anche io in piedi, incontrando solo per un breve attimo lo sguardo di Ian, che torna imperscrutabile.

Accompagno Candice alla porta e, proprio quando sta per uscire, mi sussurra qualcosa.

- Comunque stai tranquilla, andrà benissimo – mi fa l'occhiolino la bionda prima di scomparire oltre la porta, nel corridoio.

Le sorrido grata, lievemente più rincuorata dai suoi consigli anche se non del tutto.

- Lo spero -

Chiudo poi la porta, rivoltandomi verso Ian che trovo esattamente nella stessa posizione in cui l'ho lasciato.

Punta i suoi occhi adamantini interessati nei miei, facendomi trattenere il respiro perchè capisco che ha intuito qualcosa di quello che ci siamo dette.

Mi fissa con le sopracciglia scure leggermente aggrottate, come a cercare di capire il senso dei sussurri che mi sono scambiata con Candice.

Mi mordo un labbro strizzando gli occhi mentre spero vivamente che non li abbia sentiti e che non abbia capito a cosa ci riferissimo. Anche perché sarebbe piuttosto imbarazzante.

La sua espressione cambia un attimo dopo, tornando quella di sempre tra il maliziosamente enigmatico e divertito.

- Credo che andrò a farmi una doccia, ora - si passa una mano fra i capelli umidi e scompigliati.

Io annuisco, rimanendo in silenzio ancora persa nei miei pensieri.

In bilico fra la paura che abbia captato le nostre parole e la voglia, opposta, che mi incita quasi a esternargli i miei dubbi.

Mi sposto una ciocca di capelli, rimettendola dietro l'orecchio.

Ed è proprio quando mi decido a muovermi che qualcos'altro mi blocca, facendomi trattenere violentemente il respiro .

Ian con un gesto fluido si toglie la maglietta leggera e sudata che indossa, restando a petto nudo e mandando in visibilio i miei ormoni recalcitrati.

A questa paradisiaca visione un imponente ondata di calore mi pervade, focalizzandosi in particolar modo nel basso ventre e un impellente bisogno di spogliarmi si impossessa di me.

Mi sento come se l'aria mi mancasse e tutto il mio corpo stesse prendendo fuoco, attraversato dalla lava di voluttuoso desiderio.

Boccheggio, scoprendo solo ora di aver trattenuto il respiro.

Automaticamente i miei occhi seguono le linee decise e definite dei pettorali e degli addominali, fino ad arrivare alla leggera striscia di peluria che termina in parti proibite nascoste dai pantaloni e che in questo momento non vorrei fossero così nascoste.

Arrossisco un secondo dopo per il mio stesso pensiero, riscoprendomi una pervertita e come se non bastasse ci pensa lui un secondo dopo a farmi ulteriormente prendere fuoco.

- Cos'è ti sei incollata al pavimento?- mi punzecchia con un sorriso così malizioso e birichino da far impallidire il miglior Damon in modalità seduzione attivata.

Ghigna, lanciandomi uno sguardo quasi lussurioso.

È consapevole della nostra attrazione e ci gioca su, stuzzicandomi. Non che non lo faccia anche io, ma questo è giocare davvero sporco!

Arrossisco violentemente sotto il suo sguardo divertito, presa totalmente in contro piede, e in cui la malizia la fa da padrone, scoprendomi paralizzata dall'attrazione. È come se non riuscissi a muovermi.

So infatti che se lo facessi non saprei più contenermi e agirei di istinto, lasciando che i miei ormoni mi guidino.

Forse sarebbe anche l'ora, come dice Candice, ma non voglio fare nulla che muti il nostro equilibrio ora.

Non fino a domani sera, al nostro appuntamento, almeno. In qualche modo voglio aspettare.

Un giorno in più non mi ucciderà di certo. O almeno lo spero vivamente.

In più mi sembra che i miei ormoni siano meno mansueti e controllabili del solito, come a volermi ancora di più complicare le cose, soprattutto a causa del contatto mancato di ieri sera, quindi meglio mantenere le distanze.

Deglutisco a vuoto, la gola improvvisamente riarsa, spostando il peso da un piede all'altro.

Il velo di malinconica di poco prima è scomparso dal suo sguardo, che è tornato giocoso e provocatoriamente languido.

- Simpatico- cerco di sembrare normale e non tesa come una corda di violino dal desiderio che mi provoca, riuscendo però a soffiare solo un sussurro appena palpabile.

Si apre in un mezzo sorriso mozzafiato, inclinando lievemente il volto e guardandomi dritta negli occhi, che sono attraversati da un guizzo malizioso che li illumina.

Cerco di non far cadere i miei occhi oltre la linea del suo mento, ma, come ogni volta che si tratta di lui, il mio corpo agisce per conto suo.

Infatti per un breve attimo i miei istinti scappano dai freni imposti dalla ragione, permettendo agli ormoni di prevalere e servendo ai miei occhi un'altra occhiata da far girare la testa.

Il mio sguardo cade sul suo petto scoperto, percorrendolo in una lunga e rapida occhiata che mi provoca un'ulteriore ondata di calore così violenta che mi sembra di andare letteralmente a fuoco.

