Capitolo
Ventitre
u
Pov Elena
Inizio Flashback
Ero sdraiata sul comodo
letto di Damon. A dire il vero, ormai, era anche mio, ma mi piaceva
considerarlo ancora solo suo, mi faceva sentire in qualche modo più felice
perchè era come se concedesse solo a me di arrotolarmi tra quelle lenzuola di
seta, di dormirci, di rifugiarmi quando più ne avevo bisogno.
Stavo leggendo una rivista
che avevo preso dalla camera di Caroline. Era un giornale di magazine che lei
seguiva mensilmente e per occupare il tempo era divertente da leggere. C’era
scritto di tutto, sui problemi di coppia ai modi per risolverli, ai
pettegolezzi sui vip alle notizie di moda.
In una parola c’era tutto
quello che era stato il mondo superficiale di Caroline prima di diventare una
vampira.
Mentre ero intenta nella
lettura sentii delle risate provenire dal corridoio e non mi fu difficile
capire che erano quelle di Damon e della mia amica bionda. Quando pochi secondi
dopo vidi Damon entrare in camera ridendo e scuotendo il capo ebbi la conferma
di aver avuto ragione.
“Nell’ultimo anno non
credo di averti mai ringraziata” esordì lui.
Lo vidi appoggiare il
braccio alla parete e guardarmi con la sua tipica espressione alla Damon e il
suo sorriso di chi la sa lunga.
“Per cosa, scusa?” gli
domandai non capendo.
“Per non avermi permesso
di uccidere la Barbie”.
Restai stranita da quella
risposta perché era come ammettere che le voleva bene, ma la sorpresa passò
subito perché in fondo io avevo sempre
saputo che c’era qualcosa
di profondo che aveva preso a legare quei due, una sorta di sentimenti quasi
fraterno.
“Deduco che lo stai
facendo adesso”.
“Esatto. Io quella lì la
adoro, è una forza della natura” mi spiegò ancora sorridendo senza muoversi
dalla sua iniziale posizione.
“Non avevo dubbi su
questo”.
“No, dico davvero. È
fantastica. Non credevo che l’avrei potuto dire”.
“Caroline è Caroline”.
Lo vidi e notai che
scoppiò a ridere più forte stavolta avvicinandosi a me.
“Che hai da ridere tanto?”
gli chiesi.
“La Barbie ha sentito cosa
ho detto” mi spiegò.
“Voglio sapere esattamente
cosa ha detto”.
Ero certa che qualcosa
doveva aver detto conscia del fatto che sapeva che Damon l’avrebbe sentita.
“Testuale: grazie, ti
voglio bene anche io Damon” mi rispose lui cercando di imitare la voce della
mia amica.
“Io non parlo così” sentii
la voce di lei urlare dalla sua stanza per rendere chiaro il concetto.
Io e Damon scoppiammo a
ridere e nel frattempo lui si avvicinò e si sdraiò sul letto accanto a me.
“Inizio ad essere gelosa”
gli dissi maliziosa scherzando riferendomi a ciò che aveva detto di Caroline.
In realtà mi faceva un
sacco piacere che lui avesse detto quelle cose. Era solo un conferma a ciò che
avevo sempre pensato.
Lui non mi rispose, ma si
avvicinò alle mie labbra e le catturò in un bacio.
Adoravo quei momenti e me
li godevo fino all’ultimo.
Damon era uscito da
qualche giorno dalla cripta e non avevamo smesso un attimo di stare attaccati e
di goderci il nostro amore fino alla fine.
“Cosa leggi?” mi domandò quando
ci staccammo.
“Un articolo molto
interessante sui metodi per far funzionare una coppia” gli risposi accentuando
la parola molto interessante.
Era ovvio che stessi
scherzando, ma sapevo che lui avrebbe iniziato a punzecchiarmi e io adoravo
quando lo faceva.
“Di chi è quell’affare?”
mi domandò alzando un sopracciglio e indicando la rivista “no, anzi non dirlo.
So già di chi è e ritiro quello che ho detto sulla Barbie” concluse cercando di
prendermi il giornale di mano per togliermelo.
Io riuscii a spostarlo
prima che lui lo afferrasse e lo guardai dritto negli occhi.
“Che c’è che non va?”
domandai cercando di restare seria e non ridergli in faccia.
“Dai Elena, non crederai
davvero che uno stupido giornale ti dica come far funzionare una coppia?”
“E perché no scusa? Dice
tutte cose vere”.
“Si lo immagino”.
“Amore, fiducia,
sincerità. Questi gli ingredienti necessarie perché una coppia funzioni e duri
nel tempo” dissi leggendo passo passo un pezzetto di
quell’articolo.
“Vere o non vere, non
dovresti leggere comunque queste cose”.
“E perché scusa?”
“Perché tu non fai parte
di una coppia normale. Devo ricordarti che hai un fidanzato vampiro?”
“Non serve. Mi ricordo
perfettamente di avere un fidanzato sexy, bellissimo, affascinante, misterioso
e vampiro” gli dissi maliziosa.
Lasciai cadere a terra il
giornale e mi voltai verso di lui che aveva preso a guardarmi con sguardo
beffardo, soddisfatto delle mie parole.
Mi attirò a sé e io mi
misi a cavalcioni su di lui e avvicinai il mio volto al suo, volto che lui prese
tra le mani con una dolcezza disarmante come se fosse la cosa più fragile e
importante che avesse mai toccato in tutta la sua vita.
