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Autore: _DreamerL490_    09/01/2012    0 recensioni
Questa è la seconda parte di "Follow your dreams", tratta della nuova vita di Jared, Renata e la piccola Lilian. Non posso darvi una trama precisa, ma immaginate Jared in veste di padre...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La luce fioca del sole penetrava da una piccola fessura della finestra, quel raggio così debole illuminava il letto, ma non volevo alzarmi. Il mio viso era affondato nel petto di Jared, da quando era nata Lily, forse anche da prima, era diventato il mio cuscino personale; a lui non dispiaceva ed io adoravo la sensazione che provavo sentendo il suo respiro regolare, il suo cuore battere e il mio seguire il suo.      
 “La senti?” domandò quasi sussurrando. Non risposi.                                                                                                                                           
 “Lo so che sei sveglia…senti la pioggia che cade, sbatte contro le finestre e si posa sulle foglie?Non è male il suo ritmo”continuò accarezzandomi i capelli. Non avevo notato la pioggia, mi concentrai come quando dovevo trascrivere la partitura ascoltando il brano e finalmente riuscì a sentire le piccole gocce cadere.                                                                                                                               
 “Ora si, una corre dietro all’altra e non le lascia il tempo di posarsi per terra o sugli alberi” dissi.                                                                  “Posso fare una cosa?Mi serve solo un minuto” disse scostando il mio viso. Mi avvolsi con le coperte fino al naso e cercai di sedermi senza scoprirmi. Jared si era alzato, stava cercando qualcosa nel suo cassetto, frugava tra i fogli finché non trovo una busta bianca, sembrava una lettera. Ritornò a letto, si sistemò sotto le coperte e disse: ”Tra poco è il tuo compleanno...Beh mancano ancora tre settimane e questo è un anticipo della sorpresa. So già cosa mi dirai, ma ho risolto tutto. Ora puoi guardare”. Mi porse la busta tra le mani e m’incitò ad aprirla. I suoi occhi luccicavano, non vedeva l’ora di scoprire la mia reazione. La aprì lentamente, da lui potevo aspettarmi qualsiasi cosa, sicuramente era bella, ma c’era qualcosa che mi frenava. Dentro trovai due biglietti aerei per Bonaire. Rimasi sorpresa, saremo andati in un’isola caraibica solo io e lui, non sapevo che dire; aveva superato se stesso, sapeva che non ero un’amante del mare, ma sapeva anche che sarei voluta andare lì. Ogni volta che tornavo dall’Europa, facevo scalo lì con l’aereo e non mi ero mai fermata: questa era la buona occasione per farlo.                                                                                                                                        
 “Allora?"chiese curioso.
 “Wow, sei pazzo!Ma Lily…” dissi. Lo abbracciai e gli diedi un lieve bacio.                                                                                                             
“Me lo dicono in tanti, comunque passando a Lily, ho sistemato tutto…Lei rimarrà con Shannon, è solo una settimana e con Frà e mio fratello starà benissimo” rispose con il suo solito sorriso.                                                                                                    
 “Ti odio, riesci sempre ad averla vinta” dissi facendo il broncio. Lui scoppiò a ridere e mi baciò.                                                                  
 “Sei buffa!E tu mi ami, non riusciresti mai a odiarmi” disse tra una risata e l’altra.

***

Eravamo all’aeroporto con Frà, Shannon e Lily. La mia disperazione mista a tristezza iniziava a farsi sentire. Io e Jared eravamo pronti, tra poco avremmo dovuto fare il check-in e salutare Lilian. Lei era tra le braccia dello zio; a fianco a loro c’era Francesca a lei avevo affidato le cose di Lily e le avevo detto tutto quello che doveva sapere. Non c’era bisogno di tutto quello che avevo fatto, ma l’idea di lasciare la mia piccolina per una settimana mi tormentava. Forse stavo esagerando, ma anche Jared era nelle mie stesse condizioni solo che lui non lo dava a vedere.                          
 “Lily è ora di salutare mamma e papà” disse Shan posandola per terra. Lei corse subito da noi, ci abbraccio, ci diede un bacio e disse:”Ciao, ti voglio bene”.                                                                                                                                                                          
“Aww mi mancherai; prometti che farai la brava con gli zii, non li farai arrabbiare e che mangerai tutto?” chiese Jared. La stringeva ancora tra le braccia, lei cercava di staccarsi, ma lui non lasciava la presa.                                                                      
“Si, falò la blava” rispose. Lilian era ritornata tra le braccia di Shanimal. Lo stava abbracciando e aveva posato il suo viso sulla spalla.
 “Tesoro, mi mancherai. Ciao”  le sussurrai all’orecchio. Le diedi un bacio sulla guancia e passai a salutare Frà e Shan. Il tempo dei saluti era finito, dovevamo partire. Jared mi prese per mano e insieme alle valige mi trascinò al check-in. La gente che stava facendo la fila ci aveva riconosciuto, ci sorridevano e qualcuno si era avvicinato per una foto. Tutti erano felici, solo noi cercavamo di non pensare che la nostra piccola peste sarebbe rimasta a casa.                                                              
 “Dai, è poco tempo…immagina come sarà in tour” sussurrò Jay. Lo fulminai con lo sguardo, non volevo neanche pensare a quei giorni; per i primi mesi sarebbe dovuta rimanere con la nonna perché c’era la scuola e Jared non voleva che perdesse un giorno, anche se era solo l’asilo.                                                                                                                           
“Se continui a ricordarmi questa cosa, prendo e torno a casa” dissi.                                                                                                               
“Troppo tardi il check-in è fatto!” esclamò divertito. Senza rendermene conto lui aveva già fatto tutto,l’hostess ci aveva già augurato buon viaggio e io non me ne ero accorta. Gli feci la linguaccia, presi la valigia a mano e m’incamminai verso il gate. Sembravamo degli adolescenti che partono per la prima volta da soli, lui mi faceva i dispetti ed io gli rispondevo. Non ero l’unica ad aver notato questo, c’era una coppia che dietro di noi se la rideva delle nostre gag.                                                                                                                     
“Voglio io la finestra!” gridò alle mie spalle. Jared stava correndo dietro di me, e poi lui doveva essere quello maturo!
“No!Raggiungimi se puoi” risposi affrettando il passo. Neanche io ero la persona più normale al mondo, ma lui mi superava. Ero arrivata al posto 10A e come previsto avevo io la finestra. Poco dopo arrivò lui, fece il broncio e si sedette accanto a me. Gli Stewart illustrarono le solite norme di sicurezza che ormai sapevamo a memoria per tutte le volte che avevamo preso l’aereo. Iniziammo a spostarci: tutto era pronto. Il pilota iniziò ad accelerare finché non ci alzammo da terra e provai la stessa sensazione di quando si è sulle montagne russe.

