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Autore: IamShe    15/01/2012    5 recensioni
Sono passati cinque lunghissimi anni dalla lotta all'Organizzazione. Shinichi è un detective di successo ed ormai, uomo, all'età di 23 anni avrà il compito di affrontare altri problemi. Che siano di carattere sentimentale o no, è certo di una sola cosa: le emozioni che ha provato, al di là del tempo passato e delle sofferenze patite, rimarranno per sempre in lui. In lui, come in lei.
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"La fissava instancabilmente, tanto che la ragazza si perse nell’azzurro di quegl’occhi che tanto le ricordavano il mare e che tanto le piacevano. Non poté fare a meno di arrossire quando le labbra del ragazzo s’incurvarono in un bellissimo sorriso, che gli illuminava il volto, e che risplendeva in quella sala privando le lampade della loro luminosità." [Estratto del 7° capitolo]
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
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Capitolo 3: A volte ritornano
 
Una Mercedes coupé percorreva la nazionale di Tokyo, la strada più importante della metropoli nipponica, quella che era, di consueto, affollata da macchine; ma in quel periodo, a causa delle belle giornate, anche da persone. Quel giorno d’estate le tre concubine dell’auto non ci fecero caso, anzi, erano insolitamente felici, e non sembravano per niente innervosite dai continui rallentamenti delle auto. Il traffico permetteva loro di guardarsi negli occhi e parlare, ridere, chiedere.
“Ragazze siete bellissime!”
 “Anche tu Ran! Certo che io ti ricordavo bella, ma ora! Sei uno splendore!” le disse Sonoko, scrutandola da capo a piedi. L’americana indossava una maglia lunga bianca che le andava a risaltare le forme, mentre le gambe, più lunghe e magre che mai erano coperte da leggings neri; ai piedi portava dei semplici sandali bassi bianchi, mentre le braccia erano ornate da braccialetti scintillanti.
“Grazie” rispose lei, arrossendo e sorridendo leggermente.
“Faresti cadere ai tuoi piedi qualsiasi uomo!” intervenne Kazuha, ridacchiando, che però si bloccò improvvisamente alla risposta dell’amica, decisamente inaspettata.
“Non ce n’è bisogno.. sono già impegnata!” rispose Ran facendole l’occhiolino, mentre le sue amiche la guardavano con occhi e bocca spalancati.
“Cosa?!!? potevi avvertirci no?!”
Ran ridacchiò a quella risposta, se l’aspettava proprio una reazione del genere. Non era certo strano che le ragazze fossero sorprese conoscendo i precedenti di Ran, ma la giovane non ci fece caso, e le guardò con occhi furbi.
“Vi ho avvertite adesso!” disse mentre mostrava un sorriso a trentadue denti.
“E…chi è il fortunato?” chiesero incuriosite le due.
“Si chiama Richard! Non vi preoccupate, lo conoscerete tra qualche giorno!”
“E da quanto sei fidanzata?” la curiosità aveva superato ogni limite! Ran stava parlando di un ragazzo, del suo fidanzato. E non era Shinichi Kudo.
“2 mesi” aggiunse “da poco, ma sto bene con lui.”
Le ragazze ripresero un’espressione normale, ma l’interrogatorio che sembrava molto un terzo grado della polizia non poteva finire lì. Eh no. Ran aveva davvero tralasciato troppe cose e ora dovevano sapere tutto in quell’attimo. L’avevano vista piangere, soffrire, gioire, emozionarsi, arrabbiarsi; ed al 99% dei casi la causa era sempre la stessa: quel detective. Ora, non la credevano eternamente innamorata di Kudo, ma sentirla parlare sorridente di un altro ragazzo era strano. Molto strano. Improvvisamente, però, le due ragazze si guardarono e insieme risero. Dovevano essere felici che la loro amica aveva finalmente trovato una persona con cui stare, una persona che probabilmente le donava tutto l’amore del mondo. Così, grazie al traffico, che aveva fatto ripetutamente arrestare la marcia della macchina, poterono abbracciarla.
“Ehi! Mi state strangolando!” Ran rise divertita e mentre con le braccia cercava di allontanarle per riprendere a respirare pensò di aver fatto la scelta giusta. New York le aveva donato molto, l’aveva fatta crescere, rafforzare e diventare donna. Lì aveva incontrato tantissime persone, molte delle quali non ricordava il nome, alcune delle quali neanche il volto. Lì aveva trovato un lavoro che le piaceva sul serio e che le dava grandi soddisfazioni. Eppure, le mancava qualcosa. Aveva passato le ore a tormentarsi cercando una spiegazione alle sue sensazioni; probabilmente l’amore? le mancava forse qualcuno con cui condividere le sue gioie, qualcuno con cui costruire qualcosa di serio e duraturo? Pensò e se ne convinse, ma si dovette ricredere quando conobbe e incominciò a frequentare Richard. La sua insoddisfazione era sempre lì, non si era attenuata, anzi forse era cresciuta. Poi, quella lettera di trasferimento: la sorpresa, l’emozione, la gioia, la decisione. Era l’ora di tornare a casa, per sempre. Ed ora, in quell’auto, ne aveva avuto la conferma:  gli anni trascorsi nella capitale giapponese, in quel piccolo quartiere di Beika, erano indimenticabili. E non dovevano essere dimenticati. Guardò ancora una volta le sue amiche, sorridendo dolcemente.
