Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Keily_Neko    06/01/2012    2 recensioni
cosa succederebbe se in un futuro prossimo l'umanità ricevesse in dono dei poteri? e se un'organizzazione reclutasse con la forza persone per imporre il proprio dominio? e se l'unica umana priva di poteri fosse una ragazza con un passato ignoto?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

e finalmente aggiorno! ho riparato il capitolo scritto più di due anni fa e lo posto ora *^* per chi volesse poi ho sistemato anche il capitolo precedente correggendo mostruosità che ho fatto a suo tempo XD ringrazio Pandora per la recensione, e ora continuiamo *^*



Arrivammo vicino alla casa di Zefren cinque minuti dopo: in condizioni normali ci avremmo messo dieci minuti minimo per arrivare, ma la mia agitazione era tale che avevo costretto Seth a fare quasi metà della strada di corsa.

“Muoviti Seth!”, gli esclamai per esortarlo a fare più in fretta.

Eravamo arrivati all'incrocio prima del palazzo dove abitava Zefren.

“Ma da dove arriva tutta questa energia?! Cinque minuti fa stavi crollando di stanchezza!”, ribatté lui sbuffando. Vedendo che ero qualche metro davanti a lui mi richiamò: “Ehi! Torna subito qui!”

Tornai indietro di malavoglia: era accaduto che mi avevano messo una specie di guinzaglio nell'ultimo periodo (ovviamente in modo figurato) perché con la scusa che non avevo poteri e quindi non avrei saputo difendermi da eventuali assalitori/pericoli, non potevo uscire da sola e per ogni cosa dovevo chiamare o Seth o Zefren; quella situazione mi infastidiva molto, perché non ero più autonoma... Già, perché non era stato sempre così... tutta colpa di quello stupido incidente!

“Non devi mai allontanarti Ayl”, mi ammonì Seth, “o forse ti sei dimenticata di quell'episodio?”

Abbassai lo sguardo: “No, non me lo sono dimenticata...”

E come potevo? Circa due mesi prima ero andata a fare un po' di spesa per me ad un supermercato vicino; era sera e a quel tempo non ero ancora sorvegliata a vista dai miei due amici, ma ero comunque tranquilla mentre tornavo a casa passando per delle vie poco frequentate. Girando un angolo però ero stata assalita di colpo da un uomo che doveva aver bevuto qualche (molti) bicchiere di troppo; mi ero dimenata, ma lui mi teneva le mani strette nella presa della sinistra e non potevo neanche scalciare perché mi aveva immobilizzata contro il muro di una casa. Anche la paura aveva fatto la sua parte, impedendomi di ragionare come di norma; la sua forza era molto superiore alla mia e non potevo neanche gridare visto che mi aveva tappato la bocca con la mano libera. Ero spaventata come non mai e non potevo fare niente! Nella mia mente avevano iniziato a focalizzarsi le immagini di quello che quell'uomo poteva farmi e a quel punto una lacrima scese dal mio occhio destro. Ad un tratto qualcuno aveva spinto l'uomo lontano da me con forza, facendolo cadere a terra e mi si era parato davanti costringendolo poi alla fuga: erano Seth e Zefren che, a quanto mi avevano detto, passavano lì per caso (io ci credo ancora poco). Mi ero riavuto dallo spavento e li avevo ringraziati sorridendo; loro, dopo essersi appurati che stessi bene, si erano guardati seriamente e avevano annuito, cosa che non avevo capito in quel momento...

Da quel giorno non mi avevano lasciata più uscire da sola per paura che succedesse di nuovo un episodio del genere; ci avevo provato una volta, sgattaiolando fuori un pomeriggio per andare in biblioteca, ma appena ero tornata avevo trovato quei due ad aspettarmi davanti alla porta di casa: mi sgridarono dicendomi che ero un'irresponsabile, che avevano detto che dovevo avvertirli, che li avevo fatti spaventare a morte non trovandomi a casa eccetera eccetera.... era stata la prima e unica volta che li avevo visti così infuriati; eppure secondo me Seth ne aveva combinate anche di peggiori quando aveva meno anni di me...

“Non è questo il punto!”, mi disse, “allora: uno, non hai poteri quindi non puoi difenderti come si dovrebbe; due, sei una ragazza; tre, sei una ragazza diciassettenne; quattro, sei una ragazza diciassettenne splendida! Come puoi permettere che ti mandiamo in giro da sola dopo quello che è accaduto?!”.

