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Autore: telesette    14/01/2012    1 recensioni
Uno Spirito del Bosco
vive nel legno degli alberi
e quando tronchi e rami sottili
ormai al termine della vita terrena
vengono raccolti dai viandanti
per farne i loro bastoni
lo Spirito continua a vivere
e a proteggere il viaggiatore
che si affida a lui lungo la strada...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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San Candido...

Quel piccolo centro, perfettamente incastonato nel cuore delle Dolomiti, non è altro che un minuscolo paesino di montagna come tanti. Eppure è proprio qui che ebbe inizio tutto, la storia che ora passo a narrarvi. Come tutte le storie anch'essa contiene verità e fantasia ma, se io stesso tentassi di capire dove comincia l'una e finisce l'altra, sarei costretto a riscrivere questa pagina per tutta la vita. Tutto quello che posso fare è limitarmi a narrare i fatti, così come si sono svolti, e raccontarvi quello che ho visto... Per il resto, suppongo stia a voi decidere se credermi o meno.

Appena giunti in paese, attraverso quei verdi campi sterminati ( anche se ora, per costruire nuove case, la maggior parte non esistono più ), la stradina principale che affianca il centro del paese offre una perfetta visuale del monte Baranci. Con tutto il rispetto per le mie ondeggianti e romantiche colline della Toscana, la sola vista di questo monte, con le sue foreste e i suoi alberi, è qualcosa che non si può proprio paragonare. Non che io mi permetta di muovere critiche alla terra che mi ha offerto i natali, intendiamoci; la Toscana è una bellissima regione e il mio cuore vi è legato da sempre, ma tra queste montagne vi ho vissuto parte della mia infanzia. Sole, pioggia, vento, neve, albe, tramonti, arcobaleni... Qualunque cosa abbia visto e sentito qui, anche se per poco, è entrata a far parte di me e dei miei ricordi. Perciò le Dolomiti esercitano così maggiormente il loro fascino.

- Signor Bizzarri, bentornato!
- Ha visto, eh? Anche quest'anno...
- Fa caldo a Firenze, eh?
- Un forno, un forno che non le dico... Ci cuocio le uova sul balcone!
- A proposito di uova: le metto in caldo le solite?
- E me lo chiede ?!? Le "mitiche", con le patate saltate al burro... A quelle non rinuncio!
- Allora venga, che gliele faccio subito!

Il calore e la cordialità qui fanno parte del paesaggio, alcuni degli abitanti mi conoscono da quando ero appena un marmocchio e mi reggevo sulle quattro zampe ( proprio come quella sagoma di Carlomagno, il nostro gatto ). Seduto sulla veranda, al cospetto dei boschi e delle passeggiate che mi attendono, mi accingo a divorare di gusto una delle prelibatezze del luogo: uova e patate, cotte e servite direttamente in padella... Il sapore misto al fascino del rustico, l'ingrediente fondamentale di questi posti caratteristici, è capace di resuscitare anche un "toscanaccio" come il sottoscritto ( abituato allo smog e al fumo di un quartiere di cemento e vetro ). Trenta minuti qui e già mi sento rinascere, ed è solo l'inizio!

- Allora, che ci racconta di bello, signor Bizzarri ?
- Che te, Angelo... "cucini da Dio!"

Tra le risate di cuore, le chiacchiere e gli scherzi, il tempo vola in fretta ma col pensiero siamo sempre qui. Queste montagne, queste valli enormi con tutte le loro storie da raccontare, sono quasi come una gigantesca cornice; i pensieri e le azioni di un essere umano, paragonati a ciò che questi luoghi hanno visto per secoli, sono meno della goccia di un pittore all'interno di un quadro; per quanto sembra di poterle quasi dominare dall'alto, in realtà si è sempre perduti in esse... Questa è la verità!

- Sai cosa ci vuole adesso? - chiedo ad Angelo, una volta finito di mangiare.
- Bicarbonato - osserva lui, accennando alla padella che ho appena finito di ripulire a fondo col pane.
- Anche - sorrido. - Ma una passeggiata è meglio!
- Guardi che ha piovuto ieri, il terreno è ancora molle... Ha portato il bastone?

