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Autore: _CodA_    12/01/2012    3 recensioni
E per rendere omaggio allo spirito natalizio, pubblico una long-fic BRITTANA in tema (il fatto di averla iniziata il 6 giugno sono dettagli...)
Vedrete che ci sarà quasi sempre uno schema fisso di intro + personaggio in prima persona. Spero vi piaccia! :)
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La solitudine è stata l'emozione da cui Santana aveva sempre tentato di sfuggire, essendo stata la prima sensazione avuta una volta capito quanto i suoi genitori fossero poco presenti nella sua vita, durante la sua crescita.

Come aveva capito che doveva accontentarsi delle tate come surrogato dell'amore materno, pur di non rimanere da sola, aveva così intuito che era meglio circondarsi di tante persone, anche se di falsi sentimenti, perché: -la loro presenza ti terrà compagnia anche se loro non vorranno, la loro assenza no-. Le pareva di sentire ancora suo padre.

E così Santana si era circondata di stupidi amici, falsi amici, sentendosi sempre più sola.

Una sola volta si era fidata, una sola volta si era lasciata amare e aveva amato, e il risultato ora era la solitudine più totale.

Nemmeno circondarsi di falsi amici rendeva le cose più semplici.

Le mancava Brittany, tremendamente: le sue sciocche affermazioni, i suoi passi di danza così perfetti, i suoi occhi azzurri e i capelli biondi, il suo profumo alla vaniglia, i suoi discorsi sui gatti, i suoi segreti, la sua ingenuità, la sua forza..

Non poteva vivere senza di lei, e solo ora si accorgeva quanto Brittany fosse diventato il suo punto di debolezza piuttosto che di forza.

Non era la persona su cui contare, ma la persona che se fosse venuta a mancare l'avrebbe fatta precipitare nell'oscurità più profonda.

Ed eccola lì, raggomitolata su se stessa, a piangere, a deprimersi, a piangersi addosso perché aveva perduto il suo unico motivo di vita, la sua ragione di un sorriso al mattino, per sempre.

 

Santana's PoV

Aprì gli occhi leggermente, strizzandoli ancora all'improvviso raggio di sole che mi investì.

Sentì una certa umidità intorno agli occhi e mi ricordai delle lacrime che stavo versando poco prima di lasciarmi andare al sonno; dovevo essermi addormentata piangendo e quella doveva essere una nuova mattina d'estate, un'altra mattina persa, un'altra mattina inutile, solitaria, senza di lei.

Mi protessi gli occhi sotterrando la testa sotto il cuscino, sperando che i miei se ne fossero già andati, come accadeva quasi tutti i giorni in casa Lopez.

Non vedevo l'ora di essere completamente sola per potermi affliggere ancora.

Ero patetica, lo so, ma non potevo fare altrimenti.

Non avevo nessun altro, non sapevo che fare della mia vita, non avevo obiettivi, avevo perso le mie priorità, la mia speranza, la mia essenza era stata portata via.

Non credevo fosse possibile.

E tutta la mia negatività mi stava riducendo sempre più a un mucchietto di polvere, mi stavo scavando la fossa ogni mattina con una lacrima in più.

Erano passati due mesi, due mesi da quel fatidico giorno del diploma e di lei neanche una traccia; né un messaggio, né un e-mail, né una telefonata.

Non avevo sue notizie di alcun tipo e sapevo che non avevo diritto a chiederne, ma un giorno non molto tempo addietro ero passata davanti a casa Pierce come abitualmente mi succedeva quando passavo ad osservare da lontano camera sua nella remota speranza che la vedessi apparire alla finestra un giorno di questi, e avevo chiesto a sua madre, che si era dimostrata tanto gentile, se aveva notizie.

Mi aveva informato che si era stabilita in una casa in città, non mi aveva voluto dire dove, probabilmente l'aveva fatto apposta, e non se la passava male, riusciva a sopravvivere.

A me queste parole fecero male.

Non riuscivo a capacitarmi che una persona che aveva sempre dipeso da me e dai suoi genitori riuscisse in poco tempo a cavarsela da sola senza bisogno d'aiuto.

