Buonasera
a
tutti!
Sono
stata
lieta di vedere che le reazioni alla mia storia non sono poi state
negative
come mi aspettavo. Un affettuoso ringraziamento a nihil no kami e a
I_AnDrY_I
per le loro recensioni.
Ebbene,
non ho
poi molto da dire circa questo capitolo, o quantomeno non mi viene in
mente, ma
vi prego di chiedere qualora qualcosa non dovesse essere chiaro!
Un
caro
abbraccio e un augurio di buona lettura. A presto!
La Torre era alta e
vi soffiava
il vento. E si disse: “Io sono già stata
qui.”
V’erano
Suicune, Entei, Raikou,
Lugia, Mew, Mewtwo, Articuno, Moltres, Zapdos. S’inchinarono.
Luisa li guardò e
s’inchinò anche lei.
“Ci siamo
già incontrati” disse,
rivolta a Suicune. Questi annuì e le sorrise.
“Sono
felice che tu sia di nuovo
qui.”
“Lo sono
anch’io.”
“Siete i
benvenuti” disse Mewtwo
con la bella voce profonda, senza per questo muovere le labbra. Luisa
lo guardò,
silenziosa.
“Avrei
voluto vederti…”
“Lo so. Ora
sono qui. Sono qui
per te.”
Con la coda
dell’occhio, scorse
una punta rosa accanto a lei. Si voltò. Era Mew.
“È
una donna” disse egli
guardando Ho-Oh.
“Sì.”
“È
bella.”
“Sì.
Ti aspettavi altro?”
“No, ma
è…diversa.”
Mew la
guardò, ma non rispose.
Allora lei vide Raikou.
“Quante
volte t’ho inseguito…”
“Corri
veloce, Prescelta
Creatura. E insegui con rabbia.
“Perché
noi?” chiese a un tratto
Argento, forte. Lo guardarono ed egli indicò la ragazza.
“Noi non siamo come
lei, siamo diversi da lei, allora perché noi?”
“Perché
così è stato scelto”
rispose Ho-Oh, semplicemente.
“Ma
noi non
siamo forti come lei” disse Lance. C’era tristezza
nel suo volto e nei suoi
occhi d’oceano profondo. “Ci ha sconfitti, ci ha
sempre sconfitti ogni volta.
Allora perché noi?”
Mew
si portò
dietro di lui e girò intorno alle sue spalle, bellissimo e
magico come nelle
incisioni.
“Voi
non siete
deboli…siete forti e l’aiuterete. Potrete aiutarla
quando sarà in difficoltà.”
“Abbiamo
osservato a lungo la tua crescita, Prescelta Creatura” disse
Zapdos. “E anche
la vostra. E siamo soddisfatti.”
“Non
ci avete
spiegato perché siamo qui” osservò
Luisa. “Io sono la Prescelta Creatura, ma
perché esisto? E loro? Perché loro?”
“Per
essere la
creatura che unisce i Pokémon agli uomini” disse
Ho-Oh.
“E
voi
esistete per essere come lei ed esserle accanto” soggiunse
Articuno.
Piano,
Ho-Oh
si avvicinò. Era bello e odorava di vita. Li
toccò.
“Possiate
essere uniti e benedetti.”
Era
una
benedizione. Luisa seppe di essere al sicuro, insieme a loro.
“Siate
uniti e
sereni nel futuro. Nulla andrà storto” promise
Mew, volando ancora attorno a
loro.
“Noi
saremo
sempre qui per guidarvi” aggiunse Suicune.
Era
una
promessa. Seppero che sarebbe stata mantenuta.
Si
riebbero
più tardi, nell’Arena. Si ritrovarono, stesi
l’uno vicino all’altra, sul
terreno.
Tacquero
prima
di parlarsi.
“È
stato un
sogno?” chiese Luisa, piano. Nessuno ebbe il coraggio di
rispondere.
“Io
conosco il
tuo nome” fece a un tratto Lance, voltandosi verso Argento.
“Tu sei Argento. Ma
se fosse stato un sogno, come potrei conoscerlo?”
Cadde
il
silenzio.
“È
troppo
assurdo” disse Argento, prendendosi il capo con le mani.
“È una
storia assurda, troppo assurda per
crederci.”
“Ma
se non
crediamo a questo, a che cosa crediamo?” domandò
Luisa, chinando il mento.
“Lance!
Lance!”
“Mi
cercano”
disse il giovane alzandosi. Luci danzavano sulle tribune, alla sua
ricerca.
“Vai”
disse
Argento, distogliendo lo sguardo.
