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Autore: Aryapikkola    12/01/2012    2 recensioni
Come ogni fan di Twilight, Alex adora i libri. Li legge come rifugio da una vita che gli da solo delusioni sù delusioni. Un giorno uno sconosciuto gli dà l'opportunità di poter entrare dentro quel mondo che tanto adora, così la nostra protagonista si ritrova dentro Twilight al posto della protagonista.
Estratto dal primo capitolo
" Ero terrorizzata, ma non sapevo come comportarmi così dissi forse le parole che lei si aspettava, e non fu una scelta a caso che gli risposi proprio come continuava nel libro, mi sentii sollevata ad averlo letto così tanto.
Con un filo di voce dissi la frase, come se recitassi con un copione in mano
- Ci voglio andare. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia la pensavo davvero da moltissimo tempo, non ho la presunzione di sperare che piaccia ma che almeno vi faccia piacere leggerla.

Arya




 
Cavolo mi bruciavano gli occhi...
Non ne potevo più, possibile che dovessi ancora piangere?
Non mi andava di fare la vittima, c'erano persone che erano in situazioni più brutte della mia. Cosa era un lutto in confronto a quelle persone che morivano di fame?
Ok queste stronzate non mi convincevano neanche un po'.
Mia madre se ne era andata, ed ero lì nella mia camera a cercare di scegliere cosa portarmi dietro verso la mia nuova "casa", cioè a casa di mia zia.
Visto che mio padre neanche lo conoscevo mi avevano sbolognato a mia zia, io ancora cercavo di non pensarci, facevo le valige in modo meccanico.
I vestiti erano tutti a posto, adesso mi toccava la parte più dura. I miei libri.
Non mi sarei separata da nessuno di loro, avrei dovuto fare una valigia solo per quelli ma non mi interessava.
Fissai subito quei quattro libri dalla copertina nera, li sapevo a memoria, possibile che non mi stancassero mai?
Come per darmi una risposta da sola presi Twilight tra le mani e sfogliai lentamente le pagine
 
"leggo solo un paio di righe e poi continuo con le valige"
 
Non appena aprii la prima pagina avvertii un brivido, anzi non un brivido quasi una scossa. Senza neanche capire il motivo iniziai ad avere paura, paura sul serio.
Non volevo alzare gli occhi dal libro perché sapevo che c'era qualcuno con me in quella stanza.
Non aveva fatto rumore ma sapevo che era li con me.
"ok sto impazzendo ufficialmente"
 
Alzai lo sguardo piano, ma niente mi avrebbe preparato a vedere ciò che vidi in quel momento.
Un ragazzo bellissimo, mi fissava, in modo completamente assurdo.
Era un ragazzo normalissimo, alto occhi azzurri capelli sbarazzini. Aveva una maglia arancione sotto la giacca con scritto " I am a vegetarian".
Sembrava mi stesse scannerizzando, voleva cogliere ogni piccolo praticolare di me..
 
Non mi usciva nessuna parola, solo domande che non riuscivo ad esprimere.
Che cavolo ci faceva li? Come era entrato? Chi era? Perché mi guardava così?
Forse intuì le mie domande, si allontanó di un passo per non spaventarmi. Ma stranamente non avevo proprio paura adesso che lo avevo visto, il suo aspetto aveva qualcosa di vagamente familiare. Ma non era comunque il caso di fidarmi.
 
Raccolsi un respiro profondo e finalmente riuscii a dire qualcosa.
 
-Chi sei? Come hai fatto ad entrare?
 
Sembrava lo avessi distolto da chissà quale pensiero, avevo notato solo adesso che non mi guardava più, ma guardava il libro che stringevo con forza nelle mie mani.
 
- Non avere paura, so che ti sembrerà assurdo ma devo portarti con me.
 
Ok per prima cosa, la sua voce era adir poco stupenda, non sapevo neanche che aggettivi usare per descriverli, seconda cosa mi stava prendendo in giro? Dove sarei dovuta andare? Con lui poi?
Di sicuro qualcuno sarebbe entrato e avrebbe portato via quel bellissimo pazzo che mi era davanti, se mamma sarebbe entrata adesso gli sarebbe venuto un colpo.

Quel pensiero mi colpi con tutta la sua forza.
Ma cavolo stavo pensando? Mia madre era morta..
Nessuno sarebbe entrato da quella porta, nessuno si sarebbe preoccupato per me. Quello che mi aspettava era ancora un anno minorenne da mia zia, finche non avrebbe preteso che andassi già a vivere da sola per non dargli scocciature.
Mi sarei anche dovuta trasferire, da Firenze sarei dovuta andare giù in Sicilia.
Presa da una strana malinconia compresi che la mia vita non mi allettava.
 
Il ragazzo era ancora li, aspettava con pazienza che gli rispondessi. Presa dallo sconforto, forse desideravo fosse davvero un pazzo, avrei finito di vivere questa assurda esistenza senza più affetti e senza soffrire ancora.
Lo guardai negli occhi e c'era preoccupazione nei suoi occhi, ed era indirizzata a me.
Non so se fu quello a decidere, o più che altro tutta la tristezza che sentivo dentro, ma mi alzai e mi avvicinai di un passo verso di lui.
 
- Dove andiamo?
Se era sorpreso non lo diede a vedere, sembrava anzi che fosse sollevato.
 