Mentre una persona abituata come me a doversela cavare in ogni situazione, sempre indipendente e sulla difensiva, ora si trovava a terra a causa dell'assenza di una sola ed unica persona.

Avrei potuto supplicare la madre di darmi l'indirizzo di dove stava, ma Santana Lopez non ha mai supplicato nessuno.

Avrei potuto inviarle un messaggio o un e-mail di mia iniziativa, nella remota eventualità che si fosse portata il computer con sé, ma il mio orgoglio era proverbiale.

Così senza fare nulla, senza muovere un dito, mi crogiolavo nella tristezza e nella solitudine, aspettando che il miracolo accadesse, che lei tornasse da me, quando il motivo per cui era andata via ero io, quando non avevo ancora realizzato che lei non sapeva del cambiamento che c'era stato, non sapeva quanto ero disposta a mettermi in gioco, non sapeva che nel momento della sua partenza io ero andata da lei per cercare di aggiustare ciò che credevo fosse irreparabilmente rotto.

"Santana, alzati! Su, io e tuo padre stiamo uscendo, vieni a salutarci, e hai anche visite di sotto!"

Il mio pensiero si diresse a Brittany: che avesse deciso di tornare per me?

Gettai per aria il cuscino, infilai i primi indumenti che mi ritrovai sotto mano e dando un breve bacio sulla guancia a ciascuno dei miei genitori, scesi le scale due gradini alla volta, sovraeccitata, in preda ad una crisi di panico e una di gioia, un misto tra paura e felicità.

Quando entrai in salotto e notai una chioma bionda accecarmi la vista sentì che le mie speranze erano tornate, le mie quasi preghiere esaurite, e forse la mia vita poteva riprendere a battere.

Ma quando misi a fuoco la statura della ragazza che mi dava le spalle, quando questa accennò a voltarsi verso di me, compresi quanto avevo sbagliato, che errore avessi commesso e quante aspettative mandavo in frantumi in pochi istanti.

Mi lasciai cadere sul divano mentre Quinn si precipitava al mio fianco vedendomi crollare senza forze e con uno strano sguardo perso nel vuoto; chiamò i miei genitori che erano sul ciglio della porta, avvertendoli del mio stato catatonico.

Mia madre si affacciò per vedermi in viso.

"Non preoccuparti, cara. Ha quest'espressione da più di due mesi oramai, ci farai l'abitudine! Ciao ad entrambe!" e con un sorriso sulle labbra si richiuse la porta dietro di sé e sentimmo le ruote dell'auto prendere velocità.

Quando i suoi capelli tornarono ad urtarmi fastidiosamente il viso senza che non corrispondesse l'odore alla visione dell'unica bionda che circolava nella mia testa, mi innervosì.

"San, che cosa ti è successo? Chi o cosa ti ha ridotto così?"

Quinn era diventata davvero così apprensiva? Cosa ci faceva lì? Da quando le importava di me? Era quasi un anno che ci facevamo la guerra, forse dopo il diploma credeva di poter ricominciare da capo.

"Cosa ci fai qui?" sentì la mia voce venir fuori con più astio del dovuto, ma lei non si perse d'animo.

"Sono venuta a vedere come stavi, la madre di Brittany mi ha detto che non avevi una bella cera quando sei andata a trovarla.."

Il suono di quel nome urtò il mio viso e sentì tutto il mio corpo rispondere a quel nome, vibrare, e avvertì le lacrime riemergere da dove emergevano oramai tutte le sere.

"San?"

A mala pena avvertivo la presa delle sue mani sulle mie spalle, che mi scuoteva, cercando di risvegliarmi da quello stato perso e quasi incosciente.

"San? Riprenditi! Cosa ti succede?"

"Non ce la faccio più, non posso andare avanti così.."

"Cosa?" tentò di riorganizzare le mie parole e darvi un senso, ma interpretò male la mia frase "San, stai pensando di suicidarti? Ma che cosa dici? Ti ha dato di volta il cervello? Adesso io e te ci vestiamo e andiamo a fare ricerche per i corsi dell'università che dovremo seguire quest'anno!"

