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Autore: Walpurgisnacht    16/01/2012    5 recensioni
Molto bene. Vi abbiamo fatto aspettare un po' ma alla fine eccola. Secrets corretta, riveduta e aggiustata.
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Mousse ne ha le scatole piene delle umiliazioni inflittegli. Un giorno decide di alzare la testa. E saranno fuochi d'artificio, su Nerima e sui suoi abitanti.
[EIP tra _Mana e Kaos]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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Quello strano terzetto camminava placido per le vie di Nerima. Non c'era alcuna fretta, d'altronde. E comunque il dojo della famiglia Tendo non era tanto lontano. Ranma fischiettava tenendo la testa leggermente reclinata all'indietro e le mani intrecciate sulla nuca. Cercava di mascherare il nervosismo e la tensione. La situazione, per come si stava evolvendo, lo metteva un poco a disagio. Non che avesse nulla di particolare contro l'idea di ospitare Mousse a casa. Anzi, dopo gli ultimi avvenimenti era più tranquillo di quanto lo sarebbe mai potuto essere in passato. È che... non sapeva spiegarsi bene, ma qualcosa lo preoccupava.
Akane procedeva piuttosto spedita, lo sguardo determinato di chi si è messo in testa una cosa e non ha alcuna intenzione di lasciarsi convincere altrimenti. Nonostante la baldanza con cui era uscita la proposta, difatti, non era poi così tanto sicura che portarsi a casa il ragazzo cinese sarebbe stata una notizia accolta con gioia strabordante da tutti gli abitanti. Però non era disposta a retrocedere di un solo passo.
Mousse era quieto e silenzioso. Rifletteva.
Non poteva fare a meno di chiedersi se accettare la proposta di Ranma fosse stata una buona idea. Sarebbe dovuto partire subito, appena finito lo scontro, senza voltarsi indietro. Ma il solo dover recuperare le sue cose al ristorante si era rivelato impossibile perché la vecchia Obaba era rientrata prima degli altri. Dannata mummia! Era rimasto per un po’ nei pressi del ristorante, sperando che la vecchia si allontanasse, e invece finì per sentire ogni parola della loro conversazione. Come aveva sempre pensato la vecchia sospettava qualcosa riguardo la sua vittoria su Shan-Pu, dieci anni prima - e sembrava intenzionata a chiedergli spiegazioni. Questo era un altro buon motivo per sparire dalla circolazione. Non aveva voglia di doverne parlare con lei: in teoria l'unica conseguenza sarebbe stata solo un matrimonio con Shan-Pu, secondo le loro leggi; in pratica, voleva dire una marea di possibilità, non tutte piacevoli... la vecchia poteva mettere in atto una trovata delle sue, senza contare che Shan-Pu, a quel punto, avrebbe preferito uccidersi - anzi, uccidere lui. In tutto questo non era neanche più sicuro di cosa provava esattamente: odio, risentimento, rabbia... eppure c'era quella nota stonata, quel "ma", che lo infastidiva e lo faceva ritornare ancora e ancora sulle sue decisioni.
"Ehi sveglia brutto anatroccolo! Siamo arrivati!" La voce strafottente di Saotome lo destò dai suoi pensieri. Aggiustò le lenti sul naso, e l'insegna del dojo dei Tendo apparve nitidamente.
Akane prese in mano la situazione. Intimò ai due maschi di fermarsi e si voltò verso di loro, lo sguardo deciso di un toro che vuole sfondare una porta a cornate.
"Aspettatemi qui. Vado a parlare con mio padre della situazione".
Ranma alzò un dito, come si può fare in classe quando devi fare una domanda al professore, e azzardò un timido rimarco: "Sicura serva tutto questo? Non basta portarlo dentro e spiegare via via che ci viene chiesto?".
