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Autore: OhMyPanda    06/01/2012    2 recensioni
Un assassino si aggira per la città.
Nuove vittime lo attendono.
E se ha voglia di giocare?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Game.

Un urlo squarciò il silenzio della notte.
In una casa alla periferia di una città la donna che aveva prodotto quel suono era distesa sul pavimento, morta. Aveva gli occhi spalancati e la bocca ancora aperta, era giovane e aveva avuto dei ribelli capelli rossi, che ora le circondavano il viso pallido.
Un uomo usciva dall’abitazione in silenzio, aveva tagli ovunque, alcuni già cicatrizzati, altri ancora sanguinanti. Con un piccolo coltello dalla lama affilata se ne fece un altro, corto e profondo, sopra il sopracciglio sinistro, ghignando. Una vittima innocente aveva trovato morte per mano sua, come innumerevoli altre, ognuna testimoniata da uno dei tagli che ricoprivano il suo corpo.
Intanto, nella casa, un bambino si svegliava, aveva avuto un incubo: una donna che urlava, un ciuffo rosso che si insanguinava, il bianco degli occhi spalancati di un morto. Si alzò dal letto tremante, avrebbe trovato conforto tra le braccia della madre. Ma quando uscì dalla porta della camera trovò solo un corpo senza vita, che riconobbe come quello della dolce donna che era stata sua madre. Lo guardò con gli occhi spalancati, senza produrre alcun suono, si accasciò a terra e distolse lo sguardo.
Alla fine il pazzo assassino che terrorizzava la città li aveva scelti come vittime.
Sapeva che lui sarebbe stato la preda successiva, tornò in camera e si sedette sul letto, tremava e si copriva gli occhi con le mani.
Erano passate forse due ore quando uno scricchiolio si fece sentire dalle scale che portavano alla stanza del bambino, che non fece altro che premere ancora più forte le mani sul viso. L’assassino aprì la porta e si mise a ridere.
“Puoi salvarti, sai?”
Aveva voglia di giocare.
Il bambino ascoltò la voce rauca, voleva vivere. Alzò appena la testa e lo guardò, aspettando che parlasse.
L’uomo uscì dalla camera e il bambino lo seguì, cercando di non guardare il corpo della madre. Ma fu proprio quello che l’assassino indicò mentre spiegava le regole del suo gioco.
“Mangia il suo cuore. Se lo farai me ne andrò e ti lascerò il tempo di andartene da qui e di cercare tuo padre, in città.”
Il bambino era terrorizzato, la prospettiva della salvezza era invitante come non mai, ma le condizioni erano terribili. Guardò l’uomo negli occhi, che rimasero impassibili.
Passò qualche minuto, alla fine il bambino decise che avrebbe vissuto.
Si abbassò vicino al corpo della madre e tentò di aprirle il petto con le unghie, poi provò con i denti, sapeva che l’assassino non lo avrebbe aiutato. Alla fine, a forza di morsi, nel petto della donna comparve un’apertura, che il bambino allargò fino a quando non riuscì a farvi entrare la mano. Singhiozzava e stava per scoppiare a piangere.
Superò la gabbia toracica e prese il cuore in mano. Era ancora caldo.
Non  ci sarebbe riuscito, non l’avrebbe fatto. Guardò l’assassino e scosse il capo, per poi accasciarsi sul petto squarciato della madre, il suo cuore ancora stretto nella mano. Sul viso dell’uomo comparve un ghigno soddisfatto, prese il bambino per i capelli e gli tirò violentemente la testa indietro, un secondo dopo quest’ultima rotolava sul pavimento e un taglio corto e profondo comparve sul viso dell’uomo.
  
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