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Autore: VaniaMajor    06/01/2012    7 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Ma quante idee mi sono venute stanotte?! Badiamo al sodo: Kagome è finita in un mondo alquanto strano ed è appena stata presa in consegna da Sango. Cosa la aspetta ora? Read and enjoy!

CAPITOLO 2

SHINSETSU, LA GENTILEZZA

Kagome lanciò un’occhiata di sottecchi alla ragazza che le camminava accanto, guardandola finalmente alla luce del sole. La giovane, una sorta di guerriera che aveva detto di chiamarsi Sango, doveva avere più o meno la sua età, ma qualcosa nel suo sguardo la faceva sembrare più adulta. Indossava un aderente abito nero che la faceva assomigliare a una ninja e portava sulla schiena l’arma micidiale che aveva usato la notte prima, un boomerang d’osso. Dopo aver detto cose incomprensibili sul suo portafortuna l’aveva praticamente sequestrata e costretta a seguirla al suo villaggio. Non che Kagome avesse qualche scelta alternativa…Quella mattina all’alba, dopo aver cercato di dormire per qualche ora tra le scomode radici degli alberi della foresta, lontano dai cadaveri dei demoni, si erano incamminate.
Kagome aveva cercato di chiederle dove si trovava, di farle capire che lei era estranea a quei luoghi e che non sapeva niente di un oggetto chiamato Shinsetsu, ma la sua conversazione con Sango non aveva avuto molto successo. Lei si era limitata a dirle che si trovavano sul confine tra En e Gake e che il pozzo segnalava il luogo sacro della grande battaglia tra Midoriko e Magatsuhi. Kagome, ovviamente, era uscita dalla conversazione ancora più confusa di prima.
Ora, alle prime luci dell’alba, stavano entrando in un villaggio che aveva visto giorni migliori. Numerose case di legno erano parzialmente crollate o annerite dal fuoco. La terra era smossa, in alcuni punti devastata da crateri. I danni erano molto recenti. A Kagome sembrava di essere sul set di un film storico ambientato nell’antico Giappone.
«Cos’è successo qui?» chiese, intimorita.
«Siamo stati attaccati quattro giorni fa. Per questo ero in viaggio, ho chiesto rinforzi al villaggio di Jikarushi.- rispose Sango, poi la guardò corrugando la fronte- Siamo in guerra contro Naraku, dovresti saperlo.»
«Come te lo devo dire che non so dove diavolo mi trovo?!- sospirò Kagome, affranta- Io vengo da Tokyo!»
«Non conosco questo villaggio. E’ vicino alla capitale?» chiese la guerriera, scrutando con attenzione i suoi vestiti.
«Tokyo è la capitale. La capitale del Giappone.- spiegò Kagome, poi scosse la testa- Senti, so che sembra pazzesco, ma io sono caduta nel pozzo, capisci? Dev’essere successo qualcosa quando si è accesa quella luce gialla…»
«Vuoi dire…mi stai dicendo che vieni da dentro il pozzo?! Parli sul serio, Kagome Higurashi?» le chiese Sango, fermandosi e ascoltandola davvero forse per la prima volta da quando si erano incontrate.
«Sì, esatto, e voglio tornare a casa mia.» disse Kagome con enfasi.
«Ciò è molto strano. Quindi…non sei una pellegrina in viaggio per salvare il Principe Inuyasha?» mormorò Sango.
«Non so nemmeno chi sia, questo Principe Inuyasha.- le assicurò la giovane, stanca e demoralizzata- Io voglio solo tornare a casa mia!»
Sango la guardò negli occhi, poi annuì, leggendole la sincerità sul volto.
«Capisco. E’ comunque un bene che io ti abbia portata al villaggio. La vecchia Kaede saprà raccapezzarsi in mezzo a tutte queste stranezze e io ho il dovere di segnalare una Hoshisaki quando la incontro. Sempre che sia quella vera.- disse la guerriera, facendole cenno di procedere- Vieni. Se qualcuno può aiutarti a capire la magia che ti ha portata qui, quella è la vecchia Kaede. E’ una sacerdotessa molto potente.»