Lo fulminò con uno sguardo truce: "Preferisco non prendermi rischi inutili. Conoscendo mio padre lui ha memorizzato Mousse come il punk che ha cercato di trasformare sua figlia in un'anatra. Il buon senso suggerisce la massima prudenza. E no, non hai bisogno di guardarmi con quella faccia, Mousse: è acqua passata, davvero. Se ce l'avessi con tutti coloro che hanno cercato di farmi del male non rivolgerei la parola a mezza Nerima. Torno subito".
Detto questo si voltò, facendo schioccare più rumorosamente che poteva le sue scarpe, e si incamminò dentro il dojo. Lasciando Ranma e Mousse a guardarsi come due baccalà appena abbrustoliti.
Attraversò rapida il giardino ed entrò in cucina, dove chiaramente vi trovò Kasumi indaffarata a preparare la cena come ogni santissimo giorno.
"Akane! Bentornata. Ranma dov'è?".
"È fuori. Sta aspettando con Mousse. Piuttosto, papà?".
"Papà? E che ci fa Mousse qui fuori? Non sarà mica successo qualcosa, spero".
"Più o meno. Ho bisogno di parlargli in fretta, mi puoi dire per piacere dov'è?".
"Oh santo cielo. Papà starà giocando a shogi col signor Saotome, come sempre. A dire il vero oggi non l'ho visto".
"Perfetto. Grazie, Kasumi".
E prese il volo verso il piano superiore.
Quando aprì la porta della veranda... dire che quel che vide non le piaceva sarebbe stato riduttivo.
Tutto si sarebbe aspettata tranne che trovare la vecchia Obaba seduta al tavolo con suo padre e il signor Saotome. Inutile chiedersi come avesse fatto ad arrivare prima di loro, ne sapeva una più del diavolo. "Akane, tesorino!" si rivolse suo padre con un sorriso che definire finto era riduttivo. Era ovviamente a disagio nel ritrovarsi in casa la vecchia. Non che significasse necessariamente che avrebbero dovuto rattoppare buchi nei muri per una settimana- quello succedeva più di frequente quando passava di lì Ryoga. Ma non prometteva comunque nulla di buono. Il signor Tendo si alzò e le posò le mani sulle spalle, stringendo fin quasi a farle male. "Tesorino, sai dirmi come mai l'onorevole Cologne ha gentilmente deciso di farci visita?" chiese, continuando a sorridere - di quel passo gli sarebbe venuta una paresi. Akane spostò lo sguardo oltre le spalle del padre, fino a incrociare lo sguardo dell'anziana. "È qui per Mousse, non è vero?"
"Certo che sì, giovanotta" rispose quella con la voce di una carogna ben cotta sotto il sole. "Per quale altro motivo avrei lasciato chiuso il ristorante e Shan-Pu senza alcun controllo?".
Akane si irrigidì per la tensione. La vecchia suonava ostile.
Doveva aspettarsi che l'altra se ne sarebbe accorta, difatti fra i miliardi di rughe del suo viso si formò una sottospecie di sorriso: "Oh su, sono solo un'anziana amazzone, non devi aver timore di me. E poi, sarcasmo a parte, so bene che quel che è successo oggi pomeriggio vi ha visti testimoni involontari e poco più. Sempre che non sia successo qualcosa che io non so, visto che basta affacciarsi dalla finestra per vedere Mousse e Ranma nella strada qui sotto".
"Qualcuno può gentilmente degnarsi di spiegare a me e a Soun cosa sta succedendo? Senza offesa, onorevole Cologne, ma vorremmo capirci qualcosa anche noi" disse Genma, in verità in modo sin troppo distratto.
"Preferirei che fosse Akane a portare luce sulle novità, signor Saotome. Anche perché c'è una parte che non sarei in grado di esplicare, pur con tutta la mia buona volontà".
Akane scacciò la fastidiosa presenza del padre dal suo corpo. Non le piaceva avere una cornacchia sulle spalle. Fece due passi in avanti e si sistemò, fiera e ritta, di fronte a Cologne.
