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Autore: more_    06/01/2012    18 recensioni
«Louis è il padre del mio bambino» dissi sottovoce con tono piatto. Mio cugino spalancò gli occhi appena sentì quelle parole e si alzò dal letto di scatto, squadrandomi.
«Chi è quella testa di cazzo?» gridò sottovoce per non farsi sentire, né da Nathan né da Anne e gli altri. Io annuii abbassando lo sguardo. Harry si abbassò verso di me e mi mise le mani sulle spalle «Dimmi che stai scherzando! Lui non può essere il padre di Nathan!»
«Secondo te non ricordo con chi ho fatto sesso, Harry? E’ lui, Louis Tomlinson. Mi piaceva, molto temo fa, peccato che lui mi abbia solo usata! Veniva al mio stesso liceo a Doncaster, e ora non ci credo che sia qui, dall’altra parte della casa. Guarda un po’ tu che coincidenza!» chiarii mentre altre lacrime di rabbia scendevano sul mio volto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Baby you light up my world like nobody else

Eravamo seduti in quella stramaledetta sala d’attesa da più di un’ora, intanto io avevo finito di consumarmi tutte le unghie delle mie mani e avevo iniziato a torturarmi. Louis, affianco a me, tamburellava il piede velocemente sul pavimento urtando un po’ troppo i miei nervi, più di quanto fossi nervosa. Harry, invece, si manteneva la testa con una mano e continuava a dirmi che stava bene nonostante avesse il viso molto pallido e la fronte che bruciava, la febbre sicuramente gli si era alzata di molto. Zia Anne era ancora al lavoro e non poteva raggiungerci, come Mark d’altronde.
«Harry, per favore, vai a casa» sussurrai a mio cugino che sedeva alla mia sinistra con aria preoccupata. Alzò il volto dalla sua mano e scosse la testa socchiudendo gli occhi.
«Sto bene, sul serio» rispose per l’ennesima volta passandosi una mano tra i capelli ricci. Sospirai e gli misi la mano in testa, scottava molto di più di quel pomeriggio «e poi siamo in ospedale, cosa vuoi che mi succeda?» ironizzò levando la mia mano dalla sua fronte.
«Vai a prenderti almeno qualcosa di caldo» suggerii notando che le sue mani, al contrario della sua fronte, erano molto fredde. Harry sbuffò e poi si alzò dalla sedia cominciando a camminare, dondolando un po’, per il corridoio, trattenni lo sguardo su di lui fin quando non svoltò l’angolo.
Louis batteva ancora il piede sul pavimento ed era stretto nelle spalle immobile, se non fosse per il piede lo avrei dato per morto. Il suo sguardo era fisso sulla porta dove stavano visitando Nathan, i dottori ancora non ci avevano fatto sapere niente sulle sue condizioni.
«La smetti per favore? Mi metti ansia» dissi con un tono di voce abbastanza acido, posando una mano sulla sua gamba per farlo smettere. Louis si svegliò dal suo stato di trance e mi rivolse un’occhiataccia levando la mia mando dalla sua gamba infastidito.
«Anch’io sono molto preoccupato» mi rispose appoggiando i gomiti sulle ginocchia per poi infilare le mani nei capelli lisci.