Mi mordo quasi a sangue il labbro inferiore torturandolo con i denti nel tentativo di trattenermi, col solo risultato di arrossarlo.

Ian con gli occhi segue questo mio gesto, facendomi quasi venire i brividi per l'occhiata infuocata e decisamente non casta che mi lancia.

Il ghigno sulle sue labbra si amplia maggiormente cogliendo la mia espressione e diventando un vero e proprio sorriso sfacciatamente malizioso.

Rimane immobile, continuando a rimanere fermo vicino al letto come ad aspettare che lo raggiunga e che risponda alla sua provocazione.

Mi impongo di calmarmi, di placare gli ormoni e cercare di essere il più normale possibile.

Devo solo fare finta che lui non sia seducentemente sudato e a petto nudo a pochi passi dal letto, lo stesso su cui vorrei sbatterlo e non di certo a giocare a carte.

Certo, se poi penso che il sudore che gli imperla il corpo potrei causarglielo per tutt'altra fatica che quella della corsa di certo le cose non migliorano.

Lui non è seminudo nella mia stanza, mi ripeto prendendo un profondo respiro e puntando lo sguardo nella direzione opposta alla sua e tenendoli lontano dal suo corpo.

Sospiro poi, decidendomi finalmente a smuovermi dalla posizione statica che ho assunto.

Leggermente in imbarazzo mi avvicino alla scrivania, prendendo però il percorso alla larga da lui e aggirandolo.

Mi avvicino alla sedia e inizio a piegare gli abiti che ho ammucchiato disordinatamente su di essa,

tentando di trovare un impiego che possa tenermi occupata la mente.

Percepisco due perforanti occhi color ghiaccio seguirmi in ogni movimento, senza perderne uno, e studiare ogni singola, piccola mia movenza in una carezza ammaliante.

Con le guance calde di languido imbarazzo continuo nelle mie faccende, facendo finta di nulla e sperando internamente che vada a farsi questa dannata doccia.

Anche perchè non so per quanto ancora riuscirò razionalmente a frenarmi, non saltandogli addosso.

Non pensarci Nina, mi impongo piegando un'altra maglietta e appoggiandola sul piano della scrivania.

- Non si dovrebbe aspettare la primavera per fare il cambio di armadio?- afferma sarcasticamente Ian, quasi canzonatorio, facendomi sobbalzare sorpresa.

La sua voce è vicina, più di quanto dovrebbe, tanto che percepisco il suo respiro infrangersi contro di me e perdersi fra i miei capelli in un sussurro velato.

Persa come ero nei miei pensieri non l'ho assolutamente sentito arrivare, deglutisco percependo già il battito del mio cuore accelerare bruscamente diventando irrequieto.

- Non...lo è, infatti - mormoro quasi balbettando, scoprendomi tesa e irrigidita.

L'attrazione vibra già nell'aria, rendendola elettricamente su di giri, nonostante non ci stiamo neanche toccando.

Come se mi avesse letto nel pensiero mi sfiora con le dita, spostandomi delicatamente i capelli dalla spalla fino a farli ricadere tutti dall'altro lato e lasciandomi così il collo scoperto.

Una scarica elettrica parte dall'esatto punto in cui i suoi polpastrelli mi toccano, dipanandosi poi in tutto il mio corpo con spirali concentriche e voluttuose.

E' come il domino: un'emozione tira l'altra e la paura di non riuscire a contenermi aumenta.

- Ah, no?- mi domanda in un sussurro languido che si infrange contro la pelle delicata del mio collo , provocandomi dei languidi brividi in tutto il corpo.

Deglutisco, il respiro già accelerato dall'eccitazione che cerco di reprimere

La mia pelle si vela di pelle d'oca non appena la distanza fra i nostri corpi diminuisce ancora, mentre lui appoggia lieve il suo petto alla mia schiena.

È uno sfiorarsi appena percepibile ma basta a provocarmi pensieri impuri.

Un sospiro sfugge incontrollato dalle mie labbra, percependo il calore invitante del suo corpo, che mi porta a socchiudere lievemente gli occhi improvvisamente pesanti di cupidigia.

- Stavo cercando qualcosa da mettere – affermo in un sussurro velato, quasi roco, cercando di riprendermi e di non fare caso alla sua pericolosa vicinanza.

Cosa alquanto impossibile, quindi.

Non pensarci mi dico ancora, senza riuscirci però.

Il suo profumo mi avvolge, seducente, stordendomi i sensi della ragione e ricordandomi fin troppo chiaramente il motivo per cui lo chiamo Somerhotter.

Tutto di lui mi manda su di giri, dal sorriso all'odore.

Ne prendo una lunga boccata, capendo che sono davvero vicino al limite.

Col briciolo di razionalità che mi rimane, appoggio l'indumento che ho ancora in mano e, di cui solo ora mi ricordo, sulla scrivania.

Decidendo poi che è meglio allontanarmi da lui prima che l'irrazionalità del desiderio mi travolga del tutto.

Mi volto dopo qualche secondo, con l'intento di allontanarmi ma me lo ritrovo più vicino di quanto pensassi, ad ostruirmi ogni possibile via di fuga.