"Non è niente di difficile. Io e Ranma stavamo passeggiando quando, per puro caso, siamo finiti davanti al Nekohanten e abbiamo sentito rumori di lotta. Pur sapendo che non erano affari nostri ci siamo preoccupati e siamo entrati a vedere. Nel giardino dietro il ristorante c'erano Mousse e Shan-Pu che combattevano, non sappiamo il perché. Spero che la nostra gentile ospite possa metterci al corrente del motivo. Fatto sta che Mousse, con meraviglia oserei dire di tutti i presenti, ha finito col battere Shan-Pu. Si sono scambiati delle frasi in cinese che, ovviamente, non abbiamo capito e poi la signora Obaba è rientrata dentro, assai accigliata per evidenti motivi. A quel punto, dopo altre cose di poca importanza, abbiamo scoperto una verità... come dire... scomoda? Imprevista? Non saprei definirla".
"Diciamo pure incredibile" disse Mousse, apparendo alle sue spalle insieme a Ranma. "Mi si perdoni l'intrusione nel discorso e in casa vostra, signor Tendo, ma sua figlia maggiore ha fatto cenno a me e Ranma di entrare in casa anziché aspettare fuori." disse, facendo un breve inchino al signor Tendo. Questi lo guardò con occhi sgranati, evidentemente colpito da tanta educazione da parte del ragazzo cinese, e rispose all'inchino facendo cenno a entrambi di sedersi.
Dopo essersi accomodati al tavolo, Mousse riprese il discorso. "La verità a cui Akane faceva riferimento è che io sarei il legittimo promesso sposo di Shan-Pu, e non Saotome qui presente" fece cenno con una mano verso Ranma.
"Come come come?" chiese uno sbalordito Genma. "Vorresti dire che... tu hai BATTUTO Shan-Pu in combattimento? Quando eravate piccoli??".
Mousse sospirò, limitandosi ad annuire. Era abituato a essere sottovalutato dalla gente. Si era ormai abituato - anche se continuava far male.
"Ora dimmi vecchia Obaba" chiese, volgendo lo sguardo all'anziana cinese "come mai ti sei degnata di venirmi a cercare? Da quando tanto interesse per me?" concluse stizzito. Non poté farne a meno... il rancore che provava non era solo per Shan-Pu, d'altronde. La vecchia lo osservò silenziosa, poi sorrise. "Non te lo immagini, miope anatroccolo?".
Mousse abbassò la testa, sconsolato, e rispose: "Sì che me lo immagino, ma non mi piace per nulla".
"Come ben sai, Mu-Si, questo è indifferente. Signor Saotome" disse la vecchia, rivolgendosi verso Genma "il motivo della mia venuta è molto semplice: sono qui per annunciare ufficialmente che non ci sarà alcun matrimonio fra Shan-Pu e suo figlio Ranma. La mia cara nipote, al contrario, andrà in sposa al qui presente Mousse, proprio come vogliono le tradizioni di Joketsuzoku".
Ci fu un momento di silenzio. Obaba dovette ammettere con se stessa che si sarebbe aspettata sakè stappato e fiumi di alcool per festeggiare la notizia, almeno da parte dei due adulti. Invece tutti si limitavano a guardare un po' lei e un po' il nuovo futuro marito.
Poi, in effetti, realizzò che anche quel branco di giapponesi non proprio sveglissimi ci sarebbe arrivato, data la loro superficiale conoscenza delle leggi delle amazzoni.
"Questo non succederà, nobile Ku-Lun" esplose a un tratto Mousse.
Lì sì che ci furono sguardi interrogativi e una reazione un po' più vitale. Quattro delle sei persone presenti non avevano capito una sola parola.
"Cosa credi di fare, giovane sciocco? Conosci la prassi".
"Vuoi saperne una? Me ne frego della prassi. Se questo fosse successo ieri sarei l'uomo più felice sulla faccia della terra. Ma oggi è lutto per me. Ho seppellito da pochissimo tempo l'amore per sua nipote, e niente mi costringerà a riesumarlo. I bei ricordi è meglio se restino tali".