«Mi sento tanto inutile» ammisi fissando quella porta bianca che non mi ispirava sicurezza, anzi. Desiderai che si aprisse in quel momento, ma non successe. Qualche lacrima iniziò a rigare di nuovo il mio viso. Se fossi stata una madre più premurosa non sarebbe successo tutto quel casino, ora Nathan era lì dentro per colpa, per la mia mancata attenzione. Mi sentivo così tremendamente in colpa.
«Andrà tutto bene» mi consolò Louis addolcendosi un po’, sicuramente si era accorto dei miei singhiozzi. La sua mano si appoggiò sulla mia e poi la strinse forte, così forte che le sue nocche erano diventate bianche. Mi voleva trasmettere un po’ di coraggio?
Alzai lo sguardo pieno di lacrime e lo posai sul volto di Louis che sorrideva leggermente.
«Mi sento in colpa, Louis» dissi stringendo anche io la sua mano «maledettamente in colpa»
«Tu non hai nessuna colpa, okay? Non lo potevi sapere» mi rassicurò.
«Grazie» sussurrai infine alzando un angolo della bocca. Sospirai e fissai un’altra volta quella porta, che non si apriva ancora.
Sentii dei passi veloci avanzare nel corridoio, spostai lo sguardo e notai Zayn che camminava svelto verso di noi con le mani in tasca.
«Zayn!» urlai lasciando la mano di Louis per corrergli incontro. Allacciai le braccia dietro la schiena del mio ragazzo e lo strinsi a me, nascondendo il mio volto nell’incavo del suo collo.
«Sono qui, è tutto okay» sussurrò stringendomi nelle sue braccia e baciandomi la testa. In quello stesso momento un rumore fastidioso mi fece allontanare da lui. Mi voltai verso la porta e vidi un uomo alto con il camice bianco che gli arrivava fino alle ginocchia, lo stesso con cui avevamo parlato io e Louis un’ora prima.
Ci radunammo tutti speranzosi intorno a lui sperando che portasse buona notizie.
Mi si fermò qualcosa in gola prima che il dottore potesse parlare. Se fosse successo qualcosa di grave a Nathan non me lo sarei mai perdonata.
Forse perché avevo uno espressione orribile o forse perché gli facevo tenerezza, me quel dottore brizzolato fece una strana risata guardandomi. Gli mandai un’occhiata carica d’odio e prima che potessi domandargli cosa cazzo aveva da ridere iniziò a parlare.
«Il bambino sta bene, ha avuto solo una contusione» disse appoggiando una mano sulla mia spalla «Lo terremo in osservazione per due giorni» continuò sorridendomi.
Ringraziai tutti i santi e i cieli per quell’affermazione.
Tirai un sospiro di sollievo e soffocai un urlo di gioia buttandomi nelle braccia di Zayn, un’altra volta.
«Possiamo vederlo?» chiese Louis abbastanza impaziente spingendo lo sguardo verso la stanza da cui era uscito il dottore.
«Non ancora, tra qualche minuto»
Un altro tonfo ci fece voltare verso l’inizio del corridoio: Harry era caduto per terra come un sacco di patate, lo sentimmo bestemmiare in aramaico o in un’altra lingua a me sconosciuta, e partì da parte nostra una sonora risata.
«Sto bene» aggiunse dopo rialzandosi piano «grazie per averlo chiesto» continuò con tono acido. Scossi la testa e avanzai verso di lui per aiutarlo, decisa per dirgli “te l’avevo detto”.
 