Ci guardammo negli occhi
per qualche secondo e poi nello stesso istante distogliemmo lo sguardo
guardando ognuno le labbra dell’altro avvicinandoci sempre di più fino a
colmare quella distanza con uno dei baci più roventi che in quei mesi ci
eravamo scambiati.
“Amore c’è, non è vero?”
gli domandai quando si staccammo, ma solo di pochi millimetri in modo da poter
parlare.
“Cosa?”mi domandò non
comprendendo.
“Noi due ci amiamo non è
vero?”
“Incondizionatamente” mi
rispose.
“Ci fidiamo l’uno
nell’altra?”
Sapevo che quello che
c’era scritto nella rivista erano stupidaggini, ma io credevo davvero che
quelle tre caratteristiche dovevano essere presenti in un rapporto.
Damon capii il mio intento
e sorrise impercettibilmente scuotendo a malapena la testa.
“Totalmente” fu la sua
risposta.
“Siamo sempre stati
sinceri? Intendo non c’è nessun segreto tra di noi, non è vero?” domandai
infine e gli vidi cambiare espressione.
“Elena…” iniziò a dire, ma
qualcuno bussò alla porta proprio in quel preciso momento.
“Damon scendi giù un
attimo. Stefan ha trovato una cosa che potrebbe essere utile” disse Caroline
senza nemmeno entrare conscia che ci avrebbe trovato in atteggiamenti che ben
poco lasciavano all’immaginazione.
Il mio vampiro si avvicinò
alle mie labbra e le baciò, poi delicatamente mi adagiò all’altra parte del
letto alzandosi.
“Cosa stavi dicendo
prima?” gli domandai curiosa.
“Ne parliamo appena torno.
Non ci metto molto” fu la sua unica risposta prima di uscire dalla camera.
Non feci nulla per
fermarlo, in fondo sapevo che se Stefan lo aveva fatto chiamare da Caroline
significava che la cosa che aveva trovato poteva aiutarci nella nostra impresa
volta a liberarci di Katherine.
Restai immobile sul letto
a rimuginare a cosa avesse potuto volermi dire, ma presto la stanchezza si fece
sentire e senza nemmeno accorgermene mi addormentai sprofondando tra le braccia
di Morfeo.
Fu proprio quando presi
sonno che feci un sogno stranissimo:
http://www.youtube.com/watch?v=kYqWHAOuz30
Aprii gli occhi alla
velocità della luce non appena il sogno terminò e cercai di capire dove mi
trovassi.
Mi sollevai leggermente
dal letto sconvolta per le immagini che avevano accompagnato il mio sonno e mi
accorsi di essere ancora in camera di Damon e che lui era sdraiato proprio
accanto a me che mi guardava con espressione seria.
“Ho fatto un sogno
stranissimo” gli dissi subito raggomitolandomi sul suo petto.
“Lo so” mi rispose
comprensivo.
“Ho sognato che sei stato
tu a ridarmi il ciondolo quando Elijah me l’ha strappato di dosso il giorno in
cui Rose mi ha rapito, ho sognato che sei venuto in camera mia e mi hai detto…”
presi a dire, ma mi interruppi rendendomi conto solo in quel momento di ciò che
aveva detto Damon “come fai a sapere che ho fatto un sogno strano?” gli chiesi
alzando la testa dal suo petto e osservandolo sorpresa.
“Perché sono stato io a
farti fare questo sogno” mi rispose come se la cosa fosse ovvia.
“Mi sono persa. Credo che
tu mi debba delle spiegazioni”.
Mi misi a sedere sul letto
incrociando le gambe e fissandolo negli occhi. Lui si alzò leggermente dal
letto appoggiando le spalle allo schienale e poi prese a parlare.
“Poco fa, prima che
Caroline venisse e chiamarmi mi hai chiesto se c’erano segreti tra di noi. Beh,
quello che hai appena visto nel tuo sogno, è l’unico segreto che avevo nei tuoi
confronti e preferivo farti rivivere la cosa piuttosto che parlartene io”.
“Che stai dicendo?”
“Non era un sogno Elena,
quello che hai visto l’hai vissuto davvero solo che non te lo ricordi”.
“Mi stai dicendo che…”
privai a dire, ma lui mi interruppe.
“Si, ti sto dicendo che ti
ho soggiogata. È successo una sola volta, te lo giuro, ma l’ho fatto” mi disse
e nei suoi occhi potei vedere tutta la tristezza nel confessarmi quelle parole.
“Perché? Dimmi perché
l’hai fatto”.
Non ero arrabbiata con lui
per quello che avevo scoperto, ero solo curiosa si capire le sue ragioni.
Con ogni probabilità se lo
avessi saputo prima sarei andata su tutte le furie, ma adesso no, adesso era
diverso.
“Perché ho fatto cosa?
Perché ti ho rivelato di amarti, perché te l’ho fatto dimenticare o perché te
lo sto dicendo adesso?” mi domandò lui.
“Perché me l’hai detto se
avevi intenzione di farmelo dimenticare?”
