Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Wave__    03/01/2012    2 recensioni
Eternal Love è la storia d'amore di un angelo e un demone. Di Elena e Paul. S'incontrano, si amano e si vogliono. Si cercano e si trovano, sempre. Ma c'è Dio, che farà di tutto per ostacolare il suo miglior angelo..
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Susan stava battendo un piede per terra cercando di scaricare la tensione e valutando una ragione valida che aveva portato Dio a quella scelta. Quando sentì le sue ultime parole, si bloccò di colpo, quasi smettendo pure di respirare. Elena sentiva il suo nervosismo, era palpabile nell'aria, nelle ossa, dentro di lei.
Quando riuscì a srotolare la lingua, parlò. Era visibilmente sotto shock.
«COSA?!» alzò lo sguardo, senza sapere che cosa dire.
Le sembrava di aver ogni singola fibra del corpo paralizzata, intorpidita dal freddo e intenta ancora ad elaborare quella verità. Ebbe quasi l'impressione di non avere nulla sotto i piedi che la reggesse, come se il pavimento fosse sprofondato liberando una voragine e fu sul punto di liberare le ali, per restare “a galla”.
Il formicolio alla schiena si fece più intenso ma riuscì a riprendersi e a ritornare sulla Terra in tutti i sensi.
«Ti sei innamorata di un demone?» glielo domandò quasi ad accertarsi che fosse vero. Fece un respiro profondo, pronta a formulare la domanda successiva. «Da quanto tempo sei.. Caduta?»
Conoscendo Dio le avrà chiesto di rinunciare al suo amore, ma conoscendo lei le sembrava scontato che ora facesse parte degli angeli rinnegati.
Annuì.
«Hai capito bene. Sono innamorata di un demone.» fece una pausa che sembrò infinita, una di quelle più lunghe della sua vita.
«Ti sembra strano vero? La dolce, innocente, tenera Elena, prediletta di Dio che si lascia coinvolgere in una storia con un Demone assetato di sangue.»
Rise forzatamente, per poi rispondere alla seconda domanda: «Sono Caduta da circa due mesi. Abbiamo passato quattro anni a nasconderci. Ho fatto quattro anni a far capire a Dio che potevamo fidarci dei Demoni, che non tutti sono uguali, che ci sono anche quelli buoni. Mi ha obbligata ad interrompere la mia relazione ma io ero, e sono, troppo innamorata per lasciarlo andare. Anche per questo ti stavo lontana. Non volevo che venissi coinvolta in una faccenda che non ti riguardava.» sospirò, scuotendo la testa.
«Così dopo questi quattro anni, che per me sono una lasso di tempo lunghissimo.. Fiiiiuuu, caduta! Caduta come in un precipizio e destinata a vivere sulla Terra!»
«L'ho detto io che a furia di frequentarmi avresti preso brutte strade!» iniziò a ridere come un'idiota, tenendosi la pancia. Elena la guardò perplessa ma poi capì.
Susan stava cercando di smorzare l'aria che si era fatta troppo pesante e troppo carica per i gusti di un demone.
«Non ci posso ancora credere. La dolce, buona e ubbidiente El che trasgredisce alla più importante regola di Dio e viene punita per questo. O meglio.. E' lei stessa a decidere di andare incontro alla punizione che tutti gli angeli temono più di ogni altra cosa: quella di essere cacciati dal Paradiso, dalla loro casa.»
Le sembrava ancora tutto irreale, come se fosse uno scherzo, un assurdo scherzo. Susan quando l'aveva abbracciata poche ore prima, non aveva sentito nulla di diverso in lei. Chi poteva darle torto? Probabilmente anche Susan per amore avrebbe fatto la stessa scelta. Da due mesi a questa parte Elena era un Angelo Caduto.
«Ho trasgredito alla più grande legge di Dio: innamorarmi di un Demone. Dio non poteva tollerare una cosa simile tra uno dei suoi migliori angeli e un Demone dell'Inferno più profondo. Non che sia Satana in persona eh, ma è comunque un Demone.»
«Certo che però stare quattro anni con questo Demone di nascosto, sei stata veramente in gambe a non farti mai scoprire, eh?» le diede una gomitata al braccio, ridacchiando.