«Meno male…» mormorò Kagome, rincuorandosi un po’. Sperava davvero che qualcuno le spiegasse cos’era accaduto e le mostrasse il modo per tornare a casa! In quel momento, perfino sapere di essere una figlia adottiva sembrava un problema marginale, di nessuna importanza.
Attraversarono il villaggio sotto gli occhi curiosi della popolazione, già al lavoro per riparare i danni della battaglia. In molti salutarono Sango, che rispose sempre con cortesia. La giovane dai capelli castani doveva essere molto amata, nonostante mostrasse un carattere di ferro. D’altronde, per essere così giovane e al contempo così abile nei combattimenti doveva aver sostenuto un duro addestramento. Kagome represse un brivido nel ripensare ai mostri della notte precedente. Un mondo infestato da yokai non doveva essere un’oasi di pace anche senza una guerra in corso!
«Ecco Kaede.» disse Sango, alzando il braccio per salutare. Kagome seguì il suo sguardo e vide un’anziana donna priva di un occhio, vestita di rosso, che stava prendendo due ciocchi di legno da una catasta su un lato della casa dal tetto bruciacchiato.
«Sango! Bentornata! Notizie da Jikarushi?» chiese l’anziana donna, mentre si avvicinavano.
«Ci manderanno aiuti in un paio di giorni.- rispose Sango, spingendo avanti Kagome posandole una mano sulla schiena- Ho notizie sconvolgenti, Kaede-sama. Tornando a casa ho incontrato questa ragazza e…guardate cos’ha al collo.»
Kaede si avvicinò a Kagome, scrutandola con il suo unico occhio, poi il suo volto rugoso si distese in un’espressione di sorpresa quasi infantile.
«Shinsetsu?» bisbigliò, scioccata.
«Questa ragazza non ne è sicura, non l’ha mai sentita nominare, ma io ho pensato che lo fosse. La forma e il colore sono quelli giusti.- disse Sango, accalorandosi- Kaede-sama, se si trattasse di quella vera…»
L’anziana donna si avvicinò a Kagome di un altro passo, scrutandola in volto.
«Ti conosco, fanciulla? Il tuo viso non mi è nuovo.» chiese. Nel suo unico occhio castano Kagome vide un confuso lampo di riconoscimento, la lotta della memoria alla ricerca di un ricordo in particolare.
«No, io…non ci siamo mai viste. Io…» balbettò, a disagio.
«Kaede-sama, questa ragazza dice di essere giunta a En attraverso il sacro Honeido. E’ lì che l’ho trovata. E’ stata attaccata dagli scagnozzi di Naraku…» intervenne Sango. A queste parole, Kaede impallidì e fece un brusco gesto con la mano, a cui Sango rispose irrigidendosi come se le fosse stato richiesto di mettersi sull’attenti.
«Zitta, Sango. Non dire quel nome. Venite in casa e raccontatemi tutto.» la censurò Kaede con voce brusca, dando loro le spalle e dirigendosi improvvisamente verso casa. Sango fece un cenno col capo a Kagome, che si risolse a seguire l’anziana sacerdotessa dentro la casa. Entrò in una stanza male illuminata, dalle pareti annerite di fuliggine. Essere una sacerdotessa in quel mondo non garantiva, evidentemente, uno stile di vita agiato. Si sedettero a terra, accanto ad un focolare spento. L’unico occhio della vecchia Kaede brillava nella penombra.
«Tu non sei di En.- esordì- Non esattamente.»
«E’…è vero.- mormorò Kagome, stupita- Stavo proprio dicendo a Sango…Come l’avete capito?!»