“Quando ho capito di
amarti avevo solo due possibilità: rivelarti tutto e perdere la tua amicizia
perché sapevo che non saresti più riuscita ad essere naturale con me oppure
nasconderti i miei sentimenti e restare ancorato alla tua amicizia. Tra le due
opzioni ho scelto la seconda perché era ovvio che io non potevo perderti, ma
allo stesso tempo avevo bisogno di rivelare i miei sentimenti a voce alta
perché non potevo tenermi tutto dentro e potevo farlo solo con te. Così ti ho
detto tutto e poi ti ho fatto dimenticare ogni cosa” mi spiegò.
“Non ne avevi il diritto.
Se tu non mi avesse soggiogata forse sarebbe…”
“Cosa Elena? Forse
sarebbero cambiate le cose? Forse ti saresti accorta di amarmi prima? No, non
sarebbe successo e non doveva succedere. Allora non ti meritavo ancora, allora
era Stefan la persona giusta per te e, forse, lo è tutt’ora” mi disse triste in
volto.
“Come hai fatto a
tenertelo dentro per tutto questo tempo?” gli domandai.
“Nessun momento mi
sembrava quello giusto per dirtelo e prima che ci mettessimo insieme non avevo
nessuna intenzione di rivelartelo”.
“Perché?”
“Perché era un peso che
dovevo portare da solo, era un peso che dovevo risparmiarti di portare”.
“Il tuo amore non sarebbe
stato un peso” gli feci notare.
“Non lo sarebbe stato
adesso che mi ami anche tu, ma prima fidati che lo sarebbe stato eccome”.
“Promettimi che non
succederà più, promettimi che non ci saranno più segreti”.
“Te lo prometto”.
“In fondo al cuore ho
sempre saputo che mi amavi, ma pensarlo e vederlo è un’altra cosa. Stasera mi
hai donato il regalo più bello del mondo, mi hai regalato un momento
straordinario. E credimi la tua è stata la dichiarazione più bella di sempre”
gli dissi avvicinandomi di nuovo a lui e baciandolo con tutto l’amore che
avevo.
“Ti amo Elena ed è questo
che devi ricordarti sempre, qualunque cosa accada”.
“Ti amo anche io Damon e
ti amerò sempre. Scusami solo di essermene resa conto tardi, scusami di averti
fatto soffrire così tanto in passato” gli sussurrai.
Solo nel rivedere quel
momento, quel ricordo mi resi conto di quanto davvero lo avessi fatto soffrire.
In quel suo sguardo, in quella sua lacrima solitaria c’era tutta la sofferenza
che gli avevo arrecato e non mi sarei mai maledetta abbastanza per questo.
“Credo di conoscere un
modo per farti perdonare” mi sussurrò malizioso al mio orecchio prima di
lasciargli un bacio che di casto non aveva nulla.
Un gemito fuoriuscii dalle
mie labbra e lui prese a baciarmi con foga il collo e poi una guancia prima di
avvicinarsi pericolosamente alle mie labbra e fu allora che non ci vidi più e
la razionalità fece un viaggio di sola andata in una destinazione sconosciuta.
Ci amammo per tutta la notte,
non sembravamo mai sazi e quando alla fine sfiniti ci adagiammo al letto ebbi
la conferma che in quella stanza, in quel letto c’era tutto quello che avevo
sempre voluto, tutto ciò che mi sarebbe bastato per vivere bene.
Mi resi conto che a volte la
vita ci da la possibilità di incontrare l’amore, quello vero, ma noi non siamo
pronti per amare. Sofferenti ed abbattuti da troppi dolori e delusioni passate,
lo lasciamo andare e io avevo rischiato di fare la stessa cosa. Non avevo mai
ammesso in passato di amare Damon nemmeno con me stessa perché avevo paura,
paura che lui diventasse il centro del mio tutto e avevo ragione perché lui
adesso era davvero il centro di tutto, il fulcro della mia vita, ma quello che
non potevo sapere prima era che ero felice che così fosse, ero felice di questo
perché la cosa più bella nell’amore era amare e lasciarsi amare senza paure e
io adesso non avevo più paura.
Fine Flashback
Ricordavo perfettamente
quel giorno. Damon era uscito dalla cripta un paio di giorni prima e in quei
momenti credevamo che tutta quella assurda situazione si sarebbe risolta al
meglio. Katherine era nella cripta e non appena avremmo trovato il modo di
spezzare l’incantesimo che ci teneva unite l’avremmo uccisa tornando ad essere
felici e spensierati come non ci era ancora mai stato concesso.
E invece? Invece tutto era
andato storto. Tutto era caduto in rovina.
Damon era morto.
Era passato un mese e mai
trentuno giorni mi era sembrati tanto lunghi.
Quattro intere settimane
trascorse nel buio più assoluto.
Erano trascorse 744 ore da
quando il mio cuore aveva smesso di battere,
46440 secondi da quando la mia vita sembrava essere sparita insieme a
quelle cenere che il vento soffiando aveva portato via con sé.
Cosa mi restava? Niente se
non un anello, ma non un anello qualsiasi, il suo anello e quella “D” incisa
sopra ne era la conferma.
Quante volte negli ultimi
due mesi mi ero soffermata a guardare le sue mani e giocherellare con le dita,
quante volte appoggiata al suo petto mi divertivo a girare e girare
quell’anello nel suo dito mentre lui mi guardava come se al mondo non esistesse
nient’altro se non io.
Un mese in cui non avevo
fatto altro che cercare di andare avanti con la mia vita, non avevo fatto altro
che cercare di apparire forte dicendo e gridando a tutti di stare bene quando,
invece, dentro di me mi sentivo morire.
