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Autore: robsten23    16/01/2012    12 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Ventitre

Capitolo Ventitre

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Pov Elena

 

Inizio Flashback

Ero sdraiata sul comodo letto di Damon. A dire il vero, ormai, era anche mio, ma mi piaceva considerarlo ancora solo suo, mi faceva sentire in qualche modo più felice perchè era come se concedesse solo a me di arrotolarmi tra quelle lenzuola di seta, di dormirci, di rifugiarmi quando più ne avevo bisogno.

Stavo leggendo una rivista che avevo preso dalla camera di Caroline. Era un giornale di magazine che lei seguiva mensilmente e per occupare il tempo era divertente da leggere. C’era scritto di tutto, sui problemi di coppia ai modi per risolverli, ai pettegolezzi sui vip alle notizie di moda.

In una parola c’era tutto quello che era stato il mondo superficiale di Caroline prima di diventare una vampira.

Mentre ero intenta nella lettura sentii delle risate provenire dal corridoio e non mi fu difficile capire che erano quelle di Damon e della mia amica bionda. Quando pochi secondi dopo vidi Damon entrare in camera ridendo e scuotendo il capo ebbi la conferma di aver avuto ragione.

“Nell’ultimo anno non credo di averti mai ringraziata” esordì lui.

Lo vidi appoggiare il braccio alla parete e guardarmi con la sua tipica espressione alla Damon e il suo sorriso di chi la sa lunga.

“Per cosa, scusa?” gli domandai non capendo.

“Per non avermi permesso di uccidere la Barbie”.

Restai stranita da quella risposta perché era come ammettere che le voleva bene, ma la sorpresa passò subito perché in fondo io avevo sempre

saputo che c’era qualcosa di profondo che aveva preso a legare quei due, una sorta di sentimenti quasi fraterno.

“Deduco che lo stai facendo adesso”.

“Esatto. Io quella lì la adoro, è una forza della natura” mi spiegò ancora sorridendo senza muoversi dalla sua iniziale posizione.

“Non avevo dubbi su questo”.

“No, dico davvero. È fantastica. Non credevo che l’avrei potuto dire”.

“Caroline è Caroline”.

Lo vidi e notai che scoppiò a ridere più forte stavolta avvicinandosi a me.

“Che hai da ridere tanto?” gli chiesi.

“La Barbie ha sentito cosa ho detto” mi spiegò.

“Voglio sapere esattamente cosa ha detto”.

Ero certa che qualcosa doveva aver detto conscia del fatto che sapeva che Damon l’avrebbe sentita.

“Testuale: grazie, ti voglio bene anche io Damon” mi rispose lui cercando di imitare la voce della mia amica.

“Io non parlo così” sentii la voce di lei urlare dalla sua stanza per rendere chiaro il concetto.

Io e Damon scoppiammo a ridere e nel frattempo lui si avvicinò e si sdraiò sul letto accanto a me.

“Inizio ad essere gelosa” gli dissi maliziosa scherzando riferendomi a ciò che aveva detto di Caroline.

In realtà mi faceva un sacco piacere che lui avesse detto quelle cose. Era solo un conferma a ciò che avevo sempre pensato.

Lui non mi rispose, ma si avvicinò alle mie labbra e le catturò in un bacio.

Adoravo quei momenti e me li godevo fino all’ultimo.

Damon era uscito da qualche giorno dalla cripta e non avevamo smesso un attimo di stare attaccati e di goderci il nostro amore fino alla fine.

“Cosa leggi?” mi domandò quando ci staccammo.

“Un articolo molto interessante sui metodi per far funzionare una coppia” gli risposi accentuando la parola molto interessante.

Era ovvio che stessi scherzando, ma sapevo che lui avrebbe iniziato a punzecchiarmi e io adoravo quando lo faceva.

“Di chi è quell’affare?” mi domandò alzando un sopracciglio e indicando la rivista “no, anzi non dirlo. So già di chi è e ritiro quello che ho detto sulla Barbie” concluse cercando di prendermi il giornale di mano per togliermelo.

Io riuscii a spostarlo prima che lui lo afferrasse e lo guardai dritto negli occhi.

“Che c’è che non va?” domandai cercando di restare seria e non ridergli in faccia.

“Dai Elena, non crederai davvero che uno stupido giornale ti dica come far funzionare una coppia?”

“E perché no scusa? Dice tutte cose vere”.

“Si lo immagino”.

“Amore, fiducia, sincerità. Questi gli ingredienti necessarie perché una coppia funzioni e duri nel tempo” dissi leggendo passo passo un pezzetto di quell’articolo.

“Vere o non vere, non dovresti leggere comunque queste cose”.

“E perché scusa?”

“Perché tu non fai parte di una coppia normale. Devo ricordarti che hai un fidanzato vampiro?”

“Non serve. Mi ricordo perfettamente di avere un fidanzato sexy, bellissimo, affascinante, misterioso e vampiro” gli dissi maliziosa.

Lasciai cadere a terra il giornale e mi voltai verso di lui che aveva preso a guardarmi con sguardo beffardo, soddisfatto delle mie parole.