«C’è qualcosa di estraneo, in te, e non mi riferisco solo ai tuoi vestiti. Allo stesso tempo, sotto ciò che posso vedere è nascosto altro…qualcosa che ti lega ad En.- disse l’anziana donna- Qual è il tuo nome?»
«Kagome Higurashi, Kaede-sama.»
«Dice di provenire dal sacro Honeido, Kaede-sama.» intervenne di nuovo Sango. A quanto pareva, questo particolare la sconvolgeva. Kaede annuì.
«Quel luogo è stato teatro di un immane scontro di poteri, in un lontano passato. Non mi sorprende che abbia fatto da ponte con il tempo e il luogo in cui vive questa ragazza. Resta da capire per quale motivo ciò è avvenuto.- disse Kaede, tranquilla- Raccontami la tua storia, giovane Kagome. Non tralasciare un solo dettaglio.»
Kagome la accontentò, sperando che l’anziana sacerdotessa potesse risolvere quella situazione da incubo. Mancava da casa fin dalla sera precedente e ormai i suoi familiari dovevano essere tutti nel panico. Quando terminò, Kaede rimase in silenzio per un istante fissandosi le mani rugose, poi annuì e guardò Sango.
«Ritengo che tu abbia trovato la vera Shinsetsu, Sango.» disse, facendo sobbalzare la guerriera.
«Davvero, Kaede-sama?!» ansimò, mentre le sue guance perdevano colore e poi si arrossavano come per una forte emozione. La sacerdotessa annuì.
«Forma e colore sono giusti, come pure l’aura di purezza che quel pendente emana. Inoltre, esso ha aperto per la giovane Kagome il ponte per giungere ad En, come se ve ne fosse attirato. Ancora più di questo, Naraku doveva aver avvertito qualcosa, se si è disturbato a far sorvegliare l’Honeido, e sappiamo che l’astuzia di quel dannato hanyo non è da sottovalutare.- continuò Kaede- Inoltre, la luce gialla che Kagome ha visto mi fa pensare che sia stato Yuuki stesso a chiamarla.»
«Yuuki? E chi sarebbe Yuuki?» chiese Kagome. Cominciava a girarle la testa.
«Ma la ragazza dice di aver visto un uomo dai capelli neri…non potrebbe essere stato Naraku stesso a chiamarla per prenderle l’Hoshisaki?» chiese Sango, corrugando la fronte.
«In questo caso…»
«Ehi, volete spiegare qualcosa anche a me?!- sbottò Kagome, che aveva del tutto perso la pazienza- Sono finita in un luogo che non conosco, vengo quasi ammazzata da mostri che dovrebbero esistere solo negli incubi, vengo presa in consegna da una ragazza con un boomerang gigantesco e adesso mi dite che porto al collo un oggetto per cui si sta combattendo una guerra! E’ un po’ troppo, non credete? Ditemi cosa sta succedendo. Dove sono e perché date tutti la caccia a queste Hoshisaki, o come diavolo si chiamano?!»
Kaede e Sango si zittirono, colpite dalla sua veemenza, poi parvero imbarazzate.
«Hai ragione. Ti prego di scusarmi. Mi sono fatta prendere dall’entusiasmo e ho dimenticato il tuo disagio.» mormorò Sango, chinando il capo con aria contrita.
«Anche io ti chiedo scusa, Kagome. Mi rendo conto che la nostra conversazione ti è incomprensibile. Ti spiegherò a grandi linee di cosa stiamo parlando.- disse Kaede, con un sorriso che la fece sembrare per la prima volta una nonna bonaria- Sei finita al confine dell’Impero di En con quello di Gake. I nostri regni sono in guerra da più di cento anni a causa di due oggetti magici, il cui potere può portare grande male o grande bene. Questi oggetti, le Stelle, vennero utilizzati in battaglia in un lontano passato presso Honeido, il luogo in cui sei stata ritrovata.»
«Per questo è un luogo sacro, capisci?» disse Sango.