Lance
non si
mosse. Ciascuno di loro sapeva che, se se ne fosse andato, non
avrebbero più
avuto la forza d’incontrarsi.
“Venite
con
me” disse infine Lance a forza. “Andremo in un
posto dove potremo parlare. In
fretta, prima che ci trovino e ci chiedano dove eravamo
finiti!”
Luisa
e
Argento si alzarono. Lance li precedette di corsa fino a uno dei
sottopassaggi
principali, quello dei Superquattro. Nel muro, nascosta,
c’era una porta.
L’aprì e li fece entrare. Furono al buio.
“Lance,
cos’è
questo posto?” chiese Luisa.
“Per
sfuggire
ai giornalisti dopo la Lega” spiegò il ragazzo.
“La fece costruire mio padre.”
“Stai
chiuso
qui dopo la Lega? Qui finché non se ne vanno i giornalisti,
senza luce né
aria?” insisté Luisa, perplessa. Allungando un
braccio, toccò vicinissima una
parete.
Lance
rise.
“Questo è un passaggio segreto. Vi faccio vedere
dove porta, ora. Seguitemi:
siamo al buio, ma la strada sarà dritta finché
non ve lo dirò io.”
I
tre
proseguirono per qualche decina di metri, quando Lance disse loro di
fare
attenzione. “Qui comincia una scala. Va verso
l’alto, non è molto ripida e i
gradini hanno tutti esattamente la stessa altezza. Non
c’è corrimano, ma non è
molto difficile salire se volete appoggiarvi al muro.
Luisa
appoggiò
una mano sulla parete fredda e cominciò a salire.
“Tuo
padre era
un genio” disse Argento rivolto a Lance. “Non solo
ha costruito un impero
immenso per lasciarlo a te, ma ha anche costruito un passaggio
così geniale!”
“E
non è la
sola cosa che abbia costruito” replicò il ragazzo,
ridendo.
La
scala era
facile a salirsi, ma era lunga, e Luisa considerò che
dovevano essere quasi in
cima alla Sede della Lega. Finalmente, Lance spinse una porta nel buio,
e i tre
furono acciecati da un fiotto di luce.
“Dove
siamo
finiti?” protestò Argento riparandosi gli occhi.
“In
teoria, tu
non avresti il diritto di entrare, ma vista la situazione, non credo
che abbia
importanza” spiegò Lance. “Questa
è la Sala d’Onore.”
Luisa
la
ricordava bene: la sala immensa, piastrellata di marrone, la grande
piattaforma
centrale..
“Perché
qui?”
chiese, vedendo Lance richiudere il passaggio spingendo un pannello.
“Vengo
qui,
dopo la Lega. È il diritto dei Campioni. Salvo me, nessuno
può entrare qui: non
saremo disturbati. È insonorizzata e potremo parlare quanto
desideriamo.”
Argento
sbuffò. “Parlare? Di cosa? Io so quello che ho
visto: la Torre di Latta e i
Pokémon Leggendari. E so che avete visto le stesse cose
anche voi. Altrimenti
non saremmo qui.”
Ci
fu un
silenzio imbarazzato.
“Per
quanto
siamo stati via?” chiese Lance d’un tratto.
Guardò il proprio Pokégear e sbatté
le palpebre. “Da quando sono venuto a chiamarvi sono passate
più di quattro
ore.”
“Abbiamo
dormito a lungo” ragionò Luisa. “Anche
ammettendo che siamo stati un’ora sulla
Torre e in viaggio.”
Lance
la
scrutò a lungo in silenzio, riflettendo sulle sue parole.
Poi, con uno sbuffo,
si lasciò scivolare lungo la parete fino sul pavimento.
“È assurdo, è ridicolo,
chi ci crederebbe, se dicessimo che Ho-Oh è venuto a
chiamarci per dirci che
lei è la Prescelta Creatura e noi i suoi compagni?”
“Chi
ci
crederebbe, se noi stessi non vogliamo crederci?”
replicò Argento amaramente,
seduto per terra poco distante da lui.
Il
silenzio
cadde nuovamente nella Sala troppo bella. Luisa si stese a guardare il
soffitto
nero.
“Sulla
Torre”
iniziò dopo un poco “Ho-Oh, Mewtwo e gli altri
comunicavano con
noi…telepaticamente.”
“Nell’Arena
stessa, Ho-Oh ha parlato mentalmente con noi”
osservò Lance.
“Stavo
solo
pensando che forse, impegnandoci, potremmo essere in gradi di chiamarli
anche
da qui.”
Non
vi fu
risposta alle sue parole. Allora si tirò seduta e li
guardò.