Ero rimasta a vivere a
casa Salvatore, del resto quella era al momento l’unica abitazione che sentivo
mia, in quanto l’unica che mi tenesse legata al ricordo di Damon.
Mi alzavo tutte le mattine
alla stessa ora, mi infilavo sotto la doccia strofinando il mio viso per
nascondere le traccia del pianto, mi vestivo, andavo a scuola cercando di
mascherare con tutti il mio stare male. Ascoltavo le lezioni senza prestare
nessuna attenzione alle parole dei professori, ma limitandomi a riempire pagine
e pagine con la scritta “Damon” accompagnata da cuoricini come facevano le
ragazzine alla loro prima cotta, poi mi dirigevo a mensa quando me ne ricordavo
e poi tornavo a casa cercando di farmi vedere normale. Mi chiudevo in camera e
restavo lì tutto il pomeriggio, poi scendevo a cena perché non volevo che
nessuno si preoccupasse e subito dopo mi andavo a richiudere in stanza
trascorrendo lì tutta la serata e la nottata per poi svegliarmi al mattino e
iniziare tutta quello teatrino daccapo.
Piangevo, mi disperavo e
ricordavo. Solo questo riuscivo a ricordare di quel lungo ed eterno mese
passato senza Damon, tutto il resto era tabù.
Non riuscivo a ricordare
nient’altro. Facevo qualcosa e il minuto dopo me ne ero già dimenticata.
Non sapevo cosa fare, cosa
dire, come comportarmi, solo di una cosa ero certa: ricordare era vietato,
dimenticare mi faceva paura.
“Elena perché non vieni di
là con noi?” mi disse Caroline entrando in cucina con sguardo addolorato.
Nell’ultimo mese la mia
amica mi era stata molto vicino e lo stesso aveva fatto con Stefan. Era nato un
bel rapporto tra loro, decisamente più profondo rispetto a prima e dentro di me
speravo che potesse nascere qualcosa tra loro.
In fondo insieme era
perfetti, si completavano quasi e lei era al momento l’unica che poteva far
tornare il sorriso a Stefan, l’unica che poteva consolarlo.
Anche Damon, se fosse
stato ancora vivo, sarebbe stato d’accordo con me, ne ero certa.
“No Caroline grazie. Sono
scesa solo per prendere dell’acqua. Ho mal di testa preferisco salire in camera
a fare una dormita” le risposi.
“Possiamo parlare un
attimo?” mi domandò avvicinandosi dolcemente.
“Sto bene, davvero” le
dissi.
“Non volevo sapere questo.
Chiederti come stai è la domanda più stupida che ti possano fare. Lo so che
stai da schifo, io ti conosco e so che non ti passerà mai. Voglio solo che tu
sappia che io sono qui e ci sarò sempre”.
“Lo so Caroline, lo so”.
“Elena voglio che tu
ricordi una cosa: la morte di un individuo non esiste perché la morte è una
cosa universale. Anche se non hanno voce i morti vivono comunque. Damon ci sarà
sempre, sarà sempre qui con noi, con te per sempre”.
Avrei voluto dirgli che
volevo che quel sempre durasse il meno possibile perché la mia vita senza
quella di Damon non aveva senso, ma non potevo dirlo, l’avrei fatta preoccupare
troppo.
“Lo so Caroline” ripetei.
Era così che funzionava.
Loro parlavano cercando di starmi accanto e io ripetevo solo “sto bene” oppure
“lo so” abbassando la testa.
“La smetti di ripeterlo?
Non hai fatto altro in tutto questo mese”.
“Cosa ti vuoi sentir dire
Caroline?” le domandai.
“Magari quello che senti
davvero dentro. Credo ti aiuterebbe”.
“Cosa devo dirti, eh? La
persona che amavo sopra ogni cosa è morta e tutto il resto per me può finire.
Questa messa in scena del mondo che gira può terminare, possono anche smontare,
portare via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un
camion col rimorchio, possono spegnere questa luce bellissima del sole che mi
piace tanto, ma tanto” presi a dire alzando leggermente il tono di voce, ma
mantenendo la calma “lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piaceva lui
illuminato dalla luce del sole. Possono portare via tutto, questa casa, questo
tavolo, questo tappeto, queste colonne, la sabbia, il vento, gli animali, la
grandine, le 7 del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il mare, qualunque cosa.
Non mi serve a niente il mondo e tutto ciò che c’è dentro se non posso
condividerlo con Damon. Riesci a capirlo Caroline? Riesci a capire cosa provo,
come mi sento?” conclusi prendendo un bicchier d’acqua e uscendo dalla cucina
in preda alle lacrime.
Raggiunsi la camera di
corsa e mi buttai sul letto affondando il viso sul cuscino che profumava ancora
di Damon, anche se, ormai, il suo odore iniziava a scomparire sempre di più.
Dopo qualche secondo mi
misi a pancia in su e osservai il soffitto iniziando a giocherellare con
l’anello di Damon che avevo legato ad una catenina che da quel giorno portavo
sempre al collo. Era un modo per sentirlo sempre vicino a me.
