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Autore: Medea00    08/01/2012    31 recensioni
"Headshot. Dritto in mezzo al petto. Un colpo di fulmine, a confronto, aveva l’intensità di una minuscola scossa elettrica."
Cheerio!Kurt/Nerd!Blaine. C'è bisogno di aggiungere altro?
Liberamente ispirata da un sacco di gifset che in questo periodo popolano Tumblr.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Ritardo e cellulare







 
La mattina dopo ci fu lezione di letteratura. Blaine si sedette al suo solito posto, l’ultimo da sinistra accanto alla finestra, ed appoggiò la cartella sul banco accanto perché sapeva già che non ci si sarebbe seduto nessuno. I suoi amici non frequentavano quel corso e in ogni caso non aveva molta voglia di fare nuove amicizie ad anno inoltrato: in quella scuola era come se tutti fossero troppo impegnati a rimanere sulla propria scala sociale, cercando di non scendere di qualche gradino ma nemmeno di avanzare, perchè altrimenti avrebbero suscitato l’ira di quelli più popolari. A Blaine tutto quello non interessava: lui faceva parte di quel gruppo di ragazzi invisibili che avrebbe sopportato in silenzio i duri anni del liceo, godendo di quei brevi momenti di benessere trascorsi insieme agli altri suoi amici, in un posto nel quale non doveva stare attento a non parlare troppo, ma nemmeno troppo poco. Perché, a malincuore, aveva scoperto che i bulli si accorgevano di lui anche se faceva troppo poco rumore.
Immerso nei suoi pensieri per poco non si accorse nemmeno dell’entrata di Kurt Hummel, circondato da un gruppo di ragazze, intenti a commentare chissà cosa di chissà quale nuovo pettegolezzo. Era altezzoso, fiero, guardava tutti dall’alto verso il basso e rispondeva a malapena alle domande delle amiche; e sembrava così invincibile, in quella divisa da cheerio, così intoccabile, da suscitare perfino un piccolo moto di ammirazione in Blaine. Avrebbe voluto essere come lui: meno codardo, forse, e sicuramente più fiero di se stesso.
Quando vide il volto del ragazzo soffermarsi sul suo ci mancò poco che andasse in ebollizione, sentendosi improvvisamente una pressione addosso che non era abituato a sopportare: Kurt lo fissò, quasi incredulo di trovarlo in quella aula insieme a lui, e voltandosi di scatto bisbigliò velocemente ad un orecchio di Mercedes: “da quando in qua Blaine frequenta il nostro stesso corso di letteratura?”
La ragazza per poco non lo gelò con un’occhiata: “dall’inizio dell’anno, forse? Kurt, fa anche il nostro stesso corso di scienze.”
Un momento: lui faceva scienze?
“Ah, giusto, l’opuscolo fatto di carta riciclata…”
L’amica scoppiò a ridere: “non ci posso credere che tu sia davvero così menefreghista.”
“Non lo sono, infatti. Mi interesso di molte cose, ma solo quelle che contano.”
“Tipo Blaine?”
Rimase a fissarla impassibile: “questa domanda non merita una risposta.”
“Oh, andiamo, Kurt! Che cos’ha che non va? E’ intelligente-“
“E’ un secchione, vorrai dire”, ma Mercedes sbuffò: “E’ un bravo ragazzo, Kurt. E ha più lati nascosti di quanti tu possa immaginare.”
“Ossia? – Kurt sfoggiò un sorrisetto divertito – E’ uno di quei nerd che fa personaggi femmine solo per poterle guardare?”
E fu in quel momento che Mercedes restò completamente di stucco, inarcando vistosamente un sopracciglio, provocando in Kurt un’espressione alquanto confusa. Perché tutto ad un tratto capì di aver detto una grandissima cavolata.
“Kurt, Blaine è gay. Non dirmi che non lo sapevi.”
No, pensò, mentre lentamente si voltava verso il suo quaderno, gli occhi sgranati, la gola diventata improvvisamente secca e le guance arrossate.
No, non lo sapeva, e per quello si sentì improvvisamente molto stupido.
 