"Sei proprio senza speranza, Mu-Si. Sai che non è questione di amore o meno. Tu sposerai Shan-Pu".
"No. E, esattamente come quando le ho detto che la odio, è definitivo".
A "detto" fece un movimento fulmineo ed estrasse una sciabola dalla sua manica, premendola contro la propria gola.
La vecchia era stata colta di sorpresa, come chiunque altro.
Obaba lo osservò sconvolta il ragazzo. Per la seconda volta in un giorno, Mousse l'aveva colta di sorpresa. Mousse il miope, Mousse il devoto pretendente senza speranze di Shan-Pu... e ora, Mousse il risoluto. Forse fin troppo. Si diede dell'idiota da sola. Osservò il ragazzo, rigida, per una volta incerta su come agire.
"Non oseresti, moccioso..." sussurrò in cinese, mentre un coro di voci continuava a urlare di tradurre e intimare a Mousse di buttar via quella lama.
"E tu cosa ne sai di cosa posso fare o no, vecchia Ku-Lun? Credi di conoscermi così bene?" rispose il ragazzo in cinese, lasciando percepire un cumulo di rabbia sopita che poco a poco stava riaffiorando. "In fondo cosa ti importa se sposo la tua adorata nipote? Sarebbe solo una liberazione per te! Oh... scusa, dimenticavo! Se Shan-Pu non si sposa ne va del vostro onore - e della vostra vita, non è così?" ringhiò, premendo ancora di più la lama contro la propria gola, involontariamente. Uno strillo alle loro spalle fece voltare tutti quanti.
Ecco, era il diversivo che Cologne attendeva: Mousse si sarebbe girato, spaventato, e lei avrebbe approfittato per strappargli l'arma di mano lasciandolo con uno sguardo da fesso a stringere l'aria.
Mosse il braccio in avanti. E lo bloccò subito.
Il ragazzo non aveva mai staccato gli occhi da lei.
"Sul serio? Sul serio? SUL SERIO? Credevi che questo sarebbe bastato a togliermi l'unico vantaggio che ho su di te? Perdi colpi, vecchia signora".
Quanto astio nella voce del ragazzo.
Buttò un occhio sui due Tendo che si alzavano dai loro posti e si precipitavano sulla nuova arrivata. Si chiamava... Kasumi? Boh, non era importante.
"Ero... ero... ero venuta... a vedere... se volevate... volevate... volevate... del tè..." disse quella, terrorizzata. Nonostante Mousse le fosse di spalle aveva visto distintamente la lama impugnata nella destra del suo ospite e questo era bastato a spaventarla a morte.
Suo padre la portò fuori dalla stanza. Troppo impressionabile, decise Obaba. Era meglio non farle vedere eventuali spargimenti di sangue.
Akane rimase immobile vicino alla porta, gli occhi fissi sulla nuca del ragazzo cinese.
"Che giorno strano, oggi. È la terza volta che mi prendi in contropiede. C'è gente che non è riuscita a farlo in trecento e rotti anni, neanche una volta. E tu... tre volte in un solo giorno. Notevole" disse, ammirandolo sinceramente.
"Wow. Non vedevo l'ora. Ora ascoltami bene, gargoyle malriuscito: se non vuoi che mi pianti la spada nella giugulare devi annullare il matrimonio. Adesso. O tua nipote sposerà un cadavere".
"Non posso. E lo sai".
"Non mentire. Certo che puoi. Non vuoi, ma puoi di certo. Ti basta dirlo ad alta voce qui, adesso, in giapponese. In modo che anche i Tendo e i Saotome capiscano e possano testimoniare a mio favore. Fallo. Ora".