Indietreggio, allora, scontrando con i fianchi il bordo duro della scrivania.

Un senso si deja-vù mi pervade, riportandomi alla mente la situazione di quando abbiamo girato la prima puntata della seconda stagione.

Allora però le cose erano un po' diverse da ora, era semplice attrazione.

Deglutisco spiazzata dalla sua vicinanza che supera di gran lunga quella di sicurezza, le guance imporporate e il basso ventre pervaso da un irrequieto formicolio di cupidigia non saziata.

Appoggia le braccia contro la scrivania, intrappolandomi di fatto fra il suo invitante corpo e il mobile.

Mi inchioda con uno sguardo limpido, dai riflessi quasi argentati.

- Stavo cercando qualcosa da mettere per il pranzo con Robin - mi ritrovo a dire prima ancora che lo abbia pensato, fornendogli su un piatto d'argento quella verità che fino a qualche minuta prima avevo fatto di tutto per non fargli notare.

La sua vicinanza mi manda semplicemente in confusione, sembra che non capisca quasi più nulla.

Nulla se non lui e le emozioni che mi suscita.

Per un breve attimo aggrotta le sopracciglia, cercando di capire il senso intrinseco delle mie parole e io mi ritrovo a maledirmi mentalmente per essermelo lasciato scappare.

Ora mi prenderà per una stupida che si è fatta chissà quale film in testa ed è proprio l'ultima cosa che voglio.

Ian rimane in silenzio per qualche interminabile secondo, tenendo lo sguardo lontano dal mio mentre un sorriso dolce si delinea lentamente sulle sue labbra, curvandole e facendomi battere forte il cuore.

Lo rialza poi un secondo dopo e ciò che vedo mi lascia semplicemente senza fiato.

Non vi è alcuna traccia di divertimento o ironia, sono illanguiditi da una dolcezza diversa dal solito, nuova.

E' caldo, ma non bollente del consueto desiderio, mosso da una emozione che fin ora non ho mai visto così nitidamente.

Sembrano voler dire un'unica cosa, una verità che ho percepito, ma mai così chiara.

Gli piaccio...

Ed è l'unica verità di cui ho bisogno ora.

Tornano però nuovamente imperscrutabili un attimo dopo, celandomela.

Le farfalle si muovono nel mio stomaco, sfarfallando vivaci e rinvigorite da ciò che ho appena visto.

Un'iniezione di sconvolgente euforia mi travolge, riuscendo a spazzare via tutti i dubbi che mi frullavano in mente fino ad ora.

Una tranquillità incredibile mi pervade, sopendoli definitivamente e sento che posso lasciarmi andare per davvero ora.

Inclina il volto verso sinistra, verso il mio, ritornando a guardarmi negli occhi.

E ancora una volta siamo così vicini che basterebbe un soffio per unire le nostre labbra, mandano al diavolo le mie promesse di non fare nulla fino al nostro appuntamento.

I nostri nasi si sfiorano e i respiri si mischiano, mentre le palpebre si chiudono gradualmente.

Per fortuna lui ha più autocontrollo di me e si allontana dopo un ultimo sguardo voglioso, mettendo qualche metro fra me e lui.

- E' meglio che vada a farmi una doccia, prima che prenda freddo- sospira, passandosi una mano fra i capelli e compiendo un altro passo indietro.

Annuisco, cercando di riprendermi dal mix letale di sensazioni scaturite da quello sguardo e dalla sua vicinanza, fin troppo deleteria per i miei nervi.

Un giorno all'altro se continua così ci lascerò le penne.

Incrocio le braccia al petto mentre lui si avvia verso il bagno, cercando di non pensare a cosa comporti l'abbinamento “Ian” e “sotto la doccia”.

Proprio quando è sull'uscio della porta si volta verso di me.

- Comunque Candice ha ragione- rompe il silenzio creatosi, ma i miei pensieri sconci.

Confusa e non capendo a cosa si stia riferendo aggrotto le sopracciglia.

- Su cosa?- gli chiedo ingenuamente.

- Sei bellissima vestita così- mormora con una sincerità e una dolcezza disarmante.

E il mio cuore semplicemente si scioglie nel petto.

 

 

 

********************

 

Il rumore del mio cellulare, che suona con la sua musichetta allegra, rompe il silenzio creatosi nel mio camerino, richiamandomi alla realtà.

Alzo gli occhi dalla lettura dell'ennesimo copione, guardando in giro alla ricerca di quell'aggeggio che ha disturbato la mia quiete.

Con gli occhi percorro l'intera stanza senza vederlo, scorgendolo infine illuminarsi fra i fogli e le cianfrusaglie sparse sul tavolo del mio camerino.

Con uno sbuffo e una piccola pressione della gamba mi alzo in piedi, abbandonando il posto caldo e confortante del divano su cui mi sono rifugiata a imparare le battute.

Odio quando mi interrompono mentre le ripasso.

Perdo la concentrazione e poi devo ricominciare da capo a impararle visto che sono una perfezionista cronica nel lavoro.

Con la mano sposto un pacchetto vuoto di patatine abbandonato disordinatamente, rovistando poi tra i fogli sparsi, e infine finalmente lo trovo.

