*** 14 Dicembre ***
Boston,
Luglio 2008
Erano
passati due mesi da quando il signor Harris era morto in un letto
d'ospedale a seguito del secondo infarto. Summer passava le sue
giornate in veranda, seduta sulla sedia di vimini su cui Phil era
solito fumare il suo sigaro accompagnandolo con un bicchiere di
Bourbon.
Fissava le piante del giardino che lui curava con amore:
margherite, begonie, rose e lobelie; lei non le curava, e ogni giorno
le vedeva appassire sempre di più sotto il caldo sole di
luglio.
Il signor Harris le aveva lasciato tutto ciò che
possedeva. Fino all'ultimo dei suoi giorni aveva ribadito quanto la
vedesse come una figlia: la figlia testarda e problematica che non
ho mai avuto, le aveva detto facendola sorridere per un'ultima
volta.
Phil l'aveva amata come una figlia, ed era quella
consapevolezza che, in quel periodo, fece emergere in Summer un
pensiero che lei aveva soppresso per quasi vent'anni. Se un uomo con
cui non condivideva nessun legame genetico era stato capace di amarla
come una figlia perché i suoi veri genitori l'avevano
abbandonata?
Lily la raggiunse in veranda e si sedette accanto a
lei senza dire una parola.
“Con la magia...saresti in grado
di rintracciare la donna che mi ha partorita?” biascicò
dopo un lungo silenzio.
Lily restò quasi impietrita. Quella
era la prima frase di senso compiuto che Summer pronunciava in due
mesi; e non si sarebbe mai aspettata nulla di simile: non da lei. Non
aveva mai parlato del suo passato e neanche aveva mostrato interesse
a conoscerlo. Ma era indubbio che fosse stata la morte di Phil a
sollevare in lei certi quesiti.
La strega ricordò che
Summer non aveva portato nulla con sé nel suo viaggio per
Boston; quindi era chiaro che Summer non possedesse nessun cimelio di
famiglia. Questo rendeva impossibile quel genere di ricerca anche a
una strega potente come lei.
Lily scosse la testa desolata.
“Avrei
bisogno di un suo oggetto personale...”
“Si certo...”
Summer le abbozzò un sorriso mal riuscito e poi si alzò.
“Vado a fare due passi...” aggiunse dirigendosi verso
la porta che conduceva alla cucina.
Lily la osservò
sentendosi inutile. Per Summer doveva essere una cosa importante; era
troppo orgogliosa per chiedere una cosa del genere; averlo fatto
significava sentirne un vero bisogno.
La strega non si perse
d'animo. C'erano tanti altri modi per scoprire la verità e,
qualche giorno dopo, partì per iniziare le sue ricerche.
“Ho
bisogno di una pausa, e vorrei rivedere i luoghi dove sono
cresciuta...ti dispiace se parto per una decina di giorni?” le
disse prima di andare. Mentì, ma era per una giusta causa.
“Fa
pure...per me non ci sono problemi” Summer si sorprese, ma capì
che in fondo anche Lily aveva bisogno di elaborare il lutto. Così
approvò la sua scelta lasciandole via libera. Non sarebbe
stato un problema occuparsi della caccia da sola.
Lily
partì raggiungendo il piccolo paesino in cui aveva incontrato
Summer.
Aveva deciso di condurre le ricerche a sua insaputa;
perché sapeva che lei non gliel'avrebbe concesso.
L'orfanotrofio era stato chiuso da diversi anni, ma non fu
difficile trovare la vecchia direttrice.
Summer, nella sua terra
natale, era stata data per dispersa così, per evitare inutili
giri di parole, inutili giustificazioni sulle sue domande, Lily usò
una sorta d'ipnosi.
Scoprì che per il paese si sapeva anche
più di ciò che conosceva Summer; forse perché
lei non aveva mai fatto domande a riguardo.
Era un piccolo paesino
sul mare che contava più o meno mille abitanti. Con le domande
giuste, la verità sarebbe venuta a galla.
Così Lily
scoprì che Summer veniva chiamata l'austriaca. Lily non
lo sapeva: Summer non aveva mai raccontato nulla a riguardo.
La
cacciatrice non si era mai addentrata a conoscere l'origine di quel
soprannome, aveva sempre pensato che le fosse stato affibbiato per la
sua espressione – a quei tempi – seria e severa: un soprannome che richiamava un
immaginario sbagliato ma giustificato dai precedenti storici:
soprattutto in un paesino di persone dai capelli bianchi. Summer non
aveva mai prestato attenzione a quel nomignolo.
L'ex direttrice
spiegò a Lily che quel soprannome le era stato dato a causa
delle origini della madre: una giovane ragazza di diciannove anni che
partorì grazie all'aiuto dell'anziana levatrice del posto.