«Nel tuo mondo si pratica la magia, Kagome? Vi sono uomini, demoni e dei?» chiese Kaede.
«Più o meno.- rispose Kagome, incerta- Voglio dire…abbiamo molte leggende al riguardo e io…beh…io diventerò una miko, quindi so che non sono proprio tutte fantasie.»
«Una miko?!» esclamarono in coro Sango e Kaede.
«Sì, anche se a dirla tutta non ho mai creduto che gli yokai esistessero davvero.- finì Kagome, con un brivido- Almeno finché resterò qui, sarò costretta a ricredermi. Esistono, eccome!»
«Non sono tutti malvagi, mia cara. En stesso è governato da uno yokai. Il suo nome è Sesshomaru-sama, il nostro giovane e forte Imperatore.- disse Kaede- E’ la fazione di Gake che ormai è fuori controllo. Sappi che le due Stelle di cui ti parlavo sono la fonte di tutti i nostri guai. Naraku, il nostro nemico, ne cerca i frammenti per conquistare un potere imbattibile.»
«Le Stelle si spaccarono dopo la grande battaglia all’Honeido, capisci? Sei frammenti di Luce, sei di Tenebra. Noi cerchiamo le Hoshisaki della Luce per consegnarle a Sesshomaru-sama e porre fine a questa guerra!» disse Sango, con gli occhi castani che le brillavano di una luce febbrile.
«Sicché voi pensate che il mio portafortuna sia una di queste Hoshisaki?» chiese Kagome, sfiorando con le dita il pendente.
«Più precisamente dovrebbe trattarsi di Shinsetsu, la Gentilezza, trovata e persa tragicamente cinquant’anni fa.- disse Kaede, annuendo- Vedi, Kagome…le Hoshisaki riflettono i sentimenti dell’animo umano. La Stella di En è luminosa, volta al bene. Il suo potere è grande e ci aiuterà a sconfiggere Naraku, che invece sta collezionando le Hoshisaki tenebrose. Inoltre…» Le sfuggì un sospiro e abbassò lo sguardo, come se nel suo cuore vi fosse un peso insostenibile. «A causa di eventi su cui non mi soffermerò, cinquant’anni fa accadde una tragedia che ci privò di ben quattro Hoshisaki, ad un passo dalla vittoria. Il principe Inuyasha, fratello del nostro Imperatore, venne imprigionato in un sonno da cui non si è più risvegliato.»
Kagome spalancò gli occhi.
«Cinquant’anni di sonno? Ma…com’è possibile?!» sbottò.
«Egli è un hanyo, quindi fortificato dal sangue demoniaco. Inoltre dorme a causa di una maledizione, che in teoria potrebbe essere spezzata. Per questo cerchiamo Shinsetsu prima di ogni altra Hoshisaki.» disse Sango.
«L’Hoshisaki che vive nel corpo addormentato del nostro Principe è Yuuki, il Coraggio. E’ la controparte di Shinsetsu. Si completano a vicenda.- cercò di spiegare l’anziana miko- Per questo, da cinquant’anni avviene una sorta di pellegrinaggio fino al Palazzo dell’Imperatore. Persone che credono di aver trovato l’Hoshisaki, truffatori…Ogni sorta di pellegrini si reca al Palazzo quando arriva la primavera.»
«Ma ora noi abbiamo la vera Shinsetsu!- esclamò Sango con veemenza, alzandosi sulle ginocchia e stringendo i pugni- Se il principe si sveglierà…»
«Calmati, Sango. Non abbiamo ancora alcuna sicurezza.- la frenò Kaede- Ovviamente tenterete l’impresa. Avete un lungo cammino di fronte a voi.»
«Un…lungo cammino?! Che diavolo state dicendo?!- esclamò Kagome, alzandosi in piedi e facendo due passi indietro- Non ci siamo capite, io voglio tornare a casa! Mi dispiace per tutti i vostri guai, ma io non c’entro niente con la vostra guerra!»