Sul primo punto potevo dargli ragione, ma sugli altri avevo molto da ridire, in fondo era una discriminazione bella e buona! Aprii la bocca per ribattere, ma Zefren parlò prima di me: il suo sguardo e il suo tono di voce erano gelidi: “Non dire una parola; hai due opzioni: o ti sorvegliamo tutto il tempo, il che è molto stressante per tutti, oppure ogni volta che devi uscire ci chiami così ti accompagniamo”, e detto questo mi lasciò un cerca-persone da portare sempre con me. Come mai ce l'avesse in tasca proprio in quel momento è ancora un mistero, ma sospetto che i miei due cari amici si fossero già adoperati per tenermi maggiormente d'occhio.

Abbassai la testa annuendo; in cuor mio sapevo che avevano ragione e lo stavano facendo per me, ma mi sembrava comunque una specie di mancanza di fiducia...

“Non è mancanza di fiducia”, disse Zefren leggendomi straordinariamente nel pensiero, “ è una questione di sicurezza per te e per noi... non vuoi che ci venga un infarto, vero?”, disse sorridendo.

Scossi la testa, mantenendo però lo sguardo basso. In quel momento era iniziata la mia libertà vigilata; mi avevano messo il guinzaglio e ora dovevo abbaiare. Bau.

 

“Dai Seth! Manca un incrocio solo, non può accadermi niente”, gli dissi guardandolo con occhi supplicanti.

“Non pensare di incantarmi con quei luccichii negli occhi”, ribatté lui.

“Ti prego...”, ricominciai con voce dolce, carina e coccolosa.

Seth sospirò: “Attraversiamo l'incrocio e poi puoi andare”, acconsentì infine di malavoglia.

Dopo aver sentito quelle parole saltai sul posto euforica, lo presi per un braccio e lo strattonai fino all'altra parte della strada, facendomi quasi investire da una vettura perché non avevo guardato prima di attraversare. Appena saliti sul marciapiede mi girai verso di lui: “Posso?”

“Va bene!”, esclamò lui facendomi un gesto con la mano, “Vai e moltiplicati!”

Avevo già fatto tre passi, ma all'ultima parte mi girai guardandolo con una faccia basita.

“Era un battuta ovviamente”, mi disse sospirando.

Senza star lì a pensare quale fosse il senso logico di quella battuta partii in quarta verso l'enorme palazzo dove abitava Zefren: erano solo duecento metri circa, forse anche meno, ma farli da sola era stata la mia prima conquista dopo molto tempo: il guinzaglio si stava allungando. Corsi verso l'edificio, entrai con foga nell'atrio e presi le scale mobili... che per quanto mi riguardava, potevano anche essere ferme, perché le salii di corsa. Arrivata davanti alla porta dell'appartamento, questa si aprì da sola grazie al sistema di riconoscimento che Zefren aveva installato; irruppi in casa come una furia e per frenare la corsa scivolai andando a finire lunga distesa per terra. Zefren doveva aver dato la cera al pavimento, se no non si spiegava quell'insolita scivolosità.

“Bella entrata, molto spettacolare, con annesso finale comico”, disse una voce, “Se dovessi dare un voto, direi un nove”

Mi tirai su e mi sistemai i vestiti: Zefren mi stava guardando divertito; era seduto davanti al computer acceso del salotto.

“Molto divertente”, risposi ironica “Sono scivolata”

“Ho notato... Aspetta... dov'è Seth?”, chiese perplesso.

“Sta arrivando”

Zefren si allarmò: “Non mi dirai che ti ha lasciata venire qui da sola?!”

“E se anche fosse?”, ribattei con tono di sfida.

Vedendo che si stava per arrabbiare mi affrettai a dire la verità: “Comunque no, tranquillo, ho fatto solo gli ultimi duecento metri di corsa perché ero ansiosa di sapere cosa avevi scoperto”, spiegai con aria innocente.

“Mmm...”; non era molto convinto.

In quel momento si sentì la porta aprirsi: “Compare, spero per te che tu abbia scoperto qualcosa di veramente importante, se no Areyl ci ammazza tutti e due 'sta volta”, e Seth entrò con la sua solita aria di superiorità nella stanza.

“E io invece spero per te che tu non l'abbia lasciata venire da sola fin qui”, gli disse Zefren con voce tagliente.

“Non ci ho neanche pensato!”, ribatté offeso Seth, “ha fatto da sola gli ultimi metri perché se no mi moriva d'ansia. Comunque era sempre nel mio campo visivo e guarda”, mi indicò con un gesto delle braccia, “è arrivata intera”.