Mi attirò a sé e io mi misi a cavalcioni su di lui e avvicinai il mio volto al suo, volto che lui prese tra le mani con una dolcezza disarmante come se fosse la cosa più fragile e importante che avesse mai toccato in tutta la sua vita.

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e poi nello stesso istante distogliemmo lo sguardo guardando ognuno le labbra dell’altro avvicinandoci sempre di più fino a colmare quella distanza con uno dei baci più roventi che in quei mesi ci eravamo scambiati.

“Amore c’è, non è vero?” gli domandai quando si staccammo, ma solo di pochi millimetri in modo da poter parlare.

“Cosa?”mi domandò non comprendendo.

“Noi due ci amiamo non è vero?”

“Incondizionatamente” mi rispose.

“Ci fidiamo l’uno nell’altra?”

Sapevo che quello che c’era scritto nella rivista erano stupidaggini, ma io credevo davvero che quelle tre caratteristiche dovevano essere presenti in un rapporto.

Damon capii il mio intento e sorrise impercettibilmente scuotendo a malapena la testa.

“Totalmente” fu la sua risposta.

“Siamo sempre stati sinceri? Intendo non c’è nessun segreto tra di noi, non è vero?” domandai infine e gli vidi cambiare espressione.

“Elena…” iniziò a dire, ma qualcuno bussò alla porta proprio in quel preciso momento.

“Damon scendi giù un attimo. Stefan ha trovato una cosa che potrebbe essere utile” disse Caroline senza nemmeno entrare conscia che ci avrebbe trovato in atteggiamenti che ben poco lasciavano all’immaginazione.

Il mio vampiro si avvicinò alle mie labbra e le baciò, poi delicatamente mi adagiò all’altra parte del letto alzandosi.

“Cosa stavi dicendo prima?” gli domandai curiosa.

“Ne parliamo appena torno. Non ci metto molto” fu la sua unica risposta prima di uscire dalla camera.

Non feci nulla per fermarlo, in fondo sapevo che se Stefan lo aveva fatto chiamare da Caroline significava che la cosa che aveva trovato poteva aiutarci nella nostra impresa volta a liberarci di Katherine.

Restai immobile sul letto a rimuginare a cosa avesse potuto volermi dire, ma presto la stanchezza si fece sentire e senza nemmeno accorgermene mi addormentai sprofondando tra le braccia di Morfeo.

Fu proprio quando presi sonno che feci un sogno stranissimo:

 

http://www.youtube.com/watch?v=kYqWHAOuz30

 

Aprii gli occhi alla velocità della luce non appena il sogno terminò e cercai di capire dove mi trovassi.

Mi sollevai leggermente dal letto sconvolta per le immagini che avevano accompagnato il mio sonno e mi accorsi di essere ancora in camera di Damon e che lui era sdraiato proprio accanto a me che mi guardava con espressione seria.

“Ho fatto un sogno stranissimo” gli dissi subito raggomitolandomi sul suo petto.

“Lo so” mi rispose comprensivo.

“Ho sognato che sei stato tu a ridarmi il ciondolo quando Elijah me l’ha strappato di dosso il giorno in cui Rose mi ha rapito, ho sognato che sei venuto in camera mia e mi hai detto…” presi a dire, ma mi interruppi rendendomi conto solo in quel momento di ciò che aveva detto Damon “come fai a sapere che ho fatto un sogno strano?” gli chiesi alzando la testa dal suo petto e osservandolo sorpresa.

“Perché sono stato io a farti fare questo sogno” mi rispose come se la cosa fosse ovvia.

“Mi sono persa. Credo che tu mi debba delle spiegazioni”.

Mi misi a sedere sul letto incrociando le gambe e fissandolo negli occhi. Lui si alzò leggermente dal letto appoggiando le spalle allo schienale e poi prese a parlare.

“Poco fa, prima che Caroline venisse e chiamarmi mi hai chiesto se c’erano segreti tra di noi. Beh, quello che hai appena visto nel tuo sogno, è l’unico segreto che avevo nei tuoi confronti e preferivo farti rivivere la cosa piuttosto che parlartene io”.

“Che stai dicendo?”

“Non era un sogno Elena, quello che hai visto l’hai vissuto davvero solo che non te lo ricordi”.

“Mi stai dicendo che…” privai a dire, ma lui mi interruppe.

“Si, ti sto dicendo che ti ho soggiogata. È successo una sola volta, te lo giuro, ma l’ho fatto” mi disse e nei suoi occhi potei vedere tutta la tristezza nel confessarmi quelle parole.

“Perché? Dimmi perché l’hai fatto”.

Non ero arrabbiata con lui per quello che avevo scoperto, ero solo curiosa si capire le sue ragioni.

Con ogni probabilità se lo avessi saputo prima sarei andata su tutte le furie, ma adesso no, adesso era diverso.

“Perché ho fatto cosa? Perché ti ho rivelato di amarti, perché te l’ho fatto dimenticare o perché te lo sto dicendo adesso?” mi domandò lui.

“Perché me l’hai detto se avevi intenzione di farmelo dimenticare?”