Era decisamente una giornata perfetta. O forse no?
Nello staccarsi dal loro abbraccio la ragazza scorse un graffito sul muro del parco di Beika. La scritta era possente, maestosa ma davvero ben delineata. I colori erano vivaci e splendenti, sui toni rossastri. Capì subito che era opera di un grande artista, e non del ragazzino di turno che voleva imbrattare il muro. Ma ciò che le catturò l’attenzione erano le parole. Riconobbe subito il destinatario e le sembrò che il mondo attorno a lei si fermasse per un tempo indefinito. Non riusciva a staccare le sue iridi azzurre da quel muro nonostante l’auto continuasse a viaggiare, ad avanzare, ad allontanarsi. Un tremore le colpì le mani, ma prima che potesse pensare a qualsiasi cosa, la voce della sua migliore amica la riportò alla realtà.
“Se ti stai chiedendo se quella scritta è per lui, la risposta è si” dichiarò Kazuha “gliel’hanno fatta i suoi amichetti come regalo per i 23 anni” a quell’affermazione Ran si girò verso di lei, cercando di non mostrare il suo - insensato - stato d’animo e sorrise falsamente.
“Mmm..non me lo sono chiesta” mentì spudoratamente “e poi, non me ne potrebbe fregar di meno” le disse cercando di assumere un’espressione convincente. Kazuha sorrise, probabilmente era riuscita a convincerla. Ran, invece, si stava maledicendo mentalmente. Sapeva benissimo che tornando a Tokyo l’avrebbe rivisto e finché era in America il pensiero d’incontrarlo non la preoccupava affatto. L’aveva dimenticato, no? Era riuscita a superare tutto: le bugie, i pianti, i litigi e la fine della storia. Conoscere e frequentarsi con Richard era stata un’ulteriore conferma. Il pensiero di Kudo la sfiorava a malapena! Ma allora perché aveva avuto quella strana reazione alla vista di quel murales? Perché le cominciavano a tremare le mani? Perché non riusciva a staccare gli occhi da quella scritta? Ma cosa mi sta succedendo? Ran si abbandonò a quei pensieri, stringendo nervosamente i pugni sulle cosce e divenne improvvisamente più silenziosa che mai.
Sonoko, nonostante fosse accanto a lei in quel momento non ebbe modo di accorgersene, poiché la sua attenzione era attratta dalla moto che da circa qualche secondo si era fermata accanto a lei al semaforo. Rimase incantata dalla bellezza del fisico del ragazzo, mentre non poteva scorgerne il viso nascosto da un casco integrale. Deglutì, maledicendosi per i suoi pensieri, rendendosi improvvisamente conto chi fosse, era inconfondibile! Kudo. Allora si ferma al rosso! Pensò, mentre lui, per sua fortuna, non si accorse minimamente della sua presenza. Sonoko girò di scatto il viso verso Ran e la vide con il capo chinato, indubbiamente pensierosa. Le parole le uscirono in un soffio dalla bocca, ma si pentì subito di averle pronunciate.
“Ran!” La ragazza si girò verso di lei inarcando un sopracciglio. Bene, la frittata era fatta.
“Dimmi”
“Ehm no, niente, mi chiedevo così.. sai per curiosità.. ma se tu.. tu vedessi ora Shinichi che reazione avresti?” Le domandò in attesa di una risposta. Ran, colta di sorpresa, cercò di non far trasparire nessun’emozione o pensiero che le avevano dominato la mente fino a quel momento e rispose molto freddamente.
“Assolutamente niente. Perché?” La biondina, quasi sollevata da quell’affermazione, oscillando l’indice verso l’esterno, indicò in direzione di un punto non preciso, con un sorriso stampato in faccia. Ran la guardò con aria curiosa.
“Cosa dovrei guardare?” Le chiese mentre aveva abbassato un po’ il capo per direzionare lo sguardo nel punto indicatole da Sonoko.
La ragazza si girò improvvisamente verso la moto, ma si rese conto che non c’era più. E mentre un’espressione da ebete, come spesso le ricordava lui, le dominava la faccia, sentì il clacson violento delle auto dietro di lei. Alzò lo sguardo e si accorse che era, da non poco, scattato il verde.
“Si ho capito ora parto! Vanno tutti di fretta in questa città!” gridò agli automobilisti inferociti e spazientiti dietro.
Le sue due amiche risero all’unisono, mentre Sonoko guardava in lontananza la moto di Shinichi allontanarsi sempre di più.



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Spazio autrice:
Eccomi qui, con il terzo capitolo! Lo so, ancora non si capisce granchè, ma prometto che con il quarto verrano svelati alcuni "misteri", chiamiamoli così.
Grazie mille a chi ha commentato la volta scorsa, ma anche a chi ha solo letto.
Un abbraccio forte, alla prossima!
   
 
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