"Il bastone?" Povero Angelo, evidentemente non mi conosce poi così bene, per ignorare come la penso su questo particolare. Un bastone è importante, per passeggiare bene in montagna, ma non è affatto una cosa banale. Molti purtroppo, abituati alle comodità e alle innovazioni, probabilmente lo hanno dimenticato: oggigiorno basta andare in un negozio di souvenirs o di articoli sportivi, dove i bastoni "con la cordicella" e le racchette per passeggiata te le tirano dietro con prezzi mica da ridere; eppure c'è sempre qualche bischero che, fregandosene altamente delle tradizioni, si affida al progresso come alla propria madre... Poverini, in fondo li compatisco!

- Non ti preoccupare - rispondo io, alzandomi e inforcando lo zaino. - Il bastone lo trovo, strada facendo!
- E' vero, dimenticavo - rammenta Angelo, dandosi una pacca sulla fronte. - Sempre con quella storia, eh?
- Scherza, scherza...
- Sa che le dico, Bizzarri ? - mi urla dietro Angelo, quando ormai sono già sul sentiero. - Che è matto, come tutti i fiorentini !!!

***

Procurarsi un bastone, in previsione dei tratti di sentiero difficili, è una cosa del tutto normale. Quello che non tutti sanno però è che, in tempi assai remoti, il bastone era assai più di uno strumento... era una tradizione! Proprio così, una tradizione antica e particolare, con radici affondate fino ai tempi dei druidi ( se non addirittura più indietro ). Un bastone non è un semplice pezzo di legno: un bastone è parte di un albero, un albero è parte del bosco e il bosco... Beh, come certamente saprete, il bosco è qualcosa di vivo e misterioso; proprio come noi, se non addirittura di più.
Le piogge e gli smottamenti hanno divelto molti alberi, la strada è disseminata di tronchi caduti e rami spezzati, ciononostante anche il più piccolo frammento di legno di questi luoghi mantiene immutata la sua esistenza con tutto questo. Se fossi anch'io un albero, non avrei certo bisogno di farmi "accettare" dal bosco perché sarei già parte di esso; purtroppo invece, in quanto essere umano, devo avvicinarmi alla Madre Terra, con la stessa umiltà di un figlio che chiede perdono per rientrare in famiglia.
Ovviamente la faccenda richiede alcune piccole formalità e... Guarda caso, queste due piccole pietre fanno proprio al caso mio.

A forza di utilizzarlo per questo genere di lavori, il mio coltello è un po' rovinato. Per questo è necessario sistemarne l'affilatura, con un po' di pazienza ovviamente. Passando il pollice su queste pietre, in modo da valutarne la scorrevolezza della parte liscia, valuto quale delle due sia più adatta. Dopodiché tiro fuori il coltello e, con calma e la dovuta attenzione, passo ripetutamente la lama sul sasso. E' un lavoro semplice, almeno finora, e non richiede particolare sforzo... Ma non si tratta comunque di un gioco: non intendo mica gingillàrmi con uno strumento del genere per divertimento; un coltello è un coltello e, soprattutto in questo caso, ha una funzione ben precisa. Una volta eseguita questa operazione, il modo migliore per controllare l'affilatura ( senza rischiare di tagliarsi ) è quello di utilizzare un pezzo di carta, della stoffa... Oppure, se siete particolarmente avvezzi a certi lavori, potete sfiorare appena la linea della lama col polpastrello. E' sufficiente vedere se la prima pelle viene via senza alcuna pressione ( attenzione però: a fare queste cose senza esperienza, si rischiano delle brutte cicatrici o peggio! ).

Ecco fatto! Con il coltello affilato e pronto, non devo far altro che guardarmi un altro po' intorno, per scorgere quello che sto cercando. Pensare che una volta, in tempi e in luoghi assai lontani da dove mi trovo io adesso, uomini saggi e assennàti facevano esattamente la stessa cosa: una volta entrati in sintonìa con la natura circostante, sceglievano con cura il bastone e lo spirito cui affidarsi, lungo il cammino della vita druìdica... Uno spirito, già! So che sembra una favoletta, detto così semplicemente, eppure io preferisco mantenermi serio su questo punto. Se non lo si tocca, o non si è capaci di avvertire ciò che risiede al suo interno, un bastone è solo e semplicemente un misero pezzo di legno. Nella mia vita di legno ne ho maneggiato tanto: abete, pino, noce, betulla... Nel Trentino in particolare, il biotopo è una varietà molto diffusa e anche piuttosto morbido e piacevole al tatto. Tra i tronchi e rami spezzati che giacciono al suolo, la vita è tutt'altro che scomparsa: è tutta un'armonìa di suoni, colori, luci e ombre; un'essenza che, per sentirla scorrere dentro, è sufficiente accostare la mano...