Di
questa ragazza si sapeva solo che si chiamava Elisabeth, e che con
lei c'era un'altra ragazza di nome Sabine.
La direttrice le
raccontò altri dettagli non molto rilevanti, così Lily
decise di cercare quella famosa levatrice.
La strega trovò
quasi subito quella donna dai capelli bianchi e l'aria un po'
rimbambita: aveva quasi ottant'anni e si chiamava Clara.
Lily fece
un grande sforzo per estrarre delle parole concrete da un discorso
che a tratti si trasformava in un farfugliare privo di senso. Capì
che Clara ospitò quella ragazza in casa sua per circa un
mese.
Elisabeth le aveva mentito per tutto il tempo dicendo che
una volta partorita la bambina sarebbe tornata in Austria con lei.
Nel momento del parto ci furono alcune complicazioni e Clara uscì
veloce di casa per contattare il medico della zona il cui studio si
trovava alla fine di quello stesso viale. Fu una cosa di pochi
minuti, ma al suo ritorno le due e la bambina non c'erano più;
ed in seguito scoprì che quella stessa bambina era stata
lasciata fuori la porta dell'istituto del paese.
Lily domandò
alla donna se, nella fretta di scappare, le ragazze avessero lasciato
qualche oggetto personale, e la donna si allontanò con
un'andatura traballante per raggiungere la camera da letto per poi
ritornare con uno scatolo di cartone. Lo aprì mostrando a Lily
il contenuto. Poche cose: delle mollettine per i capelli e un paio di
asciugamani, tutte cose lasciate in bagno a causa della fretta.
Lily
prese uno di quegli asciugamani e notò delle iniziali ricamate
nell'angolo destro E.V.L. Portò quell'oggetto con sé
e per tutta notte non fece altro che concentrarsi per visualizzare in
nome celato dietro quelle lettere; poi, dopo qualche ora ci riuscì:
Elisabeth Von Lemberg.
***
***
Damon
e Summer erano appena usciti dalla dimora dei Doreland: un altro buco
nell'acqua.
Si diressero verso l'abitazione successiva e Damon la
bloccò afferrandola per il braccio.
“La prossima
casa è quella dei Farner: sono nel Consiglio e quindi assumono
verbena...” il vampiro spiegava l'imprevisto pensando ad una
possibile soluzione.
“Beh... allora... dovremmo inventare
qualcosa”
Continuarono a camminare, e una volta arrivati
fuori l'abitazione la soluzione si palesò davanti ai loro
occhi. Il vampiro lesse la scritta sul cartello infisso in giardino
con un mezzo sorriso sulle labbra: Vendesi.
“Soluzione
trovata. Reggimi il gioco...” mise un braccio intorno alle
spalle della cacciatrice e camminarono verso la porta d'ingresso che
in quel momento era già spalancata.
Il vampiro suono il
campanello e all'entrata giunse un'elegante signora sulla
quarantina.
“Damon Salvatore giusto?” fece la donna
indicandolo col dito.
“Giusto...” il vampiro le dedicò
uno dei suoi famosi sorrisi ammalianti.
“Prego accomodati”
la donna, pur conoscendo l'esistenza dei vampiri, non si fece
problemi ad accettare in casa uno tra i più validi membri del
consiglio.
“Come posso aiutarti?” li fece accomodare
in salotto, ma loro restarono in piedi e ancora ravvicinati da quel
contatto.
“Beh...fuori questa bellissima casa c'è un
cartello con scritto vendesi, e noi... dobbiamo acquistarne
una. Le dispiace se diamo un'occhiata?”
“Certo che no
ovviamente! Ma come mai questa decisione?... La tua villa è
una delle più belle di Mystic Falls...”
“Ma
quella casa è anche di mio fratello, diciamo che... la mia
dolce metà ed io vorremmo trasferirci in un posto tutto
nostro” disse, includendo Summer nella conversazione: era in vena di scherzi.
La
cacciatrice non aveva badato a quel discorso per concentrarsi sul
medaglione, ma quell'ultima frase la costrinse a girarsi verso di lui
con uno sguardo allibito. Era questo che intendeva con 'reggimi il
gioco'?
Summer si girò verso la signora sfoderando un
ampio e finto sorriso.
“Quindi questa bellissima ragazza è
la tua fidanzata?! Come ho fatto a non capirlo subito?
Congratulazioni cara..” prese la mano di Summer tra le sue,
come un gesto di conoscenza e di felicitazione.
Damon sorrise
sornione aumentando la pressione della sua presa per farla aderire
maggiormente al lato del suo corpo. Summer lo guardò
nuovamente sbigottita, ma poi sorrise. Bene, se il vampiro voleva
giocare, lei avrebbe giocato!