 
Quel pomeriggio, Blaine si armò di pazienza e decise di andare di nuovo da Kurt, sperando di riuscire a fare una sorta di lezione; paradossalmente, però, quella volta era lui a sgarrare di orario: le attività del club erano finite più tardi del previsto e così si era ritrovato a correre verso casa sua con la tracolla che rischiava di cadere da un momento all’altro, gli occhiali scomposti, la giacca pendente da un braccio non perfettamente infilato. Detestava essere in ritardo: in generale era una cosa che non sopportava mai, ma in quello specifico momento si sentiva come di aver appena fatto un torto a Kurt, lui, che giusto il giorno prima si era offeso per un motivo pressoché uguale. Si stava già preparando un discorso su quanto le attività extrascolastiche fossero un impegno tanto irremovibile quanto deleterio che, decelerando, si fermò davanti alla porta, e notò che Kurt era già davanti a lui, incolore, e lo fissava da chissà quanto tempo.
Avendo sentito il rumore della macchina che parcheggiava in fretta e furia, decise che sarebbe restato ad aspettarlo sulla soglia di casa, lo avrebbe guardato male per una manciata di secondi e per il resto del tempo lo avrebbe semplicemente ignorato, attività che gli riusciva molto bene e che praticava molto spesso. Tuttavia, qualcosa di simile alla curiosità lo portò ad osservare la sua espressione avvilita, un paio di occhi dorati rivolti a terra, il labbro leggermente contratto in una smorfia e un’espressione da cane bastonato che avrebbe fatto sciogliere il cuore di un orso polare. Sembrava seriamente turbato, come se avesse commesso un reato terribile, con quei suoi venti minuti di ritardo. Kurt pensò che se lui avesse dovuto sentirsi in colpa per tutti i suoi ritardi – dovuti, per lo più, al rituale lungo e minuzioso della scelta dei vestiti – avrebbe fatto prima a rinunciare del tutto ad uscire di casa.
“Ma dai – bisbigliò, a qualcuno di indefinito – se fai così mi fai passare anche la voglia di punzecchiarti.”
Non si era nemmeno reso conto di aver aperto la porta sfoggiandogli un sorriso e sussurrandogli di non preoccuparsi, che anche lui aveva avuto delle cose da fare, e che in effetti era stato proprio un bene arrivare un po’ più tardi. Non seppe nemmeno perché lo avesse giustificato, fatto sta che Blaine lo guardò, non sapendo se sentirsi più sorpreso o riconoscente, e quella frase lo fece sentire ancora più in colpa: il suo viso tornò ad assumere quell’espressione dispiaciuta, capace di eliminare completamente tutto il cinismo di Kurt.
“Vuoi…entrare?” Esitò, indicandogli l’interno della casa. Perché si sentiva così titubante? Era soltanto Blaine; dovevano fare quelle dannate ripetizioni, e loro due non erano in alcun modo amici. Non c’era bisogno di tutta quella fastidiosa tensione.
Tornando ad assumere un’espressione noncurante lo fece sedere al suo solito tavolo, spiegandogli per la seconda volta in due giorni che in casa non ci sarebbe stato nessuno fino ad ora di cena. Onestamente non sapeva dove fosse Finn, ma non appena lo nominò Blaine si schiarì la voce e mormorò qualcosa. Qualcosa che Kurt non afferrò al volo, e che lui, palesemente sbiancato, provò a non ripetere con tutte le sue forze, o, almeno, fino a quando Kurt non lo fulminò con la sua occhiata gelida.
“Riguarda mio fratello, direi che ho il diritto di sapere.”
“B-beh, in teoria sarebbe il tuo fratellastro e-“
“Blaine. Non ti preoccupare, puoi dirlo. Insomma, se non me lo dici tu lo verrò a sapere in ogni caso da qualche cheerleader domani mattina.”
Purtroppo non aveva tutti i torti, e lo sapeva perfino lui; decise di parlare, perché, in fondo, la sua versione era sicuramente più veritiera di qualsiasi fantasia di quelle ragazzine.
“Credo che Finn sia con Rachel Berry. Sono andati al cinema.”
Il cheerio rimase impassibile, le braccia ancora incrociate al petto. Rachel Berry? E chi era questa Rachel Berry? Non che fosse geloso, aveva smesso di vedere Finn come un potenziale ragazzo da quando aveva visto la sua inquietante collezione di calzini; eppure, fino a prova contraria lui stava con Quinn. O forse si erano lasciati? Doveva fare il rituale serale di latte caldo e biscotti più spesso, perché evidentemente si era perso qualche puntata.
“Beh – si limitò a dire, sedendosi accanto a lui, e stringendosi nelle spalle – non la conosco.”
“Non ne dubito.” Mormorò Blaine, pentendosi immediatamente di averlo detto. Kurt, infatti, si voltò verso di lui quasi offeso. Da quando in qua era diventato un difetto frequentare unicamente i più popolari?! Lo aveva detto proprio come se fosse maledettamente ovvio, come se fosse un problema.
Ma non era il problema. Anzi, se proprio voleva metterla in quei termini, essere un cheerleader era stata la sua unica soluzione.
“Scusami tanto – sentenziò, con tono particolarmente acido – se non conosco i tuoi amichetti secchioni.”
“Non è una secchiona. E’ una bravissima ragazza, ed è una mia cara amica.”
Di fronte a quell’affermazione detta in modo incredibilmente convinto, senza battere ciglio lo fissò e decise di ripagarlo con la stessa moneta: “non ne dubito.”
Per un’abbondante mezz’ora non si rivolsero la parola.
 