Obaba lo fissò per un lasso di tempo che le parve interminabile. Attorno a lei nessuno osava fiatare o muovere un muscolo. Persino Ranma, la cui velocità era inferiore solo alla sua, non aveva accennato il più piccolo movimento. Non voleva rischiare di doversi portare Mousse sulla coscienza, ovviamente. Il silenzio era irreale.
"Ora Obaba. DILLO." ringhiò Mousse, gli occhi sgranati e pieni di odio - tutto per lei. Incredibile quanto livore covasse quel ragazzo. Non che la stupisse, ma mai aveva creduto potesse arrivare a tanto. Le doleva ammetterlo, ma l'avevano davvero sottovalutato, come combattente e come persona. E ora rischiava di dover vivere col fantasma di quell'anatroccolo sulla coscienza per un suo stupido errore di giudizio. Inspirò e fece per aprir bocca. Un altro urlo li interruppe, ma stavolta non era la maggiore delle sorelle Tendo a strillare.
"Fermatevi! Tutti e due!" disse la voce in un giapponese incerto. Obaba si voltò, e vide Shan-Pu appollaiata sulla ringhiera del balcone, un'espressione dolorante sul volto per via dei lividi lasciati dal combattimento.
Cologne si voltò verso la nipote, chiedendosi mentalmente che diavolo aveva per la testa quella sconsiderata. Non era di certo ferita gravemente, ma ne aveva prese abbastanza da dover rimanere sdraiata, ferma a riposarsi, per un giorno intero. Come minimo.
"Che succedere?" chiese la nuova arrivata. "Mousse, togli stupida spada da tua stupida gola".
Ranma, con il suo solito tempismo da elefante in un negozio di cristalleria, non riuscì a trattenere un risolino alla tremenda pronuncia giapponese di Shan-Pu. Il premio che ne ottenne fu una gomitata sul naso da parte di suo padre, incredibilmente serioso.
"Evapora, Shan-Pu. Non sei stata convocata e la cosa ti riguarda in minima parte".
Mousse provò un sottile piacere nel vederla. Era evidente, dalla sua espressione e dal fatto che si mordeva il labbro inferiore, che il suo nuovo atteggiamento la feriva.
"Non dire stupidaggini, Mu-Si. Questo riguarda Shan-Pu tanto quanto te" intervenne la mummia.
Dovette concederglielo: era vero. Non si sarebbe dovuto sposare con un muro, in effetti.
"Questo è vero, vecchia. E dunque, se lei è parte in causa tanto quanto te, sentiamo cos'ha da dire in merito. Shan-Pu, tu vuoi sposarmi?"
Inconcepibile, pensò Cologne.
"Tu ultimo dei cretini, Mousse. Io non volere sposarti".
Al ragazzo scappò un sorriso a sessantaquattro denti: "Come vedi io e quell'arpia di tua nipote siamo d'accordo almeno su questo. Non ci sarà nessun matrimonio. E prima che tu possa ribattere per l'ennesima volta con quelle scempiaggini sull'onore e sul dovere, sappi questo: se per puro caso non ottenessi quel che voglio e non morissi qui, ti assicuro che andrei a cercarla. E non mi limiterei a buttarla per terra. Sarebbe la sua fine. Non è una minaccia, è una promessa".
Obaba sbiancò nel sentire quelle parole. Stava osando minacciare la sua bambina? Shan-Pu scese con cautela dal balcone, prima di cadere in ginocchio. Improvvisamente, la stessa sensazione di vuoto che aveva provato quel pomeriggio - quando Mousse le aveva detto di odiarla - era tornata a farsi sentire.
"Mu-si... cosa... " disse con un filo di voce. Aveva appena giurato a sua nonna che se fosse stato costretto a sposarla l'avrebbe uccisa. E non era la minaccia in sé a spaventarla, ma il distacco e l'odio che leggeva negli occhi di Mousse. Lui che l'aveva sempre adorata e avrebbe smosso le montagne pur di vederla felice, ora desiderava la sua morte.