“Quando ho capito di amarti avevo solo due possibilità: rivelarti tutto e perdere la tua amicizia perché sapevo che non saresti più riuscita ad essere naturale con me oppure nasconderti i miei sentimenti e restare ancorato alla tua amicizia. Tra le due opzioni ho scelto la seconda perché era ovvio che io non potevo perderti, ma allo stesso tempo avevo bisogno di rivelare i miei sentimenti a voce alta perché non potevo tenermi tutto dentro e potevo farlo solo con te. Così ti ho detto tutto e poi ti ho fatto dimenticare ogni cosa” mi spiegò.

“Non ne avevi il diritto. Se tu non mi avesse soggiogata forse sarebbe…”

“Cosa Elena? Forse sarebbero cambiate le cose? Forse ti saresti accorta di amarmi prima? No, non sarebbe successo e non doveva succedere. Allora non ti meritavo ancora, allora era Stefan la persona giusta per te e, forse, lo è tutt’ora” mi disse triste in volto.

“Come hai fatto a tenertelo dentro per tutto questo tempo?” gli domandai.

“Nessun momento mi sembrava quello giusto per dirtelo e prima che ci mettessimo insieme non avevo nessuna intenzione di rivelartelo”.

“Perché?”

“Perché era un peso che dovevo portare da solo, era un peso che dovevo risparmiarti di portare”.

“Il tuo amore non sarebbe stato un peso” gli feci notare.

“Non lo sarebbe stato adesso che mi ami anche tu, ma prima fidati che lo sarebbe stato eccome”.

“Promettimi che non succederà più, promettimi che non ci saranno più segreti”.

“Te lo prometto”.

“In fondo al cuore ho sempre saputo che mi amavi, ma pensarlo e vederlo è un’altra cosa. Stasera mi hai donato il regalo più bello del mondo, mi hai regalato un momento straordinario. E credimi la tua è stata la dichiarazione più bella di sempre” gli dissi avvicinandomi di nuovo a lui e baciandolo con tutto l’amore che avevo.

“Ti amo Elena ed è questo che devi ricordarti sempre, qualunque cosa accada”.

“Ti amo anche io Damon e ti amerò sempre. Scusami solo di essermene resa conto tardi, scusami di averti fatto soffrire così tanto in passato” gli sussurrai.

Solo nel rivedere quel momento, quel ricordo mi resi conto di quanto davvero lo avessi fatto soffrire. In quel suo sguardo, in quella sua lacrima solitaria c’era tutta la sofferenza che gli avevo arrecato e non mi sarei mai maledetta abbastanza per questo.

“Credo di conoscere un modo per farti perdonare” mi sussurrò malizioso al mio orecchio prima di lasciargli un bacio che di casto non aveva nulla.

Un gemito fuoriuscii dalle mie labbra e lui prese a baciarmi con foga il collo e poi una guancia prima di avvicinarsi pericolosamente alle mie labbra e fu allora che non ci vidi più e la razionalità fece un viaggio di sola andata in una destinazione sconosciuta.

Ci amammo per tutta la notte, non sembravamo mai sazi e quando alla fine sfiniti ci adagiammo al letto ebbi la conferma che in quella stanza, in quel letto c’era tutto quello che avevo sempre voluto, tutto ciò che mi sarebbe bastato per vivere bene.

Mi resi conto che a volte la vita ci da la possibilità di incontrare l’amore, quello vero, ma noi non siamo pronti per amare. Sofferenti ed abbattuti da troppi dolori e delusioni passate, lo lasciamo andare e io avevo rischiato di fare la stessa cosa. Non avevo mai ammesso in passato di amare Damon nemmeno con me stessa perché avevo paura, paura che lui diventasse il centro del mio tutto e avevo ragione perché lui adesso era davvero il centro di tutto, il fulcro della mia vita, ma quello che non potevo sapere prima era che ero felice che così fosse, ero felice di questo perché la cosa più bella nell’amore era amare e lasciarsi amare senza paure e io adesso non avevo più paura.

Fine Flashback

 

Ricordavo perfettamente quel giorno. Damon era uscito dalla cripta un paio di giorni prima e in quei momenti credevamo che tutta quella assurda situazione si sarebbe risolta al meglio. Katherine era nella cripta e non appena avremmo trovato il modo di spezzare l’incantesimo che ci teneva unite l’avremmo uccisa tornando ad essere felici e spensierati come non ci era ancora mai stato concesso.

E invece? Invece tutto era andato storto. Tutto era caduto in rovina.

Damon era morto.

Era passato un mese e mai trentuno giorni mi era sembrati tanto lunghi.

Quattro intere settimane trascorse nel buio più assoluto.

Erano trascorse 744 ore da quando il mio cuore aveva smesso di battere,  46440 secondi da quando la mia vita sembrava essere sparita insieme a quelle cenere che il vento soffiando aveva portato via con sé.

Cosa mi restava? Niente se non un anello, ma non un anello qualsiasi, il suo anello e quella “D” incisa sopra ne era la conferma.

Quante volte negli ultimi due mesi mi ero soffermata a guardare le sue mani e giocherellare con le dita, quante volte appoggiata al suo petto mi divertivo a girare e girare quell’anello nel suo dito mentre lui mi guardava come se al mondo non esistesse nient’altro se non io.