“Grazie, anche se a dire il
vero...ci sposiamo solo perché sono incinta!”
Damon
la guardò sorpreso e divertito: Summer aveva preso parte alla falsa in un modo del tutto inaspettato!
La signora la guardò con perplessità, non
sapeva cosa rispondere ad un affermazione del genere, quindi optò
per i convenevoli, accompagnandoli anche con un finto
sorriso.
“Beh...allora le congratulazioni
raddoppiano!”
Entrambi si strinsero maggiormente regalandole
una posa da copertina.
“Ma prego...Venite..vi faccio vedere
la casa...” la signora li condusse al piano superiore facendoli
entrare in ciò che era ancora la stanza della figlia.
I due
intanto si tenevano giocosamente per mano.
“Tesoro
guarda...questa potrebbe essere la camera della nostra piccola
Charly!” esclamò entusiasta la cacciatrice. La signora
la guardò con sospetto, le sembrava troppo magra per essere al
terzo mese, ma il suo maglioncino largo poteva concedere il beneficio
del dubbio.
Damon la guardò divertito e anche sorpreso. Sua
madre era una donna francese di nome Charline, e questa coincidenza
lo fece sorridere.
In America, però, quel nome era
prevalentemente maschile.
“Tesoro...Charlie è un nome
da maschio! Cerchiamo di non far diventare nostra figlia un maschiaccio
scontroso come la madre!”
“Charly è più
adatto a una bambina! E poi chi sarebbe il maschiaccio scontroso?!”
contestò con fervore e con un tono omicida.
“Vedi?!
Mi riferivo appunto a quest'atteggiamento!... Questa bambina è
condannata ad essere isterica come la madre!”
“Bella
faccia tosta Damon, sarei più tranquilla se non mi offendessi
in continuazione!”
In quel momento, entrambi non capirono
la distinzione tra finzione e realtà. Stavano litigando
veramente o lo stavano facendo per finta?
“Parlatemi del
vostro matrimonio!” la signora Farner cercò di calmare
le acque facendo dirottare l'argomento su altro.
I due si
strinsero nuovamente sfoderando un altro inquietante sorriso.
“E'
fissato per la fine di giugno...” improvvisò Summer.
La
donna sorrise, i matrimoni la entusiasmavano.
“Avete già
scelto la marcia nuziale?... personalmente adoro Schubert!”
“In
realtà...abbiamo pensato ad una classica marcia
nuziale...suonata con la chitarra elettrica da un sosia di Elvis!”
La
signora si immobilizzò con un sorriso di cortesia, mentre
Damon se la rise sotto i baffi.
“Sarà una
cerimonia molto tradizionale...tranne per il fatto che il prete si
lancerà con il paracadute da un elicottero e...visto che il
matrimonio si celebrerà su una scogliera...beh... avremo tutti
le dita incrociate!” anche il vampiro diede via libera alla sua
crudele immaginazione.
Questa volta fu Summer a diventare rossa
per trattenere la risata.
La donna era ancora più
allibita.
“Oh...e a fine serata saranno lanciate in aria
cinquecento lanterne...questo, statisticamente, potrebbe causare
qualche grave incidente aereo...ma in fondo è per una giusta
causa. Dico bene?”Summer continuò ad arricchire di
particolarità quel matrimonio immaginario.
Damon ascoltò
con divertimento e interesse.
La signora era sempre più
scioccata e preferì fare domande più semplici.
“E...
come fiori?”
“Crisantemi! Sa... per ricordare
tutte le persone morte che parteciperanno all'evento....con lo
spirito!” Damon pensò che, ad un possibile matrimonio,
almeno metà degli invitati sarebbero stati vampiri...sposo
compreso! Era giusto sottolineare questo dettaglio!
La signora non
sapeva più cosa pensare, i due, invece, si guardavano con
intesa; poi Damon volle aggiungere dell'altro per ridare un minimo di credibilità alla scena.
“Ma nella
camera della nostra prima notte... mia moglie troverà un letto
di rose...” prese la sua mano e la baciò con un fare galante, ma pronunciare quella frase gli fece uno strano effetto; si
pentì immediatamente di quell'affermazione così
sdolcinata, ma subito annientò quel pensiero stupido: era per finta, stavano giocando, non aveva senso sentirsi stranito. Quelle parole non erano altro che finzione...giusto?!
Summer lo guardò
con dolcezza.
