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Autore: _Garnet915_    22/08/2006    2 recensioni
Quando ti senti persa, sembra che non ci sia più nulla da fare. Eppure, basta guardarsi attorno per capire che c'è ancora una speranza
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Seifer Almasy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I'LL FORGET YOU. I MUST.

1. I’ll forget you. I must - #26. Rododendro ~ Primo Amore

Camminava da sola lungo il corridoio deserto del Garden.

“ovvio che è deserto” pensò

“il coprifuoco è appena scattato! Spero solo non mi scoprano, altrimenti mi vedo già revocata la mia promozione… già me lo immagino! Quistis Trepe, 17 anni, insegnante per due minuti soltanto!”.

Trattenne una risatina che stava per uscirle: che pensiero idiota! Ma soprattutto, idiota lei! Non si poteva certo scherzare su argomenti del genere.

“Che regola del cavolo, però! Perché pure per gli insegnanti scatta il coprifuoco?!” ribatté dentro di sé.

I suoi passi eleganti riecheggiavano debolmente nel corridoio vuoto e lievemente illuminato da alcune lampade sul soffitto. Quistis stava rientrando nella sua stanza, dopo aver passato l’intera serata seduta su una panchina del parco, quasi abbandonata a sé stessa e ai suoi pensieri, non certo taumaturgici per il suo animo e per il suo equilibrio mentale.

Passava rapida, eretta, lungo il corridoio del dormitorio femminile, verso la sua stanza. Quando giunse di fronte alla porta del suo dormitorio si bloccò e la aprì dopo aver frugato nelle tasche dell’uniforme alla ricerca delle chiavi. Appena richiuse la porta dietro di sé, reclinò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, rimanendo appoggiata alla porta, con le mani dietro la schiena. Il buio la avvolgeva: in genere, Quistis detestava stare al buio, ma quella sera ne sentiva un dannato bisogno. Voleva rimanere racchiusa in sé stessa, non voleva aprire gli occhi e vedere il suo volto, che si stava rigando di lacrime, riflesso nello specchio del comò. Non voleva vedersi debole, avrebbe solo aumentato l’odio e il ribrezzo verso di sé. La testa, che le sembrava pesante, ciondolava appena e, ogni volta che batteva leggermente contro la porta, si sentiva un rumore sordo. Dopo un minuto, che a lei parve un’eternità, decise finalmente di illuminare la stanza e di non rimanere ferma nella stessa posizione troppo a lungo: tastò la parete con una mano alla ricerca dell’interruttore e, quando lo trovò e accese la luce, si sentì come investita da una violento fascio bianco. Tenendo gli occhi socchiusi, ancora abituati al buio, si diresse a passi veloci verso il letto, buttandocisi sopra non molto elegante, nascondendo la testa nel cuscino. Stava ripensando agli eventi di quella giornata che, ne era sicura, avrebbero sconvolto la sua vita, già abbastanza difficile fin dall’infanzia e che, ogni giorno, diveniva sempre più ostica e disseminata di ostacoli.

La sua mente era concentrata in particolare su quella frase che uscì proprio dalle sue labbra:

Va bene accetto

Sembra una frase da niente, detta così, ma per Quistis era un giro di boa, forse un via libera verso la strada dell’inferno. Rivedeva, con gli occhi chiusi, lei, in piedi di fronte alla cattedra ordinata del preside, sull’attenti, mentre l’uomo dalle mani grassocce si ripuliva con un panno gli occhiali prima di cominciare il suo discorso.



In parole povere, quel giorno, a Quistis venne proposto un nuovo incarico, quello di insegnante delle matricole del Garden. E “va bene accetto” fu tutto quello che la ragazza riuscì a pensare in quel momento, parlò senza riflettere, anche perché non sapeva nemmeno quali classi le avrebbero assegnate.

“Forse se mi trovo qualcosa di nuovo da fare potrò pensare di meno a lui” si era detta

Eppure, sentì una pugnalata dritta al cuore quando il preside, molto soddisfatto della risposa della giovane, le comunicò le classi affidatale.

C’era anche la sua!!

Non ci poteva credere, non ci voleva credere, le sembrava tutto così dannatamente assurdo e senza senso, eppure era la semplice verità. Durante quel momento interminabile nascose le mani dietro la schiena, nonostante fosse sull’attenti, per impedire al preside di coglierla in quell’improvviso quanto devastante momento di debolezza. Quando si accorse che anche le sue gambe iniziavano a tremare come foglie, cercò in ogni modo di nascondere la sua agitazione, al punto da non ascoltare più le parole del preside stesso. La sua voce, come ovattata, rimbombava nella sua testa confusa, percependo appena alcune parole… si stava perdendo un’ entusiasmante serie di raccomandazioni sul suo nuovo incarico. Dopo il discorso del preside, uscì di fretta e furia dalla presidenza, diretta verso la sua camera, dove si trovava ora, con la faccia nascosta nel cuscino…



Alzò un poco la testa dal cuscino, aprendo gli occhi: preferì uscire da quel ricordo tanto doloroso. Voleva mettersi a sedere sul letto, stare sdraiata l’avrebbe aiutata solo a chiudere gli occhi e a ricordare, ricordare, sempre e solo ricordare. Si sporse un po’ in avanti per assumere la postura desiderata: fu in quel momento che vide l’angolo di un quaderno dalla copertina gialla sporgere da sotto il letto. Incuriosita, si sporse ulteriormente, allungò il braccio e, tastando quel misterioso angolo, si rese conto che quell’oggetto non era altro un suo vecchio diario, che non scriveva da un anno almeno.