Era doloroso, terribilmente doloroso e insopportabile. Persino venir rifiutata da Ranma non l'aveva mai ferita così tanto, e non ne capiva il motivo. Lei non voleva sposare Mousse - ma non voleva nemmeno che lui morisse.
"Mu-si... ti prego fermati... " disse con voce tremula. Il ragazzo si limitava a fissarla con uno sguardo che avrebbe gelato il sangue a chiunque.
"Mousse, adesso smettila dannazione!" disse Ranma, che era ormai esasperato da quella situazione.
"Saotome, non sono cose che ti-" non riuscì a finire la frase, se non con qualche "quack" piuttosto concitato.
"Per fortuna eri così concentrato ad abbaiare in cinese contro la vecchia che non hai notato la mia piccola fuga verso il bagno!" lo cantilenò Ranma, mostrandogli un bicchiere ormai vuoto. Si voltò poi verso Obaba, che lo fissava con occhi sgranati. "Ora, vecchia mummia, che ne dici di parlare una lingua comprensibile a tutti e riassumere gli ultimi avvenimenti? Ce lo devi, direi."
"Sono d'accordo, fut... ehm, Ranma. Vi chiedo di sedervi tutti. E che qualcuno tenga quell'anatroccolo idrofobo, per favore" disse acida indicando la palla bianca che correva e si agitava per la stanza.
Ci pensò Akane, ridestatasi dalla catalessi in cui aveva passato tutto il momento cruciale, ad acchiapparlo e a tenerlo ben fermo.
Tutti fecero come era stato suggerito dalla matrona amazzone.
Prima di cominciare a parlare Cologne studiò i presenti: tolto di mezzo Mousse, principale portatore di conflitto, nelle altre persone vedeva solo sguardi interrogativi e spaventati. E in Shan-Pu vedeva uno strano... vuoto frammisto a un dolore profondo.
"Vi posso assicurare che i vostri visi hanno ragione: quel che Mousse ha detto è davvero tremendo. Ha giurato di non sposarsi e, visto che le azioni parlano più forte di mille frasi, credo vi siate accorti da voi a che distanze è disposto ad arrivare pur di evitarlo. Onestamente la cosa mi ha solo preso in contropiede, non mi ha preoccupata particolarmente. Sapete che sono una vecchia insensibile. Il problema è un altro: come avrete capito dalle risposte di Shan-Pu lui le ha chiesto cosa volesse fare. Quando si dice sprecare fiato. Bene, ottenuta l'ovvia risposta negativa ha minacciato di... ucciderla se io non dovessi sciogliere il nodo nuziale che, al momento, li lega indissolubilmente di fronte all'onore delle amazzoni e alle sacre leggi di Joketsuzoku".
L'atmosfera sarebbe stata meno funesta se qualcuno avesse risucchiato via ogni traccia di vita dai presenti.
"Nobile Cologne" fece Soun, immaginandosi di parlare a nome di tutti i presenti non direttamente coinvolti "voglio essere sicuro di aver capito bene: Shan-Pu e Mousse sono obbligati a sposarsi perché nel vostro villaggio ha sempre funzionato così, ma nessuno dei due ha intenzione di adempiere al dovere".
Annuì.
"Allora volevo chiederle: esiste un modo, a parte l'arrivo di un nuovo pretendente, di sciogliere il vincolo che esiste fra i due ragazzi senza per questo rovinare il vostro status di fronte alla comunità?".
In effetti... ma era una cosa quasi impossibile... e nessuno c'era mai riuscito...
Osservò i presenti, i loro volti seri in attesa di una risposta. Era qualcosa di rischioso... e c'erano troppe variabili in gioco, in quel momento. Mousse era totalmente instabile e fuori di sé. Dovevano prima di tutto riuscire a farlo rinsavire. E poi... e poi c'era Shan-Pu. Si voltò a guardare la nipotina, rannicchiata in un angolo della stanza, lontana da tutti. Non l'aveva mai vista così. E in quelle condizioni anche lei non avrebbe potuto fare nulla, si disse. "Ci sarebbe una soluzione" disse, ottenendo subito l'attenzione dei presenti, Mousse compreso. "Tuttavia..."
