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Autore: Miyuki chan    09/01/2012    4 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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I love the way you undress, now baby begin!


“Commodoro Smoker!”
Mi voltai, guardando accigliato il marine che era arrivato di corsa alle mie spalle urlando il mio nome.
“Li hanno trovati!”
Continuò il soldato, in un evidente stato di agitazione.
Strinsi con più forza i denti attorno al filtro dei due sigari, mentre il mio sguardo si faceva più tagliente: maledetto bastardo, stavolta non mi sarebbe fuggito.
“Dove si trovano?”
Domandai brusco.
“Direzione sud-ovest, ad un centinaio di nodi da qui”
Rispose l’uomo, teso, tormentando nervosamente con le dita l’orlo della divisa.
“C’è… solo un problema, signore”
Disse titubante, mentre i suoi movimenti si facevano ancora più ansiosi.
Repressi il ringhio che sentivo nascermi in gola, sforzandomi di rimanere calmo: lo sapevo, sarebbe stato troppo bello trovare Portgas senza incappare in nessuna difficoltà.
Mi limitai a fissarlo minaccioso, intimandogli con lo sguardo di sbrigarsi a parlare, di tempo da perdere proprio non ne avevo.
“Ecco… Le tre navi che erano in ricognizione… Beh ecco… Loro… Lui… Pugno di Fuoco e i suoi pirati le hanno distrutte.”
Riuscì a dire in fine, trattenendo il respiro in attesa della mia reazione.
Le mie dita stritolarono il legno del parapetto su cui poggiavo la mano, mentre mi sforzavo di nascondere la rabbia che sentivo montarmi dentro.
Tuttavia non dovetti riuscirci molto bene: vidi l’espressione del marine farsi più preoccupata e spaventata:
“Ci hanno contattato per informarci della loro posizione e che avevano trovato la nave di Pugno di Fuoco ma che non avevano visto Mikami-san e che stavano combattendo ma che si metteva male e che si sarebbero ritirati ma poi il collegamento si è interrotto e-
Alzai una mano, intimandogli con quel gesto di fare silenzio.
L’uomo ammutolì all’istante, interrompendo finalmente il fiume di informazioni scoordinate che mi stava riversando addosso, riprendendo fiato.
…Quel bastardo! Aveva affondato la mia nave ed eliminato praticamente per intero il mio equipaggio, ed ora non contento aveva dato alle fiamme altre tre navi con tutti gli uomini che avevano a bordo.
Monkey D. Rufy avrebbe aspettato, la mia priorità era diventata, nell’istante stesso in cui ci eravamo scontrati, Portgas D. Ace.
Riascoltai nella mia mente le informazioni che mi aveva appena riferito il marine:
“Non l’hanno vista?”
“N-no signore”
Rispose l’uomo timoroso.
Inspirai intensamente il fumo dei sigari, imponendomi di calmarmi.
Soffiai una nuvola bianca nell’aria limpida, cercando di ordinare le idee.
Congedai il marine davanti a me con un cenno della mano e rimasi a guardarlo pensieroso mentre, ben felice di allontanarsi da me, spariva veloce dietro l’angolo.
Mi voltai a mia volta, scuro in viso; mi incamminai verso l’ala della nave in cui erano situate le celle: qualcuno avrebbe fatto meglio a dire la verità, e in fretta anche.
Risposi al saluto della sentinella con un cenno del capo, avvicinandomi alle sbarre massicce della prima cella.
I pirati imprigionati si alzarono in piedi, guardandomi con astio misto a timore, imprecando e ringhiando come animali in gabbia.
I miei occhi impassibili e carichi di disprezzo li scrutarono uno ad uno, fino ad incontrare il volto del loro capitano.
“Farai meglio a parlare, pirata.”
Ordinai, minaccioso e secco, soffiando una nuvola di fumo tra le sbarre.
