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Autore: Miyuki chan    03/01/2012    3 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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You make me violate you, no matter who you are


Sentendo la sua voce tremare mentre pronunciava l’ennesimo “no” mi ero sentito un pochino in colpa, e mi era tornato in mente di come mi fossi ripromesso di essere un po’ più gentile con lei ricordandomi della mia prima esperienza sulla Moby Dick.
Ero rimasto stupito di fronte al cambiamento di Mikami: da aggressiva e ostile si era improvvisamente fatta docile e accondiscendente.
Camminando per il corridoio che portava alla mia cabina, voltai appena il capo per sbirciarla: due grandi occhi azzurri incontrarono per un secondo i miei per abbassarsi subito dopo, non capii bene se imbarazzati o intimoriti.
Camminava dietro di me senza fare rumore, quasi in punta di piedi.
Distolsi lo sguardo a mia volta, tornando a guardare avanti: davvero incredibile quel cambiamento.
Nessuno dei due parlò e, giunti davanti alla mia cabina, aprii la porta facendole cenno di entrare con un sorriso.
Mikami sgusciò oltre l’uscio rivolgendomi un'altra occhiata fugace e diffidente; entrai a mia volta, chiudendomi la porta alle spalle.
“Allora”
Esordii sorridendo:
“Per tua fortuna tra tanti pirati grandi grossi e minacciosi ce n’è anche qualcuno piccolo e timido, quindi quelli dovrebbero essere più o meno della tua misura”
Le indicai una pila di vestiti ordinatamente piegati sulla sedia che Sam aveva gentilmente acconsentito a prestarle.
Il suo sguardo si spostò rapido da me agli indumenti, tornando subito dopo a scrutarmi: i suoi occhi erano grandi e lucidi, molto lucidi, di un azzurro così limpido da sembrare quasi fatti di vetro, appena oscurati dalle ciocche della frangia disordinata e arruffata.
Teneva le labbra serrate, appena sporte in avanti, che accentuavano la sua aria da bambina impaurita.
Mi sentii improvvisamente in imbarazzo, rendendomi conto che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro.
“No dai…”
Iniziai a dire grattandomi la nuca, perplesso e a disagio: Makino non sarebbe certo stata felice se avesse scoperto che facevo un così cattivo uso dei suoi insegnamenti…
Con mio grande sollievo, proprio in quel momento qualcuno si mise insistentemente a bussare alla porta, salvandomi da quella terribile situazione.
Diedi le spalle a Mikami con un sospiro di sollievo:
“Avanti!”
Esclamai, curioso di sapere chi fosse il mio inaspettato salvatore.
“Ace, brutta notizia: la sentinella ha appena-
Leo si interruppe bruscamente, spostando gli occhi verdi da me ad un punto imprecisato alle mie spalle.
Da come la sua espressione in principio preoccupata si fece aggressiva e minacciosa, non faticai ad indovinare che si fosse accorto della presenza di Mikami.
Sospirai di nuovo: forse avevo cantato vittoria troppo presto, la situazione sembrava prendere un’ancora più sgradevole piega.
“Quella è ancora qui?”
Mi chiese senza staccare gli occhi dalla ragazza, visibilmente irritato.
“Già, nel caso non te ne fossi accorto non siamo ancora sbarcati su nessuna isola”
Replicai abbattuto, senza tuttavia riuscire ad impedire alla mia voce una nota di ironia.
Andiamo, che domanda era? Ovvio che fosse ancora qui, di certo non le erano spuntate le ali e altrettanto certamente non aveva nemmeno imparato a nuotare.
“Si può sapere che problema hai con lei?!”
Il suo sguardo fiammeggiante si spostò nuovamente su di me mentre pronunciava quelle parole.
“Veramente, sei tu quello che sembra avere dei problemi con lei”
Gli feci notare, un po’ perplesso dalla piega curiosa che stava assumendo il nostro discorso.