“Sei molto dolce... ma sul serio? Con una
spiaggia a nostra disposizione vogliamo davvero chiuderci in una
camera d'albergo la nostra prima notte?” Summer si mise di
fronte a lui e gli sfiorò il petto con la mano. Lui sorrise
con lo sguardo perso in una notte di passione sul mare. Le loro labbra si
avvicinarono corteggiandosi, ma poi qualcosa li fermò, raggelandoli. Ancora
quella sensazione. Stavano scherzando, giusto? Non c'era nessun desiderio o voglia inespressa in quelle parole, in quella finzione ingigantita ed enfatizzata; eppure la realtà e la
fantasia sembravano due colori mischiati che avevano dato vita ad una
nuova tonalità di cui non si conosceva il nome.
Si
ridestarono allontanando i loro volti. Ma la signora Farner, in quello
sguardo, aveva visto il loro unico momento di normalità, un momento
in cui il loro amore era stato così palese da poter essere percepito
anche da un estraneo.
“Beh...Bellissima casa signora Farner,
la prenderemo sicuramente in considerazione! Grazie per averci
dedicato il suo tempo” Damon mise di nuovo il braccio intorno
alle spalle di Summer, e insieme si avviarono rapidamente verso
l'ingresso. Sentirono entrambi il bisogno di fuggire rapidamente da
quella messa in scena.
“Figuratevi...è stato un
piacere!” disse la signora restando ferma alla soglia
dell'ingresso.
I due fecero un gesto di saluto col capo per
congedarsi ma, una volta date le spalle alla signora, lei sentenziò
qualcosa che li bloccò.
“E di nuovo
congratulazioni...siete una bellissima coppia!” il suo sguardo
e il suo tono furono così sinceri da costringerli a guardarsi
negli occhi con un'espressione stranita.
Il vampiro, come
risposta, le sorrise, e in quel momento sentì il bisogno di
rompere il contatto fisico che aveva con Summer.
Anche lei si
separò da Damon nello stesso istante senza capirne il
perché.
Si allontanarono da quell'abitazione per
raggiungere quella successiva.
“Beh...devo ammettere che è
stato divertente!” Summer ruppe quel momento di disagio
riportando tutto alla normalità.
Damon sorrise “E'
carina l'idea delle lanterne...forse l'unica che non è
interamente da buttare...”
Summer sorrise “Mi
piacciono le lucine nel buio...beh ma anche l'idea della scogliera
non è male...”
Il vampiro rise mettendole una mano
sul fianco, e si trovarono a camminare fianco a fianco senza neanche
accorgersene.
“Già...e poi, in caso di ripensamento
immediato, basta una bella spinta! E il problema è risolto!”
Damon, come sempre, era l'uomo dalle soluzioni semplici e
veloci.
“Sempre che il prete sia sopravvissuto al volo e sia
riuscito a celebrare le nozze!” specificò lei
mettendogli la mano dietro la schiena.
“Ovvio!”
***
***
Boston,
Agosto 2008
“Quindi
era questo il vero motivo del tuo viaggio?” Summer era
sconvolta, non si aspettava nulla di simile.
Quella sera di
agosto, mentre cenavano in veranda, quella notizia arrivò come
una raffica di vento invernale.
“Non volevo agire alle tue
spalle...mi dispiace” Lily era combattuta. Non sapeva se quel
gesto lo si poteva definire giusto o sbagliato; quello che sapeva e
che l' aveva fatto per Summer, nella speranza di farla stare meglio,
ma iniziava a dubitarne seriamente.
Summer sorrise, certo che non
voleva agire alle sue spalle: non era una cosa da Lily. Era stata lei
a chiederle delle informazioni a riguardo, e Lily se ne era caricata
il peso. Non poteva avercela con lei.
“Non devi
scusarti...sei stata gentile...” le sorrise dolcemente per
cancellare quell'alone di preoccupazione che si era formato sul volto
della strega “Allora? Cos'hai hai scoperto?”
“Prima
di parlarti di lei...è giusto che tu sappia che è
morta...sei mesi fa, in un incidente stradale” preferì
rivelarlo subito, senza darle il tempo di farsi illusioni.
Summer
deglutì visibilmente. Non riusciva a decifrare la sua
reazione. Non era dispiacere, non era gioia, ma neanche
indifferenza.
“Beh...questo mi priva di ogni scelta a
riguardo...e forse è meglio così” se fosse stata
in vita forse le sarebbe venuta voglia di conoscerla, il fatto che
fosse morta, invece, la liberava dalla confusione. Eppure la notizia
le lasciò un sapore amaro in bocca“ Come si
chiamava?”
“Elisabeth Von Lemberg”
Summer
fece un mezzo sorriso “Von Lemberg...fa tanto nobil donna”
“In
effetti è così...è una delle famiglie austriache
più facoltose...”