"Tuttavia COSA, vecchia?" disse Ranma, ormai al limite della sopportazione. Sbuffò spazientita da tanta impertinenza.
"Tuttavia al momento non è praticabile, non so nemmeno se lo sarà in futuro. E' rischiosa, e ora come ora né mia nipote, né il suo... futuro consorte sono nelle condizioni adatte ad alzare un dito" disse, mentre con un ampio gesto del braccio indicava sia la nipotina sconvolta, sia l'anatra iraconda. "Prima di poter fare qualunque cosa, ho bisogno di assicurarmi di alcune cose." disse, zompando in cima al suo bastone. "Vi prego di prendervi cura di Mousse finché non avrò nuove informazioni. Andiamo Shan-Pu".
"Ma nonna..." disse la ragazza, debolmente.
"Andiamo." concluse la vecchia, in un tono che non ammetteva repliche. Si allontanò saltellando sul suo bastone, lasciando i Tendo e i Saotome in una situazione assurda, senza niente in mano se non informazioni frammentarie e una papera cinese con istinti omicidi. Shan-Pu la seguì poco dopo, voltandosi a guardare i presenti, e soffermandosi più volte su Mousse. Quando sentì gli occhi bruciarle per via delle lacrime che minacciavano di rigarle il volto, si voltò e raggiunse la nonna più velocemente che poté.
Ranma osservò la scena in silenzio, poi si rivolse a Mousse, che stava ancora stretto tra le braccia di Akane. "E ora sentiamo Mousse, che hai intenzione di fare?".
"Ranma" disse suo padre, con un tono... noioso. "Non so dove hai appreso la nozione che le anatre sappiano parlare".
Il ragazzo si piantò una mano sulla faccia e la fece scivolare con lentezza. Evidentemente era più sconvolto dall'assurdità, e dalla pericolosità, della situazione di quanto immaginasse.
"Vado a prendere dell'acqua calda".
Tornò velocemente col bicchiere riempito sin quasi all'orlo. Si avvicinò ad Akane, che stava avendo non poche difficoltà a trattenere Mousse. La poveretta si prese anche un paio di vigorose beccate sul braccio.
"Ahia! Ehi, non avevi detto che mi stimavi? Erano bugie, per caso?" fece lei, vagamente ironica. Ma, a quanto pare, centrò un qualche bersaglio perché immediatamente l'animale smise di agitarsi e si fece appoggiare con delicatezza a terra. Akane sorrise, anche se erano state buttate lì per fare una battuta atta a stemperare la tensione le fece molto piacere che le sue parole avessero sortito un tale effetto.
"Ora ti verso l'acqua, Mousse. Al primo accenno psicotico ti scaravento contro il muro assicurandomi che non ne possa uscire. Mi sono spiegato?" ringhiò Ranma, più per precauzione che per vera ostilità.
L'altro acconsentì con la testa.
Mentre stava compiendo il gesto Ranma si fermò.
Stupido idiota! I maledetti come lui e Ryoga tornano in forma umana nudi. E lui non voleva che Akane vedesse un altro uomo nudo, men che meno un uomo che non odiava.
"Ranma?" chiesero i due padri.
"Papà, Tendo. C'è un piccolo problema logistico. Vi scoccia, e mi rivolgo anche a te Akane, se io e Mousse conduciamo il discorso in privato?".
Ci mise un po' ma alla fine li convinse.
Raccattò velocemente la tunica bianca del cinese, prese la papera per il collo e saltò giù dal balcone. Si portò dentro il dojo e lì, finalmente, lo fece tornare umano.
"Mousse, c'è un motivo se ti ho portato via da lì. Volevo chiederti una cosa a quattrocchi, prima di sentire ciò che hai intenzione di fare".