Si era persino scordata di averlo, tanto era il tempo che non lo scriveva. Lo ripulì un po’ dalla polvere e poi iniziò a sfogliarlo. Era un diario che aveva iniziato a scrivere due anni prima, quando aveva 15 anni. Un diario durato appena un anno. Quistis non era molto il tipo da diario, dopo solo 12 mesi si era stufata di scrivere e lo aveva abbandonato nella sua stanza, destinato a marcire, sepolto dalla polvere e dal tempo che scorreva. Quistis non era semplicemente una persona definibile “non da diario”, ma era una che i diari li odiava. Se ne era resa conto proprio mentre teneva quel diario ricomparso all’improvviso. E, nonostante, non li sopportasse, quella volta sentiva un gran bisogno – dentro di sé – di sfogliarlo, di leggerlo, di occupare, così, la sua mente con altri pensieri. La sua attenzione cadde sulla prima pagina scritta:

Giovedì, 15 aprile
“Evviva, ce l’ho fatta! Posso dire di essere,
attualmente, la SeeD più giovane dell’intero Garden!
Ho appena 15 anni e già sono SeeD! Sono molto
soddisfatta di me! Il preside, consegnandomi il
diploma, mi ha detto che è molto difficile che
una persona, alla mia età, abbia già dato e superato
sia esame scritto sia esame pratico! Questo mi rende
molto felice; forse più che felice mi rende soddisfatta…
soddisfatta sì. Ops, l’avevo già scritto prima… pazienza!
Dopotutto è la verità, cosa dovrei scrivere, delle menzogne?!”


come dimenticare il giorno in cui era diventata SeeD? Fu un giorno molto bello per lei! Continuò a sfogliarlo lentamente, ma già alla terza pagina si accorse con orrore che molte pagine erano dedicate solo a lui… in particolare, la sua attenzione cadde su alcune righe particolari…

Domenica, 30 agosto
“Tra poco ricominceranno i corsi, le matricole che
hanno una famiglia sono andate a trovarle e tra
poco torneranno qui; gli orfani – che non sono
pochi! – sono rimasti qui. Anche io sono rimasta
qui. Beh, ci sarebbe la mia famiglia adottiva a
Dollet, però… non sono mica i miei genitori il
motivo per cui sono qui? Per non rivederli più?
Anche lui non ha famiglia ed è rimasto qui tutta
l’estate. Ho passato due mesi e mezzo a fermare
i litigi tra lui e Seifer, rimasto anche lui (purtroppo)
al Garden! Cavoli, ogni occasione era buona per
mettere il Gunblade alla mano e lottare! Da
“brava” SeeD che ero, ero sempre lì pronta a
fermarli. Manco a dirlo, mi mettevo in mezzo
assieme a Shu (anche lei era rimasta e, così,
non mi sono annoiata!); io mi occupavo di Squall,
lasciando a lei, povera, Seifer! Certo che Squall
è proprio bello… credo proprio di amarlo!”


Gettò lontano il diario, furente; alcune lacrime iniziarono a pungerle il viso.

“Certo che lo amavo! Certo che lo amo ancora adesso!” si disse, furibonda.

Si alzò in piedi e aprì la finestra lì vicino, lasciando che il gentile venticello serale le accarezzasse le guance e, in qualche modo, con le sue fredde dita gliele asciugasse…

Non sapeva il perché… ma lo amava, al punto da farle scoppiare il petto…

Il fatto che lo amava era vero almeno quanto quello che dovesse dimenticarlo. Ormai lei era una sua insegnate e lui era un suo studente. E poi, Squall era molto chiuso, introverso, non interessato ai rapporti con gli altri, nemmeno a quelli di amicizia, figuriamoci con quelli amorosi! “Darei qualunque cosa… qualunque cosa pur di abbattere tutti quei muri invisibili che lui frappone fra sé e il resto del mondo… Dio, cosa darei… eppure, non posso nemmeno gridare ad alta voce questo mio desiderio… tutto ciò che posso fare è solo… soffocare il più velocemente possibile questo mio primo amore…” Chiuse gli occhi alcuni istanti, assaporando il profumo delicato e quasi impercettibile del vento…

Forse, chissà…

Un giorno… ce l’avrebbe fatta…

Sarebbe riuscita nel suo intento…

L’avrebbe dimenticato…

Ancora non sapeva quando…

Ma era sicura che l’avrebbe dimenticato…

Ti dimenticherò… Devo…

In quanto a lunghezza, devo dire che questa one shot non eccelle moltissimo :P La considero, tuttavia, un banco di prova per quelle che saranno le storie successive che scriverò (anche se questa one shot non mi piace affatto) per True Colors, ed in particolare per il set theme "35 flowers", al quale sono iscritta all'interno della community. Spero vi piaccia comunque, anche se non si capisce molto bene... E' la primissima one shot in assoluto che scrivo, ho cercato di essere meno prolissa possibile! :P

  
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