Apro
gli occhi, appena sento il mio cane che mi sta leccando tutta la
faccia.
“Buongiorno
anche a te, Stitch!”
Si,
il mio cane si chiama Stitch come il mostricciatolo del cartone, Lilo
e Stitch.
L'ho
chiamato così perchè quando i miei genitori lo
portarono a casa
stavo guardando proprio quel cartone e appena lo vidi mi
sembrò
uguale.
Lui
è la mia sveglia personale, viene sempre a chiamarmi il
mattino. Se
non mi sveglia lui, sono di cattivo umore per tutto il resto della
giornata.
Gli
faccio segno di salire sul mio letto, e lui con un rapido salto mi
raggiunge.
E'
piccolo di taglia, sembra un pastore tedesco, ma in miniatura e
perciò posso coccolarlo per bene. Do
una rapida occhiata alla sveglia. C'è il tempo per giocare
un po'
con Stitch, fare una doccia, colazione e poi mi verrà a
prendere
Joe, con il suo cartoccio.
Non
si può definire propriamente una macchina, ma visto che i
miei
genitori non mi vogliono far prendere la patente, perchè
sono
convinti sia un pericolo pubblico, mi accontento del suo mezzo.
“Arizona,
sbrigati! I pancakes sono caldi” mi grida mia madre dalla
cucina.
La
porta si apre, e spunta mio fratello “Hai sentito mamma? Devi
sbrigarti! Stitch, vieni con me!”
“Sta giocando con me, non
vedi sgorbio?”
“Ora
non più” chiude la porta con Stitch al suo fianco,
che trottola
con il muso alto, e il portamento fiero, è un piccolo
principino.
“Sei
odioso, Jonathan” gli grido a mio fratello. Devo avere sempre
l'ultima parola, altrimenti non sono soddisfatta.
E'
una piccola peste . Cinque anni, capelli biondi, magrissimo, quasi
uno stecchino. Mi sorprendo che ancora non sia stato spazzato via, in
qualche giornata di vento.
Ok,
è il momento di alzarsi e prepararsi. Mi aspetta una lunga
giornata
di scuola, tra verifica di spagnolo, interrogazione di matematica e
relazione sugli insetti in biologia. Ma ce la posso fare. E'
un giorno come tanti altri, dopotutto.
Apro
l'acqua della doccia, e aspetto che diventi calda. Amo fare la doccia
calda, quasi bollente. E' ottima per svegliarsi, per scacciare via i
pensieri e rilassarsi.
Il
getto dell'acqua mi bagna completamente e inizio a pensare.
A
chi posso pensare se non a Nicholas? Nessunissimo pensiero? Mi sforzo
di cercare qualcos'altro a cui pensare, inutilmente.
Inizio
a fare scommesse con me stessa su come sarà vestito oggi.
Maglietta
bianca, con il collo a V e attilata, jeans neri e converse. Ne sono
sicura.
Quasi
come sono sicura che quell'oca di Lucy le farà gli occhioni
da gatta
morta tutto il giorno, finchè non sarà riuscita
nel suo intento:
portarlo dentro il suo letto.
Mi
vesto velocemente, scegliendo a caso nel mio armadio. Un vestito vale
l'altro, perciò mi metto la gonna alta a fiori e la
camicetta
bianca. Abbino tutto a delle ballerine azzurre.
“Ciao
tesoro” mi saluta mia madre “ecco i
pancakes!”
“Buongiorno,
ne mangio solamente uno!” guardo l'ora, e mi accorgo di
essere in
ritardo.
“Allora
gli altri li posso mangiare io?” chiede mio fratello, e con
una
smorfia acconsento.
Sento
il clacson della macchina di Joe suonare appena fuori da casa.
“Arrivo”
urlo, come se potesse sentirmi.
Mi
infilo il giubbotto, mi do una rapida occhiata allo specchio ed esco
di casa.
Presentabile,
penso. Che non è per niente male, considerando che alcune
volte sono
uscita di casa pensando: -che cessa che sono- oppure -vatti a
nascondere- e questi modesti pareri sono tutti frutto della mia mente
disattata.
Mi
giudico sempre male, perchè almeno sono già
pronta al giudizio
degli altri che non hanno mai giudizi positivi. Lo so per certo
perchè passo la pausa pranzo a scuola con Joe a sparlare di
ogni
singola persona che passa davanti a noi.
“Ciao
bellezza” mi saluta Joe.
“Quando
ti deciderai a toglierti questi occhiali da nerd? Non ti servono a
niente e ti imbruttiscono soltanto” gli faccio presente.