Finì di rivestirsi, poi tutte le sue attenzioni furono per Ranma. "Sono tutto orecchie Saotome. Anche se posso immaginare cosa stai per chiedermi...". Ranma lo osservò per qualche istante.
"Vuoi davvero uccidere Shan-Pu?" chiese. Diretto, senza mezzi termini, come suo solito. Non che fosse qualcosa su cui poter girare attorno. Non aggiunse altro, e si limitò ad attendere la risposta del cinese. Mousse distolse lo sguardo.
"Se vuoi la verità... l'ho pensato. Ho pensato davvero di ucciderla." disse. Ranma sgranò gli occhi, senza parlare. La serietà di Mousse in tutta quella faccenda era stata chiara fin dal principio e nessuno la metteva in discussione ma... uccidere Shan-Pu! Non si trattava più di stupide leggi cinesi, si trattava di loro due adesso. "Ero così accecato dalla rabbia che ho pensato davvero che uccidere lei o me potesse essere la soluzione" continuò il ragazzo, fissando il pavimento lucido della palestra dei Tendo. "Sono stati anni davvero difficili ed esasperanti, e vivere con quelle due è qualcosa di insopportabile!" disse, pestando un piede per terra.
"Sai, credevo che per Shan-Pu avrei potuto sopportare tutto, anche le loro angherie e tutte le prese in giro di Shan-Pu ma... mi sbagliavo. E alla fine ho... ho ceduto. E sono esploso." disse con un sorriso amaro.
"Abbiamo visto..." aggiunse cautamente Ranma, ma l'altro si limitò a guardarlo, un sorriso mesto sul volto.
"Non so cosa ho intenzione di fare, e nemmeno so che intenzioni ha la vecchia, questo posso giurartelo. Io vorrei solo... essere libero." concluse, guardando Ranma con un'espressione che quest'ultimo non gli aveva mai visto, da quando lo conosceva. Cribbio, quelle due dovevano averlo umiliato in quei mesi...
"Mousse" cominciò Ranma "perché hai sopportato tutta quella violenza? Perché non hai mai alzato la testa? Perché hai sempre ingoiato? Non saresti arrivato al punto di rottura se avessi reagito prima". Si sentiva davvero scosso di fronte alla magnitudine e alla profondità della disperazione toccata dal ragazzo cinese che, in quel momento, poteva quasi sentire vicino come un vero amico. Un amico bisognoso di aiuto e comprensione.
"Ah. La domanda regina. Perché. Ti dirò, Ranma, la risposta è banale e priva del benché minimo pathos. L'ho fatto perché amavo Shan-Pu al punto di non portare più rispetto per me stesso. Ero il suo bambolotto usa e getta. Lei e quell'altro avvoltoio di sua nonna non mi hanno mai guardato come un essere umano. Sai, a Joketsuzoku i maschi sono poco più che bestiame da tollerare con fatica. E, almeno fino a quando siamo arrivati qui a Nerima, lo credevo anch'io. Poi ho visto come, al di fuori di quel buco del nostro villaggio, le cose andassero diversamente. Ho visto quel pazzo scatenato di Kuno con le sue poesie, le sue fissazioni da samurai e l'amore malato per Akane e la te femminile. Ho visto Ryoga, l'eterno disperso, che lottava stoicamente contro il suo pessimo senso dell'orientamento e contro un rivale che non poteva, e non può, sperare di battere. E soprattutto ho visto te. Ogni tanto ho provato un pizzico di invidia nei tuoi confronti, sai? Sempre così libero, sempre così naturale, sempre così... te stesso. Un lusso che a me non è mai stato concesso. Mai. Neanche una sola volta. E nell'unica occasione in cui avrei potuto decidere per me ho preferito lasciar perdere. Bel cretino, vero?".
Appena finita la tirata non seppe trattenersi e abbracciò Ranma. Il quale, considerato il fatto che erano da soli, decise che era giusto ricambiare.
   
 
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