Il
giorno dopo, sul giornale, spiccava una grossa
foto della comparsa di Mew a Rovine d’Alfa. Quattro pagine
erano dedicate alla
sua leggenda e alle teorie di un possibile legame del
Pokémon col mistero degli
Unown.
“Sono
certa che tu c’entri qualcosa, Lance” disse
Lorelei, sbattendo sul tavolo il giornale.
Lance
guardò la foto e spinse via la ragazza.
“Lorelei, io non ho la capacità di attirare i
Pokémon leggendari. Lasciaci
leggere il giornale.”
Chinatosi
sulle pagine assieme ai tre compagni,
lesse dell’avvistamento di Mew alle Rovine d’Alfa.
“Sei
preoccupato, Lance?” chiese Luisa bevendo il
latte.
“Potrebbe
nominare noi” replicò il ragazzo.
“Nella
foto non ci siamo” osservò Argento. “Se
anche ci nominasse, resteremmo solo le allucinazioni di un pazzo
visionario.”
Lance
continuò la lettura: “ ‘…riferiscono
che due ragazzi e una ragazza sono stati condotti via’”
lesse.
“Non
significa niente” disse Luisa. “Io e te siamo
famosi, Lance, eppure non siamo chiamati per nome: probabilmente
nessuno ci ha
riconosciuti.”
“Speriamo”
commentò il ragazzo chiudendo il
giornale.
“Credete
che Mew possa essere cacciato, ora che si
è mostrato in pubblico?” domandò
Argento.
“Immagino
che lo sarà” rispose Luisa. “Ma se in
molti secoli nessuno è riuscito a fargli un graffio, dubito
che qualcuno ci
riuscirà proprio ora. E comunque, le ricerche si
concentrerebbero nella zona
intorno alle Rovine d’Alfa.”
“E
là troveranno solo Unown e scritte minacciose
riguardo a Torri Pokémon” concluse Lance alzandosi.
Luisa
ripensò alla scritta che lei stessa aveva
scoperto. “Vi siete mai chiesti dove potrebbero erigere
questa Torre?” chiese.
Lance
alzò le spalle. “Probabilmente è solo
una
metafora.”
“Non
potrebbero riferirsi a noi?” suggerì Argento
a bassa voce. “A qualcosa che ci riguarda?”
Abbassarono
lo sguardo, incupendosi.
“Ho
paura” ammise infine Luisa. Dai loro occhi
capì che il suo sentimento era condiviso.
“Ho-Oh
ha detto di non preoccuparci, di
comportarci normalmente” fece notare Argento. “Come
possiamo riuscirci? In ogni
cosa vediamo il nostro riflesso e quello della nostra storia.”
Ci
fu un lungo istante di silenzio, durante il
quale ciascuno fissò cupamente l’immagine di Mew
che splendeva dal giornale.
“Stiamo
diventando pazzi” disse infine Luisa,
afferrando il giornale. Ne scorse in fretta le pagine. “Ho
capito coscientemente
chi siamo e perché esistiamo, ma ancora non riesco ad
abituarmi all’idea.
Facciamo qualcosa, qualunque cosa. Torniamo alle Rovine, andiamo a
Torre Bruciata,
alleniamoci per la Lega. Sono stanca di aspettare e non possiamo andare
avanti
così in eterno.”
Lance
chinò lo sguardo sulle proprie mani magre e
nervose. “Hai ragione tu, Luisa. Non possiamo restare fino
alla fine dei nostri
giorni chiusi qui, ad aspettare che succeda qualcosa, qualunque
cosa.”
Erano
stanchi di aspettare. Volevano vedere,
volevano capire.
“Dove
andiamo?” chiese Argento alzandosi. “Sono
pronto. Andiamo dove volete.”
“Allora?”
chiese Lance. “Luisa, a te la scelta.
Dopotutto, sei tu la meravigliosa creatura che muove i suoi passi tra
le
spoglie mortali.”
Luisa
sospirò. “Voglio vedere la Grotta
Ignota.”
Lance
alzò le spalle. “È solo un cumulo di
macerie. Non vale quasi la pena del volo.”
“Andiamo
lo stesso. Là vivevano Mew, Mewtwo, Moltres,
Zapdos, Articuno… sono sicura che non sarebbe un volo sprecato.”
“Andiamo,
Lance” disse Argento. “Dopotutto, anche
se è un cumulo di macerie, resta comunque la Grotta
Ignota.”
Il
ragazzo alzò le spalle e li precedette fuori
dell’edificio, dove presero il volo verso Celestopoli.
“Sei
sicura di volerla vedere?” domandò Lance.
“Non è bella. Sono solo sassi crollati.”