"Brittany non seguirà nessun'università.."

Fermò ogni sua azione quando mi sentì pronunciare quelle parole, forse avendole aperto semplicemente una porta fondamentale dei miei pensieri, permettendole di capire a pieno a cosa stessi pensando e cosa mi turbasse.

"Lo so, ma lei non è più qui con noi. Adesso ci siamo noi due, io e te, Quinn e Santana, che devono sopravvivere con un'amica in meno.."
Non mi piacevano le sue parole, non mi piaceva che parlasse come se Brittany fosse morta e sepolta.

"Non suona bene Quinn e Santana.."

"Oh avanti! Sto facendo uno sforzo! Potresti quanto meno essere accondiscendente?!"

Non mossi di un solo millimetro la mia testa né tanto meno il mio corpo, ero del tutto intenzionata a rimanere lì l'intera mattina e se mi fosse servito anche tutto il pomeriggio, la notte, per ritrovarmi lì la mattina seguente e non dover ridiscendere le scale per raggiungere il salone.

Ma lei insisteva a volermi tirare su, a mettermi sui piedi che sapevo non mi avrebbero retto. E io volevo essere accondiscendente! Volevo stare su, ma non ci riuscivo!

Le mie forze mi avevano abbandonata e non volevo più saperne di università, amiche, vita..

qualsiasi cosa riguardasse queste tre cose aveva perso di significato per me.

Acconsentì a lasciarmi aiutare, ad essere riportata su in camera mia e una volta di nuovo sul letto sostai a fissare il soffitto senza alcuna intenzione di muovermi o parlare.

"Questa stanza è un vero porcile, guarda qui! E' tutto in disordine, ogni cosa fuori posto! E cosa sono tutte queste scatole, questi fiocchi? Ci penso io a mettere a posto, tu non ti muovere da lì"

Ma io nemmeno la ascoltavo, non sapevo cosa avesse detto, a cosa si riferisse, non ricordavo nemmeno cosa fosse successo in quella camera, poiché tendevo a lasciarmi andare all'alcool e risvegliarmi il giorno dopo con i postumi di una sbornia che tardava a finire.

Qualche ora dopo, tempo che per me passò come un istante, riaprì la sua bocca e sentì altre parole verso di me, che non riuscivo a cogliere.

"E questo cos'è?"

Alzai lievemente il capo per guardarla, per capire cosa stesse dicendo, ma quando vidi il tubicino segreto tra le sue mani i miei occhi si spalancarono e rabbrividì.

Istantaneamente mi precipitai a strapparglielo dalle mani, con avidità, gelosia, forza, che non pensavo più mi appartenessero, e lei non sapeva se essere felice per quella dimostrazione di vita o turbata per la reazione esagerata che avevo avuto.

"Non toccarlo!" avevo rabbiosamente aggiunto, rigirandomelo tra le mani, sapendo quale importante segreto custodiva.

Non che avrebbe potuto aprirlo ma temevo potesse romperlo e non potevo permetterlo, significava troppo per me.

Improvvisamente mi ricordai cosa avessi fatto le sere precedenti a quella, mi ricordai di aver voluto raccogliere la roba che mi ricordava Brittany, tutti i regali che mi aveva fatto e li avevo sparsi per la stanza lasciando una confusione che ora era sparita.

"Quinn.." iniziai aggirandomi furiosamente per la stanza "..dove sono tutte le mie cose?"

"Oh ti ho detto che non dovevi preoccuparti! Ti ho messo tutto in ordine nell'armadio"

La guardai volendola fulminare con lo sguardo all'istante.

"Prego.." aggiunse ironicamente, ignorando l'espressione demoniaca del mio viso, che lentamente si stava allontanando dal suo, pulito e pacifico, e che pian piano si avvicinava alle ante dell'armadio per scoprire se diceva la verità.

Iniziavo ad essere anche paranoica!

Non mi sarei fidata più di nessuno.

Quando trovai tutti i regali e i ricordi accatastati in un angolo dell'armadio tirai un sospiro di sollievo e così anche lei che era rimasta in sospeso, attendendo una sfuriata che fortunatamente non era arrivata.

