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Autore: SpitFireScar    06/01/2012    4 recensioni
"Il calcio è uno degli sport più seguiti al mondo, forse il più seguito, nella città di Nuova Luxor, precisamente nell’istituto superiore Sanctuary, il calcio è e diventerà uno degli stimoli maggiori per dei ragazzi."
Riusciranno a salvare il club della scuola?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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calcio 14

I PREPARATIVI


Nessuno parlava o si muoveva, Kanon era sempre più convinto che non lo avrebbero accettato, poi Aiolos posò la mano sulla spalla del ragazzo e con un sorriso lo fece avvicinare al gruppo.
Mu si alzò e li diede il ben tornato, Aldebarn lo sollevò prendendolo in braccio e ridendo, Aiolia gli strinse la mano, Shaka non si scompose, ma con un cenno del capo lo salutò, Shura gli diede una pacca sulla schiena, Desu lo accolse con un ghigno, Milo lo salutò stringendogli l’avambraccio, Camus fece lo stesso gesto e gli assistenti lo salutarono con un abbraccio.
-Kanon!?-
La voce di Saga ruppe il silenzio che si era creato, il gemello si girò e vide Saga che stringeva la mano a Saori.
-Fratello… hai vinto la scommessa-
Si strinsero la mano a vicenda, non erano abituati a slanci di affetto, entrambi cresciuti con un’educazione severa, ma negli occhi si poteva vedere l’emozione del momento e la felicità di aver risolto i conflitti.

La festa dallo spogliatoio proseguì in un locale in città, al gruppo si era aggiunta anche Shunrei la nipote di Dokho, che aveva attirato subito le attenzioni di Shiryu e l’alcool, contro la volontà dell’allenatore, era iniziato a scorrere a fiumi.
Alla fine della serata erano rimasti Milo, che teneva tra le braccia un’assonnata Shaina, Camus che era rimasto a controllare i suoi compagni dopo la fuga di Aiolos, Dokho e Saga scrivendo e rispondendo ai messaggio della ragazza, Kanon non aveva voluto partecipare perché per quella festa non si sentiva incluso, Mu era andato via dopo poco insieme ad Aldebarn, il primo perché si doveva prendere cura dello scatenato Kiki e il secondo aveva le lezioni di cucina, Shura corteggiava una formosa cameriera latino americana del pub, Desu era andato a sollazzarsi con due giovani clienti del locale, Aphrodite arreso lo aveva lasciato ai suoi piaceri per ritirarsi a casa propria a farsi una maschera di bellezza, perché essere sempre splendente era per lui un obbligo, Marin e AIolia avevano scelto di stare più tranquilli, isolandosi in un angolo, Saori dopo la partita aveva preferito a tornare a casa dei suoi zii insieme a Aiolos e June guardava stanca Shaka sperando in una illuminazione divina.
-Ragazzi io direi di concludere qui la serata.- Propose un annoiato Camus dopo che ebbero pagato il conto.
-Io direi di si, devo riportarla a casa.- Disse indicando la ragazza tra le braccia.
-IO RIMANGO!- Urlò Desu,  -Anch’io!- Aggiunse Shura.
Li salutarono uscendo, Milo mise la ragazza sulla propria moto, svegliandola con un buffetto,  Camus lo seguì salendo sulla Kawasaki e Aiolia accompagnava Marin a casa tenendola per mano.
-Bhe a domani allora!- Li salutò il ragazzo e la smeraldina prima di partire.
-Orvuar!- Aggiunse il francese.

Shaka camminava nella strada deserta, il silenzio era ciò che più apprezzava, la tranquillità di quei pochi suoni che si sentivano ovattati in lontananza, era il modo per accrescere la mente e il calcio era diventato il modo per mantenere allenato il fisico oltre alla mente.
-Shaka!- Una voce di giovane lo riscosse e perse la pace che aveva trovato.
-Dimmi June.- Rispose senza voltarsi.
-Possiamo parlare?-
Non rispose, era una persona di poche parole e il fatto di dover discutere, dopo una serata di casini, non gli andava.
-Ho capito.- La ragazza prese un respiro e continuò –Io so che non ti interesso, non cercherò di convincerti, non mi umilierò per te, non meriti nemmeno le mie lacrime, sai prima che ti conoscessi ero attratta da Shun, la creatura più pura che avessi mai visto, ma poi sei arrivato tu, tu che sembravi al di sopra di tutto e di tutti, rimanevi indifferente ad ogni evento, eri perfetto, ma il fatto che tu ti senta così superiore in assoluto è ciò che non ti rende perfetto.-
-Cosa vorresti dire con questo June?- Chiese non capendo il discorso dal giovane.
-Tu mi attrai molto, in tutto devo essere sincera, ma voglio capire una cosa, solo una, sei disposto a rispondermi?-
-Chiedi?-
-Noi ci siamo parlati poco, molto poco, eppure tu mi hai giudicata quando ho cercato di conoscerti e di farmi conoscere a te, perché?- Domandò curiosa ma sicura di non riuscire a reggere la risposta, qualunque sia.
Il biondo stette in silenzio, l’aveva zittito con una domanda che non si era mai posto, lui che si era creduto in grado di rispondere a qualsiasi domanda, doveva essere sincero non sapeva cosa dire, era un silenzio doloroso per June, era stata giudicata, criticata senza che lui la conoscesse bene, solo su supposizioni e quella era la cosa più dolorosa.
-Immaginavo.-Sussurrò tornando a casa in un pianto silenzioso.

Il telefono dava libero, Kanon era nella sua enorme camera, la stessa dove lui e Pandora andavo per stare in intimità, una camera con ogni confort dove non venivano mai disturbati, oggi gli sembrava immensamente vuota e aspettava ma come le altre due chiamate pensava che non gli avrebbe risposto.
-Pronto?- Era una voce stanca di donna.
-Pandora…. Sono Kanon.-
Silenzio, era la cosa più imbarazzante, anche se era al telefono, lui non parlava e lei non parlava.
-Volevi qualcosa?-
-Io … Io volevo scusarmi, per come ti ho trattato, per averti usata, per essere stata la mia valvola di sfogo e volevo chiederti di rivederti nei prossimi giorni…- Chiese speranzoso.
-Kanon…- Sospirò era veramente dura per lei potergli parlare –No, non posso ancora parlarti, ti ho perdonato, ho pregato sia Saori e Saga di vincere per farti capire chi sono i tuoi veri amici, ma non puoi, non puoi chiedermi di rivederti, non adesso… Ora devo andare ciao .- Le ultime parole erano uscite con le lacrime, aveva chiuso senza che lui potesse  risponderle e era stata dura per lei rispondergli.
-Pandora…- Si alzò, urlò ogni forma di insulto, blasfemia e di getto tirò un calcio alla sedia facendola schiantare contro la porta.
Il suono dell’arrivo di un messaggio lo distrasse dalla furia distruttiva che stava riversando sul mobilio della camera.

“Il 29 dicembre presentarsi davanti ai cancelli della scuola alle 8:00, il ritiro invernale durerà fino al rientro a scuola, ci alleneremo in montagna e tutto a spese dalla scuola.
Mister Dokho. ”

 
Era il messaggio che l’allenatore aveva mandato a tutti gli elementi del club.

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