 
“Basta, ci rinuncio!”
L’esclamazione di Kurt arrivò dritta alle orecchie di Blaine, letali come non erano mai state. Il ragazzo sviò subito lo sguardo, perché non voleva vedere quello soddisfatto dell’altro dichiarare spudoratamente la sua vittoria; era ancora troppo arrabbiato con Blaine per le parole che gli aveva detto. Lui, d’altro canto, non poteva non sentirsi lievemente soddisfatto da quella sua incapacità matematica. Era come se, tra quelle quattro mura di quella stanza, le regole sociali non esistessero più: Kurt, per quanto tentasse di mettere dei paletti, si trasformava in un ragazzo in preda ad un divorzio con i numeri, e Blaine si rivelava essere esattamente il tipo di amico che aveva sempre voluto avere. Perché quando lo vide così arrabbiato e abbattuto, si lasciò sfuggire un sospiro – pesante, dolce, Kurt non seppe decifrarlo bene - , provando a prendere il foglio su cui stava studiando, per vedere di quale mostruoso problema si trattasse; non era tenuto a farlo. Poteva lasciarlo crogiolare nel suo dolore, annegare nella sua disperazione algebrica. E invece era lì, proprio accanto a lui, e dopo qualche tentativo di Kurt di nasconderglielo e bruciarlo con i fornelli, alla fine si era alzato in piedi ed era riuscito a strappargli il foglio tra le mani, sfoggiando un sorrisetto convinto.
Kurt rimase misteriosamente in silenzio. Era come attendere il commento della giuria, o le critiche della migliore della classe. Non voleva essere così negato come invece era, non voleva che Blaine lo prendesse per stupido od incapace.
Ma lui non fece niente di tutto questo. Di nuovo, si mostrò gentile, di nuovo, gli spiegò con calma la fonte della soluzione.
E Kurt si ritrovò ad ammirare per un momento quegli occhi nocciola. Di nuovo.
Blaine alla fine concluse un discorso che gli era sembrato interminabile: “devi soltanto fare l'inversa della derivata e poi aggiungere il differenziale per x.” Alle sue orecchie sembrò come se stesse parlando di un capo di Alviero Martini. Ma non era Alviero Martini. Alviero Martini lo capiva molto bene. Blaine, invece…
“Sul serio, io non ti capisco. Riesci a parlare un inglese normale o devo prendere il Google-traduttore per il nerdese?”
Per un momento il ragazzo ci pensò su, il volto pensieroso, l’espressione leggermente incupita.
Kurt quasi temette di averlo seriamente offeso, ma poi ripensò: lo temeva? Non doveva temere niente di niente, il suo carattere spinoso non doveva essere un problema; non poteva esserlo. Ma nonostante ciò non riuscì ad impedire a se stesso di sentirsi incredibilmente sollevato, non appena vide il volto di Blaine scoppiare a ridere, talmente tanto che fece sorridere anche lui, così, in un modo ingenuo e fugace.
E poi lui disse una cosa che lo fece riportare con i piedi per terra, una cosa proprio da Blaine: “dovresti castare una spell di uso del linguaggio comune. Chissà magari se fai sopra al 14 su un D-20 riesci anche a capirmi!”
Ecco, non sorrideva più.
 