- In un posto che conosci davvero bene.
Sorrideva? Oddio questo era pazzo ma ormai ero convinta, non mi sarei tirata indietro.
 
Vidi il ragazzo avvicinarsi a me, alzò lentamente la mano e mi toccò la guancia, la sua mano era così calda, sembrava scottasse per la febbre.
- Chiudi gli occhi.
Feci un altro respiro profondo e sperai davvero che non un fosse un serial killer, voleva approfittare di me? Voleva rapirmi? Oddio queste però mi sembravano altre paure stupide, perché nel profondo potevo sentire che quel ragazzo era buono, non aveva cattive intenzioni. Chissà perché ero pronta ad affidarmi a lui, forse era solo perché ero davvero disperata.
Non passarono neanche 20 secondi che sentii il ragazzo parlare di nuovo.
 
- Puoi aprirli adesso.
 
Ma cosa diceva? Non ci eravamo neanche mossi.. Aveva cambiato idea? Voleva rimanere nella mia vecchia camera? Ero davvero stufa, e io mi stavo comportando da stupida.
Aprii gli occhi e vidi che ero ad un aeroporto, le mie gambe cedettero dallo shock, il ragazzo però mi prese appena in tempo.
- Ma come hai fatto? È impossibile!
Mi mancava il fiato, forse non mi aveva neanche sentito con tutte quelle voci, eravamo in mezzo alla folla davanti al check in.
 
- Questo non importa, sappi che devi andare sulla sinistra e troverai la persona che ti aspetta. Ah e per tua informazione ci troviamo all'aeroporto di Phoenix.
 
- Tu sei fuori! Ma come è possibile? E chi è che mi aspetta?
Non si degnò di rispondere neanche ad una mia domanda, iniziò a cercare qualcosa nelle sue tasche dei jeans.
 
- Ah non ti preoccupare per la lingua adesso parli tranquillamente inglese, non avrai problemi. Mi raccomando devi andare sulla sinistra ce una donna con il cappotto viola, appena ti vede lascia parlare lei.
 
Oddio ma dove ero finita? Forse era un sogno, ma questo era fin troppo reale, sentivo tutti i particolari ed ero completamente lucida. Il ragazzo continuava ancora a cercare dentro le sue tasche, e alla fine riuscì a tirare fuori un bigliettino. Immaginai fosse quello che cercasse perché lo vidi sorridere contento, io ancora non sapevo cosa cavolo dire!
 
- Ecco questo è per te, aprilo quando sarai arrivata a casa per favore. Ok adesso vai!
 
Dopo avermi infilato il biglietto nella tasca del giubbotto, mi fece voltare verso la direzione che mi aveva indicato, e diede una leggera spinta, come a volermi incoraggiare.
Feci due passi in avanti completamente smarrita, appena presi piena coscienza di me mi voltai per gridare a quel ragazzo che era pazzo, e che aveva sbagliato persona. Di certo la persona cercava lui non ero io, perché io non avevo capito quasi niente di quello che mi aveva detto.
 
Ero completamente nel panico, cercai di analizzare bene le cose, di scappare di certo non se ne parlava. Non sapevo neanche dove fossi, e non avevo soldi con me.
Decisi che avrei fatto come mi aveva detto, alla fine che altro avrei potuto fare?
 
Svoltai verso sinistra e notai subito la donna con il giubbotto viola, sembrava ansiosa. Era una donna comunissima, io mi aspettavo di incontrare una donna tipo 007 o una spia di non so cosa, visto il modo che aveva preso piega questa storia. Invece negli occhi di quella donna non vidi nessuna cattiveria, ero quasi convinta che non mi avrebbe fatto del male.
Ero quasi arrivata da lei che si voltò nella mia direzione a rivolgermi un sorriso. Mi venne quasi naturale rispondergli allo stesso modo, ok adesso mi sentivo davvero pazza. Ero pronta per il manicomio, cercai di non sembrare nel panico e mi avvicinai a lei, si sporse subito per abbracciarmi.
 
Quello fù troppo doloroso però, il modo in cui mi aveva abbracciata mi ricordava troppo il modo in cui lo faceva mia madre. Mi ritrassi quasi subito, come scottata. Notai i capelli corti, e la sua fisionomia mi diceva che era come se avessi dovuto riconoscerla, fu lei a parlare per prima.
 
- Bella, lo sai non sei obbligata.
 
Quello fu come una coltellata in pieno stomaco. Ma cosa diceva? Era uno scherzo vero?
Avevo sentito bene come mi aveva chiamata, avevo sentito che aveva parlato in inglese eppure l'avevo capita benissimo. Cercai di capire dove fossero le telecamere nascoste, mi sentivo del tutto spaesata una VERA pazza. La donna davanti a me aspettava una risposta, e per quanto quella situazione fosse assurda notai che la descrizione che era nel mio libro era fedele alla fisionomia della donna.
Che cosa si aspettava gli dicessi? A quel punto diedi libero sfogo alla pazzia, ero sull'orlo della crisi. Ero terrorizzata, ma non sapevo come comportarmi così dissi forse le parole che lei si aspettava, e non fu una scelta a caso che gli risposi proprio come continuava nel libro, mi sentii sollevata ad averlo letto così tanto.
Con un filo di voce dissi la frase, come se recitassi con un copione in mano
 
- Ci voglio andare.
 
Ok adesso potevano anche potarmi insieme agli altri pazzi.
  
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