“Non
credete?”
“È
tutto così
strano” sospirò Argento. “Tutto. forse
non dovremmo provarci affatto. Forse
resteremmo solo delusi.”
“Solo
delusi”
rispose Luisa. “Ma se non proviamo, cosa facciamo? Restiamo
chiusi qui dentro
in eterno?”
Si
guardarono
in silenzio.
“Hai
idea di
come fare?” chiese infine Lance.
“Forse
concentrandosi…”
Non
ebbero
modo di provare, non in quell’occasione. D’un
tratto un gran frastuono attirò
la loro attenzione.
“Da
dove
viene?” gridò Lance balzando in piedi.
“Da
fuori”
rispose Argento. “Credo dalla Via Vittoria.”
“Andiamo
a
vedere” esclamò Luisa. “Potrebbe
c’entrare qualcosa con noi.”
Spiccarono
una
corsa e, usciti dalla Sala d’Onore per la porta principale,
percorsero di getto
le varie rampe di scale che li separavano dal piano terra.
“Lance!
Quanto
è alto questo posto?” gridò Argento.
“Dodici
piani”
rispose quegli continuando a correre.
“E
ora
siamo…?”
“All’ottavo!”
“Dannazione”
imprecò Argento.
Continuarono
a
correre giù per le scale finché, stanchi e
doloranti, non giunsero al piano
terra e uscirono dalla porta principale.
In
cima alla
strada rocciosa conosciuta come Via Vittoria, Suicune, Entei e Raikou
erano
fermi, immobili e statuari, sulle rocce. Attorno a loro, i tre videro
il resto
dei Superquattro.
“Tre
contro
tre” mormorò Lance vedendo i compagni, Lorelei,
Agata, Bruno.
“Peccato
che
non sia uno scontro alla pari” soggiunse Argento a bassa voce.
I
Superquattro
attaccavano con forza, ma i tre non parevano neppure accorgersi degli
attacchi.
“Sono
venuti
per noi” esclamò Luisa. “Le bestie
leggendarie non vengono mai in Kanto, mai!”
Aveva
ragione.
Quando li videro, i tre avanzarono in silenzio per schierarsi di fronte
a loro.
“Non
abbiamo
avuto modo di salutarvi com’è degno che
sia” disse Suicune, chinando il capo
nobile e maestoso.
“Abbiamo
creduto” soggiunse Entei, piano “che ancora voi
foste increduli sul vostro
destino."
“Lo
eravamo”
disse Luisa a fatica “ma ora non più.”
Parlava
con la
mente. Sentì increduli i suoi compagni alle proprie spalle.
“Siamo
arrivati in tempo, dunque” disse Raikou. “Lasciate
che andiamo, ora. Abbiate
fiducia. Tutto andrà bene.”
I
tre Pokémon
s’inchinarono ancora una volta. Poi, veloci come voleva la
leggenda, corsero
via.
“Qualche
anno
fa” disse Lance dopo qualche istante “Diedi il
permesso di costruire un treno
che corresse più veloce di qualsiasi Pokémon. Ora
so che mi sono sbagliato.
“Corre
più
veloce di qualsiasi Pokémon…tranne
Suicune.”
Luisa
non poté
aggiungere altro. I Superquattro si avvicinarono loro.
“Dove
sei
stato?” gridò Lorelei rivolta verso Lance.
Il
ragazzo
chinò gli occhi. “Sono affari miei.”
“Sei
scomparso
per quasi cinque ore! Quasi cinque ore, Lance! E quando ricompari,
arrivano i
Pokémon leggendari e s’inchinano!”
“Lance,
da
quando sono ricomparsi, i Pokémon leggendari non si sono mai
fatti vedere fuori
dei confini di Johto” disse Bruno in tono ragionevole.
“Non
li ho
chiamati io, va bene?” sbottò Lance, volgendosi
verso il proprio sottoposto.
“Devi
spiegarcelo, Lance!” insistette Lorelei, furiosa.
“Non
so cosa
dirti, Lorelei!” gridò il giovane spazientito.
“Voi
due
ragazzi c’entrate qualcosa?” chiese allora Agata.
Luisa
arrossì,
ma non seppe cosa rispondere.
“Sì”
tagliò
corto Lance “Ma sono affari solo nostri.”
“In
tutta la
mia vita ho visto cose molto strane” disse Agata lentamente
“Ma davvero non
avrei mai pensato di vedere una cosa del genere. Il Presidente della
Lega
Pokémon, la Campionessa e un giovane ricercato” e
guardò Argento, che
indietreggiò “ricevere gli onori di Suicune, Entei
e Raikou.”