Senza neanche leggere il nome sul display rispondo, pronta a ringhiare contro a chiunque abbia osato disturbarmi.

Che mi serva da lezione, mi dico, la prossima volta lo spegnerò direttamente.

- Pronto- mugugno un po' scontrosa, rispondendo.

- Ti ho interrotto mentre imparavi le battute ? - è la risposta della voce gaiamente allegra di Ian, la risata percepibile e mal trattenuta.

Mi conosce così bene da capire il perché del mio nervosismo anche solo dall’inclinazione della mia voce, è il risalto che la mia mente dà a questa frase, portandomi a sbarrare stupita gli occhi.

Il battito del mio cuore accelera, diventando anomalo.

Una sensazione calda si insinua lentamente dentro di me, come miele fuso, appesantendomi il corpo di una dolcezza inaudita.

Come se già non bastasse il tono basso e un po' roco della sua voce a farmi sciogliere, contribuisce anche questo pensiero irrazionalmente vero.

- Ian – mormoro in un sussurro sorpreso per questa constatazione, che ha avuto il poter di sconvolgermi.

- E' così, vero?- ridacchia lui, divertito, riempiendomi le orecchie di quel suono cristallino e ammaliante che è la sua risata.

- Si – sbuffo non riuscendo però a trattenere un sorriso luminoso e allegro.

Ian ride ancora, forse per il mio tono un po' imbronciato o forse perché semplicemente di buon umore.

- Robin, mi ha detto che si è divertita e avete passato, testuali parole,  un piacevolissimo pranzo – mi dice dopo un attimo di silenzio, modellando la voce come per imitarla e facendomi ridere.

Sorrido in risposta, neanche fosse davanti a me e  potesse vedermi.

- Anche io sono stata bene -

Ed è vero.

Ho passato un paio di ore tranquille e svaganti, divertenti.

Non mi ha fatto alcuna domanda scomoda o battutina allusiva che mi abbia messo in difficoltà.

È stato semplicemente un pranzo, come fra due vecchie amiche.

Parlare con lei si è rivelato più semplice del previsto e, dopo qualche primo secondo di imbarazzo, mi sono sciolta, parlando a mio agio della mia famiglia e raccontandole di me, delle mie esperienze.

- Mi fa piacere -

Anche se non posso vederlo, sono sicura che sta tendendo le labbra nel mezzo sorriso che lo caratterizza.

- Comunque non ti ho chiamato per questo - afferma, cambiando improvvisamente il tono della voce che diventa più seria.

- Ah, no?- mormoro interdetta, raggiungendo nuovamente il divano su cui mi accomodo .

- E allora per cosa ?- gli chiedo confusa e curiosa al col tempo, incrociando le gambe in attesa che mi risponda.

L'unica risposta che mi arriva alle orecchie però è il suo sospiro, cosa che mi allarma istintivamente ancora di più.

Non so perché ma ho una brutta sensazione.

- Ho un problema per domani sera… dobbiamo rimandare la cena – afferma schietto, ma non per questo indolore, con voce grave dopo un secondo, gelandomi.

Tutte le fantasie che avevo fatto, i progetti, per il nostro appuntamento si frantumano come un castello di sabbia viene spazzato via dalla marea.

Crollano e il peso  di tutte queste macerie mi sembra di sentirlo sulle spalle, sul cuore.

Deglutisco, non riuscendo a dire nulla e venendo sommersa dalle  paure che tutto ciò comporta.

Perché? È il mio primo istantaneo pensiero, ma uno in particolare, poi, si spazio fra gli altri.

E se fosse solo una scusa per annullarlo, poiché si è reso conto di non volerlo veramente? Si domanda la parte più insicura di me, prendendo il sopravvento.

Le mie sicurezze vacillano.

Magari si è lasciato prendere dal momento, ma poi si è accorto che non vuole andare oltre l'amicizia.

E questa improvvisa eventualità mi provoca una dolorosa e angosciosa morsa allo stomaco, togliendomi il fiato.

Eppure quel sentimento identico al mio io l'ho visto, non era un miraggio né un’illusione.

Era lì, concreto e speculare al mio.

- Mi stai per caso dando buca?- rido con una punta di acuto e stridente nervosismo ad appesantirmi la voce, non riuscendo e dire altro.

- No, lo sto solo rimandando.- risponde lui tranquillo dall'altro lato della cornetta, non cogliendo probabilmente il nervosismo che mi pervade.

Non vi è nulla nella sua voce che mi appaia falsa o solo una scusa, è il solito tono sincero e velatamente divertito.

Un attimo, mi richiama la mia mente, bloccando il flusso di  riflessioni incoerenti.

Rimandare…

Ha detto rimandare, non annullare, chiudo gli occhi prendendone coscienza e percependo già il sollievo distendermi i nervi rigidamente tesi.

Vuole solo rimandarlo, mi dico percependo la morsa allo stomaco dissolversi nella spossatezza di uno spavento preso per nulla.

Sospiro rincuorata, fregandomene, per una volta,  se lui se ne sia accorto o meno, avvertendo un peso disperdersi istantaneamente e abbandonare il mio cuore.

Questa semplice frase, detta quasi giocosamente, ha infatti il potere di tranquillizzarmi.