Restai chiusa lì a
piangere per gran parte del pomeriggio, poi mi alzai e andai diretta in bagno a
farmi una doccia. Quando uscii mi infilai una camicia di Damon e tornai in
camera, ma quasi caddi a terra inciampando su un libro che era caduto a terra,
o meglio che avevo fatto cadere a terra durante i miei momenti di schizofrenia,
quei momenti in cui il dolore era troppo forte e allora buttavo a terra tutto.
Mi abbassai e lo presi
appoggiandolo alla scrivania, ma poi me ne pentii e decisi di sistemarlo nella
libreria in cui Damon riponeva accuratamente tutti i libri. Ricordavo ancora
quanto fossi rimasta sbalordita dallo scoprire che fosse un amante della
lettura visto che non credevo che fosse possibile.
Lo posizionai in mezzo
agli altri, ma quando stavo per allontanarmi un libro in particolare attirò la
mia attenzione: “Via col Vento”.
Sapevo che quello era uno
dei libri preferiti di Damon, lo avevo scoperto con sorpresa, ma con un sorriso
smagliante perché quella piccola scoperta mi faceva vedere lui con occhi
diversi.
Lo aprii, nonostante
sapessi che fosse sbagliato. Damon non mi aveva mai permesso di usare quel
libro. Quando gli avevo detto che volevo leggerlo, ricordavo perfettamente che
aveva preso quello della biblioteca del salone e me lo aveva dato, ma quello
della sua camera non mi aveva mai permesso di prenderlo.
Ormai, non aveva più
importanza. Lo aprii e lo sfogliai distrattamente accorgendomi che alcune
parti, alcune frasi erano evidenziate:
"Ma di
una cosa sono certo: che vi amo Rossella. A dispetto vostro e mio, a dispetto
dello stupido mondo che ci crolla intorno, vi amo” .
"Voi non
siete un gentiluomo" ."E voi non siete una signora. Non è un titolo
di demerito: le signore non mi hanno mai interessato".
"Aprite
gli occhi e guardatemi. No, non vi bacerò neanche, benché ne abbiate bisogno. È
questo il guaio: dovreste essere baciata, e spesso, e da un esperto".
Mi scappò
un sorriso nel vedere quella frase sottolineata perché quelle parole mi
ricordavano lui e la sua finta o per meglio dire inesistente modestia. Mi resi
conto che forse era questo il motivo per cui non mi aveva mai permesso di
prendere quel libro, perché dentro aveva racchiuso un po’ si se stesso.
"Ne ho
abbastanza di tutto. Cerco la pace. Vedrò se la vita può darmi ancora un po' di
serenità e di dolcezza" .
No, la vita non gli aveva
dato né serenità, né dolcezza, ma gli aveva tolto tutto non appena queste due
cose si erano affacciate a lui. Ricordavo perfettamente le parole che mi disse
in un momento di lucidità quello stesso giorno che Katherine lo aveva strappato
alla vita: “voglio trovare la pace”. L’aveva trovata? Era riuscito a trovarla
adesso che non camminava più su questa terra?
Le lacrime ripresero a
scendere copiose e nulla di quello che potevo fare sembravano capaci di
placarle.
"E' un
soldato del Sud che vi ama, Rossella, che vuole stingervi tra le sue braccia,
che vuol portare con sé il ricordo dei vostri baci. Non mi importa che mi
amiate: manderete un soldato incontro alla morte con un dolce ricordo. Rossella
, baciami. Baciami ora!"
Cercai di immaginarlo
mentre leggeva e sottolineava quelle parole, ma non ci riuscivo, era come se
non mi fosse concesso pensarlo così intimamente.
In un momento di ira
gettai il libro lontano da me e solo in quel momento mi resi conto che da
questo cadde un foglio.
Mi avvicinai e lo presi.
Era piegato a metà e con una calligrafia che riconoscevo perfettamente essere
quella di Damon notai che c’era scritta una data: 17 Gennaio 2011.
Leggere ciò mi fece subito
comprendere che quella lettera fosse stata scritta dopo che Damon era stato
morso.
Lo aprii e riconobbi
subito la sua perfetta calligrafia. Una parte di me non voleva leggere per
paura di quello che ci avrei potuto trovare, l’altra parte, invece, non riuscii
a resistere all’impulso e così dopo un respiro profondo presi a leggere:
Amore mio,
non ti ho
mai chiamata così e solo ora me ne pento, adesso che so che con ogni
probabilità non avrò più la possibilità di farlo. Sono sgattaiolato fuori dal
letto non appena hai preso sonno, sentivo il bisogno di scrivere anche se non
so spiegarmi perché. Stefan lo fa sempre quando sta male o quando è felice e
anche tu lo fai. Mi sono sempre chiesto perché, ma adesso lo capisco da solo.
Un foglio di carta è bianco e solo attraverso le nostre parole si può colorare,
si colora dei nostri pensieri, dei nostri stati d’animo, dei nostri sentimenti.
E così eccomi qui a scrivere per la prima e ultima volta nella mia lunga
esistenza.
Ho creduto
che mai sarei stato felice, che la mia esistenza non avrebbe goduto della
felicità, eppure mi sbagliavo e me ne sono accorto quando quel giorno di quasi
un anno e mezzo fa ho incontrato i tuoi occhi nel corridoio di questa casa. “È
identica a Katherine”. Questa è stato il mio primo pensiero, ma poi ti ho
osservato bene, mentre goffamente cercavi di spiegarmi che eri entrata perché
avevi trovato la porta aperta, ti ho osservato e ti ho trovata così
dannatamente diversa da lei.