Il vecchio schiavista, catturato appena il giorno prima, fece tacere i suoi uomini con uno sguardo, rivolgendosi infine a me con un sorriso carico di falsa gentilezza:
“Ma io ho già parlato, Commodoro. Ora sta solo a voi rispettare la vostra parte dell’accordo.”
Ringhiai serrando le labbra sui sigari: maledetto pirata, osava anche venire a dire a me cosa dovevo fare?
“Ho acconsentito a risparmiarti la vita perché dicevi di avere delle informazioni che avrebbero potuto interessarmi, non perché potessi prenderti gioco di me”
Risposi minaccioso.
Il pirata dovette accorgersi che non ero dell’umore giusto per i suoi giochetti, perché sbiancò all’improvviso e riprese a parlare immediatamente, concitato:
“Ma io non ho mentito! Vi ho detto ogni cosa che sapevo! Dovete credermi! Quando ho incontrato i pirati di Barbabianca erano diretti a Micqueot, ma io gli ho detto che vicino all’isola c’era la flotta del Viceammiraglio Garp! Hanno cambiato rotta, ma non so dove si siano diretti! E’ tutto quello che so! ”
La ruga sulla mia fronte si accentuò mentre chiedevo cupamente:
“Il Viceammiraglio Garp?”
“Si, si! Ma ve l’ho già detto, su questo gli ho mentito! Volevo solo che stessero lontani dall’isola!”
“Già, nemmeno la flotta di Barbabianca approverebbe i tuoi traffici”
Commentai con poco interesse, disgustato dall’uomo: tra tutte le specie di pirati, gli schiavisti erano senza dubbio i peggiori.
Digrignai i denti, abbassando la voce:
“Tre delle nostre navi si sono appena scontrate con Portgas, e non hanno trovato traccia della ragazza”
L’uomo si fece ancora più pallido, gettandosi contro le sbarre ed avvinghiandosi ad esse:
“Ma è la verità! Quella per poco non mi ammazza! E’ vero, dovete credermi, tutti i miei uomini possono confermarlo! Mi ha quasi staccato la testa dal collo! E’ la verità!”
Capii che da lui non avrei ottenuto altro: sempre la stessa versione, che avevo già sentito più e più volte anche il giorno prima cercando di capire se stesse mentendo.
Voltai le spalle alla cella, ripercorrendo le scale che mi avrebbero portato sul ponte.
Ignorai le suppliche e le imprecazioni che i pirati continuavano ad urlarmi contro, chiudendomi con un tonfo la pesante porta della prigione alle spalle.
Non potevo fidarmi ciecamente di quel pirata – non esisteva un pirata di cui ci si potesse fidare – , ma forse aveva davvero detto la verità: forse le tre navi non avevano visto Mikami soltanto perché in quel momento non era sul ponte.
Mi appoggiai al parapetto scrutando il mare, come se da un momento all’altro la nave di Portgas dovesse comparire all’orizzonte.
Quasi non avevo creduto alle mie orecchie quando quel vecchio schiavista aveva detto di aver visto Mikami sulla nave di quel moccioso: era stata innegabilmente un’ottima notizia.
Dell’intero equipaggio, soltanto in cinque eravamo riusciti a resistere, in balia dell’oceano e delle fiamme, abbastanza a lungo perché la nave della Marina più vicina arrivasse a soccorrerci.
La mia era stata quindi, innegabilmente, felicità, quando avevo scoperto che quella ragazzina era assieme al moccioso anziché sul fondo dell’oceano o ridotta in cenere.
Questo comunque non cambiava i fatti: avrei arrestato Portgas con le mie stesse mani e l’avrei sbattuto ad Impel Down senza tanti complimenti.
Anzi, quel moccioso avrebbe fatto meglio a stare attento a ciò che faceva e non osare torcere un solo capello a Mikami, o glielo avrei fatto rimpiangere amaramente.
“Cambiamo rotta, dobbiamo raggiungere la seconda flotta di Barbabianca il prima possibile”
Ordinai avvicinandomi al timoniere, mentre l’ennesima spirale di fumo sporcava l’aria tersa.
 