«Kagome, sarai costretta a fare questo viaggio.- cercò di placarla Kaede- Vedi, solo Sesshomaru-sama ha tali conoscenze magiche da comprendere come l’Honeido ti ha condotta qui, per poterti ricondurre alla tua dimora.»
Kagome sentì le ginocchia che minacciavano di cederle.
«Mi state dicendo…che sono bloccata qui? Che solo il vostro Imperatore yokai può aiutarmi?» Il loro silenzio fu una risposta sufficiente. Kagome sentì il mondo crollarle addosso per la seconda volta in due giorni. «Io…io voglio tornare a casa! Voglio soltanto…»
Fu interrotta da un boato. La parete alla loro destra esplose, scaraventando le tre donne contro quella opposta. Kagome, gemendo per il dolore, alzò lo sguardo e vide un gigantesco essere dalla pelle bluastra, simile a un orco delle fiabe, ergersi oltre lo squarcio, il pugno alzato. Dopo aver scagliato quella che pareva un’enorme clava contro la parete della casa, ora si stava dando alla caccia indiscriminata degli abitanti del villaggio, che correvano gridando in ogni direzione. Sopra le loro teste ronzava uno sciame impazzito di vespe giganti.
«Ma…ma che…» balbettò Kagome, attonita e terrorizzata. Il sangue sembrava esserlesi ghiacciato nelle vene.
«Spie di Naraku!- ansimò Kaede, alzandosi a fatica in ginocchio- Devono essere ancora a caccia di Shinsetsu.»
«Quel bastardo…non l’avrà!» sibilò Sango, scattando in piedi e alzando sopra la testa la sua arma mentre correva all’esterno. «Kirara!» gridò.
Kagome la vide prepararsi a sferrare il primo colpo, poi colse un movimento con la coda dell’occhio. Inorridì alla vista di un demone felino dalle fauci spalancate che si avventava sulla ragazza.
«Sango, atten…» iniziò a gridare, per rimanere poi senza parole quando la giovane guerriera saltò in groppa allo yokai e si alzò in volo. Si sentì tirare per una manica e dovette uscire dal suo ovattato stupore.
«Presto, giovane Kagome. Usciamo da qui.» le disse Kaede, incespicando su un mucchio di detriti e chinandosi a fatica per recuperare un arco e una faretra piena. Kagome la seguì all’esterno, ancora scioccata.
«Dite…dite davvero? Questi demoni sono qui a causa mia?!» balbettò, mentre l’anziana sacerdotessa incoccava una freccia e prendeva la mira sull’orco. Sango, in volo insieme al suo yokai addomesticato, cercava di liberarsi degli insetti, che la stavano attorniando come uno sciame impazzito, per lanciare la sua arma contro il demone più grande.
«Se Naraku ha avvertito il ritorno della tua Hoshisaki, non avrà mandato solo un gruppo di ricognizione. Devi allontanarti dal confine il prima possibile.- disse Kaede- Non ci voleva, il villaggio era già stato danneggiato da…»
Un’ombra cadde su di loro, oscurando il sole. Kagome ebbe appena il tempo di alzare gli occhi sul grosso oni comparso alle loro spalle che la sua enorme mano si abbatté su lei e Kaede, scaraventandole a terra. Kagome cadde di schiena, perdendo il fiato, ma riuscì a rotolare via con uno strillo quando l’enorme palmo cercò di schiacciarla al suolo. La ragazza finì contro Kaede, intontita per il colpo. L’oni, un gigante dalla pelle rossa, si voltò e fece un passo verso di loro, forse ancora ignaro di avere davanti agli occhi ciò che stava cercando ma con tutta probabilità felice di ridurle ad una frittella.
“Non posso morire così, in un posto assurdo come questo!” pensò Kagome, sentendo la propria anima ribellarsi a una fine così ingiusta. Si guardò attorno, mentre la rabbia bruciava la paura fino a ridurla in cenere.