Il ragazzo soffocò un ringhio esasperato, stringendo le dita in due pugni serrati, evidentemente sul punto di perdere la pazienza.
“Sei tu quello che ha dei problemi! Ti sembra normale che un pirata si prenda cura di un marine?! Eppure sei addirittura un comandante! Sei impazzito o cosa?!”
Pur sapendo che non era molto educato da parte mia, non riuscii a trattenermi dallo scoppiare a ridere: proprio non capivo perché se la prendesse tanto! E vederlo vittima di una crisi di nervi come una casalinga isterica era qualcosa che non capitava tutti i giorni.
Il ragazzo ammutolii per un secondo, spiazzato dalla mia reazione, per tornare a parlare ancora più infuriato:
“Se avessi voluto stare tra i marines sarei andato in marina anziché andare a presentarmi al Babbo non credi? Anche lui si vergognerebbe del tuo comportamento!”
Smisi di ridere all’istante, incupendomi: quel novellino se le stava proprio andando a cercare.
Un lampo di soddisfazione balenò negli occhi del ragazzo notando che aveva ottenuto di farmi smettere di ridere, ed era riuscito a fare in modo che lo prendessi sul serio.
Avevo tutte le intenzioni di rispondergli per le rime, ma Leo fu più veloce di me:
“Se volevi una ragazza non potevi semplicemente andare in un bordello?! Perché dovevi proprio tirarti dietro quella?!”
Sentii che, stavolta, mi stavo arrabbiando davvero: non avrei tollerato ulteriori offese.
Tuttavia non ebbi il tempo di pensare a come mettere fine a quello sproloquio: un ringhio – stavolta un ringhio vero e proprio, come quello di un lupo o di un leone – riempii la stanza in quell’istante di silenzio.
Mi voltai, pur immaginando già la situazione: le mie aspettative non vennero infatti deluse, mentre i miei occhi incontravano quelli grigio-azzurri e feroci di una grossa tigre bianca.
Non feci in tempo a dire nulla, che il grosso felino si lanciò all’attacco con un balzo.
Capii subito che il suo obiettivo non ero io, ma quell’avventato di Leo.
Senza pensarci due volte, mi misi in mezzo: certo zanne e artigli non mi spaventavano, e quel ragazzo, per quanto stupido, era pur sempre un membro della mia ciurma.
Il felino, già lanciato all’attacco, non fece in tempo a deviare il suo balzo: mi finì contro, ed io mi trovai lungo disteso per terra con le grosse zampe bianche piantate ai lati del volto.
Gli occhi di ghiaccio si conficcarono nei miei con un intensità tale da farmi per un attimo trattenere il respiro, tale da non farmi pestare la minima attenzione né agli artigli neri e affilati né ai grossi canini immacolati, che minacciosi splendevano a pochi centimetri dal mio collo.
Il felino alzò il grosso muso dopo appena una frazione di secondo, piegando gli arti possenti in un rapido balzo: capii che non aveva abbandonato l’idea di attaccare Leo.
Mi misi subito in piedi lanciandomi a mia volta in avanti: la situazione stava prendendo davvero una pessima piega.
Il grido di dolore di Leo, che mentre io finivo a terra aveva pensato bene di sfoderare la sciabola e di lanciarsi a sua volta contro la tigre, riempì l’aria, mentre l’animale affondava i denti nel braccio armato del pirata.
Il ragazzo lasciò la presa sull’arma, che cadde con un tintinnio metallico sul legno del pavimento.
“Basta.”
Ordinai serio mentre afferravo quel gatto troppo cresciuto per la collottola e lo strattonavo.
Mi sorpresi di quanta poca resistenza oppose il felino, ubbidendo addirittura al mio ordine ed indietreggiando, negli occhi un espressione che non riuscii a decifrare.
Mi avvicinai a Leo che gemendo si teneva il braccio offeso, pallido come un fantasma.