Quanto è
bello prenderlo in giro.
“Glielo
dico sempre anche io” dice una voce alle mie spalle.
Una
voce che conosco bene, la sua voce. Mi giro,
esitante e
impaurita.
-Vatti
a nascondere, sei una cessa- mi dice la vocina stronza dentro di me.
“Ciao”
lo saluto, con un filo di voce. Così piano, che sono sicura
non mi
abbia nemmeno sentita.
Ha
la maglia bianca, i jeans neri, e le converse. Ci ho azzeccato, sono
quasi una maga.
“Ciao,
sono Nick” si presenta, facendomi un leggero sorriso, quasi
impercetteìibile.
Sento
che il mio viso sta per andare a fuoco.
Perchè
non mi sono truccata? Sembrerò un mostro, e Nick
starà già
pensando di scappare a gambe levate urlando per tutta la
città di
mettersi al riparo a tutti quelli che incontra.
“Si
lo so, io sono Arizona Chambers. Ma chiamami Nixie”
“Ok,
mi piace come nome, sai?”
Sento
Joe accanto a me, ridere divertito dalla scena comica che gli si sta
presentando davanti e così lo fulmino con un'occhiattaccia.
“E'
venuto con noi perchè la sua macchina si è
rotta” spiega.
“E
visto che Ryan non è potuto passare a prendermi sono venuto
con voi,
non ti dispiace vero?”
“Certo
che no, non è nemmeno mia la macchina, è di tuo
fratello!”
Stupida,
sei stupida. Che risposta era? Se volevo apparire un po' affascinante
e interessante con questa uscita sono risultata solo infantile e
anche un po' imbecille.
Lo
vedo però sorridere, divertito.
Quanto
è bello? Bellissimo. Ce l'ho a due metri di distanza e posso
persino
sentire il suo profumo. Annuso a pieni polmoni. Sono una maniaca, lo
so benissimo. E mi potrebbero arrestare per stalking ma non ci posso
fare niente.
“Come
stai?” mi chiede. Davvero gli interessa come sto?
Forse Dio
esiste davvero, penso.
“Bene,
e te?” cerco di sembrare il più calma e normale
possibile, ma
sento le mie gambe tremare e sono sicura che tra poco
sverrò. Nemmeno
fosse una rockstar, ma è così bello.
“Benissimo”
mi sorride.
“Non
darle fastidio” lo minaccia Joe.
Lui
fa una smorfia, è bellissimo.
In
questo preciso istante la mia testa è piena di farfalle
colorate,
che volano liberamente.
“Quanto
sei scemo?” chiedo al mio amico.
Risponde
Nick al suo posto “Tanto”
Scoppio a ridere, pessima mossa.
Joe
spegne la macchina, e Nick scende andando incontro ai suoi amici
palestrati e senza cervello. Lui almeno un cervello ce l'ha, anche se
fa finta di non averlo.
E'
tanto meglio di quello che da a vedere.
Ci
saluta con un cenno della mano, e io mi sento svenire.
“Hai
visto che sorpresa?” Joe ride.
Gli
tiro una manata sulla spalla “Stronzo, potevi anche
avvisarmi!”
“No,
è stato così divertente”
“Non
tanto per me. Me la segno questa, capito?”
Joe annuisce,
visibilmente divertito.
“Sei
stronzo!”
“E tu sei matta!”
“Siamo
perfetti l'una per l'altro allora” dico sarcastica.
Joe
mi abbraccia “Io sono troppo per te!”
“Nick
è troppo per me” sospiro.
“Ricominciamo
con la storia? Potrei registarti, dici sempre le stesse identiche
cose. Ma
cosa ci trovi in lui?”
“Non
lo so, so solo che è come se mi avesse stregata, e davanti a
lui mi
dimentico tutto e divento un'ameba.”
“Poetessa!”
“Stronzo”
gli ripeto.
“Attenta
con le parole, nanetta!”
“Ha
parlato Golia” scherzo, mentre entro in classe.
“Ci
vediamo dopo” mi saluta Joe, che va verso la sua aula,
dall'altra
parte del corridoio.
Davvero
sono stata in macchina con Nicholas Jerry Jonas? Davvero ci ho
parlato?
Ho
paura di pizzicarmi e svegliarmi da quello che mi pare poter essere
solo un sogno.
Salve bellezze (?) Ecco il
secondo capitolo, non c'è molto da dire, perciò
spero vi piaccia :)
Volevo ringraziarvi perchè già dal prologo la
storia è stata preferita da tre persone, e seguita da 2.
Significa tanto per me :')
Baci, Mara x