Per Summer quella rivelazione fu
come una pugnalata in pieno petto. Avrebbe preferito una povera
squattrinata, magari con problemi d'alcoolismo. Invece sua madre era
una viziata borghese che probabilmente l'aveva abbandonata per non
deludere il facoltoso paparino. Si sentì bruciare dentro, e si
preoccupò del suo aspetto; probabilmente era diventata rossa,
e non voleva che Lily vedesse quella reazione. Non voleva che
percepisse il suo turbamento, così si alzò e si
avvicinò alla ringhiera dandole le spalle.
“Ha
sposato un notaio che sono riuscita a rintracciare abbastanza
facilmente...se vuoi posso organizzare un incontro...”
“No..No...lascia perdere...va bene così”
Era
davvero grata a Lily per aver fatto quelle ricerche al posto suo, ma,
in quel caso, avrebbe preferito non sapere.
Per i giorni
successivi Summer non fece altro che pensare a quella donna. Sperò
di aver formulato un pensiero sbagliato: magari c'era davvero una
buona ragione per cui sua madre l'aveva abbandonata.
Decise di
accettare la proposta di Lily, e la strega combinò un incontro
con l'uomo che aveva sposato Elisabeth.
Vienna,
Agosto 2008
La
domestica le fece accomodare nel salotto di quello splendido attico
al centro di Vienna.
Un mobilio di gran classe color ciliegio
impreziosito da una tappezzerie rosso porpora. Sulle pareti
spiccavano imitazioni di quadri molto famosi, tutti ornati da
lavoratissime cornici dorate: un lusso ordinario e decisamente
ostentato.
Un uomo dagli occhi verdi, i capelli castani e un'aria
gentile ed educata le raggiunse facendole accomodare.
“Nicolas
Schneider...molto lieto” strinse loro la mano.
Le due si
presentarono, e quando l'uomo strinse la mano di Summer, lei si
chiese se quello fosse suo padre.
“Quindi ...conoscevate mia
moglie...” Nicolas prese posto sulla poltrona sedendosi di
fronte a loro.
“A dire il vero no...” iniziò
Lily; Summer sembrava intrappolata nei suoi pensieri.
L'uomo le
guardò incuriosite.
“Non è un argomento
facile... ma beh...ecco...” Lily si sforzava di parlare al
posto di Summer, ma anche lei si sentiva stranamente agitata. Non era
un discorso facile da affrontare.
“Sua moglie ha avuto una
figlia all'età di diciannove anni?”fece Summer con
rapidità. Quella situazione per lei era troppo irreale, e
quindi voleva che finisse alla svelta.
“Cosa?...una
figlia?...io...non saprei... “ l'uomo era scioccato.
“Quando
ha conosciuto Elisabeth?” continuò con durezza. Voleva
togliersi quel dubbio. Quello che le stava seduto di fronte era suo
padre?
“Cinque anni fa...era una tirocinante della società
legale di mio padre...”
rivelò confuso.
Summer
annuì, almeno il primo dubbio era stato debellato. Eppure per
un brevissimo attimo sperò che fosse lui, ma quella speranza
non aveva nulla a che fare con quell'uomo o con l'impressione che le
aveva fatto; solo sarebbe stato bello mettere fine a quella storia.
Quella rivelazione, invece, poneva un altro interrogativo.
L' uomo
cercò di realizzare. Quelle ragazze erano piombate in casa sua
dicendo delle cose assurde, ma in quel momento, osservando Summer con
più attenzione, nei suoi occhi, negli zigomi, nel modo in cui
era seduta e nella sua aria corrucciata vide la moglie.
“E'
quella bambina...saresti tu...” Nicolas non poteva crederci.
Probabilmente per cose del genere occorrevano prove genetiche e
quant'altro, ma non aveva dubbi. Non poteva essere figlia di
nessun'altra. C'era troppo di Elisabeth in lei. La sua amata
Elisabeth.
Summer annuì con freddezza.
“Sì...sì...le
somigli...” gli occhi si velarono di lacrime. Se sua moglie
fosse stata ancora in vita, probabilmente una notizia del genere
l'avrebbe fatto infuriare. Ma lei era morta, e lui aveva la
possibilità di guardarla ancora tramite gli occhi di Summer.
Non c'era spazio per la rabbia.
A lei quell'informazione suonò
come una nota stonata. Un'altra cosa che avrebbe preferito non
sapere. Si guardò intorno e sul mobile alla sua destra notò
una cornice. Girò subito il capo per non focalizzarsi
sull'immagine. Non voleva vedere il volto di Elisabeth. Sarebbe stata
una scoperta fastidiosa che l'avrebbe solo tormentata.
“Una
volta mi ha parlato di un errore di gioventù a cui aveva
rimediato...ma...non avrei mai immaginato nulla del genere...”
fu lo shock di Nicolas a parlare, e solo dopo si rese conto di quanto
fossero brutali quelle parole.
“Mi dispiace...non volevo
dire...”