Louis.

Bussai lentamente alla porta azzurrina aperta per metà del reparto bambini dell’ospedale. Nathan era steso sul letto e guardava oltre la finestra mentre Mylène era proprio affianco a lui che cercava di farlo mangiare.
«Ehilà piccolo!» esclamai entrando in quella stanza, abbellita con una carta da parati per bambini, anche se i pagliacci che c’erano lì sopra mettevano un po’ inquietudine e non tranquillità. Scrollai le spalle e avanzai verso di loro. Nathan si voltò verso di me e fece un grosso sorriso, mentre Mylène fece solo un cenno con il capo. Possibile che mi odiasse ancora così tanto?
«Ciao Louis!» rispose Nathan con la sua vocina da bambino indifeso, respingendo ancora una volta lo yogurt che Mylène stava cercando di fargli mangiare.
«Mi lasci da solo con lui?» chiesi a Mylène con aria supplichevole. La ragazza mi annuì e lasciò lo yogurt sul comodino affianco a letto, per poi passarmi affianco per andare via. La trattenni per un braccio e mi avvicinai al suo orecchio.
«Ho intenzione di dirgli tutto» l’avvisai per non creare dei problemi, Mylène sbuffò e poi puntò i miei occhi.
«Sai che non sono molto d’accordo.. ma.. okay, hai vinto» sussurrò scrollando le spalle per poi sorridermi dolcemente. I miei occhi s' illuminarono e l’abbracciai delicatamente per ringraziarla. Mi sorrise un’altra volta e poi mi lasciò solo con Nathan.
Era giunto il momento. Forza Louis, mi ripetei mentre mi sedevo sulla sedia dove pochi secondi prima era seduta Mylène.
«Come stai?» chiesi a Nathan notando che gli avevano cambiato il cerotto sulla fronte. La sera prima portava una benda mentre adesso aveva solo un cerotto azzurro.
Nathan mi guardò sorridente. Solo in quel momento notai quanto mi somigliasse. I suoi occhi erano dello stesso colore dei miei, anche i capelli, la pelle, le labbra, tutto. Come avevo fatto a non accorgermene prima? Idiota, pensai, un completo idiota.
«Adesso bene» rispose tranquillamente «anche se non fame» continuò guardando schifato lo yogurt alla banana. Risi guardandolo, era così tremendamente carino e buffo.
«Io preferirei una carota!» esclamai ridendo e lui mi seguii a ruota annuendo. Passai una mano sui suoi capelli scompigliandoli un po’ stando attento a non toccare il suo cerotto azzurro.
«Mamma odia quando mi fai i capelli» ammise guardandomi divertito.
«Tua madre è veramente divertente» gli dissi alzandomi dalla sedia per sedermi accanto a lui nel letto.
«La mamma è bella» disse serio puntando i miei occhi blu, così identici ai suoi. Sospirai, infondo non aveva tutti i torti. Mylène poteva essere testarda, con le lacrime facili, lunatica, isterica ma sicuramente era bella. Bellissima, direi.
Idiota, pensai un’altra volta.
«Già.. è bella» risposi accennando un altro mezzo sorriso «sai Nathan, ho trovato questo disegno» incominciai prendendo il foglio bianco da lui disegnato dalla tasca dei pantaloni. Le mani incominciarono a tremarmi, lo aprii piano e poi mi soffermai a guardare ciò che c’era disegnato. Quelle figure rappresentavano me, lui e Mylène.
“E questo è Louis, perché per me è come un papà” aveva detto Nathan quella sera nella sua completa innocenza. Ci era arrivato prima di me il piccoletto.
Quella brutta sensazione di pianto mi arrivò proprio sotto gli occhi, mi feci e forza e la rimandai giù continuando a parlare.
«Ricordi che mi avevi detto che per te sono come un papà?» chiesi con voce quasi rotta dalle lacrime. Lo guardai solo per un secondo annuire, poi dovetti abbassare subito gli occhi per non scoppiare all’improvviso «Ecco.. io.. io sono il tuo papà Nathan» balbettai non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Non mi ero mai sentito tanto debole e allo stesso tempo tanto forte come in quel momento.
Sentii le piccole mani di Nathan prendermi il volto, così alzai gli occhi su di lui che mi guardava serio.
«Il mio papà?» mi chiese continuando a tenere le mani fredde sulle mia guance. Annuii e sorrisi sperando che capisse ciò che gli avevo detto «e non sei felice? Stai piangendo» continuò con sguardo angosciato.
Scossi la testa e mi asciugai in fretta le lacrime «io sono felicissimo!» esclamai abbracciandolo, sentendo chiaramente la stretta farsi più forte anche da parte sua.
«Anche io sono felice.. papà» sussurrò infine accucciandosi sulla mia spalla. Quanto mi resero orgoglioso quelle parole? Forse l’infinito non bastava.
Alzai gli occhi sulla porta tenendo stretto a me Nathan, notai che appoggiata sullo stipite c’era Mylène. I suoi occhi erano tremendamente lucidi e le sue labbra erano incurvate in un bellissimo sorriso, ci guardò per alcuni secondi e poi si allontanò.

 




 

________________
Non potevo non mettere la gif di Harry, AHAH :'D
Comuunque, devo dire che il capitolo mi fa leggermente schifo, l'ho scritto veramente in un modo orrendo u.u a parte il fatto che c'ho messo un casino di giorni per finirlo D:
Che ve ne pare di Louis che parla in prima persona? Fatemi sapere come sempre ;D
Ora mi pare giusto ringraziarvi per le QUINDICI recensioni del capitolo scorso. Siete meravigliose çwç
Ovviamente ringrazio anche tutte le persone che seguono questa storia, grazie a voi la storia ha raggiunto la sezione tra le più "popolari".
UN GRAZIE INFINITO.
Posso chiedervi due piccoli favori adesso? 
Il primo è di passare dall'altra mia long: (potete recensire il secondo capitolo, please??)




Il secondo favore è se potete recensire questa nuovissima One-shot che ho scritto sul bellissimo Zayn Malik *applausi* :) (vi avviso, è un po' inquietante, capirete il perchè)


Detto questo vi lascio con un grandissimo bacio e un augurio a tutte le befane, io sono la prima :D 
More_

 

   
 
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