Tela bianca
Sono immobile
davanti a lei.
L’anima in silenzio, congelata, aspetta un segno, la
scintilla che accende di colori i miei pensieri; l’idea che riempie di farfalle
e fili d’erba la mia mente e fa battere più forte il cuore.
Ma i colori non trovano il varco per uscire e restano
imprigionati tra i desideri, sparsi sulla tavolozza, nel gesto a mezz’aria
della mano che trattiene il pennello, ma non riesce a sporcare la tela, a
oltrepassare l’infinito di quel bianco.
Un passaggio su un altro mondo.
Bisogna attraversare quel ponte per raggiungerlo.
Per trovare anche un po’ di se stessi.
Davanti a me, solo una superficie di cotone da superare, da
invadere, incidere e violare con la forza della fantasia addormentata da troppo
tempo; è una sfida dura e difficile e l’attesa si fa lunga.
E soffro di questa impotenza.
E scende su di me la tristezza.
L’espressione non trova sfogo come un angelo ferito che non
sa volare.
E le immagini sbattono dentro il recinto del mio spirito
come animali in gabbia, cavalli che scalpitano imbizzarriti e non possono
correre.
S’ inseguono veloci; io vorrei fermarle, catturarle per un
istante.
Colpi di pennello astratti e senza forma che scivolano come
olio sui pensieri.
Ma la tela della mente non assorbe e respinge tutto.
E mi sento sempre più come una pila scarica che non riesce
ad accendersi.
E aspetto non so quale dio o ispirazione, che venga a
frustare la mia immaginazione rattrappita, sopita e malata d’inedia.
Soffro; i colori mi chiamano e io non so rispondere.
E vorrei far uscire ciò che ho dentro, ma davanti a questo
bianco accecante mi blocco, senza energia, come uno scalatore stanco e sfinito
davanti alla parete impervia di una montagna inviolabile.
Il rischio è quello di cadere, frustrati, e mai più
risollevarsi sotto il peso della depressione.
La cima è sempre lì, lontana.
Mi chiama.
Io aspetto che tornino le forze, che lo spirito mi
risollevi per poter volare di nuovo.
Ma il demone grida sempre per uscire; è più forte e troverà
il varco.
Non può restare in prigione, ma ha i suoi tempi.
Non si può far altro che aspettare.
Non so quando lo farà, ma vincerà sulla tela bianca; la
riempirà dei suoi ricordi e delle sue passioni, e testimonierà della sua lotta
atavica per liberarsi e dichiarare: io esisto.
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Scritto molto personale sull’impossibilità di
esprimersi, nato così, quasi per caso, forse in un’ora o poco più.
Grazie a chiunque leggerà e avrà anche voglia di
lasciare il suo commento.