Questi discorsi mi davano molto fastidio: “Io non sono una bambina”, dissi irritata, “e neanche un cane con un guinzaglio al collo”

Zefren si sedette di nuovo davanti al computer dopo essersi alzato per fronteggiare l'amico: “Abbiamo già affrontato questi discorsi e non ho voglia di ripeterli, quindi volete sapere cosa ho scoperto o no?”

Io e Seth prendemmo una sedia ciascuno dalla cucina e ci mettemmo vicino a lui: “Allora”, iniziò, “per scoprire cosa voleva dire quella maledetta scritta, o da dove arrivasse la bandana, abbiamo usato tutti i mezzi possibili: ho provato con le ricerche in internet, nelle biblioteche di tutta la città e d'intorni, con i riconoscitori di materia dell'università qua vicino e con l'acido scompositore; il tutto non ha dato alcun risultato”.

“Questo lo sappiamo”, sbuffò Seth, “vuoi continuare ad elencarci i nostri fallimenti o andiamo al punto?”

Si vedeva quando Seth era irritato.

“Ci sto arrivando”, riprese Zefren senza scomporsi, “ieri sera stavo facendo l'ennesima ricerca in internet, ma questa volta avevo deciso di cercare i vari tipi di codice e le varie forme con cui si può scrivere un messaggio criptato; speravo che mi desse un'illuminazione in più, rispetto a quelle che non erano venute in precedenza, sulla modalità da usare per leggere quella scritta e alla fine l'ho trovata”

Non stavo in me dall'agitazione: “E allora...?”, chiesi, tentando di non ribaltarmi dalla sedia.

“Allora questa scritta è un banale... anagramma”

Io e Seth ci guardammo allibiti: “No, scusa, non può essere solo un anagramma”, disse Seth, “è troppo banale, troppo facile”

Mi sentii una stupida a non averlo capito prima, una completa idiota! Un anagramma? Dio quanto ero scema!

“Mio caro amico, guarda che esistono anagrammi impossibili da decifrare, e questo è uno di essi”, ribatté Zefren.

“Ma andiamo! Areyl, passami la bandana”

Mi tolsi la bandana e la diedi a Seth: “Dunque... Idastys Lenndi...”

Ci pensai anch'io: dopo un po' conclusi che non dovevano essere due anagrammi di due parole diverse, bensì un un unico anagramma, formato dalle lettere di due parole...

“Non surriscaldate i cervelli voi due”, disse Zefren, “vi risparmio la fatica; sono andato su un motore che anagramma le lettere inserite in ogni combinazione possibile. Ci è voluta tutta la notte perché i risultati sono veramente tanti, ma alla fine ce l'ho fatta e, cercando bene, l'unica coppia di parole che aveva un senso era questa qui...”.

Girò il monitor del computer verso di noi: due parole erano evidenziate in mezzo ad almeno un centinaio di combinazioni diverse; io e Seth le leggemmo all'unisono: “Destiny Island!”.

“Ovvero Isola del Destino”, concluse Zefren.

“Non ne ho mai sentito parlare”, disse Seth.

“Ecco perché stavo per usare il satellite di ricerca planetario”, disse con noncuranza Zefren portandosi le mani dietro la testa.

“Aspetta un secondo”, dissi perplessa, “non era un programma del governo protetto da particolari sistemi anti-hacker?”, chiesi.

“Sì”, rispose Zefren annuendo, “ma c'è qualcuno che li può superare, vero Seth?”

Seth si scrocchiò le dita: “Cedimi il posto davanti al computer Zefry e ti cracko il programma in dieci secondi”.

Zefren si spostò irritato; Seth era famoso ormai per gli svariati soprannomi irritanti che si inventava: per esempio Zefren era Zef, Zefry, Zefrino, Frigorifero (perché ogni tanto aveva un fare un po' freddo), Erba di prateria (per via degli occhi verdi) e altri ancora. Io invece per il più delle volte ero Ayl, che non mi andava neanche male, poi quando voleva farmi arrabbiare mi chiamava Erbi, vale a dire RB pronunciato alla inglese, che significava Red Bandana; questo soprannome proprio non mi andava giù.

“Ecco.... fatto!”, esclamò Seth.

“Nove secondi e mezzo... abbiamo un nuovo record mondiale”, disse Zefren guardando l'orologio che aveva al polso.

“Grazie grazie”, si pavoneggiò Seth, “Bene, inseriamo questa stupida isola nel motore di ricerca e aspettiamo...”; digitò il nome e il programma iniziò a cercare scandagliando tutto il pianeta.