Un mese in cui non avevo fatto altro che cercare di andare avanti con la mia vita, non avevo fatto altro che cercare di apparire forte dicendo e gridando a tutti di stare bene quando, invece, dentro di me mi sentivo morire.

Ero rimasta a vivere a casa Salvatore, del resto quella era al momento l’unica abitazione che sentivo mia, in quanto l’unica che mi tenesse legata al ricordo di Damon.

Mi alzavo tutte le mattine alla stessa ora, mi infilavo sotto la doccia strofinando il mio viso per nascondere le traccia del pianto, mi vestivo, andavo a scuola cercando di mascherare con tutti il mio stare male. Ascoltavo le lezioni senza prestare nessuna attenzione alle parole dei professori, ma limitandomi a riempire pagine e pagine con la scritta “Damon” accompagnata da cuoricini come facevano le ragazzine alla loro prima cotta, poi mi dirigevo a mensa quando me ne ricordavo e poi tornavo a casa cercando di farmi vedere normale. Mi chiudevo in camera e restavo lì tutto il pomeriggio, poi scendevo a cena perché non volevo che nessuno si preoccupasse e subito dopo mi andavo a richiudere in stanza trascorrendo lì tutta la serata e la nottata per poi svegliarmi al mattino e iniziare tutta quello teatrino daccapo.

Piangevo, mi disperavo e ricordavo. Solo questo riuscivo a ricordare di quel lungo ed eterno mese passato senza Damon, tutto il resto era tabù.

Non riuscivo a ricordare nient’altro. Facevo qualcosa e il minuto dopo me ne ero già dimenticata.

Non sapevo cosa fare, cosa dire, come comportarmi, solo di una cosa ero certa: ricordare era vietato, dimenticare mi faceva paura.

“Elena perché non vieni di là con noi?” mi disse Caroline entrando in cucina con sguardo addolorato.

Nell’ultimo mese la mia amica mi era stata molto vicino e lo stesso aveva fatto con Stefan. Era nato un bel rapporto tra loro, decisamente più profondo rispetto a prima e dentro di me speravo che potesse nascere qualcosa tra loro.

In fondo insieme era perfetti, si completavano quasi e lei era al momento l’unica che poteva far tornare il sorriso a Stefan, l’unica che poteva consolarlo.

Anche Damon, se fosse stato ancora vivo, sarebbe stato d’accordo con me, ne ero certa.

“No Caroline grazie. Sono scesa solo per prendere dell’acqua. Ho mal di testa preferisco salire in camera a fare una dormita” le risposi.

“Possiamo parlare un attimo?” mi domandò avvicinandosi dolcemente.

“Sto bene, davvero” le dissi.

“Non volevo sapere questo. Chiederti come stai è la domanda più stupida che ti possano fare. Lo so che stai da schifo, io ti conosco e so che non ti passerà mai. Voglio solo che tu sappia che io sono qui e ci sarò sempre”.

“Lo so Caroline, lo so”.

“Elena voglio che tu ricordi una cosa: la morte di un individuo non esiste perché la morte è una cosa universale. Anche se non hanno voce i morti vivono comunque. Damon ci sarà sempre, sarà sempre qui con noi, con te per sempre”.

Avrei voluto dirgli che volevo che quel sempre durasse il meno possibile perché la mia vita senza quella di Damon non aveva senso, ma non potevo dirlo, l’avrei fatta preoccupare troppo.

“Lo so Caroline” ripetei.

Era così che funzionava. Loro parlavano cercando di starmi accanto e io ripetevo solo “sto bene” oppure “lo so” abbassando la testa.

“La smetti di ripeterlo? Non hai fatto altro in tutto questo mese”.

“Cosa ti vuoi sentir dire Caroline?” le domandai.

“Magari quello che senti davvero dentro. Credo ti aiuterebbe”.

“Cosa devo dirti, eh? La persona che amavo sopra ogni cosa è morta e tutto il resto per me può finire. Questa messa in scena del mondo che gira può terminare, possono anche smontare, portare via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possono spegnere questa luce bellissima del sole che mi piace tanto, ma tanto” presi a dire alzando leggermente il tono di voce, ma mantenendo la calma “lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piaceva lui illuminato dalla luce del sole. Possono portare via tutto, questa casa, questo tavolo, questo tappeto, queste colonne, la sabbia, il vento, gli animali, la grandine, le 7 del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il mare, qualunque cosa. Non mi serve a niente il mondo e tutto ciò che c’è dentro se non posso condividerlo con Damon. Riesci a capirlo Caroline? Riesci a capire cosa provo, come mi sento?” conclusi prendendo un bicchier d’acqua e uscendo dalla cucina in preda alle lacrime.

Raggiunsi la camera di corsa e mi buttai sul letto affondando il viso sul cuscino che profumava ancora di Damon, anche se, ormai, il suo odore iniziava a scomparire sempre di più.

Dopo qualche secondo mi misi a pancia in su e osservai il soffitto iniziando a giocherellare con l’anello di Damon che avevo legato ad una catenina che da quel giorno portavo sempre al collo. Era un modo per sentirlo sempre vicino a me.