I tuoi
occhi sono più luminosi e brillanti, il tuo sorriso più semplice e puro, i tuoi
lineamenti più perfetti, la tua fronte più piccola, le tue labbra più carnose,
il tuo profumo più intenso, la tua pelle più delicata.
Io non sono
un eroe Elena, non lo sono mai stato e mai lo sarò. Sono solo un uomo che si è
innamorato della donna sbagliata e che a causa sua ha perso la vita, sono solo
un uomo che è stato costretto a diventare un mostro quando l’unica cosa che
voleva era lasciarsi raggiungere dalla morte, sono un uomo che si è ritrovato
nel corpo di un mostro e non è stato in grado di lottare per non esserlo, che
si è semplicemente lasciato andare a ciò che era diventato.
Ho ucciso
Elena, ho ucciso tanto, troppo. Ho giocato con la vita di molte persone, le ho
usate, bevuto il loro sangue, prosciugate, incurante dei loro occhi
supplichevoli, dei loro occhi che mi imploravano di lasciarle andare. E mi
divertivo Elena, mi divertivo come non credevo avrei mai potuto fare. Mi
avevano privato di tutto nella mia vita e io volevo privare di tutto anche gli
altri.
Non sono
riuscito mai a combattere la mia natura, per me non c’è stata nessuna Lexie che
mi indicasse la strada maestra come è successo a Stefan e, forse è anche per
questo che non c’ho pensato due volte quando ho deciso di ucciderla per
proteggere il segreto mio e di Stefan. Lei aveva dato una possibilità a mio
fratello, non a me. Lui era e sarebbe stato il migliore tra i due anche da
vampiro e tu, tu avresti scelto sempre lui perché si, già da allora iniziavo a
provare qualcosa per te.
Ho cercato
di non farti preoccupare stasera, ma so benissimo cosa succederà, farò la fine
di Rose. Il morso è ancora piccolo, ma inizia a bruciare e a dare fastidio, fra
qualche ora, diverrà grosso e insopportabile ed è per questo che mi sono messo
a scrivere adesso.
So che non
troverai mai questa lettera perché non aprirai mai “Via col Vento”. Ti ho
sempre impedito di farlo e so che sei una persona leale, quindi posso scrivere
tutto ciò che voglio ed è per questo che voglio confidarti un segreto, un
segreto che ho confidato solo ad una ragazza prima di ucciderla.
Da quando
sono diventato ciò che sono io mi sono perso a livello esistenziale. Non voglio
guai, ma tutto quello che ho sono guai. Ho un segreto, uno bello grosso, ma a
che servirebbe, ormai rivelartelo? Non cambierà di certo le cose, non mi farà
diventare buono, non mi farà di certo adottare un cucciolo. Non posso essere
quello che gli altri vogliono che io sia, quello che tu vuoi che io sia. Quello
che sono è questo, un mostro. Io non sono umano Elena e mi manca, mi manca più
di ogni altra cosa al mondo. Questo è il mio segreto, ma c'è un limite al
dolore che un uomo può sopportare e io credevo di averlo raggiunto, poi,
invece, ti ho sentito pronunciare quelle due parole che mai avrei creduto di
udire.
Hai idea di
quello che provato quando mi hai detto di amarmi? Hai idea di come mi sia
sentito finalmente in pace e completo?
La persona
che ero, il mostro che ero prima di conoscerti vorrebbe non essere tornato in
questa città, vorrebbe non doversi trovare adesso con la consapevolezza di
avere, ormai, il destino segnato, ma il Damon che tu hai fatto uscire fuori,
quel Damon che per troppo tempo è rimasto sopito dentro di me non può che
essere contento di essere arrivato fin qui, di essere arrivato ad un passo
dalla morte perché adesso so che non mi importa di morire, non mi importa
perché questo percorso mi ha condotto a te, al tuo amore.
Voglio
dirti grazie Elena, grazie per aver tirato fuori la mia umanità, quell’umanità
che tu e Stefan avete sempre visto in me, ma che io non credevo di possedere
più, grazie per avermi amato come nessuno aveva mai fatto, grazie per i tuoi
sorrisi, le tue occhiatacce, le tue mani strette alle mie, grazie per i tuoi
occhi nei miei, per i tuoi baci, per i tuoi abbracci, grazie di essermi stata
accanto anche quando non me lo meritavo, grazie per avermi perdonato errori
intollerabili, grazie per il tuo sostegno, per il tuo amore e per la felicità
che hai saputo donarmi anche se per poco tempo, grazie perché mi hai riempito
d’amore.
Non ho mai
avuto paura della morte perché la mia vita era vuota e senza significato, poi
sei arrivata tu e tutto è cambiato. Adesso devo ammetterlo: è difficile
accettare di dover morire proprio ora che avevo trovato la mia isola felice.
Mi ero
abituato ad averti accanto, mi ero abituato al tuo odore, alle nostre litigate
e poi ai nostri travolgenti momenti d’amore, a tutti i tuoi piccoli gesti. Il
mio cuore aveva disegnato il tuo nome con il sangue e nemmeno la morte riuscirà
a cancellarlo.