“Smettila,
Lance. Abbiamo altro da fare? È un
posto come un altro. Andiamo.”
Scesero
a Celestopoli. A piedi, percorsero
lentamente il lungo ponte che li separava da Grotta Ignota.
Là
videro una distesa immensa di pietre, di
detriti…qua e là sorgevano cupole più
pesanti.
Luisa
non aveva potuto vedere la Grotta prima del
crollo, ma aveva seguito l’accaduto al telegiornale. Vedere
quella scena di
desolazione l’incupì.
“Era
un posto così
grande…”mormorò.
“Era
bellissima” disse Lance. Guardò in alto.
“Era
alta e nera, una nebbia l’avvolgeva. Emanava
un’aura sacra che le donava una
bellezza infinita. E ora, è crollata.”
“Come
può essere successo?” domandò Argento.
Raccolse una pietra. “Qui vivevano Mew, Mewtwo, ed erano
sacri, tutti lo
sanno…ed è crollata.”
“È
così che è andata” rispose Lance.
“Me lo
ricordo, non ero lontano, ero sulla strada del Tunnelroccioso. Sono
arrivato di
corsa e ho sorvolato la rovina con Dragonite. Era terribile. Era
bellissimo.”
“E…e
li hai visti?” chiese cauto Argento.
Si
raccontava che, dopo il crollo, i Pokémon
leggendari fossero volati via. Lance annuì distrattamente.
“Sì,
credo di sì. Abbiamo visto i lampi: prima
tre, uno rosso, uno giallo e uno bianco. Poi una sfera blu, e infine
una sfera
rosa, l’ultima di tutte, e sono volate via insieme.”
Tacquero.
“E
adesso, è crollata.”
Rimasero
lì, taciturni e silenziosi, a osservare
le rovine della bellissima Grotta.
“Mi
dispiace molto di non aver potuto vederla in
piedi” disse Luisa. Sospirò e spinse via con un
calcio una pietra. “Andiamo
via. Avevi ragione tu, Lance. Non valeva la pena di venire qui. Ci ha
solo resi
più tristi.”
A
passi lenti e stanchi i tre si allontanarono.
Giunti in cima al ponte, si fermarono. Non sapevano dove andare.
“Cosa
vogliamo vedere, adesso?” chiese Argento,
stanco. Si guardarono l’un l’altro.
“Andiamo
a Miramare” suggerì Lance voltandosi.
Luisa
non capì. “Ma là vive solo il nonno di
Bill…”
“È
da lui che andiamo.”
Fu
Argento il primo a capire. “Credi che possa
aiutarci?”
“Il
professor Oak non voleva che parlassimo della
Prescelta Creatura, ma in fin dei conti il Pokéfanatico
potrebbe capire meglio
le nostre curiosità.”
Luisa
alzò le spalle. “Bene, allora. Come vuoi.
Andiamo a trovarlo. Bill mi ha detto che gli fa piacere ricevere
visite.”
Tornarono
sui propri passi e
percorsero la distanza che li divideva dal
Miramare.
Raggiunsero
la casa sulla scogliera. Era piacevole
e accogliente.
Bussarono.
Dalla porta il vecchio chiese chi
fosse. “Siamo Lance, Luisa e un amico, Argento”
rispose Lance, accostandosi
alla porta.
“Lance?
Il figlio di Lawrence? Sei tu?”
“Sono
io” rispose il ragazzo sorridendo. “Può
farci entrare?”
Non
ci fu risposta. Dopo poco, il Pokéfanatico
aprì la porta. Era un vecchio, ma in fondo era giovane.
Sorrise.
“Sei
cresciuto molto, Lance. Sei un uomo, ora.”
“Grazie.”
“E
tu, Luisa. Sei diventata grande da quando ti ho
vista. Sei proprio bella. Come stanno i tuoi
Pokémon?”
“Bene,
signore” rispose Luisa.
“È
importante. E tu, ragazzo…” gli occhi del
vecchio si posarono sul ragazzo. “Argento?”
“Argento,
sì.”
“Bello,
sei. Ma io so chi sei, t’ho visto.”
Argento
arrossì. Il vecchio gli sorrise. “Sei con
uno di loro?”
“Con
me” rispose in fretta Luisa.
“Cosa
volete? Perché siete qui?”
Lance
esitò. “Vogliamo farle alcune domande.”
“Su
quale argomento?”
“La
leggenda della Prescelta Creatura, signore.
Lei ne sa qualcosa?”
Il
vecchio esitò. Rifletté a lungo.
“Credevo
nessuno ne parlasse più. Dove l’avete
sentita?”
“Ad
Amarantopoli, da un vecchio allenatore che
passeggia sempre vicino a Torre Bruciata” rispose Argento in
fretta.