Restai chiusa lì a piangere per gran parte del pomeriggio, poi mi alzai e andai diretta in bagno a farmi una doccia. Quando uscii mi infilai una camicia di Damon e tornai in camera, ma quasi caddi a terra inciampando su un libro che era caduto a terra, o meglio che avevo fatto cadere a terra durante i miei momenti di schizofrenia, quei momenti in cui il dolore era troppo forte e allora buttavo a terra tutto.

Mi abbassai e lo presi appoggiandolo alla scrivania, ma poi me ne pentii e decisi di sistemarlo nella libreria in cui Damon riponeva accuratamente tutti i libri. Ricordavo ancora quanto fossi rimasta sbalordita dallo scoprire che fosse un amante della lettura visto che non credevo che fosse possibile.

Lo posizionai in mezzo agli altri, ma quando stavo per allontanarmi un libro in particolare attirò la mia attenzione: “Via col Vento”.

Sapevo che quello era uno dei libri preferiti di Damon, lo avevo scoperto con sorpresa, ma con un sorriso smagliante perché quella piccola scoperta mi faceva vedere lui con occhi diversi.

Lo aprii, nonostante sapessi che fosse sbagliato. Damon non mi aveva mai permesso di usare quel libro. Quando gli avevo detto che volevo leggerlo, ricordavo perfettamente che aveva preso quello della biblioteca del salone e me lo aveva dato, ma quello della sua camera non mi aveva mai permesso di prenderlo.

Ormai, non aveva più importanza. Lo aprii e lo sfogliai distrattamente accorgendomi che alcune parti, alcune frasi erano evidenziate:

"Ma di una cosa sono certo: che vi amo Rossella. A dispetto vostro e mio, a dispetto dello stupido mondo che ci crolla intorno, vi amo” .

"Voi non siete un gentiluomo" ."E voi non siete una signora. Non è un titolo di demerito: le signore non mi hanno mai interessato".

"Aprite gli occhi e guardatemi. No, non vi bacerò neanche, benché ne abbiate bisogno. È questo il guaio: dovreste essere baciata, e spesso, e da un esperto".

Mi scappò un sorriso nel vedere quella frase sottolineata perché quelle parole mi ricordavano lui e la sua finta o per meglio dire inesistente modestia. Mi resi conto che forse era questo il motivo per cui non mi aveva mai permesso di prendere quel libro, perché dentro aveva racchiuso un po’ si se stesso.

 

"Ne ho abbastanza di tutto. Cerco la pace. Vedrò se la vita può darmi ancora un po' di serenità e di dolcezza" .

No, la vita non gli aveva dato né serenità, né dolcezza, ma gli aveva tolto tutto non appena queste due cose si erano affacciate a lui. Ricordavo perfettamente le parole che mi disse in un momento di lucidità quello stesso giorno che Katherine lo aveva strappato alla vita: “voglio trovare la pace”. L’aveva trovata? Era riuscito a trovarla adesso che non camminava più su questa terra?

Le lacrime ripresero a scendere copiose e nulla di quello che potevo fare sembravano capaci di placarle.

 

"E' un soldato del Sud che vi ama, Rossella, che vuole stingervi tra le sue braccia, che vuol portare con sé il ricordo dei vostri baci. Non mi importa che mi amiate: manderete un soldato incontro alla morte con un dolce ricordo. Rossella , baciami. Baciami ora!"

Cercai di immaginarlo mentre leggeva e sottolineava quelle parole, ma non ci riuscivo, era come se non mi fosse concesso pensarlo così intimamente.

In un momento di ira gettai il libro lontano da me e solo in quel momento mi resi conto che da questo cadde un foglio.

Mi avvicinai e lo presi. Era piegato a metà e con una calligrafia che riconoscevo perfettamente essere quella di Damon notai che c’era scritta una data: 17 Gennaio 2011.

Leggere ciò mi fece subito comprendere che quella lettera fosse stata scritta dopo che Damon era stato morso.

Lo aprii e riconobbi subito la sua perfetta calligrafia. Una parte di me non voleva leggere per paura di quello che ci avrei potuto trovare, l’altra parte, invece, non riuscii a resistere all’impulso e così dopo un respiro profondo presi a leggere:

 

Amore mio,

non ti ho mai chiamata così e solo ora me ne pento, adesso che so che con ogni probabilità non avrò più la possibilità di farlo. Sono sgattaiolato fuori dal letto non appena hai preso sonno, sentivo il bisogno di scrivere anche se non so spiegarmi perché. Stefan lo fa sempre quando sta male o quando è felice e anche tu lo fai. Mi sono sempre chiesto perché, ma adesso lo capisco da solo. Un foglio di carta è bianco e solo attraverso le nostre parole si può colorare, si colora dei nostri pensieri, dei nostri stati d’animo, dei nostri sentimenti. E così eccomi qui a scrivere per la prima e ultima volta nella mia lunga esistenza.

Ho creduto che mai sarei stato felice, che la mia esistenza non avrebbe goduto della felicità, eppure mi sbagliavo e me ne sono accorto quando quel giorno di quasi un anno e mezzo fa ho incontrato i tuoi occhi nel corridoio di questa casa. “È identica a Katherine”. Questa è stato il mio primo pensiero, ma poi ti ho osservato bene, mentre goffamente cercavi di spiegarmi che eri entrata perché avevi trovato la porta aperta, ti ho osservato e ti ho trovata così dannatamente diversa da lei.