 

***

 

Finalmente dopo nove ore di volo eravamo arrivati. Fuori faceva caldo, non eravamo ancora vestiti adeguatamente per il clima. La gente del posto ci aveva riconosciuto; Jared era notato dalle donne, ogni volta che passava lo seguivano con lo sguardo, per me valeva lo stesso con gli uomini.                                                                                                                                 
“Mi sto pentendo” disse entrando in albergo.                                                                                                                                                    
“Di cosa?” chiesi, sapevo a che si riferiva, ma era esilarante sentirglielo dire.                                                                                          
“Tutti ti guardano, e quando saremo in spiaggia…Ah non farmi pensare!” esclamò.  Io scoppiai a ridere, i suoi attacchi di gelosia mi divertivano.                                                                                                                                                      
“Guardano anche te!” dissi ridendo. Jared mi fulminò con lo sguardo, ma poi mi sorrise e si diresse verso la reception. Io lo aspettai sul divano, gli altri turisti continuavano a guardarmi e a sorridermi ogni tanto. C’era chi faceva la foto credendo di non essere stato visto, ma a me non importava, ormai ero abituata.                                                                                                  
 “Siamo nella camera 627!” disse.                                                                                                                                                     
“Andiamo!Non vedo l’ora di tuffarmi in mare” dissi prendendo le mie valigie. Lui mi seguì ed entrammo nell’ascensore. Nel giro di pochi minuti arrivammo in camera. Jared aprì la porta e mi spinse dentro mentre lui portava le valigie. La stanza era luminosa, c’era un letto grande, varie piante, una specie di salotto e un bagno magnifico. Andai subito a controllare che vista c’era dal balcone; vidi la spiaggia, l’acqua era celeste e il cielo si confondeva con essa.
“Bello eh?”sussurrò Jay prendendomi dai fianchi.                                                                                                                                  
“Stupendo, ma ora lasciami cambiare per il mare” dissi sciogliendo la presa. Aprì la valigia, presi il costume a fascia bianco e celeste, gli shorts e una canotta.                                                                                                                                                    
“Non farti troppo bella eh!” gridò.                                                                                                                                                                        
“Sono pronta!” esclamai. Lui stava ancora nel balcone, controllava se aveva qualche chiamata  persa.                                    
“Ooh mi vuoi fare sfigurare?” chiese divertito. Non feci in tempo a rispondere che si stava già cambiando. Nel giro di pochi minuti era pronto; era bellissimo, indossava già il costume con una canotta in stile Leto e gli occhiali da sole.
“Scendiamo?” chiese. Annuì, era l‘unica cosa che ero in grado di fare dopo averlo visto.

 
La spiaggia era affollata, tutti ci avevano notato e noi con tanta nonchalance ci comportavamo normalmente. Ci dirigemmo verso le nostre sdraie sotto lo sguardo di tutti. Chissà cosa si aspettavano di vedere! Il primo a dare spettacolo, forse quello che il nostro pubblico stava aspettando, fu Jared; si tolse la canotta e come previsto tutti lo osservarono in ogni sua mossa. Poi arrivò il mio turno, rimasi in costume e anche per me ci fu il pubblico curioso.
“Sembra che non ci hanno mai visto” disse Jared a bassa voce.                                                                                                            
 “Beh pensa cosa farebbero se ci buttiamo in acqua!” esclamai divertita.                                                                                           
“Chi arriva per ultimo in acqua paga la cena!” disse correndo verso il mare. Non avrei mai dovuto dargli questo input. Iniziai a correre anch’io; entrai a contatto con l’acqua fresca e prima che me ne accorgessi Jay mi aveva buttato da un’altra parte. Eravamo come degli adolescenti. Poi lo vidi uscire dall’acqua e anche questa volta il nostro pubblico non ci deluse, rimasero presi da lui e dalle goccioline che gli scivolavano dal corpo. Poi ritornò da me, mi prese per mano e tornammo alle sdraie.                                                                         
“Sai una cosa?” chiese mentre si sistemava al suo posto. Continuava a guardare il BB, ma non avevano ancora chiamato. La mancanza di Lilian si faceva sentire.                                                                                                                        
 “Cosa?” domandai. Sapevo che era una sua solita domanda.                                                                                                     
“Ti amo” disse sorridendo. 

  
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