 
Non seppe nemmeno lui in che modo, ma tra un delirio e l’altro riuscirono a finire la lezione. Kurt si sentiva incredibilmente spossato almeno quanto Blaine sembrava divertito: “l’ultimo studio di funzione era proprio carino, no?”
“No.” Mugugnò lui. Aveva in mente tante parole per descrivere quel mondo stregato, ma nessuna di quelle comprendeva il significato di “carino”. Forse, orribile. E mostruoso. E forse anche mostruosamente orribile, ma assolutamente non “carino”.
“Mi sento come se avessi corso la maratona.” Ammise.
“Corri le maratone?”
“No, ma partecipo ad aste su e-bay e praticamente è la stessa cosa.”
Sentì la voce calda di Blaine abbandonarsi ad un’altra risata. Quel giorno era già la terza; era strano il fatto che le contasse, ma era ancora più strano il fatto che se le ricordasse alla perfezione.
“Ci vediamo domani?” Domandò, con tono vago di chi stabilisce il tipico appuntamento di routine. Tuttavia, Blaine esitò un secondo, sviando lo sguardo a terra, e passandosi una mano trai suoi riccioli scuri, e parlò molto velocemente: “Domani…non posso. Ho un…devo fare una cosa.” 
Kurt non volle domandare cosa; non gli interessava veramente, o non voleva interessarsene.
“Va bene, nessun problema. Ci sentiamo su facebook per decidere la prossima data.”
L’altro ragazzo scosse la testa: “non ho facebook.”
“Come sarebbe a dire, non hai facebook?!”
“Significa che non mi sono iscritto, non lo uso. Direi che non mi piace.”
Ok, Kurt era sconvolto. Esisteva ancora qualcuno che si facesse i fatti propri? Perché alla fine quel sito si usava solo per quel motivo, no? Non riusciva a crederci che non avesse facebook, c’erano tutti su facebook, c’era anche il sedere di Justin Timberlake – di cui era ovviamente amico -.
E Blaine gli sembrò improvvisamente ancora più strano di quanto non pensasse. Perché forse era davvero un nerd senza speranza, nonché una sorta di esperimento uscito da qualche UFO, ma con quella sua innocenza sbadataggine da ragazzo che aveva visto troppi videogiochi… sembrava anche gentile. Sembrava un tipo apposto, in effetti.
“Dammi il tuo numero di cellulare.”
Blaine sgranò gli occhi, convinto di non aver capito bene.
“Dammi il tuo numero di cellulare.” Ripeté allora Kurt, un po’ più calmo, afferrando il suo Iphone e cominciando a digitare velocemente la sezione per l’aggiunta di un nuovo contatto.
“Non mi dire che non hai nemmeno un cellulare.” Mormorò, provocando istintivamente la reazione intimidita dell’altro: “N-no, cioè, sì, ce l’ho un cellulare.”
“Bene allora.”
Ma ci fu un altro lungo silenzio. Fu a quel punto che rialzò lo sguardo, fissandolo con i suoi occhi cristallini. Si chiese che cosa stesse aspettando, lui sembrava incerto sul da farsi, oppure, totalmente allibito.
“…Oh.” Giusto, come aveva fatto a non pensarci prima?
“Che stupido. Voglio dire, è chiaro che tu non voglia darmi il tuo numero. Non ci conosciamo nemmeno. Ho agito senza pensare, dovevo immaginarmelo e-“
“N-no, Kurt, aspetta.” Si ritrovò a dire Blaine, con un tono un po’ più forte, un sorriso completamente luminoso. “Sarei onorato di avere il tuo numero. E di darti il mio, per quanto vale.”
Per quanto vale. Kurt restò confuso per qualche secondo senza avere nemmeno la forza di ribattere. Era quello che pensava Blaine, si riteneva quasi indegno di entrare a far parte della sua intimità. Ma era ridicolo, insomma, era solo un numero. O forse era il gesto in sé, il fatto che lui si fidasse così tanto da affidargli un modo per contattarlo sempre, senza preoccuparsi di essere infastidito.
Ma realizzò che Blaine non lo infastidiva. Non tutte le volte, per lo meno.
Si scambiarono velocemente le informazioni necessarie ed entrambi, nel momento in cui dovettero siglare il proprio nome, si sentirono particolarmente tesi. Kurt si aspettò che Blaine lo firmasse Hummel, oppure, “il cheerleader dall’occhiataccia facile”, o meglio ancora, “quel ragazzino insopportabile che è negato con i numeri” - anche se forse superava di un tantino il limite di caratteri, avrebbe usato degli acronimi? -.
Niente di tutto questo. Allungando lo sguardo, poté leggere una semplice scritta in corsivo: Kurt.
Niente Hummel, niente capo-cheerleader. Solo Kurt.
Dopo averlo salutato, stavolta, con più calma, e aver scherzato senza troppe risate sul prossimo orario – prima o poi sarebbero riusciti a fare una lezione completa, se lo sentivano -, rimase a fissare quel ragazzo camminare con tranquillità verso la macchina e allontanarsi velocemente, con quel caldo sorriso che gli illuminava gli occhi.
Osservò di nuovo lo spazio vuoto nel suo cellulare, con un numero a sette cifre impresso e, sopra di esso, la stanghetta del carattere che lampeggiava in attesa di un suo segnale.
Scrisse il nome Blaine, senza nemmeno pensarci troppo.
 