Me ne vado
Elena, morirò, ma non ho rimpianti, nessuno. Avrei solo voluto dimostrarti di
più, avrei solo voluto che tu capissi realmente quanto tutta la mia vita
dipendesse dalla tua, quanto io abbia bisogna di te. Avrei voluto dimostrarti
che da quando ti conosco ti vedo in ogni cosa bella che mi colpisce gli occhi,
avrei voluto dirti che sei un brivido che mi percorre da mattina a sera, che
con te per la prima volta ho desiderato di scoprire davvero il mondo solo per poterlo
raccontare, vorrei dirti che mi sono ridotto ad avere un disperato e costante
bisogno di te, una sete assurda dei tuoi baci, ma soprattutto avrei voluto che
tu capissi lo sgomento di aver vissuto senza di te per così tanto tempo e al
contempo avrei voluto celarti la paura che fino a qualche istante fa mi
attanagliava lo stomaco nel timore di vivere i prossimi anni senza più averti.
So di non
poter morire sapendo che tu mi odi, ma non posso essere egoista con te, ed è
per questo che quando aprirai gli occhi dovrò recitare come ho sempre saputo
fare.
Ti dirò
cose assurde e spero che tu mi creda. Devo dimostrarti di essere un mostro,
preferisco vederti soffrire adesso che dopo, perché so che l’odio, la rabbia e
il rancore verso di me ti aiuteranno a superare la mia perdita e a non soffrire
troppo.
Non voglio
che la mia sia un’altra tomba sulla quale devi piangere, non posso permetterlo.
Spero solo
che le cose che dirò o che farò non scalfiranno la tua anima.
Prima di
andare via vorrei che tu mi facessi una promessa, ma non posso fartela fare
perché mi guarderesti e diresti che sono sempre il solito, diresti che dopo
tutto quello che mi hai dimostrato io dubito ancora del tuo amore per me, ma
qui, in questa lettera che tu non leggerai mai voglio farlo.
Vorrei che
mi promettessi di donare a qualcun altro in futuro tutto l’amore che hai
dentro, donalo, senza avidità e senza rimpianti o sensi di colpa, donalo a
qualcuno che saprà apprezzarti in modo autentico e puro come ho fatto io.
Resta
quella che sei amore mio, non cambiare e non permettere che nessuno ti cambi,
mai, hai capito? Cerca di essere sempre te stessa e scegli, non farti
scegliere.
Una volta
da qualche parte ho letto che l’incontro di due persone è come il contatto di
due sostanze: se si scatena una reazione entrambe vengono trasformate. Tra noi
due è successo. Tu mi hai totalmente trasformato e non te ne sarò mai grato
abbastanza, ma con presunzione credo di averti trasformata anche io in qualche
modo, credo di averti resa più determinata e per certi versi anche un po’ più
egoista, ma credo che nel tuo caso fosse utile. Hai sempre pensato solo agli
altri e poco a te stessa e questo non sempre è un bene.
Vivi amore
mio, vivi anche quando non ci sarò più, vivi e dimostra agli altri quanto forte
tu sia. Ti amo Elena, ti ho amata dal primo momento.
Damon...
Quando terminai di leggere
mi resi conto di trovarmi in ginocchio con quel foglio tra le mani
completamente bagnato dalle lacrime copiose che scendevano dai miei occhi.
Era un Damon diverso
quello della lettera, era il Damon che era diventato adesso, era il Damon che
c’era sempre stato dentro di lui, ma che non riusciva a uscire fuori e mi
rendeva orgogliosa sapere che ero stata io a riuscire in questa impresa
titanica.
Ma a che pro tutto questo?
A che pro farlo tornare ad essere la persona che era se questa era la fine che
aveva fatto?
No, non riuscivo ad
accettarlo, non potevo accettare che fosse morto davvero, non lui, non l’unico
amore della mia esistenza.
Cacciai un urlo fortissimo
e mi accasciai a terra in posizione fetale iniziando ad urlare il nome di Damon
come fossi una pazza uscita da un manicomio.
In pochi secondi sentii la
porta della stanza aprirsi e riconobbi i passi felpati di Stefan.
Non disse nulla, si limitò
ad avvicinarsi a me e stringermi tra le sue braccia.
“Voglio Damon, Stefan, ti
prego, portami da Damon” iniziai ad imprecare conscia che, ormai, la pazzia
stava davvero colpendo ogni fibra della mia mente.
“Elena calmati per favore”
mi implorò lui con sguardo supplichevole.
“Sono stanca di fingere. È
un mese che lo faccio. Io voglio solo Damon, non riesco più a concepire la mia
vita senza di lui. Questo non è vivere, lo capisci? È sopravvivere e sono
stanca di farlo” gli urlai staccandomi da lui e guardandolo negli occhi.
“Damon non vorrebbe che tu
ti facessi così male”.
“Non sarebbe dovuto morire
allora”.
“Non è colpa sua, non è
colpa di nessuno”.
“Si invece. È colpa mia.
Avreste dovuto lasciare che Katherine mi uccidesse, invece no. Voi dovete
sempre complicare tutto, dovete sempre mettere me prima degli altri”.
“Noi…noi ti vogliamo bene”
mi disse lui colpito dalle mie parole dure.
“E perché i vostri
sentimenti contano sempre più dei miei? Voi proteggete me perché mi volete bene
e il bene che voglio io a voi? Quello non conta?” iniziai a urlare in preda
alla rabbia.
Mi ero tenuta dentro tutto
quel dolore per un intero mese e adesso non riuscivo più ad andare avanti.