"San devi spiegarmi che sta succedendo..."

Iniziò, come se volesse farmi una predica, mentre io tiravo fuori la giacca che Brittany mi aveva restituito e me la infilavo giusto per sentire il suo profumo, poiché aveva sicuramente fatto lo stesso durante i giorni che l'aveva avuta lei e custodita a lungo per me.

Poi indossai la collana che mi aveva regalato e strinsi in un pugno il custode dei segreti, la mia Brittany-surrogato, e mi coricai sul letto ignorando le parole di Quinn.

"San, per favore.."

Chiusi gli occhi, li strizzai più che potei ma lei si alzò e lasciò che il sole, che poco prima le colpiva la schiena, colpisse me in pieno viso.

Mi voltai dall'altra parte e sostai, in silenzio, aspettando che si convincesse ad andare via.

"Posso restare anche tutta la giornata se serve, ma devi parlare con me, non puoi ignorarmi se resto qui.."

Sospirai rumorosamente, sperando davvero che non dicesse sul serio, e poi mi si parò davanti.

"Parlerò coi miei genitori, chiederò di venire a dormire qui e non ti libererai più di me!"

Al pensiero di avere una bionda perennemente intorno mi venne la nausea, sapendo quante volte avrei pensato di rivedere Brittany girando anche solo l'angolo della cucina e vedendola di spalle.

Così decisi che dovevo inventarmi qualcosa per farla andare via senza che si preoccupasse per me ulteriormente.

"Quinn non preoccuparti, io sto bene, non mi serve il tuo aiuto"

Non ero brava con questo genere di cose quindi il mio fiato miagolato non servì a molto, ma piuttosto a farla preoccupare ancora di più.

"San, non mentirmi.. il primo passo per superare la cosa è ammetterla"

Il suo commento mi stizzì, come se potesse saperne qualcosa di quello che stavo passando, come se si potesse generalizzare ad un'altra situazione, quando sapevo di trovarmi in una complicata relazione sentimentale impossibile da descrivere, impossibile da definire, impossibile da realizzare e anche da pensare.

"Cosa ne sai tu? Pensi di poter venire qui, avere adito di parlarmi, giudicarmi e andar via con la coscienza pulita? Oh no cara, tu non sai nulla, e proprio per questo non mi serve il tuo aiuto, non mi serve l'aiuto di nessuno!"

Sbottai senza un vero motivo per avercela con lei.

Sperai all'istante dentro di me che mi perdonasse e non ce l'avesse con me per quello per il resto della sua vita e della mia.

"San io voglio solo aiutarti ad uscire da questa... morte prematura che sembra tu ti sia creata da subito dopo.. il diploma"
-la partenza di Brittany- avrebbe voluto dire, ma non sapeva se era troppo, temeva che sarei sbottata come avevo fatto prima solo sentendo il suo nome.

Un velo di tristezza ondeggiò nei miei occhi al ricordo di quel giorno in cui avevo corso a perdifiato sperando di raggiungerla prima che fosse troppo tardi, quasi mi sentissi nelle vene che quella scelta avrei dovuto farla molto tempo addietro.

"Vorrei solo capire cosa potrei fare per farti stare meglio.."

Sospirai forte, incapace anche io di trovare una soluzione, ma apprezzavo i suoi sforzi: d'altronde sembrava l'unica che si fosse davvero preoccupata per me e avesse avuto il buon senso di aiutarmi.

"Va bene.." acconsentì, per nulla decisa a dirle come stavano le cose ".. aiutami a cercare di fare ordine tra quelle carte, devo ancora decidere a quale università iscrivermi.."

"Immagino qualcosa di lontano, molto lontano, da qui.."

"Immagini bene!"

Sorrise lievemente, sentendo la tristezza e il rammarico nella mia voce, cercando di darmi un minimo di sollievo con quella smorfia che mi ricordava il dolce e doloroso sorriso di Brittany che iniziavo ad aver paura di scordare.