Non è un'illusione, tutt'altro! Il calore che percepisco viene dal sole ma, aldilà di ciò che è ovvio, nessuno riuscirà mai a spiegare correttamente tutto questo nell'insieme. E' una questione di percezioni, immagino: non so se sia così per tutti ma, chiudendo gli occhi, è più facile percepire qualcosa di misterioso, di sovrannaturale, perfino "magico" in effetti... Beh, certo non posso pretendere di riuscire a descrivere tali sensazioni con poche righe. Però vi assicuro che, stendendo una mano qua sopra e chiudendo gli occhi, ogni dubbio svanisce completamente. Quell'albero caduto davanti a me fa ancora parte del bosco, della sua vita, e non può essere solo semplice suggestione; la sento, è concreta, è un frammento dell'anima di questo luogo che vive indipentemente dal suo guscio.

Non sono un saggio e non sono certamente un druido ma, in virtù delle stesse cerimonie e antiche credenze popolari, il bastone che adesso mi accingo a raccogliere è il simbolo del mio patto con lo spirito che esso contiene. Lo spirito protettore del bosco è qualcosa di eternamente legato alla terra ( a differenza degli uomini che, spesso e volentieri, tendono ad allontanarsene ), per questo è necessario una specie di rituale, onde assicurarsi la sua benevolenza. Attraverso la pulitura e l'incisione, il legno assorbe l'impronta tattile e l'essenza di colui che lo ha raccolto; in passato i druidi consideravano questo rito come la trasmigrazione della propria magia, utilizzando il bastone come una sorta di tràmite tra loro e lo spirito... Dal momento che io non sono un druido però, il rituale si svolge in maniera differente: il viandante deve "purificare" le proprie mani, lavorando il legno e incidendolo, per risvegliare lo spirito addormentato; è un lavoro lungo e richiede particolare attenzione, non è affatto una cosa semplice; la lama deve incidere le intenzioni e le emozioni del viandante, affinché lo spirito capisca e decida di aiutarlo o meno, e questa è la parte più delicata in effetti.
Man mano che si procede con questa operazione, la mente deve essere sgombra da ogni tipo di pensiero violento ( la rabbia, l'aggressività e la frustrazione infatti sono le prime cose che lo spirito avverte e rifugge come la peste! ) o il lavoro si ridurrà a niente più di un semplice "scortecciàre"... Occorre focalizzàre il buono del nostro pensiero, delle nostre azioni e la più totale sincerità; solo così lo spirito riconoscerà in noi un amico e il rituale avrà successo.

Mentre la lama scorre sulle asperità, il calore della nostra pelle deve avvolgere la parte esposta. Lo spirito deve sentire la presenza di una persona "viva", non solo del freddo metallo, e il legno va accarezzato come parte di noi stessi. Solamente attraverso questo lavoro, il bastone diventa davvero qualcosa di più di un semplice strumento da viaggio: quando la mano ne accarezza la superficie, lisciandola dolcemente, e il profumo di resina giunge ancora intenso alle proprie narici, il rituale può dirsi compiuto; ciò che si ha tra le mani adesso è quasi un simulàcro, e perciò va trattato con il dovuto rispetto.
Alzandomi dunque in piedi, batto leggermente la punta al suolo per tre volte e provo a saggiàre la qualità del lavoro svolto. E' un legno buono, leggero e resistente, ma la cosa che più conta è che non è legno "morto". Questo non è un souvenir né un racchettone metallico, è molto di più... E' vivo, come me!
Frottole? Fantasie? Forse...
In fin dei conti la mia storia non è che all'inizio ma, se volete conoscere anche il resto, dovrete aspettare ancora un po'.

 

( continua col prossimo capitolo )...

   
 
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