Alzò lo sguardo al cielo, cosa che se poteva evitava di fare, esclamando: «Puoi punire tutti gli angeli che vuoi, ma l'amore verso gli altri, senza distinzioni.. Non è la prima cosa che insegni?» fece quella domanda al vuoto più totale, ma in realtà quello era un messaggio per Dio stesso.
Anche se era un Demone, sicuramente aveva sentito le sue parole e forse ci avrebbe riflettuto un po'. Riabbassò gli occhi verso l'amica, che la stava strattonando per un braccio, fissandola.
«Ssssh, non dire queste cose! Già mi ha punita e le tue parole lo farebbero infuriare di più! Lui non ci pensa all'amore. Lui pensa che tutto debba filare liscio: Angeli con Angeli, Demoni con Demoni. Per Lui è tutto come una grande scala sociale e gerarchica, dove non puoi uscire dalla tua classe, altrimenti verrai punito. Hai ragione tesoro, la prima cosa che insegna Dio è l'amore.. Ma amore tra i simili, non l'amore tra esseri differenti.»
«Se quello che ho detto lo offenderà, che se la prenda pure e punisca anche me! Allora come la mettiamo per la nostra amicizia? Anche quella è un male per il tuo Dio.» sottolineò il fatto che non credeva né in Lui, né nelle sue regole.
I Demoni erano sempre pronti a fare danno, casini e a sporcarsi di sangue intraprendendo guerre o uccidendo. Non avevano limiti a niente. Erano liberi di avere relazioni e rapporti con chi volevano. Strinse un pugno.
«Tra me e te non c'è differenza. Siamo nate nello stesso modo.»
«Per Dio l'amicizia è una cosa differente dall'amore. Dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Come nella parabola del “Buon Samaritano”. Io ti voglio un bene con tutta me stessa e ti aiuterò sempre. Dio sa la buona amicizia che c'è tra noi due. Ma l'amore spiritico e fisico con un Demone non lo concepisce, e non lo farà mai. Per la seconda volta ti dico che hai ragione. Siamo state concepite e siamo nate in egual modo.»
«Esattamente.» rispose Susan, fulminandola con lo sguardo. «Sai, credo che tu mi debba raccontare molte cose. Non scamperai al mio interrogatorio a costo di tenerti sveglia per tutta la notte. In fin dei conti devi raccontarmi di quanti anni? Quattro? Beh, quattro anni sono abbastanza tempo. Ma noi ne abbiamo ancora fin troppo a disposizione.»
Susan si alzò dal muretto, ridacchiando ancora una volta, per poi allungare una mano ad Elena che gliela strinse, sorridendo divertita.
«Quella tua faccia e quelle tue parole mi stanno facendo capire che adesso andremo a casa tua, dove mi bombarderai di domande per sapere il più possibile, soprattutto per sapere chi è. Okay, sono pronta per l'interrogatorio. Andiamo forza, prima che cambi idea.»
Susan aveva già percorso buona parte del vicolo ma El non la stava seguendo. Si era fermata davanti al muretto con gli occhi al cielo. Pensava alla sua casa. Suz la riscosse dai pensieri, chiamandola a gran voce, ormai quasi fuori nella luce del lampione della strada principale.
«Avanti o rimarrai indietro. O magari sai per caso anche dove ho la casa?» domandò ridendo, portandosi una mano davanti alla bocca, soffocando la risata.
«Magari lo so per davvero. Cosa ne sai?»
L'espressione di Susan mutò, tornando impenetrabile e fin troppo seria. «Sto scherzando sciocca, non lo so.»
«Ed io cosa ne so se magari il mio stalker non te l'ha riferito?»
«Sta’ tranquilla, non mi ha detto dove abiti.»
Camminarono in silenzio, in maniera rapido. Passarono lungo vicoli stretti e larghi viali, fino ad arrivare in un ampio campo abbastanza isolato e fuori dal mondo.
Al suo esatto centro sorgeva una bellissima villa a due piani, in stile ottocentesco.
«Eccolo li. Il mio angolo di pace.», indicò la casa, tirando fuori le chiavi dalla borsetta.
«Devo ammettere che ti sei sistemata proprio bene. Hai una villa che è uno schianto. Perfetto e innato stile dell'Ottocento, proprio come piace a te. D'altronde quell'epoca l'hai sempre adorata.»
