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Autore: Ninfea Blu    12/01/2012    3 recensioni
Quando si vorrebbe esprimere sé stessi e non si riesce...
"L'anima in silenzio, congelata, aspetta un segno, la scintilla che accende di colori i miei pensieri..."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tela bianca

Tela bianca

 

Sono immobile davanti a lei.

L’anima in silenzio, congelata, aspetta un segno, la scintilla che accende di colori i miei pensieri; l’idea che riempie di farfalle e fili d’erba la mia mente e fa battere più forte il cuore.

Ma i colori non trovano il varco per uscire e restano imprigionati tra i desideri, sparsi sulla tavolozza, nel gesto a mezz’aria della mano che trattiene il pennello, ma non riesce a sporcare la tela, a oltrepassare l’infinito di quel bianco.

Un passaggio su un altro mondo.

Bisogna attraversare quel ponte per raggiungerlo.

Per trovare anche un po’ di se stessi.

Davanti a me, solo una superficie di cotone da superare, da invadere, incidere e violare con la forza della fantasia addormentata da troppo tempo; è una sfida dura e difficile e l’attesa si fa lunga.

 

E soffro di questa impotenza.

E scende su di me la tristezza.

L’espressione non trova sfogo come un angelo ferito che non sa volare.

E le immagini sbattono dentro il recinto del mio spirito come animali in gabbia, cavalli che scalpitano imbizzarriti e non possono correre.

S’ inseguono veloci; io vorrei fermarle, catturarle per un istante.

Colpi di pennello astratti e senza forma che scivolano come olio sui pensieri.

Ma la tela della mente non assorbe e respinge tutto.

 

E mi sento sempre più come una pila scarica che non riesce ad accendersi.

E aspetto non so quale dio o ispirazione, che venga a frustare la mia immaginazione rattrappita, sopita e malata d’inedia.

Soffro; i colori mi chiamano e io non so rispondere.

E vorrei far uscire ciò che ho dentro, ma davanti a questo bianco accecante mi blocco, senza energia, come uno scalatore stanco e sfinito davanti alla parete impervia di una montagna inviolabile.

Il rischio è quello di cadere, frustrati, e mai più risollevarsi sotto il peso della depressione.

La cima è sempre lì, lontana.

Mi chiama.

Io aspetto che tornino le forze, che lo spirito mi risollevi per poter volare di nuovo.

 

Ma il demone grida sempre per uscire; è più forte e troverà il varco.

Non può restare in prigione, ma ha i suoi tempi.

Non si può far altro che aspettare.

Non so quando lo farà, ma vincerà sulla tela bianca; la riempirà dei suoi ricordi e delle sue passioni, e testimonierà della sua lotta atavica per liberarsi e dichiarare: io esisto.

 

*********

 

 

Scritto molto personale sull’impossibilità di esprimersi, nato così, quasi per caso, forse in un’ora o poco più.

Grazie a chiunque leggerà e avrà anche voglia di lasciare il suo commento.

   
 
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