“Non si preoccupi...” reagì
ancora con freddezza, ma dentro di lei qualcosa si era mosso
scombussolandole le viscere. Un errore rimediato, ecco come la
definiva. In quel momento Summer riuscì a rispondere ad una
delle tante domande che l'aveva tormentata da quando Lily le aveva
parlato di lei. Se era austriaca, perché non l'aveva partorita
nel suo paese? Ma ora, la risposta era semplice: per non farsi
ritrovare.
“Mia moglie è morta sei mesi fa...io non
sono tuo padre...ma farò di tutto per aiutarti a trovarlo...
puoi starne certa!” voleva sinceramente aiutarla e non solo.
Voleva conoscerla, scoprire cos'altro avesse ereditato dalla moglie.
“Non è necessario...a dire il vero...non so neanche
perché sono qui...” Summer si alzò. Non le
interessava conoscere l'identità di suo padre. Lei aveva avuto
un padre: Philiph Harris.
“I genitori di Elisabeth sono in
vita? Forse loro potrebbero aiutarci...” Lily, con la solita
mancanza di malizia, cercò di fare il possibile per aiutarla.
Sapeva che Summer era troppo sconvolta per fare domande, quindi cercò
di fare il possibile per allungare la conversazione. Per scoprire
dell'altro.
“Ragazze...io mi metterò a disposizione,
ma state lontane dai Von Lemberg...anche se sono i genitori della mia
defunta moglie...non ho problemi a dire quello che penso di loro.
Sono persone avide ed egoiste...penseranno che siete opportuniste in
cerca di denaro e faranno appello al fatto che Elisabeth era figlia
adottiva pur di sbarazzarsi di voi...ve lo assicuro. Me ne occuperò
io...vi aiuterò ...farò il possibile!” Nicolas si
alzò. Voleva aiutarla e non voleva che si appellasse a quelle
arpie. Avrebbero solo peggiorato le cose. Lui invece si sarebbe
dedicato anima e corpo.
“Come figlia adottiva?” Lily
non se l'aspettava. Sperava almeno di poter dare a Summer dei nonni:
nonni amorevoli, ed invece pure quella speranza si stava sgretolando
davanti ai suoi occhi.
“Sì...loro non potevano avere
figli...” Nicolas continuò a parlare tenendo lo sguardo
fisso su Summer. Lei, invece, aveva focalizzato l'attenzione su un
falso d'autore di Caravaggio. Ne aveva abbastanza di quella
conversazione. Voleva andarsene.
“Ve lo ripeto....vi aiuterò
io...datemi solo il tempo di realizzare e riflettere...”
“Non
deve preoccuparsi di nulla signor Schneider. Scusi il disturbo”
Summer non voleva saperne niente. Per di più iniziava ad
odiare il modo in cui Nicolas la guardava. Tutta quell'apprensione
solo perché assomigliava a sua moglie: una donna che aveva
abbandonato una neonata in fin di vita fuori ad un orfanotrofio, e
quell'uomo sembrava pazzo di lei! Quello sguardo diede a Summer un
senso di nausea, così si avviò verso la
porta.
“Aspetta...Summer...rincontriamoci...” le si
parò davanti coprendo la distanza che li separava con dei
passi rapidi e agitati.
“Non credo di voler sapere
dell'altro signor Schneider. Grazie per il suo tempo” lei si
scansò guardandolo con freddezza.
Non avrebbe mai più
rivisto quell'uomo.
Boston,
Settembre 2008
Summer
stava impacchettando le sue cose. Il Consiglio si era pronunciato: la
nuova osservatrice si trovava a New York e il suo nome era Kendra
Barkey.
Non la conosceva, ma già la odiava. Nessuno avrebbe
potuto sostituire Harris, ed il fatto di doversi trasferire, di dover
lasciare quella casa, rendeva il lutto ancora più doloroso. Le
sembrava di perderlo per la seconda volta. La notte era ormai calata
e si avvicinò alla finestra per osservare le stelle. Dalla sua
stanza si vedeva la veranda e gli sembrò di ritornare al
giorno del suo quindicesimo compleanno quando Harris, da quelle
stessa veranda, cantò Growin
up in un modo dolce e stonato.
Sorrise con gli occhi velati di
lacrime, ma Lily bussò alla sua porta destandola.
La strega
si avvicinò con un'aria colpevole e con uno scatolino nero in
una mano.
“Devo confessarti una cosa...”
Summer la
guardò sorpresa pur aspettandosi l'argomento del discorso.
“Il
signor Schneider...l'ho incontrato una seconda volta...”
“Perché?”
lo domandò con un tono freddo. Lily non avrebbe dovuto.