 
“Kurt.”
Un’altra volta udì il suo nome, e un’altra volta fece finta di non averlo fatto.
“Kurt, Kurt eddai, svegliati!”
Contro ogni sua volontà Mercedes lo tirò mettendolo a sedere, i suoi occhiali da sole che pendevano malamente da un lato mostrando uno sprazzo di occhiaie. La lezione di scienze stava per cominciare, e per quanto in quella classe regnasse il puro caos, lui per la stanchezza aveva una sottospecie di cappa alle orecchie che gli attutiva tutti i rumori. Quindi si accasciò di nuovo, sperando di recuperare almeno due minuti di sonno prima di essere costretto a fingere di seguire la spiegazione.
“Ma quanto hai dormito la scorsa notte?!”
“Due ore. C’era la sfilata di moda a Milano e ho voluto seguirla in diretta.”
Mercedes si limitò a rivolgergli un’occhiata piuttosto eloquente, e Kurt in risposta assunse un’espressione indispettita e le fece una linguaccia. Le sorrise subito dopo, e alla fine si scambiarono un tenero abbraccio.
“Ma guardatevi, siete adorabili.”
I due ragazzi trasalirono di scatto sentendo quella voce bassa e arrogante. Era Azimio, uno dei giocatori della squadra di football, assieme alla sua banda di amici. I più stupidi della scuola, mugugnò mentalmente Kurt, e questi quasi sembrarono intuire i suoi pensieri.
“Che c’è, fatina? Questo corpo è troppo caldo per i tuoi gusti da frocetto?”
“Piantatela!” Esclamò Mercedes, ma Kurt si stava già mordendo un labbro e sviando velocemente lo sguardo.
Tutte le volte era la stessa storia. Tutte le volte si sentiva morire dentro.
Ma tutte le volte rialzava lo sguardo, e li fissava con l’aria di chi fosse nettamente superiore.
Azimio scoccò una risata acida e spostò il peso da un piede all’altro: “Guardalo, come si atteggia la cheerlead-.”  
Fu bruscamente interrotto da uno starnuto. E, dopo di quello, Kurt lo fissò impassibile, e parlò con tono vago. “Scusami Azimio, sono allergico alle cazzate che dici.”
Ci furono delle risate da parte di Mercedes e qualche Cheerio presente in classe, e con quell’ultima vittoria i ragazzi sparirono dalla circolazione, ancora più seccati di prima, perché non sarebbero mai riusciti a trovare una risposta pungente quanto quella di Kurt, e lo sapevano benissimo tutti quanti. Ma Azimio, colpito nell’orgoglio, e visibilmente incavolato, decise di sporsi un poco verso di lui prima di andarsene.
“Quella divisa non ti potrà salvare per sempre, Hummel. Prima o poi te la strapperò.”
La lezione era ormai cominciata. Tutti prendevano posto ai loro banchi e Mercedes fece voltare Kurt verso di lui cominciando a dirgli quanto fossero dei cretini, e quanto non dovesse dargli retta.
“Ignorali. Sono solo invidiosi perché tu sei più popolare.”
Non era così. Loro erano soltanto furiosi, perché lui era popolare, ma era anche gay. Ed erano frustrati perché non potevano gettargli la testa nel cesso tutte le volte che volevano. Sfiorò impercettibilmente la stoffa della divisa, passandosela tra le dita, osservando quella sorta di corazza che lo proteggeva.
Mai più di allora sperò che durasse per sempre.
“Kurt? Ti è arrivato un messaggio.”
Controvoglia sbloccò la tastiera del cellulare, rimanendo completamente basito dal messaggio che comparve direttamente sul display.