- Ti spiace se rimandiamo a venerdì, quindi?- mi chiede, rasserenandomi sempre di più – Ho già chiamato il ristorante e per loro non ci sono problemi-

- No tranquillo, va benissimo.- sospiro ancora.

Rilasso i muscoli mentre il battito del mio cuore torna lentamente normale.

E ancora una volta tutto ciò mi mostra quanto io sia dannatamente coinvolta. Presa da lui.

È una cosa che mi è talmente evidente da far luce, ormai.

- Mi dispiace rinviarlo....solo che c'è sciopero dei mezzi e Robin non sa come arrivare all'aeroporto – riprende a parlare, così  affannato nell’atto di spiegarmi che quasi si mangia le parole.

- Ian non mi devi alcuna spiegazione- ribatto, sentendomi però felice per il fatto che me le abbia date e che mi abbia incluso nei suoi progetti.

Mi rende dannatamente allegra, tanto che la paura e l'angoscia di poco prima sembrano lontane anni luce.

- Quindi l'accompagno io. Mi spiace che coincida con il nostro appuntamento…davvero – continua, sospirando infine.

- Non lo sto cancellando, lo sto semplicemente rinviando. Voglio che sia chiaro – afferma andando dritto al punto dolente, riprendendo a parlare e non dandomi neanche il tempo di rispondere.

E non ci potrebbe essere niente d’altro al mondo che potrebbe eliminare ancora il più piccolo dubbio insito in me, come queste parole.

- Dovrai escogitare ben altro per liberarti di me – ride un attimo dopo, non sapendo che io non ho alcuna intenzione di liberarmi di lui, tanto più che non l’ho neanche assaporato.

Rido anche io, dando sfogo e liberando il nervosismo accumulato in questi minuti.

È quasi una risata liberatoria, catartica.

- Vorrà dire, allora,  che per farti perdonare mi dovrai offrire una fetta di torta al cioccolato domani a colazione- scherzo, ritrovando il solito spirito allegro che mi caratterizza.

- Come se non lo facessi ogni giorno – bofonchia divertito lui.                                         

- Allora facciamo che diventano due- ridacchio, col morale che sale di un ottava man in mano che parliamo.

Infondo, un paio di giorni in più o in meno non cambiano molto, l'importante è che accada.

Che poi sia in un ristorante o in un cinema poco importa, mi interessa solo che avvenga come fra due persone che si piacciono.

Tutto qui.

Voglio passare una serata con lui in modo ufficiale.

 Intendo per il nostro rapporto, non che lo sia a livello mediatico anche perché se no sarebbe la fine.

Giornalisti e media non ci lascerebbero neanche respirare, rischiando di soffocare quel qualcosa che sta nascendo prima ancora che venga alla luce.

- Allora prima che diventi direttamente una torta, ti lascio alle tue battute da imparare -

- Ok-

C’è un attimo di silenzio e , ancora una volta, ho la sensazione che stia sorridendo.

- Ci vediamo tra poco sul set, Elena -

- A dopo, Damon - chiudo la chiamata, lasciando poi cadere il cellulare al mio fianco

Spossata, reclino la testa indietro fino ad appoggiarla sul bracciolo, lasciandomi scivolare semi-sdraiata e cercando di svuotare la mente.

Dopo questo sono sempre più convinta che un giorno o l’altro ci resterò secca per le troppe emozioni.

Mi passo una mano sul viso poi, chiudendo gli occhi ed espirando lentamente, lasciando andare il respiro mentre l'evidenza della causa di tutti questi pensieri diventa nitida.

Non mi piace solamente.

Oh no, ne sono anche dannatamente coinvolta.

 

******************

 

Cercando di essere il meno rumorosa possibile, tento di raggiungere la porta della mia stanza per uscire e andare al lavoro.

Lancio un breve sguardo verso il letto, dove Ian riposa placidamente addormentato nella tipica posizione che ha quando dorme.

Con passi lenti e cadenzati lo aggiro, ma proprio quando l'ho superato mi accorgo di non aver preso le chiavi.

Dannazione, devo fare una cura di fosforo per la memoria!

Mi maledico mentalmente per la mia sbadataggine, imprecando silenziosamente con uno sbuffo.

Cercando di non picchiare da nessuna parte e di destreggiarmi fra i mobili della stanza, fievolmente illuminati dalla debole luce che filtra tra le tende, torno indietro.

A fatica arrivo fino al mio comodino, dove le lascio di solito, e le afferro.

Ripercorro la strada appena fatta, ma, improvvisamente, scontro il piede contro qualcosa di duro e spigoloso, sbilanciandomi in avanti.

Per non cadere rovinosamente a terra come un sacco di patate, mi appoggio istintivamente alla prima cosa che trovo a tiro, trovando la sedia girevole della scrivania.

Tuttavia, a causa del movimento brusco, tutto ciò che vi era sopra cade al suolo in un rumoroso botto.

- Dannazione - sussurro concitata, ritrovando l'equilibrio e abbassandomi subito a raccoglierla.

Cosa che al buio non è proprio facile, sbuffo tastando il pavimento alla ricerca di ciò che è caduto.