“Gli
ho chiesto un oggetto personale di Elisabeth. Gli ho detto che
serviva per la prova del dna... ma lui non ha voluto darmi niente per
farlo, ha detto che non c'è n'era bisogno...però mi ha
dato questi...voleva che li avessi tu...”
Lily le diede lo
scatolino. Summer lo aprì per curiosità: erano un
paio di orecchini, probabilmente i preferiti di Elisabeth; li guardò con disprezzo, poi chiuse velocemente l'astuccio e lo ridiede a Lily.
“Non
voglio nulla che sia appartenuto a quella donna Lily...perché
l'hai fatto?”
“Avevo bisogno di un suo oggetto
personale. Nicolas aveva detto che Elisabeth era stata adottata
così...grazie a questi...sono riuscita a ripercorrere il tuo
albero genealogico. Volevo trovare un parente in vita Summer...
volevo darti qualcuno... perché so quanto sia difficile per te
il fatto che Harris non ci sia più...speravo di...” Lily
iniziò a piangere. Summer non era l'unica che sentiva la
mancanza dell'osservatore.
Summer le si avvicinò mettendole
una mano sulla spalla e guardandola con dolcezza.
“Va tutto
bene Lily, ti ringrazio...sei stata dolce...” le tolse una
lacrima dal viso col pollice.
“Allora? Cos'hai
scoperto?”
“Non c'è nessuno Summer...sono morti
tutti...”
Lei sorrise con titubanza.
“Ok...credimi,
non è un dramma...anzi è meglio così...”
“Ma
c'è dell'altro...”
Il volto di Summer si fece serio e
preoccupato.
“Andando a ritroso con le generazioni...sono
arrivata ad un nome Summer...Petrova...”
“Ma
quella...”
“E' la discendenza a cui è legata la
maledizione di Klaus...”
Summer si diede un attimo per
realizzare.
“E questo cosa significa?”
“In
teoria niente...non è altro che una coincidenza...non sei la
doppelgenger....”
Summer annuì, ma questa proprio non se
l'aspettava.
“Ed è possibile...cioè...una
cacciatrice con il sangue dei Petrova? Quante possibilità
c'erano?”
Lily si sedette sul letto.
“E' come la
lotteria...una combinazione di numeri consecutivi sembra
un'assurdità...ma in realtà ha la stessa probabilità
di uscita di ogni altra combinazione...mi dispiace Summer...volevo
aiutarti invece...ti ho solo sbattuto in faccia delle verità
scomode...mi dispiace davvero tanto...”
Summer si sedette
accanto a lei, e le diede una piccola spinta con la spalla.
“Sei
una buona amica Lily... e ti ringrazio. Per quanto possa essere
sconcertante sapere certe cose...il dubbio è anche
peggio...”
Lily annuì sentendosi un po' meglio.
“Ma
adesso andiamo in cucina...Ho seriamente bisogno d'alcool!”
fece scherzosamente prendendole la mano.
Aveva davvero bisogno di
elaborare l'ennesima assurdità della sua vita.
Mystic
Falls, Maggio 2008
Summer
se ne stava seduta in macchina.
Il Consiglio aveva dato un nuovo
ordine: uccidere la doppelgenger.
Lily le aveva stampato una foto
di Elena che aveva trovato sul sito del liceo di Mystic Falls. La
squadra di football, l'anno precedente, aveva vinto il campionato, ed
Elena in quell'occasione era stata la capo cheerleader.
La vide
uscire da scuola nella sua uniforme e con i capelli raccolti in una
coda. Summer non aveva pensato neanche per un secondo di poter
eseguire quell'ordine. Lily l'aveva avvisata delle possibili
conseguenze, ma non le importava.
Quando vide Elena provò
una strana sensazione.
Quella era l'unica persona al mondo con
cui condivideva qualcosa di genetico, anche se si trattava di una parte
infinitesimale che non bastava neanche a definirle cugine di
ventesimo grado. Mise in moto l'auto e si allontanò da Mystic
Falls, sperando che almeno Elena potesse avere una vita più
tranquilla e serena della sua.
Non l'avrebbe uccisa, al contrario,
l'avrebbe protetta.
***
***
Dopo
cena Summer se ne andò in veranda.
L'aria era fredda e
pungente e, seduta sul dondolo con le gambe portate al petto, nascose
le mani nelle ampie maniche del cardigan.
I suoi respiri
diventavano piccole nuvole, ma sentiva il bisogno di stare da sola a
fissare le stelle: le sue adorate lucine nel buio.
C'era qualcosa
che non quadrava nel suo stato d'animo, e non riusciva a capire cosa,
ma Damon destò i suoi pensieri raggiungendola e fermandosi di
fronte a lei con un braccio dietro la schiena.
Summer lo guardò
con un'espressione interrogativa, e poco dopo Damon rivelò il
contenuto della mano nascosta.