I tuoi occhi sono più luminosi e brillanti, il tuo sorriso più semplice e puro, i tuoi lineamenti più perfetti, la tua fronte più piccola, le tue labbra più carnose, il tuo profumo più intenso, la tua pelle più delicata.

Io non sono un eroe Elena, non lo sono mai stato e mai lo sarò. Sono solo un uomo che si è innamorato della donna sbagliata e che a causa sua ha perso la vita, sono solo un uomo che è stato costretto a diventare un mostro quando l’unica cosa che voleva era lasciarsi raggiungere dalla morte, sono un uomo che si è ritrovato nel corpo di un mostro e non è stato in grado di lottare per non esserlo, che si è semplicemente lasciato andare a ciò che era diventato.

Ho ucciso Elena, ho ucciso tanto, troppo. Ho giocato con la vita di molte persone, le ho usate, bevuto il loro sangue, prosciugate, incurante dei loro occhi supplichevoli, dei loro occhi che mi imploravano di lasciarle andare. E mi divertivo Elena, mi divertivo come non credevo avrei mai potuto fare. Mi avevano privato di tutto nella mia vita e io volevo privare di tutto anche gli altri.

Non sono riuscito mai a combattere la mia natura, per me non c’è stata nessuna Lexie che mi indicasse la strada maestra come è successo a Stefan e, forse è anche per questo che non c’ho pensato due volte quando ho deciso di ucciderla per proteggere il segreto mio e di Stefan. Lei aveva dato una possibilità a mio fratello, non a me. Lui era e sarebbe stato il migliore tra i due anche da vampiro e tu, tu avresti scelto sempre lui perché si, già da allora iniziavo a provare qualcosa per te.

Ho cercato di non farti preoccupare stasera, ma so benissimo cosa succederà, farò la fine di Rose. Il morso è ancora piccolo, ma inizia a bruciare e a dare fastidio, fra qualche ora, diverrà grosso e insopportabile ed è per questo che mi sono messo a scrivere adesso.

So che non troverai mai questa lettera perché non aprirai mai “Via col Vento”. Ti ho sempre impedito di farlo e so che sei una persona leale, quindi posso scrivere tutto ciò che voglio ed è per questo che voglio confidarti un segreto, un segreto che ho confidato solo ad una ragazza prima di ucciderla.

Da quando sono diventato ciò che sono io mi sono perso a livello esistenziale. Non voglio guai, ma tutto quello che ho sono guai. Ho un segreto, uno bello grosso, ma a che servirebbe, ormai rivelartelo? Non cambierà di certo le cose, non mi farà diventare buono, non mi farà di certo adottare un cucciolo. Non posso essere quello che gli altri vogliono che io sia, quello che tu vuoi che io sia. Quello che sono è questo, un mostro. Io non sono umano Elena e mi manca, mi manca più di ogni altra cosa al mondo. Questo è il mio segreto, ma c'è un limite al dolore che un uomo può sopportare e io credevo di averlo raggiunto, poi, invece, ti ho sentito pronunciare quelle due parole che mai avrei creduto di udire.

Hai idea di quello che provato quando mi hai detto di amarmi? Hai idea di come mi sia sentito finalmente in pace e completo?

La persona che ero, il mostro che ero prima di conoscerti vorrebbe non essere tornato in questa città, vorrebbe non doversi trovare adesso con la consapevolezza di avere, ormai, il destino segnato, ma il Damon che tu hai fatto uscire fuori, quel Damon che per troppo tempo è rimasto sopito dentro di me non può che essere contento di essere arrivato fin qui, di essere arrivato ad un passo dalla morte perché adesso so che non mi importa di morire, non mi importa perché questo percorso mi ha condotto a te, al tuo amore.

Voglio dirti grazie Elena, grazie per aver tirato fuori la mia umanità, quell’umanità che tu e Stefan avete sempre visto in me, ma che io non credevo di possedere più, grazie per avermi amato come nessuno aveva mai fatto, grazie per i tuoi sorrisi, le tue occhiatacce, le tue mani strette alle mie, grazie per i tuoi occhi nei miei, per i tuoi baci, per i tuoi abbracci, grazie di essermi stata accanto anche quando non me lo meritavo, grazie per avermi perdonato errori intollerabili, grazie per il tuo sostegno, per il tuo amore e per la felicità che hai saputo donarmi anche se per poco tempo, grazie perché mi hai riempito d’amore.

Non ho mai avuto paura della morte perché la mia vita era vuota e senza significato, poi sei arrivata tu e tutto è cambiato. Adesso devo ammetterlo: è difficile accettare di dover morire proprio ora che avevo trovato la mia isola felice.

Mi ero abituato ad averti accanto, mi ero abituato al tuo odore, alle nostre litigate e poi ai nostri travolgenti momenti d’amore, a tutti i tuoi piccoli gesti. Il mio cuore aveva disegnato il tuo nome con il sangue e nemmeno la morte riuscirà a cancellarlo.