«Kaede-sama! Kagome!» gridò Sango, in alto sopra di loro. La ragazza guerriera, già pronta a scagliare il suo Hiraikotsu, compì una rapida torsione e cambiò bersaglio. Il boomerang d’osso sfrecciò attraverso la nube di insetti, falcidiandoli, e si abbatté sul braccio levato dell’oni, strappandolo dal corpo. Il mostro ululò, facendosi indietro di un passo, ma non era ancora fuori combattimento. Kagome lo sapeva bene quanto Sango.
Il suo sguardo cadde sull’arco ancora miracolosamente illeso dell’anziana sacerdotessa. Non si fermò a riflettere. Era troppo arrabbiata. Le grida e i rumori di distruzione le riempivano le orecchie. Era prigioniera di una situazione mortale e la cosa la rendeva furibonda.
«Vuoi uccidermi, eh?- disse tra i denti, afferrando l’arco e incoccando una freccia con velocità dovuta alla pratica- Vediamo se ce la fai, bestione!»-
Prese la mira con approssimazione, ma non aveva tempo e il suo bersaglio era così grande che sbagliare sarebbe stato imbarazzante. Centrò il demone dritto in faccia. La testa esplose come se Kagome avesse tirato una bomba, non una semplice freccia di legno. La cosa non la stupì più di tanto, ricordava ancora cos’era successo al demone insetto che l’aveva attaccata la notte precedente. Se in quel mondo possedeva qualche potere, quello era il momento di usarlo! Le domande a dopo!
Mentre l’oni dalla pelle rossa crollava a terra, Kagome incoccò un’altra freccia e si alzò in piedi. Non si accorse dello sguardo attonito di Sango, scesa a recuperare Hiraikotsu, né del pallore mortale sul volto di Kaede, che si era tirata faticosamente a sedere. Tesa, circondata da un’aura di luce rosa che sgorgava dal cristallo sul suo petto, Kagome scoccò la freccia.
Un attimo dopo, l’oni dalla pelle blu crollava su una casa, con il ventre squarciato. Gli insetti simili a vespe ondeggiarono, come indecisi sul da farsi, poi si riunirono in uno sciame e volarono via dal villaggio, verso oriente.
Kagome si voltò verso Sango e Kaede, felice e al contempo incredula di quanto era riuscita a fare. Sul volto della ragazza guerriera era dipinto un attonito rispetto.
«Kagome…hai usato Shinsetsu?- sussurrò, avvicinandosi a lei di un passo- Allora tu…»
«Tu…sei Kikyo! Ecco perché mi sembravi familiare: sei la reincarnazione di Kikyo!»
Le parole della vecchia Kaede fecero scomparire ogni colore dal volto di Sango, che abbassò di scatto lo sguardo sull’anziana sacerdotessa. Lo stesso fece Kagome, perplessa. Il malanimo che vide nell’unico occhio della donna le consentì di intuire che, chiunque fosse quella Kikyo, la somiglianza stava per peggiorare la sua situazione.
«Ka…Kaede-sama?» mormorò, incerta. La miko si alzò con fatica, poi si tolse la polvere dai vestiti, evitando di guardarla in faccia.
«Hai Shinsetsu e ci hai salvati. Questo ti eviterà di essere mandata via dal villaggio seduta stante.- borbottò, lasciandola senza parole- Ma ti avverto: domattina dovrai essere già in viaggio. Sango, te ne occuperai tu. E’ una tua responsabilità, ora. Io non voglio più posare gli occhi sul suo volto.»
Ciò detto, lasciò sole le due ragazze e zoppicò verso gli abitanti del villaggio, che stavano lentamente tornando indietro a valutare i danni. Kagome guardò Sango, che sospirò e le fece cenno di seguirla.
«Vieni a casa mia.- disse- Temo di doverti qualche altra spiegazione.»

   
 
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