Arrivarono alle scalette d'entrata fin sotto al portico. Susan aprì la porta di casa mentre Elena osservava ogni minimo dettaglio di quella reggia.
«Fai come se fosse casa tua. Casa mia, è casa tua, lo sai.»
Di fronte all'ingresso si trovava un'ampia scalinata, con dei corrimani color d’oro. Probabilmente quella doveva essere stata una villa in cui si facevano numerose feste in grande stile. Lo si capiva anche dal modo in cui era strutturata. Sulla sinistra si trovava un ampio salone con un arcata magnifica, decorata da numerosi fenici incise nel muro. Sulla destra invece si trovava una cucina, utilizzata davvero poco dato che Susan beveva solo sangue e se mangiava qualche cibo umano lo faceva solo per abitudine.
Si avviarono verso il piano superiore, dove si trovavano le camere e i bagni..
E che camere.
«Questa è la mia stanza.» esclamò estasiata.
Un magnifico letto a baldacchino con copriletti rossi sfoggiava al centro della camera. Anche le tende avevano lo stesso colore. C'era anche una scrivania con sopra vari oggetti. Penne, fogli vari, trucchi. Susan non era mai stata una persona ordinata. Amava il disordine. Appeso al muro Elena riconobbe un quadro impressionistico di Monet ma, ancora una volta, la voce squillante di Suz interruppe la masse a punto della camera da parte dell'amica.
«Io mi faccio una rapida doccia.»
Elena annuì. Girò per un tempo che parve infinito tutta la casa, lasciandole il tempo anche di vestirsi. Le docce di Susan sembravano –erano- infinite, era quasi mezz'ora ch’era sotto l'acqua. Uscita dal bagno prese dal suo armadio un babydoll rosso pulito e lo indossò, cercando anche dei vestiti per Elena.
Susan cercò El, trovandola seduta a circa metà della scala. Non avevano bisogno di parlare, entrambe sentivano la presenza l'una dell'altra.
«Devo dire che se mi vai in giro così, altro che scalpore mi provochi tra gli uomini.»
«Tu dici?» rise divertita «Tieni, questi sono per te. Cambiati anche tu, io ti aspetto in soggiorno.»
Detto questo, la lasciò sola, scendendo le scale. Elena andò a cambiarsi e a lavarsi; lei era molto più rapida di Susan. Indosso il babydoll azzurro che le aveva dato l'amica, fissandosi allo specchio prima di decidere di scendere. Cercò nell'armadio una vestaglia da abbinare, trovandola. Ovvio.
Quando fu pronta scese velocemente al piano di sotto, raggiungendo Susan nel soggiorno. Stava guardando un programma in televisione quando la sentì arrivare. Spostò lo sguardo dalla tv ad Elena.
«Allora come mi sta?» le chiese, parandosi davanti a lei. Era davvero troppo tempo che non stavano insieme. Le era mancata da morire la sua risata, i suoi modi di fare. Le era mancata lei in tutto e per tutto.
«So sexy.»
Elena si lasciò cadere nella poltrona di fronte a lei, incrociando le gambe, fissandola nei suoi profondi occhi azzurri. Susan fece lo stesso, stringendo allo stomaco un cuscino.
«Allora? Preparati a sputare il rospo, mia cara.» l'avvertì, guardandola sorridendo in modo quasi maligno.
«Interrogatorio di terzo grado in atto?»
«Si si, pure interrogatorio di quarto, di quinto e di sesto grado. E' questo quello che ti attende amore mio bello.»
«Avanti, sono pronta! Domanda tutto quello che vuoi ed io ti risponderò.», si fece una croce sul cuore con le dita. «Inizia!»
«Okay, adesso posso iniziare.» sorrise, battendo le mani come una bambina.
«Chi è? Lo conosco? Come l'hai conosciuto? Parlami di lui.»
El era felice che finalmente potesse dire la verità, senza nascondere più nulla. Finalmente si sarebbe liberata di quel peso sul cuore.
L'interrogatorio era iniziato. C'era davvero tanto da raccontare. Avevano tutta la notte a disposizione. Elena chiuse gli occhi, riportando la mente a quattro anni precedenti per poi iniziare a raccontare alla sua migliore amica tutta la storia, senza tralasciare nulla.

 

  
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