Tekken. E’ un toccasana per far passare la tensione. Immaginati che il nemico sia quell’idiota di Azimio e riempilo di botte. Buona lezione -Blaine


Quando Mercedes lesse il messaggio senza bisogno di avere il permesso si voltò immediatamente indietro, cercando con lo sguardo il mittente, ma non lo vide da nessuna parte; stava già per chiedere a Kurt che diavolo fosse quel Tekken, e perché mai avesse il numero di Blaine, quando qualcosa nella sua espressione le consigliò di non fiatare.  
Perché Kurt stava sorridendo. Ed era un sorriso talmente disarmante, che sembrava bisbigliare di non voler essere disturbato.
 

 
***
 
Angolo di Fra
 
In verità non ho molto da dire questa volta (ed è una sorta di miracolo perché io straparlo). Ci tenevo solo a dire che le recensioni che mi state lasciando mi lasciano sopraffatta. Non è normale che io le abbia rilette così tante volte da mettermi quasi paura, ma non riesco a non essere felice. Infatti in teoria volevo pubblicare domani, ma prendetelo come una sorta di regalo. Siete gentilissimi, la fiducia e l’entusiasmo che state regalando alla mia ff e a me mi lascia senza fiato. You take my breath away, ecco. Sono in costante fisima mentale di non essere in grado di rispondere alle vostre aspettative, ma vi assicuro che sto facendo del mio meglio.
Il prossimo aggiornamento arriverà mercoledì o giovedì. Grazie mille a tutti!
Fra

PS _ Che scema!!! Quasi me ne dimenticavo!! Non ho mai lasciato il link della mia pagina facebook, dove potete vedere lo stato degli aggiornamenti e in generale farmi domande di ogni tipo. Visto che sono famosa per la mia incostanza nella pubblicazione, vi consiglio di controllare ogni tanto quello che scrivo: questo è il link.
   
 
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