Mentre ci muovevamo tra la marea di carte che mi erano state consegnate sia dai professori che dai miei genitori, avendo scartato la maggior parte delle università vicine a Lima per un raggio di 500 chilometri, ne rimasero solo due o tre da valutare, per costi, lontananza e conoscenze.

Ma tra i fascicoli di un'università uscì una foto mia e di Brittany, abbracciate, mentre lei mi baciava una guancia "a tradimento" senza che io me lo aspettassi.

Sorrisi guardandola, e mentre Quinn era impegnata a leggere il suo fascicolo, lasciai che le lacrime riemergessero e mi solcassero il viso.

Quinn, alzando lo sguardo per il troppo silenzio, notò il mio viso trasformato in una smorfia e aspettò che fossi pronta a parlare per potermi fare qualche domanda.

"C'entra Brittany con questa malattia che ti sei creata? Con questa tua voglia di mollare tutto e scappare via?"

A malapena annuì, ma era evidente che fosse così.

Pose una mano sulla mia spalla: doveva considerarla consolatoria, ma per me era solo un gesto privo di significato.

"Tutto si aggiusterà, vedrai. Brittany voleva solo un po' d'indipendenza, ma vedrai che tornerà, e andrà all'università con te, e tornerete amiche come prima!"

Sorrisi beffardamente.

Non poteva capire, non poteva capire minimamente, e non ero io la persona più adatta a spiegarle nulla.

Non potevo semplicemente dirle come stavano le cose, perché non ne ero certa nemmeno io. Sapevo solo che le nostre strade si erano divise, per quello che oramai consideravo il -per sempre- della nostra storia, e così doveva andare, dovevo rassegnarmi.

Così mi limitai ad annuire alla sua affermazione, intrisa di buone intenzioni, e le mostrai l'università che avevo scelto, l'università che avremmo frequentato insieme per i prossimi cinque anni.

Mi abbracciò a quella notizia, essendo felice di avere una persona amica sin dal primo giorno di scuola.

Io ricambiai l'abbraccio sentendomi però stranamente sconfortata alla vista delle mie dita intrecciate in un biondo che non riconoscevo.

L'allontanai non troppo bruscamente e le sorrisi di rimando facendole capire che non era colpa sua quel repentino distacco, quel cambio d'umore, che mi avrebbe caratterizzato per la vita.

"Ti va di festeggiare?"

La mia faccia rimase impassibile, e lei si ricordò del mio stato d'animo.

"Oh su andiamo! San non puoi rimanere paralizzata qui solo perché non hai più la tua migliore amica al tuo fianco! Ne troverai una migliore, cento migliori, che non ti abbandoneranno così di punto in bianco!"

In parte aveva ragione, oggettivamente non era una tragedia quella perdita, ma per me, Santana Lopez, che ero faticosamente cresciuta in un ambiente ostile e che l'unica a far breccia nel mio cuore era stata e rimaneva Brittany S. Pierce, non potevo dimenticarmela, non potevo facilmente sostituirla, non per ora.

Sarebbe servito del tempo, molto tempo, prima che le cose fossero andate meglio.

Ma oramai insieme avevano tempo da vendere entrambe.

Quinn decise che da lì alla fine dell'estate avremmo speso le nostre vacanze insieme, non volendo lasciarmi in balia dei ricordi e del malumore.

"E che succederebbe se alla fine dell'estate non ti ritrovassi più? Se ti fossi uccisa o fossi scappata? Non potrei permettertelo, ti starò accanto San, che tu lo voglia o no"

"Grazie Q" fu la prima e l'ultima volta che mi sentì in dovere di ringraziare e lo feci, senza poi tante storie, sperando che l'altra se lo scordasse presto e non pretendesse un bis.

Lei sorrise.

Forse le cose potevano andare meglio di quanto avessi immaginato.

Certo quattro -cinque anni erano lunghi, ma se li avessi passati con Quinn, cercando di distrarmi e cercando di sostituire chi non c'era più al mio fianco, forse sarei riuscita a sopravvivere.

Per vivere, invece, aspettavo il suo ritorno, se mai ci sarebbe stato.


 

 
  
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