*

 
Ero stanca: dei pirati, dei marines, delle lotte…
Ero stanca.
Ed Ace aveva ragione: avrei dovuto essere abituata a certe cose.
Solo che…
Deglutii, mentre mi tornava in mente l’odore di bruciato che mi aveva colpita con l’intensità di un pugno in faccia quando il pirata era entrato nella cucina, arrivando a sovrastare persino il profumo della zuppa e quello ancora più forte di pesce fresco e spezie.
Avevo represso un conato di vomito, mentre un brivido violento mi scuoteva.
Eppure aveva ragione, avrei dovuto esserci abituata.
Ma cosa significava il fatto che non lo fossi?
Forse avevo sbagliato tutto: forse non avrei mai dovuto seguire Smoker ed entrare in Marina, forse avrei dovuto continuare a rimanere in quel villaggio sperduto, sola ma quanto meno tranquilla.
I miei pensieri vennero bruscamente interrotti da Ace, che aveva aperto la porta della sua cabina per l’ennesima volta e stava aspettando che entrassi, guardandomi un po’ perplesso.
Mestamente, varcai la soglia.
“Allora”
Esordì il ragazzo con un sorriso lieve.
Lo osservai: aveva uno sguardo appena dubbioso negli occhi neri, ma non sembrava minimamente turbato dalla mia reazione di poco prima.
“Lì ci sono i vestiti e lì c’è il bagno.”
Spiegò indicando gli abiti sulla sedia e una porta che prima di allora non avevo notato.
Abbassai lo sguardo rendendomi conto all’improvviso, con un certo disappunto, di come togliermi la divisa non mi risultasse poi così sgradevole, di come l’idea di levarmi di dosso il simbolo della Marina fosse un’inaspettata fonte di sollievo.
“Quindi?”
Domandò vivacemente tutto d’un tratto, interrompendomi proprio mentre ricominciavo a sprofondare nei miei pensieri tra battaglie, pirati e marines.
Sollevai mestamente lo sguardo, incontrando gli occhi vispi e neri di Ace che mi fissavano curiosi, mentre il loro proprietario si chinava ad osservarmi.
Mi sottrassi subito a quell’improvvisa vicinanza, arrossendo:
“Cosa quindi?!”
Domandai imbarazzata.
“Vuoi levarti quella roba si o no?”
Continuò imperterrito il pirata inclinando appena la testa di lato.
“Non con te qui!”
Esclamai avvampando ulteriormente, muovendo un ulteriore passo indietro.
Ace rimase immobile un secondo, scoppiando subito dopo in una rumorosa risata.
“Ahah, ma no, io- ahah!”
Cercò di replicare qualcosa, ma venne di nuovo vinto dalle risate.
Mi imbronciai: cosa c’era da ridere tanto?! L’intera situazione era… imbarazzante.
Dopo qualche secondo sembrò finalmente calmarsi, conservando comunque sul volto un enorme sorriso malandrino:
“Ma per chi mi hai preso? Non sono mica uno stupratore!”
Sogghignò, enormemente divertito.
“La tua espressione non è molto rassicurante…”
Sbuffai cercando di giustificarmi, ancora rossa in viso.
“Ti faccio presente che è da quando sei arrivata che sei alla mia mercé, non ti pare un po’ tardi per preoccuparti di queste cose?”
Mi fece notare, con l’aria furba di uno che la sa lunga.
Sentii il mio viso infiammarsi di nuovo, ancora di più: probabilmente ormai ero dello stesso colore delle perline attorno al suo collo.
Boccheggiai al colmo dell’imbarazzo, non sapendo bene – anzi, non sapendolo affatto – come rispondere alla sua ultima frase.
“Esci e basta!”
Esclamai infine, la voce resa acuta dalla vergogna.
Ace rise di nuovo, scuotendo la testa e guardandomi divertito:
“Vado vado, tranquilla”
Mi prese in giro, voltandosi ed avviandosi verso l’uscio della sua cabina.
Si fermò all’improvviso, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di molto importante:
“Oh. Fai in fretta però, tra un ora si pranza”
Mi disse voltando la testa a guardarmi, stranamente serio e con gli occhi che brillavano impazienti.
Bè, se c’era una cosa che avevo capito, era proprio il rapporto d’ amore tra il temuto pirata Portgas D. Ace e qualunque tipo di alimento.
Me ne aveva parlato anche Gary, cercando di distrarmi quando Ace si era precipitato fuori dalla cucina impaziente di dare battaglia: dovevo ammettere che certi aneddoti che mi aveva raccontato erano proprio buffi.
“Si”
Annuii, trattenendo un sorriso al ricordo delle parole del vecchio cuoco.
Ace annuì a sua volta, deciso, pregustando già probabilmente l’abbondante pasto.
La porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo leggero mentre io rivolgevo finalmente la mia attenzione al bagno, impaziente di lasciare che l’acqua bollente della doccia lavasse via la salsedine che ancora mi rendeva salata la pelle.

 
 Spazio autrice:
Domenica ero a casa, quindi ho potuto aggiornare prima del previsto ^^
Che dire, ecco che torna in scena il nostro (o almeno, il mio) marine preferito! Ho sfruttato l'occasione per chiarire un po' la situazione, dando un briciolo di strategia a questi poveri e disgraziati soldati XD
Visto? Ho rimesso in scena anche una nostra vecchia conoscenza, l'amico (oddio, si fa per dire) schiavista! Poveretto che sfiga, prima lo butto tra le grinfie di Ace e Mikami e ora Smoker XD
Evabbè, la prossima volta si trova un lavoro più onesto :D
Finalmente Ace è riuscito nel suo intento di levarsi l'uniforme di Mikami dai piedi, tra le altre cose ^^
Ringrazio tutte le lettrici, in particolare Killy, Lenhara e tre 88 per le splendide recensioni, grazie mille :*

Piccolo piccolo spoiler: se vi state chiedendo perchè tra i personaggi presenti nella storia ho messo Marco, entro un paio di capitoli dovreste scoprirlo! ;)
A presto :)


 
  
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