Me ne vado Elena, morirò, ma non ho rimpianti, nessuno. Avrei solo voluto dimostrarti di più, avrei solo voluto che tu capissi realmente quanto tutta la mia vita dipendesse dalla tua, quanto io abbia bisogna di te. Avrei voluto dimostrarti che da quando ti conosco ti vedo in ogni cosa bella che mi colpisce gli occhi, avrei voluto dirti che sei un brivido che mi percorre da mattina a sera, che con te per la prima volta ho desiderato di scoprire davvero il mondo solo per poterlo raccontare, vorrei dirti che mi sono ridotto ad avere un disperato e costante bisogno di te, una sete assurda dei tuoi baci, ma soprattutto avrei voluto che tu capissi lo sgomento di aver vissuto senza di te per così tanto tempo e al contempo avrei voluto celarti la paura che fino a qualche istante fa mi attanagliava lo stomaco nel timore di vivere i prossimi anni senza più averti.

So di non poter morire sapendo che tu mi odi, ma non posso essere egoista con te, ed è per questo che quando aprirai gli occhi dovrò recitare come ho sempre saputo fare.

Ti dirò cose assurde e spero che tu mi creda. Devo dimostrarti di essere un mostro, preferisco vederti soffrire adesso che dopo, perché so che l’odio, la rabbia e il rancore verso di me ti aiuteranno a superare la mia perdita e a non soffrire troppo.

Non voglio che la mia sia un’altra tomba sulla quale devi piangere, non posso permetterlo.

Spero solo che le cose che dirò o che farò non scalfiranno la tua anima.

Prima di andare via vorrei che tu mi facessi una promessa, ma non posso fartela fare perché mi guarderesti e diresti che sono sempre il solito, diresti che dopo tutto quello che mi hai dimostrato io dubito ancora del tuo amore per me, ma qui, in questa lettera che tu non leggerai mai voglio farlo.

Vorrei che mi promettessi di donare a qualcun altro in futuro tutto l’amore che hai dentro, donalo, senza avidità e senza rimpianti o sensi di colpa, donalo a qualcuno che saprà apprezzarti in modo autentico e puro come ho fatto io.

Resta quella che sei amore mio, non cambiare e non permettere che nessuno ti cambi, mai, hai capito? Cerca di essere sempre te stessa e scegli, non farti scegliere.

Una volta da qualche parte ho letto che l’incontro di due persone è come il contatto di due sostanze: se si scatena una reazione entrambe vengono trasformate. Tra noi due è successo. Tu mi hai totalmente trasformato e non te ne sarò mai grato abbastanza, ma con presunzione credo di averti trasformata anche io in qualche modo, credo di averti resa più determinata e per certi versi anche un po’ più egoista, ma credo che nel tuo caso fosse utile. Hai sempre pensato solo agli altri e poco a te stessa e questo non sempre è un bene.

Vivi amore mio, vivi anche quando non ci sarò più, vivi e dimostra agli altri quanto forte tu sia. Ti amo Elena, ti ho amata dal primo momento.

Damon... 

 

Quando terminai di leggere mi resi conto di trovarmi in ginocchio con quel foglio tra le mani completamente bagnato dalle lacrime copiose che scendevano dai miei occhi.

Era un Damon diverso quello della lettera, era il Damon che era diventato adesso, era il Damon che c’era sempre stato dentro di lui, ma che non riusciva a uscire fuori e mi rendeva orgogliosa sapere che ero stata io a riuscire in questa impresa titanica.

Ma a che pro tutto questo? A che pro farlo tornare ad essere la persona che era se questa era la fine che aveva fatto?

No, non riuscivo ad accettarlo, non potevo accettare che fosse morto davvero, non lui, non l’unico amore della mia esistenza.

Cacciai un urlo fortissimo e mi accasciai a terra in posizione fetale iniziando ad urlare il nome di Damon come fossi una pazza uscita da un manicomio.

In pochi secondi sentii la porta della stanza aprirsi e riconobbi i passi felpati di Stefan.

Non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi a me e stringermi tra le sue braccia.

“Voglio Damon, Stefan, ti prego, portami da Damon” iniziai ad imprecare conscia che, ormai, la pazzia stava davvero colpendo ogni fibra della mia mente.

“Elena calmati per favore” mi implorò lui con sguardo supplichevole.

“Sono stanca di fingere. È un mese che lo faccio. Io voglio solo Damon, non riesco più a concepire la mia vita senza di lui. Questo non è vivere, lo capisci? È sopravvivere e sono stanca di farlo” gli urlai staccandomi da lui e guardandolo negli occhi.

“Damon non vorrebbe che tu ti facessi così male”.

“Non sarebbe dovuto morire allora”.

“Non è colpa sua, non è colpa di nessuno”.

“Si invece. È colpa mia. Avreste dovuto lasciare che Katherine mi uccidesse, invece no. Voi dovete sempre complicare tutto, dovete sempre mettere me prima degli altri”.

“Noi…noi ti vogliamo bene” mi disse lui colpito dalle mie parole dure.

“E perché i vostri sentimenti contano sempre più dei miei? Voi proteggete me perché mi volete bene e il bene che voglio io a voi? Quello non conta?” iniziai a urlare in preda alla rabbia.