- Sei ancora viva?- mi domanda una voce arrochita dal sonno, ma comunque divertita mentre la stanza viene improvvisamente illuminata dalla luce dorata dell' abajour.

Sobbalzo colta di sorpresa, voltando istintivamente  il capo nella direzione della voce, verso il letto, dove fra le coperte fa capolino un assonnato Ian.

Con i capelli scompigliati e gli occhi lievemente socchiusi per non essere feriti dall'improvvisa luce mi guarda curioso, reggendosi sui gomiti.

Con l'espressione ancora insonnolita si tira poi a sedere

- Ti ho svegliato?- gli domando dispiaciuta mordendomi colpevolmente il labbro inferiore, rialzandomi in piedi e raggiungendolo sul letto.

Mi seggo al suo fianco, sfiorando il suo corpo con il mio e abbandonando la borsa ai miei piedi.

- Un elefante in una cristalleria sarebbe stato più silenzioso- ride divertito, beccandosi prima la mia occhiataccia di protesta e poi un pugno leggero sul petto, che acutizza le sue risate a dismisura.

Con una torsione del polso, intrappola facilmente la mia mano nella sua.

È  una morsa lieve,  pacatamente deliziosa che basta però a riaccendere il focolaio mai sopito dei miei ormoni.

- Comunque ero già sveglio da un po' – mi rassicura un attimo dopo, continuando a sorridere divertito dalla mia espressione imbronciata.

Come diavolo faccia ad essere di buon umore già appena sveglio per me è un mistero.

Gli sorrido anche io, cercando di non pensare che siamo entrambi svegli in un letto e invece di parlare potremmo fare altro di molto più piacevole e soddisfacente.

Un silenzio mattutino cala fra di noi, ma non passano neanche pochi secondi che viene interrotto.

- Mi dispiace aver dovuto rimandare il nostro appuntamento, comunque- afferma dolcemente, la voce calda e soffice di chi si è svegliato da poco.

Tiene però lo sguardo lontano dal mio, distogliendolo e puntandolo in un punto indefinito del copriletto azzurro.

Con il pollice mi accarezza la pelle delicata del polso, solleticandomela quasi con i cerchi concentrici ed immaginari che sta tracciando.

È un tocco ipnotizzante.

Non abbiamo più sfiorato questo argomento ieri dopo la telefonata, troppo impegnati con il lavoro sul set.

E quando abbiamo finito eravamo così stanchi che abbiamo utilizzato le ultime forze per raggiungere la stanza e buttarci sul letto a dormire.

E sinceramente non pensavo che lo avremmo ritirato fuori dopo le cose che ci siamo dette ieri al telefono e che mi hanno tranquillizzato, rendendomi più sicura.

O, in ogni modo, non pensavo che sarebbe stato lui a parlarne per primo, di nuovo.

Lo rialza poi improvvisamente, incatenandolo magneticamente al mio.

- Era l'ultima cosa che avrei voluto fare – mormora delicatamente sincero inclinando il volto lievemente verso destra, senza rompere il contatto né visivo né corporale fra di noi.

Un senso immediato di vertigini e calore mi pervade all'istante a queste parole, travolgendomi impetuosamente.

E, chissà perché, mi sento come se mi avesse aperto una parte nascosta di se. Quella dei suoi pensieri.

- Anche io – ammetto onesta. - Ma lo abbiamo solo rimandato, quindi il problema non sussiste- gli sorrido, ricordandogliele e  totalmente convinta di queste parole.

- Già - mormora lui e il suo sguardo si intensifica, diventando quasi metallo fuso.

Un brivido mi attraversa, partendo dalla base della schiena e accapponandomi la pelle di emozioni.

Non è solo perché stiamo parlando della nostra uscita, ma per il modo stesso in cui lo ha detto.
Per il tono della sua voce.

Per il modo in cui mi sta guardando.
Non distoglie i suoi occhi dai miei neanche per un secondo.
È uno sguardo limpido e calmo, così azzurro da risultare quasi irreale per la sua intensità e che mi provoca le palpitazioni.

Le farfalle si muovono nel mio stomaco, ricordandomi la loro presenza e aumentando quel senso di irrevocabile vertigine.
È un gioco di sguardi in qualche modo diverso dagli altri. Non che manchi la solita punta di languido desiderio, ma è differente.

È significativo, ora. Vuol dire qualcosa che non ha più necessità di essere nascosto.
I suoi occhi infatti non sono enigmaticamente celati da un velo di imperscrutabilità, come ogni volta, ma lasciano trasparire qualcosa di nuovo.

Mi permette di leggere tutte le emozioni che lo attraversano. In particolare una.
Mi lascia vedere questa emozione, la stessa di questa mattina, che è in grado di togliermi totalmente il respiro, bloccandomelo in gola.
Schiudo le labbra per parlare, per dire neanche io so cosa, ma non ci riesco.

Non esce alcun suono, così come non riesco a pensare a niente se non a lui.
A quanto mi renda ingenuamente felice.
Prendo un respiro profondo, respirando il suo profumo che quasi mi stordisce.

Mi annebbia i sensi, portandomi a socchiudere gli occhi.