“Che
per
porgerli raggiungono addirittura l’Altopiano Blu nella
regione di Kanto”
soggiunse Bruno.
“Basta
ora!”
sbottò Lance. “Sono stanco di questa storia. Sono
affari che non vi riguardano.
Non siamo stati noi a chiamarli. Lasciateci stare.”
“Non
puoi
nasconderti dietro un dito, Lance!” lo avvertì
Lorelei, infuriata.
“Neanche
tu
puoi nasconderti, Luisa!”
Si
voltarono.
Seduto in alto, su una roccia della Via Vittoria, Rosso li guardava.
“Cosa
vuoi,
Rosso?” gridò la ragazza.
Il
giovane
agitò la mano in segno di saluto. “Buonasera,
Lance. Sono contento di
rivederti.”
“Rosso!
Dicci
cosa vuoi e vattene!” sbottò Lance muovendo un
passo avanti.
“Volevo
solo
avvertirvi, e in particolar modo te, Luisa che sconfiggesti
Suicune” pronunciò
in tono di scherno queste parole “Che tra undici giorni, dopo
la Lega, sarò al
solito posto per sfidare il Campione. Non tenetelo nascosto come facesti tu
l’altra
volta, Lance” soggiunse guardando il ragazzo.
“Attenderò a Monte Argento finché
sarà necessario, foss’anche un anno.
Luisa…” si rivolse direttamente a lei.
“So
che sarai tu a venire da me. Lo so e ti aspetterò. Non
metterci troppo. O
crederò che hai paura di me.”
“Non
ne ebbi
quando sfidai Suicune, perché dovrei averne di
te?” replicò la ragazza in
risposta.
“A
proposito
di Suicune… un giorno mi spiegherai perché i tre
cani leggendari sono venuti
qui, nella regione di Kanto. So che erano qui per te. Forse sei troppo
forte
anche per loro?”
“Vai
al
diavolo!” urlò Luisa, infuriata.
Rosso
assentì
col capo. Era bello come il peccato e come il peccato pericoloso.
“Ci
rivedremo
presto” disse prima di scivolare all’indietro sulla
roccia. Poco dopo, un
Charizardi si levava in volo verso sud-est.
“Va
a
Biancavilla” disse Argento freddamente.
Lance
scosse
il capo. “Va a Isola Cannella.”
“E
tu come lo
sai?”
Lance
alzò le
spalle e chiuse gli occhi. Era stanco. “È
là che va. Anche Blu va là. È per
questo che ci va.”
Luisa
sospirò,
rivedendo nella propria mente il volto triste del capo di Smeraldopoli.
“Per
quanto possano dire di odiarsi, lo sanno tutti che non smetteranno mai
di
cercare di vedersi.”
Nessuno
ebbe
più il coraggio di parlare per qualche secondo.
“Abbiamo
qualche stanza per loro?” chiese infine Lance, riscuotendosi.
“Credo
di sì”
balbettò Lorelei, prestando di nuovo attenzione.
“Allora
dormiranno qui.” Con queste parole, egli fece per rientrare.
“Lance!
Non
abbiamo ancora finito!” gli urlò dietro la ragazza.
“Lorelei,
basta. Non posso dirti quel che è successo e neppure lo
capiresti. Sono stanco
e ho solo voglia di dormire. Andiamo.”
Lance
rientrò
nella Sede e i due lo seguirono, stupiti. Lo seguirono lungo le scale
fino al
quinto piano.
“Qui
ci sono
le camere. Anche i Superquattro dormono qui. Le loro camere sono le
ultime tre
in fondo al corridoio, ma le prime sono tutte vuote.” Spinse
due porte, una di
fianco all’altra. Ai loro occhi apparvero due ampie stanze
quasi identiche,
arredate in bianco. “Potete dormire qui. Non è
molto, ma è tutto ciò che posso
offrirvi.”
“Sono
bellissime” disse Argento.
Lance
sorrise.
“Sono lieto che siano di vostro gradimento. Chiudetevi a
chiave dall’interno
perché nessuno possa darvi fastidio. La mia camera
è all’undicesimo piano, nel
caso aveste bisogno di me.”
Luisa
sospirò.
“Credo che, vista la situazione, dovremo sempre rimanere
insieme.”
“L’ha
detto
anche Mew: siate uniti e sereni nel
futuro.” Ricordò Argento.
Era
la prima
volta che parlavano apertamente di quanto era successo. Si sorrisero,
stanchi e
imbarazzati, prima di salutarsi.