“Elena calmati, per
favore. Risolveremo tutto, vedrai” mi disse cercando di avvicinarsi, ma lo
respinsi.
“Risolveremo tutto?” urlai
in preda alle lacrime “sei in grado di riportarlo in vita?” domandai urlando
sempre di più.
“Elena…” provò a calmarmi
lui.
“Ti ho chiesto se sei in
grado di riportarlo in vita. Rispondimi”.
“Io…Elena sai che non è
possibile”.
“Bene, allora smettila di
dire che risolveremo tutto e vattene”.
Stefan abbassò lo sguardo
colpito dalle mie parole e si diresse verso la porta pronto ad uscire, ma solo
allora mi resi conto di esserla presa con lui che non c’entrava nulla, con lui
che tra tutti meglio capiva come mi sentivo.
“Mi dispiace Stefan,
scusa” gli dissi correndogli incontro e abbracciandolo stringendolo forte a me.
“No, scusami tu, non
dovevo dirti che avremmo sistemato tutto. Non si sistemerà nulla” mi disse
mentre le lacrime presero ad uscire anche dai suoi occhi.
Per la prima volta lo
vedevo debole anche davanti ai miei occhi. Come me anche lui in quell’ultimo
mese si era mostrato forte quando dentro stava morendo. Noi due avevamo molto
più in comune di chiunque altro.
“Giuro che la ucciderò
Elena, te lo giuro” mi disse stringendomi forte.
“Ucciderla ci restituirà
forse Damon? Stefan basta, smettila di tormentarti, smettila di cercarla. Non è
della vendetta che abbiamo bisogno” riuscii a dirgli senza poter aggiungere
altro.
Lui non disse nulla, si
limitò solo a stringermi a se e per un momento tra le sue braccia riuscii a
sorridere di nuovo, ma fu solo un attimo, giusto quella frazione di secondo che
mi fece immaginare di stringere delle altre braccia, di annusare un altro
odore.
La verità era che in
qualunque persona avrei abbracciato, in qualunque persona avrei avuto accanto
ci avrei sempre visto
Damon, ma Damon non c’era, Damon era morto e prima l’avrei accettato prima
potevo sperare di risalire da quel tunnel buio in cui ero caduta.
SPAZIO AUTRICE:
Lo so che sono in tremendo ritardo.
Quasi sette mese di ritardo, praticamente metà anno, ma non sono riuscita a
postare prima a causa di vari impegni che non mi hanno permesso di concludere
questa storia.
Adesso per fortuna l’ho fatto. Ho
scritto la parola fine e adesso che la storia è davvero finita ho deciso di
postare i restanti capitoli che vi avviso già non saranno molti, anzi tutto il
contrario.
Siamo decisamente in dirittura
d’arrivo, manca un altro capitolo e poi l’epilogo.
Spero che chi seguiva la mia storia la
riprenderà, ma non posso giudicare tutti coloro che non lo faranno visto che
sono imperdonabile.
Ringrazio comunque tutti quelli che
decideranno di leggerla e scoprirne il finale.
Posterò il prossimo capitolo tra
pochissimi giorni.
Come sempre vi lascio un piccolo
pezzettino come spoiler del nuovo capitolo:
“L’abbiamo
trovata” mi rispose Stefan.
“Chi?”
domandai non capendo.
“Katherine”
mi spiegò Caroline.
A quel
punto distolsi lo sguardo dal soffitto e presi a guardare Stefan.
“Che
intenzioni hai?”
“Lo sai
benissimo”.
“Che sei
venuto a fare qui, allora?” domandai non capendo perché venisse da me a
raccontarmi la cosa.
“Voglio
sapere…” provò a dire, ma lo interruppi.
“Sai
benissimo come la penso e no, non ho cambiato idea. Anche se vai lì e la uccidi
non riavrò…non riavremo Damon” dissi riprendendo a guardare il soffitto.
LEGGETE:
Ho iniziato a scrivere una storia nuova su Twilight. La trama è
questa:
“Bella è una ragazza come tante altre, con una vita normale. La
morte di Mike le ha fatto perdere la fiducia nell’altro sesso, le ha fatto
credere che affezionarsi ed aprirsi a qualcuno risulta essere terribilmente
sbagliato e spesso doloroso. Ma poi arriva Edward, un volto conosciuto, un
pilota di moto, ma un ragazzo normale che non si è fatto contaminare dalla
notorietà. Lei non si fida, non vuole aprirsi, lui non si arrende perché lei è
diversa, gli basta guardarla per capire che lei è quella giusta, perché quando
lei sorride tutto diventa migliore. Una storia semplice che pubblico senza
troppe pretese, ma con la consapevolezza che è molto importante per me. La
dedico a tutte quelle persone che coltivano una passione e che lottano per
portarla avanti, a quelli che sognano l’amore, ma soprattutto a tutti coloro
che in seguito ad una delusione credono che non riusciranno più ad aprirsi con
qualcuno, che non riusciranno mai più ad amare. Leggetela se vi ho incuriosito
perché ricordate che “nel momento in cui ci convinciamo che non riusciremmo più
ad affezionarci a nessuno, beh, in quel momento arriva quel nessuno”.”
Se vi va di leggerla vi lascio il link qui sotto:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=905995&i=1
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi
l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare.
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che
recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.