“Capisco.
Volete venire dentro?”
I
tre si accomodarono sul divano, l’uno accanto
all’altra.
“Cosa
volete chiedermi?” chiese il Pokéfanatico
sedendosi di fronte a loro sulla poltrona.
Lance
prese la parola. “Lei sa chi è la Prescelta
Creatura?”
“No”
rispose il vecchio “Non in questo secolo.”
“Mi
chiedevo solo se lei sapeva cos’è.”
“È
un’altra domanda” riprese il vecchio.
“Sì. So cosa
è. Volete che ve lo legga dal libro?”
Si
alzò e, senza attendere risposta, si accostò
alla libreria e prese un libro. Tornò a sedere, lo
aprì sulle ginocchia e
lesse: “ ‘ In ogni secolo
esiste una
creatura meravigliosa che muove i suoi passi tra le spoglie dei
mortali. Due
giovani l’accompagnano, che siano simili a lei e la
sostengano nelle sue
prove…’”
“Non
ci dice niente di nuovo” lo interruppe
bruscamente Argento. Il Pokéfanatico sospirò.
“Mi
dispiace.”
“Ci
scusi” mormorò Lance.
“Ragazzi”
sospirò allora il vecchio. “Il professor
Oak mi ha detto che sareste venuti.”
I
ragazzi si guardarono.
“Signore,
noi non siamo…”iniziò Luisa.
“Chi
è di voi?”
Luisa
esitò. “Co…come?”
“Chi
di voi tre è la Prescelta Creatura?”
I
tre ragazzi si scambiarono uno sguardo. Per la
prima volta, Luisa sentì nella propria mente le parole di
Lance.
“Diglielo.”
“No…”
“Ha
ragione lui, Luisa. Ci possiamo fidare.
Diglielo.”
Lentamente,
Luisa si alzò in piedi. Con occhi
diretti guardò decisa il vecchio.
Il
Pokéfanatico la guardò.
“Avvicinati.”
La
ragazza si avvicinò a lui. seduto, l’uomo la
guardò. Era commosso.
“Lei
ci crede?”
“Sì.
Volevo vederti. Sai…sono contento d’averti
vista prima di morire. E voi…”
“Siamo
i suoi compagni” disse Argento.
Ci
fu un sorriso.
“Ora,
ho visto tutto. Posso morire ora, sapete. Ho
visto i Prescelti. Sono felice di avervi visti.”
Proseguì: “C’era qualcos’altro
che volevate chiedermi.”
Luisa
si voltò a guardare Lance.
“Signore”
disse il ragazzo allontanandosi. “Voi
conoscete Rosso?”
“Lo
conosco.” Il vecchio sollevò le mani.
“So cosa
volete chiedermi. Rosso è pazzo. Lui vuole trovare Ho-Oh e
non smetterà di
cercare finché non sarà riconosciuto come
Prescelta Creatura, o finché non gli
sarà provato che non lo è.”
I
ragazzi s’intristirono. Loro erano ciò che Rosso
avrebbe voluto essere, ciò che lo aveva separato da Blu.
“Non
è giusto” disse Luisa. “Doveva essere
lui.
Lui voleva esserlo, noi no. Perché non lui?”
“Perché
non è forte abbastanza.”
“È DA DUE
GIORNI CHE SENTO RIPETERMI CHE NON È FORTE ABBASTANZA! FORSE
CHE IL MERITO SI
MISURA DALLA POTENZA DEI POKÈMON? IO NON VOLEVO ESSERLO E
LUI VOLEVA, LUI LO
MERITAVA, IO NO!”
“Il
suo sangue non è quello della Prescelta
Creatura, Luisa.”
“NON
È GIUSTO!”
“Forse
non lo è. Ma sono stati i Pokémon
leggendari a scegliere. E noi non abbiamo diritto di
lamentarci.”
“Ma
Rosso ha perso Blu per diventare la Prescelta
Creatura! Non lo diventerà mai e per questo entrambi
moriranno soli, a cercarsi
sulla cima di quel maledetto vulcano! E questo non è
giusto!”
“Luisa.”
Il vecchio le afferrò i polsi e la
costrinse a guardarlo. Fissandola dritto negli occhi, le disse
lentamente: “La
colpa non è tua.”
Luisa
si fermò a guardarlo.
“Rosso
ha fatto una scelta. Nessuno gli ha detto
di farlo, ma lui ha scelto di cercare. Blu ha accettato di vederlo
partire,
poiché non poteva fare niente per fermarlo. Rosso
continuerà a cercare, Luisa,
e nessuna parola può farlo desistere dal suo intento.