E ancora una volta mi ritrovo a chiedermi se sia normale il fatto che il suo profumo riesca a farmi impazzire.

Quell'emozione si intensifica ancora, scurendogli l'iride e diventando quasi palpabile.
Sorride lievemente, enigmatico.

Con l’altra mano mi scosta una ciocca di capelli dal volto, portandomela dietro l’orecchio.

Con le dita poi vira verso la mia guancia, percorrendola lentamente in una carezza fino ad arrivare alle mie  labbra.

Mi afferra il mento con l’indice e il medio mentre io rimango totalmente immobile.

Con il pollice poi mi sfiora il labbro inferiore, seguendo ipnotizzato e intrigato la linea della sua carezza.

Le guance iniziano a bruciare insistentemente, arrossandosi e aumentando il senso di vertigine che mi pervade.

Il cuore, impazzito, continua a battere freneticamente ronzandomi nelle orecchie.

Con il dito fa una voluttuosa pressione su di esso, portandomi istintivamente a socchiudere lussuriosamente le labbra.

L'aria è satura di desiderio, un'attrazione ormai incontenibile che sta per scoppiare.

Ora, più che mai, basterebbe un respiro a farla esplodere.

- Credo di non riuscire più a trattenermi – sussurra rocamente, quasi sovrapensiero, la voce velata e graffiata di desiderio mal represso.

E il mio cuore perde direttamente un battito.
Ma non è puramente solo questo.

L'emozione è vibrante nell'aria, palpabile, così come l’attrazione, e io faccio davvero fatica a contenerlo.
Il mio sguardo cade inspiegabilmente sul suo avambraccio scoperto dalla maglietta a mezze maniche grigia e dove il suo tatuaggio fa bella mostra di se.

Hic et Nunc.

Qui e ora.

E capisco che non vorrei essere in nessun altro posto al mondo se non qui, ora.

Voglio che mi baci, che mi tocchi. Voglio lui.

E accade. Semplicemente accade.
Nel momento meno probabile e inaspettato, tutto va al suo posto.
Il puzzle si completa, l'ultimo pezzo si incastra perfettamente fra gli altri.

Il battito del mio cuore aumenta trasformandosi in dolci palpitazioni e un calore improvviso mi avvolge.

Ian inclina ancora il viso fino a che le nostre non si scontrano, in un contatto lieve che le sovrappone.

Un'euforia immediata, sconvolgente, mi avvolge con le sue spire togliendomi il respiro.

Mi sembra che il cuore mi stia scoppiando talmente corre veloce, le farfalle impazzite nel mio stomaco fanno le capriole più improbabili per poi placarsi del tutto, finalmente in pace.

Mi sembra di essere estremamente leggera, la mente priva di pensieri.

Nonostante sia un contatto alquanto puro e casto, appena percepibile, mi manda gli ormoni in visibilio.

Il formicolio al basso ventre si intensifica, diventando una morsa dolorosamente piacevole che vuole essere finalmente saziata.

Lui rimane totalmente immobile, senza tentare di approfondirlo tuttavia.

I muscoli rigidamente tesi in una posa quasi plastica e, solo ora, capisco il perché della sua staticità.

Mi sta aspettando. Aspetta la mia reazione, vuole che sia io a fare la prima mossa.

È come se mi aspettasse e avesse paura di un possibile rifiuto.

Ha paura che possa tirarmi indietro, che possa rifiutarlo.

E allora faccio io la prima mossa.

Schiudo le labbra, rispondendo al suo bacio prima timidamente e poi sempre più sicura.

Ian mi risponde neanche un secondo dopo, succhiandomi il labbro inferiore e mordicchiandomelo.

La presa sul mio volto scivola via, finendo fra i mie capelli.

Ed è meglio di quanto io mi sia mai potuta immaginare in ogni mia più vivida fantasia.

È diverso da quelli che ci siamo scambiati sul set, neanche lontanamente paragonabile a questo.
E' semplicemente vero.
Ci stacchiamo ansimanti qualche attimo dopo. Non si sposta però di molto, solo lo stretto necessario per prendere di nuovo fiato.
Le sue labbra si riposano sulle mie, già dischiuse, cercandole freneticamente piene di desiderio un millesimo di secondo dopo.

Il contatto ora è più profondo, passionale e travolgente.

Con un gesto secco della mano sposta le coperte che ancora coprono la parte inferiore del suo corpo, in un frusciare che ci fa solo da lontano sottofondo.

Le mie orecchie non lo percepiscono quasi, impegnate a sentire altro.

Percepisco solo lui. Tutto il mio corpo sente solo lui.

Con una dolce irruenza che mal cela tutto il suo desiderio, mi avvolge la vita fino a far scontrare i nostri corpi, ora incollati.

Gli passo le braccia intorno al collo, attirandolo ancora più vicino a me mentre il bacio si fa sempre più vorace e il mio seno si schiaccia contro il suo torace.

I nostri bacini vengono prepotentemente a contatto, facendomi gemere sulle sue labbra per le scariche di elettrico desiderio che questa frizione mi provoca.

Immergo le mani fra i suoi capelli corvini, accarezzandogli la nuca con i polpastrelli.