Io intanto mi ero alzata e avevo iniziato a fare avanti e indietro per la stanza a causa del nervosismo che continuava ad aumentare. Ad un tratto vidi il mio riflesso nello specchio appeso alla parete opposta alla postazione computer; dietro di me Zefren e Seth stavano parlando di cose tecniche che non avrei potuto capire. Li osservai nel riflesso: erano entrambi dei bei ragazzi e non mi ero ancora spiegata del perché erano tutti e due ancora single; Seth si vantava di aver avuto innumerevoli ragazze, non avevo mai capito quante fossero reali e quante inventate, ma al momento diceva di essere attratto solo dalla libertà (e dai guai aggiungerei); della vita sentimentale di Zefren invece non sapevo praticamente nulla, se non quello che mi aveva detto Seth, cioè che era stato innamorato una volta sola e aveva sofferto molto. Quanto a me... beh, non mi ricordavo la mia vita passata, era impossibile sapere cosa avessi combinato prima. Mi guardai nello specchio...

Andiamo! Chi vuoi che mi prenda!

Io mi definivo “fatta a metà”: i miei capelli erano di un colore fra il castano chiaro e il biondo scuro, comunque indefinito; gli occhi erano un misto fra l'ambra e il marrone e a seconda della luce cambiavano di tonalità, quindi erano un bel caos, per non dire altro; ero alta meno di 1.70, per l'esattezza 1.68, quindi per due centimetri non arrivavo al numero tondo; forse solo il fisico era giusto stando a quanto mi dicevano, cioè non ero né troppo in carne né troppo magra...

Sono indefinita

Questi erano i problemi a cui pensavo, altro che Destiny Island! Dopo questa affermazione compresi che dovevo anche essere instabile mentalmente se pensavo al mio aspetto e non a ricordare, o comunque scoprire qualcosa in più, il mio passato.

“Trovata!”, esclamarono Seth e Zefren all'unisono. Mi avvicinai a loro.

“è una piccola isola nell'Oceano Atlantico”, iniziò a spiegarmi Zefren, “non è molto lontana da noi, se solo avessimo un motoscafo abbastanza potente...”

“Possiamo procurarcelo”, disse Seth, “aspetta... zoomma un po' sull'isola?”

Zefren eseguii.

“Cos'è quella roba grigia?”

“Sembra una struttura abbandonata”, commentai, “ingrandisci un po' di più”

Ma era impossibile capire a causa dell'immagine troppo sfocata, e dire che era uno dei migliori satelliti in circolazione.

“E non posso neanche protestare per la bassa risoluzione...”, si lamentò Seth.

“Se non vuoi finire in galera...” commentò Zefren “è strano però, è come se ci fosse qualche interferenza... comunque per precauzione tirati giù le coordinate”

“Ricevuto capo!”; Seth andò a prendere carta e penna e scrisse le coordinate dell'isola, poi mise il foglietto nella tasca dei jeans: “Bene, ora dobbiamo solo trovare il modo di andar....”

L'allarme interruppe la frase di Seth.

“Oh no!”, esclamai.

“Tranquilli”, disse Seth mantenendo la calma, “sarà la solita routine”

Piccola spiegazione: Seth aveva installato delle telecamere esterne, invisibile da chi passava per strada, e le aveva programmate perché identificassero i seguaci della Ares che davano loro la caccia; infatti Seth e Zefren erano da tempo sulla loro lista di persone da reclutare. Molte volte però l'allarme si era attivato solo perché erano passati per caso o per qualche giro di ronda...

Zefren attivò le telecamere esterne dal computer: “Dannazione!”, esclamò spaventato, “Ci hanno scoperti!”

Vedemmo due persone, un uomo e una donna, entrare nel palazzo: erano Ranier, il Mutaforma tigre bianca (sì, quello che aveva inseguito me e Seth un anno prima), e Saphira, una Glacial che aveva il potere di ghiacciare le sostanze, uomini compresi, per cui molto pericolosa.

“Siamo circondati!”, esclamò Zefen; aveva cambiato telecamera scoprendo attorno al palazzo una decina di persone della Ares che lo tenevano d'occhio mimetizzandosi tra la folla.

“Cosa facciamo?”, chiesi.

“Mi sembra ovvio”, rispose Seth, “scappiamo”
 


voilà! spero che il capitolo vi sia piaciuto *^* nel prossimo si scoprirà la fine che faranno i nostri eroi *A*

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Keily_Neko