Farà ciò che sente di
dover fare. Anche se questo lo farà morire lontano da
Blu.”
“Io
lo odio” disse Luisa “Ma ho compassione di
lui, perché è pazzo. E ho compassione di
Blu.”
“Tutti
ne abbiamo, Luisa. Proprio tutti. Non
angustiarti per lui.”
“Grazie,
signore” disse Lance alzandosi. “Lei ci
è
stato di grande aiuto.”
Il
Pokéfanatico lo guardò tristemente.
“Lance.
Andate a cercare qualcosa sul vostro mistero. Non è
così?”
“Sì,
signore.”
“Non
vi servirà a niente. Non troverete niente che
cambi quello che siete, e ciò che dovete sapere, lo sapete
già. Restate con me
per oggi. Aiutatemi a prendermi cura dei miei Pokémon,
pranzate con me.
Distraetevi, o finirete per impazzire, per diventare come
Rosso.”
Allora
trascorsero là tutto il resto della
giornata, a Miramare. Pranzarono col vecchio e parlarono di tutto, ma
non delle
leggende; trascorsero il pomeriggio in giardino, a giocare coi
Pokémon e a dar
loro da mangiare, e risero e scherzarono per tutto il tempo. Venne la
sera, e
dovettero accomiatarsi.
Tramontava
il sole. Luisa, Argento e Lance erano
fermi, fuori della porta.
“Grazie
di essere venuti. Spero che abbiate
trascorso una bella giornata.”
“È
lei che dobbiamo ringraziare” disse Lance.
“E
di cosa? Sono un povero vecchio.”
“Grazie
di averci salvati” disse Luisa.
“Come
possiamo ringraziarla?” chiese Argento.
“Non
ne avete bisogno.”
“C’è
qualcosa che avrebbe voluto vedere?” chiese
Luisa. “E che non ha visto?”
“Tu
mi hai mostrati i Pokémon che non ho potuto
catturare, Prescelta Creatura. Di un solo Pokémon non ti
chiesi, perché non
avresti potuto mostrarmelo.”
“Che
Pokémon era?”
“Mew.”
“In
tutta la vita, non ha visto solo Mew?” domandò
Lance stupito.
Il
vecchio sospirò e guardò in alto. “Vidi
ogni
Pokémon conosciuto, ragazzi miei. Ogni Pokémon.
Vidi Ho-Oh, Lugia, Suicune,
Entei e Raikou. Avventurandomi a Grotta Ignota, ebbi l’onore
di vedere Mewtwo,
Moltres, Zapdos e Articuno. Solo Mew non ebbi modo di vedere,
perché è troppo
sacro per i miei occhi.”
Luisa,
Argento e Lance si guardarono. Fu un
attimo-
Concentrandosi,
chiamarono.
“Prescelti.”
“Mew.
Hai sentito?”
“Sì.
Eccomi, viaggio per raggiungervi. Attendete.”
“È
stato buono con noi, signore” disse Luisa
prendendogli le mani. “Ci ha strappati dal baratro della
pazzia, ci ha impedito
di dannarci. Ora siamo in pace. Lo dobbiamo a lei.”
“Siamo
suoi debitori. Saremo per sempre al suo
servizio” soggiunse Lance.
“Non
esiti a fare affidamento su di noi” disse
Argento. “Ci ha salvati e noi non lo dimenticheremo
facilmente.”
Il
sole era ormai quasi del tutto oltre la linea
dell’orizzonte. D’un tratto, un’aura
sacra li raggiunse. Voltandosi, videro Mew
stagliarsi contro il mare infuocato.
E
il vecchio tremò quando si avvicinò.
Mew
volò attorno a lui, sfiorandogli il viso con
la punta del muso. Quattro volte gli girò attorno,
bellissimo e sacro come
tutti sanno.
Infine
si fermò dinanzi a lui, sostando in aria.
Non
andava toccato Mew, il vecchio lo sapeva e si
trattenne, pur desiderandolo. Allora fu Mew a toccare lui.
s’infilò sotto le sue
vecchie mani rugose, strappandogli una carezza, e lo guardò
negli occhi per un
istante. Poi volò via, gettandosi sotto il pelo
dell’acqua.
Il
Pokéfanatico rimase fermo,. Incredulo, a
guardare dov’era sparito. Poi si voltò a guardare
i ragazzi.
“È
bellissimo” disse lentamente.
I
tre annuirono.
“È…è
sacro. Come dicono tutti.”
“Ora
l’ha visto” disse Luisa. “È il
nostro dono
per lei. Ma la nostra gratitudine non si esaurisce qui.”
“Grazie”
mormorò il vecchio. Restò a guardare
mentre i Prescelti si allontanavano in volo, verso il sole.