Mi ero tenuta dentro tutto quel dolore per un intero mese e adesso non riuscivo più ad andare avanti.

“Elena calmati, per favore. Risolveremo tutto, vedrai” mi disse cercando di avvicinarsi, ma lo respinsi.

“Risolveremo tutto?” urlai in preda alle lacrime “sei in grado di riportarlo in vita?” domandai urlando sempre di più.

“Elena…” provò a calmarmi lui.

“Ti ho chiesto se sei in grado di riportarlo in vita. Rispondimi”.

“Io…Elena sai che non è possibile”.

“Bene, allora smettila di dire che risolveremo tutto e vattene”.

Stefan abbassò lo sguardo colpito dalle mie parole e si diresse verso la porta pronto ad uscire, ma solo allora mi resi conto di esserla presa con lui che non c’entrava nulla, con lui che tra tutti meglio capiva come mi sentivo.

“Mi dispiace Stefan, scusa” gli dissi correndogli incontro e abbracciandolo stringendolo forte a me.

“No, scusami tu, non dovevo dirti che avremmo sistemato tutto. Non si sistemerà nulla” mi disse mentre le lacrime presero ad uscire anche dai suoi occhi.

Per la prima volta lo vedevo debole anche davanti ai miei occhi. Come me anche lui in quell’ultimo mese si era mostrato forte quando dentro stava morendo. Noi due avevamo molto più in comune di chiunque altro.

“Giuro che la ucciderò Elena, te lo giuro” mi disse stringendomi forte.

“Ucciderla ci restituirà forse Damon? Stefan basta, smettila di tormentarti, smettila di cercarla. Non è della vendetta che abbiamo bisogno” riuscii a dirgli senza poter aggiungere altro.

Lui non disse nulla, si limitò solo a stringermi a se e per un momento tra le sue braccia riuscii a sorridere di nuovo, ma fu solo un attimo, giusto quella frazione di secondo che mi fece immaginare di stringere delle altre braccia, di annusare un altro odore.

La verità era che in qualunque persona avrei abbracciato, in qualunque persona avrei avuto accanto

ci avrei sempre visto Damon, ma Damon non c’era, Damon era morto e prima l’avrei accettato prima potevo sperare di risalire da quel tunnel buio in cui ero caduta.

 

SPAZIO AUTRICE:

Lo so che sono in tremendo ritardo. Quasi sette mese di ritardo, praticamente metà anno, ma non sono riuscita a postare prima a causa di vari impegni che non mi hanno permesso di concludere questa storia.

Adesso per fortuna l’ho fatto. Ho scritto la parola fine e adesso che la storia è davvero finita ho deciso di postare i restanti capitoli che vi avviso già non saranno molti, anzi tutto il contrario.

Siamo decisamente in dirittura d’arrivo, manca un altro capitolo e poi l’epilogo.

Spero che chi seguiva la mia storia la riprenderà, ma non posso giudicare tutti coloro che non lo faranno visto che sono imperdonabile.

Ringrazio comunque tutti quelli che decideranno di leggerla e scoprirne il finale.

Posterò il prossimo capitolo tra pochissimi giorni.

Come sempre vi lascio un piccolo pezzettino come spoiler del nuovo capitolo:

 

“L’abbiamo trovata” mi rispose Stefan.

“Chi?” domandai non capendo.

“Katherine” mi spiegò Caroline.

A quel punto distolsi lo sguardo dal soffitto e presi a guardare Stefan.

“Che intenzioni hai?”

“Lo sai benissimo”.

“Che sei venuto a fare qui, allora?” domandai non capendo perché venisse da me a raccontarmi la cosa.

“Voglio sapere…” provò a dire, ma lo interruppi.

“Sai benissimo come la penso e no, non ho cambiato idea. Anche se vai lì e la uccidi non riavrò…non riavremo Damon” dissi riprendendo a guardare il soffitto.

 





LEGGETE:

Ho iniziato a scrivere una storia nuova su Twilight. La trama è questa:

“Bella è una ragazza come tante altre, con una vita normale. La morte di Mike le ha fatto perdere la fiducia nell’altro sesso, le ha fatto credere che affezionarsi ed aprirsi a qualcuno risulta essere terribilmente sbagliato e spesso doloroso. Ma poi arriva Edward, un volto conosciuto, un pilota di moto, ma un ragazzo normale che non si è fatto contaminare dalla notorietà. Lei non si fida, non vuole aprirsi, lui non si arrende perché lei è diversa, gli basta guardarla per capire che lei è quella giusta, perché quando lei sorride tutto diventa migliore. Una storia semplice che pubblico senza troppe pretese, ma con la consapevolezza che è molto importante per me. La dedico a tutte quelle persone che coltivano una passione e che lottano per portarla avanti, a quelli che sognano l’amore, ma soprattutto a tutti coloro che in seguito ad una delusione credono che non riusciranno più ad aprirsi con qualcuno, che non riusciranno mai più ad amare. Leggetela se vi ho incuriosito perché ricordate che “nel momento in cui ci convinciamo che non riusciremmo più ad affezionarci a nessuno, beh, in quel momento arriva quel nessuno”.”

Se vi va di leggerla vi lascio il link qui sotto:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=905995&i=1

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

  
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