E ci baciamo, fino a rimanere senza fiato. Ancora.

Con una lieve pressione mi spinge indietro, facendomi cadere sdraiata sul materasso e fra le coperte sfatte.

Mi segue un attimo dopo, sovrastandomi con il suo corpo muscolo e portandomi istintivamente a fargli posto fra le mie gambe schiuse.

Eccitata sfrego le gambe contro i suoi fianchi, imprigionandoli, e percependo già quella frivola umidità tipica del desiderio.

Con mani frenetiche e calde si insinua sotto la maglietta che indosso, accarezzandomi i fianchi e portandomi ad inarcare istintivamente il corpo contro di lui sotto i suoi tocchi bollenti.

Risale poi verso la mia schiena, in una lunga carezza che mi porta a gemere nuovamente e cercare sollievo nella frizione fra i nostri bacini.

Sospira anche lui a questo contatto primordialmente eccitante, interrompendo solo per questo soffio l'ennesimo bacio infuocato.

Lo attiro nuovamente verso di me un secondo dopo, per nulla sazia di baciarlo.

Le nostre lingue guizzano in una danza che sembra fare da preludio a quella dei nostri corpi, fin troppo vestiti ancora.

Gli artiglio la maglia, facendogli capire quanto quell'inutile indumento che ricopre il suo petto mi sia di impiccio.

Sorride, ansimante, contro le mie labbra abbandonando il mio corpo quel tanto che basta per togliersela e poi torna a sovrastarmi.

Non mi bacia però, cambiando direzione all'ultimo momento e deviando sul mio collo, lambendolo con tocchi frenetici e brevi, per poi arrivare alla scollatura, ora messa più in evidenza dal mio respiro irregolare.

Mi solletica la pelle con il suo respiro eccitato, prima ancora che con le labbra, facendo trasparire tutta la sua eccitazione.

Come se il rigonfiamento che preme deliziosamente contro la mia parte più sensibile non fosse abbastanza eloquente.

E io mi lascio andare del tutto, priva di freni ed inibizione.

Perché non ha alcun senso pensare al domani quando si può vivere l'oggi.

Perché è semplicemente giusto così.

Qui ed ora.





Salve!!! come va? Spero che abbiate passato delle buone vacanze! Lo so avevo detto che avrei postato il capitolo il 22 dicembre ma non ce l'ho proprio fatta, travolta da mille impegni. Vi ho fatto il regalo di buon anno però, invece che di Natale!

Allora, inizialmente non avrei voluto scrivere alcuna nota e lasciarvi alle vostre riflessioni post capitolo ma poi ho pensato fosse meglio chiarire alcuni punti. Passiamo, quindi, alla solita spiegazione per punti:

1- Ebbene si, ecco il fatidico bacio. Dopo ben 7 ( 8 con questo) capitoli, fra dubbi, attrazione e molti pensieri il bacio è finalmente arrivato. Non so se l'ho descritto bene o male, se è come ve lo aspettavate o meno ma era così che volevo accadesse: in modo naturale. È stata una conseguenza delle scelte emotive fatte fin qui dai personaggi e non viceversa. Ora era il momento giusto perchè accadesse e il titolo ( che letteralmente vuol dire “qui e ora”) non è una pura casualità.

Il bacio l'ho voluto mettere volontariamente alla fine, non per creare suspance o cosa, ma perchè era la giusta conclusione del capitolo, soprattutto dopo il bacio mancato dell'altra volta. Non avrei potuto scrivere una fine diversa.

Inizialmente l'avevo concepito come un bacio semplice ma poi mi sono detta che non li avrebbe rispecchiati, così come la loro situazioni, e così, di getto, ho aggiunto un pezzo un po' più...focoso.

Spero vi sia piaciuto come è accaduto.

2- Ho scritto questo capitolo mentre ascoltavo la canzone “Your Song” di Elton John, soprattutto la parte finale del capitolo ma mi ha ispirato anche la canzone “Temptation” di Moby, che ho riscoperto da poco. Non ho riletto il capitolo  e spero non ci siano errori, parti brusche o noiose e che tutto fili coerentemente.

 

3- Il titolo è preso direttamente dal tatuaggio di Ian “Hic et nunc” che ha tatuato sull'avambraccio. L'idea è nata mentre parlavo con delle amiche di tatuaggi e mi è venuta in mente la traduzione di quello di Ian, che calzava a pennello con il capitolo in questo caso.

4- Come sottolineo ormai in ogni capitolo, non siamo ancora a livelli di innamoramento. Si piacciono e sono attratti l'uno dall'altro ora, ma nulla di più. Non sono innamorati l'uno dell'altra. Non sarebbe realistico e coerente ora se fossero già innamorati, ma credo che oramai abbiate capito il mio pensiero al riguardo XD.

5- Questa volta le note sono più corte perchè non voglio dire molto, ma vorrei davvero sapere cosa ne pensate quindi se volete farmi un regalo recensite!!!

 

ATTENZIONE: la prossima storia che aggiornerò sarà …..I WILL ALWAYS CHOOSE YOU...e penso di fare due aggiornamenti consecutivi di questa storia perchè è davvero un bel po' che non l'aggiorno.

   
 
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