Gli spostai la mano, studiando la ferita: il sangue zampillava dai buchi che avevano fatto i denti di Mikami, ma non sembrava grave.
Un gruppetto di una decina di uomini, sentendo dei rumori insoliti provenire dalla mia cabina, ci si era radunato davanti osservando la scena che si era appena svolta, mentre altri ancora arrivavano allarmati dal grido di Leo.
“Portatelo da Igor”
Dissi ad un paio di loro.
La ferita non sembrava profonda ed io ero intervenuto a separarli immediatamente, ma che lo vedesse un medico era di certo la scelta migliore da fare.
Il ragazzo fu quindi portato verso l’infermeria, sostenuto da due dei suo compagni.
Mi voltai: la tigre era arretrata fino a poggiare la schiena striata contro il muro di fondo della mia cabina.
Mi avvicinai, scuro in volto:
“Non provare a muoverti da lì fino al mio ritorno”
Ordinai serio fissandola negli occhi: sembravano essere l’unica caratteristica umana che aveva conservato, ma ora erano cupi e ben diversi da come li avevo visti appena qualche minuto prima, quando avevo creduto che fosse sull’orlo delle lacrime.
Mikami rimase immobile, ed io interpretai il suo comportamento come un segno di muta obbedienza.
Uscii, chiudendomi la porta alle spalle.
Diversi componenti della ciurma spostarono il loro sguardo, fino a quel momento diretto alla tigre, su di me.
“C’era da aspettarselo”
Sentenziò Tai per nulla impressionato dall’accaduto, scrollando le spalle.
“Evidentemente le botte che ha già preso da noi per quella sua linguaccia troppo lunga non gli sono bastate! Magari l’essere assaggiato da una tigre gli farà entrare qualcosa in quella zucca vuota”
Concordò John con una risatina.
“Dai ragazzi non dite così…”
Protestò debolmente Sam prendendo le difese di Leo.
“Beh, basta che quella non si metta ad assaggiare me!”
Commentò con poco interesse Axel.
Scrollai la testa, divertito mio malgrado dai commenti della ciurma.
“Pensatela come volete, andrò a vedere come sta quello scemo”
Proclamai infine con un sospiro, dirigendomi verso l’infermeria.
Sentii gli uomini proseguire coi loro commenti animati alle mie spalle, che diventavano sempre più sbiaditi ed indistinti man mano che mi allontanavo.
Entrato nell’infermeria, trovai Igor già intento a pulire la ferita dell’impulsivo pirata.
Leo, pallidissimo, distolse subito gli occhi da me, imbarazzato.
“Non è nulla di grave, un paio di punti e qualche giorno di riposo e torna come nuovo”
Mi rassicurò la voce cavernosa e roca del vecchio medico, prima ancora che potessi chiedergli le condizioni in cui si trovava il ragazzo.
Sorrisi, incrociando le braccia sul petto:
“Sei fortunato Leo, se non ci avesse già pensato lei te l’avrei dato io una bella lezione”
Il pirata ebbe un fremito, ma non ribatté.
Rimasi per qualche minuto in silenzio osservando l’operato del vecchio medico, per poi tornare verso la mia cabina: ora che mi ero assicurato che le ferite di Leo non erano gravi e che aveva imparato la lezione, c’erano un paio di cose di cui avrei dovuto discutere con Mikami.
E, stavolta, certo non le avrei permesso di nascondersi dietro ai suoi soliti silenzi e agli sguardi minacciosi.
 

 
 Spazio autrice:
E siamo al settimo!
Alla fine ho deciso che la cosa migliore da fare era seguire il consiglio di Lenhara (grazie mille <3 ) e ho deciso di movimentare un po' un capitolo altrimenti pacato e pacifico, spero il risultato sia di vostro gradimento ^^
Killy, come finalmente puoi leggere ci avevi preso
riguardo il felino ^^
Grazie a tutte le lettrici, silenziose e non ^^
A presto :*

 
 
  
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