Summer vide un piccolo affarino
quadrato e non riuscì a capire di cosa si
trattasse.
“Cos'è?”
“Una lanterna
voltante”
Lei sorrise e la prese con entusiasmo. Non se
l'aspettava, ma come sempre Damon riusciva a sorprenderla.
Il
vampiro le porse un accendino e una penna presi dalla tasca
posteriore del pantalone.
“Devi scrivere un desiderio prima
di accenderla...”
“Ora credi nei
desideri?”
“Ovvio che no! Voglio solo assecondare
una cacciatrice credulona!”
Summer sorrise e, poggiandosi al
tavolinetto, scarabocchiò qualcosa sul piccolo foglietto
allegato alla lanterna.
“Beh Damon...ti dimostrerò
che i desideri...possono diventare realtà!”
L'accese e dopo la
lasciò volare.
La guardò con gli occhi incantati e
felici di una bambina, mentre Damon, per la maggior parte del tempo,
tenne lo sguardo fisso su di lei: su quelle iridi scure su cui si
rifletteva la luce della lanterna.
Restarono in silenzio ad
osservare quel bagliore dorato che combatteva l'oscurità
della notte fino a quando non fu più visibile, poi Summer si
voltò verso il vampiro.
“E' stato un gesto davvero
molto dolce...” si sentiva quasi imbarazzata a pronunciare
quelle parole. Da quando avevano recitato quella falsa dei
fidanzatini, Summer si sentiva strana.
Damon sorrise mettendole le
mani sui fianchi.
“Ti sbagli...è stato un gesto cattivo! Perché quando il tuo desiderio non si avvererà
io potrò dirti: te l'avevo detto Summer! Sei solo una credulona!”
pronunciò quelle parole scherzose con dolcezza e Summer
sorrise.
“Beh è un vero peccato...significa che
questa sera andrò in bianco..” già sapeva come controbattere al suo giochino.
“Che vuoi
dire?”
“Beh...sul bigliettino ho scritto
sesso...quindi Damon, stasera puoi venire a letto con me...o con la
tua amata ragione! A te la scelta...”
“Questa non me
la bevo! Da quando io sarei diventato un desiderio?...E' ovvio che
stai mentendo...”
“Beh Damon...questo non potrai mai
saperlo!”
“Sei una donna diabolica e meschina Summer!
Non ti meravigliare quando arriveranno le pratiche del divorzio!”
l'attirò a sé facendo aderire i loro
bacini.
“Giusto...avevo dimenticato che abbiamo solo sei
mesi per organizzare il matrimonio più pacchiano del secolo!”
lei gli cinse il collo con le braccia e baciò quelle labbra
sorridenti.
Si baciarono a lungo e con dolcezza, poi il vampiro si
allontanò dolcemente.
“Sai... anche se un figlio è
una cosa irrealizzabile...” Damon iniziò quel discorso con dolcezza,
e a Summer sembrò che stesse per dire qualcosa di bello,
qualcosa di romantico, ma la sua speranza fu presto annienta
“dovremmo provarci! Non possiamo arrenderci!”
La
cacciatrice rise scuotendo la testa: doveva aspettarselo!
“Giusto!...
Ma se ci proviamo già da stasera... realizzi il mio desiderio
Damon... sicuro di poter rinunciare ad avere ragione!?”
Il
vampiro fece finta di pensarci.
“Beh per la nostra Charly...
questo ed altro!” e poi la baciò ancora, questa volta
con una crescente passione.
Summer non aveva scritto sesso.
Anche lei non credeva ai desideri, perciò, al posto di qualsiasi altra cosa in cui poter stupidamente sperare, aveva scritto
Charly. Qualcosa di certamente irrealizzabile.
Eppure si
chiese perché fosse stata la prima cosa a venirle in mente.
Avrebbe potuto scrivere una parola qualsiasi, e invece scelse il nome di quella figlia immaginaria.
Pensò che
qualcosa in quella giornata aveva punto la sua anima dandole un senso
d'angoscia, e aveva avvertito nuovamente quella sensazione solo
qualche minuto prima. Poi capì. Era stato pensare al mese di
giugno: un mese in cui lei probabilmente non sarebbe stata a Mystic
Falls. Immaginò un mese di giugno a New York...senza Damon, e
questo la fece stare male. Fin troppo male per potersi ancora illudere che fosse solo un amico.
Mise fine a quel
bacio e lo guardò per degli interminabili secondi.
Le
sembrò di osservarlo per la prima volta, ma di conoscerlo da
sempre.
E finalmente lo capì: lo amava.
La nebbia di scuse e alibi che le oscuravano
la vista si era ormai diradata, facendo battere forte il suo cuore.
Lo amava.
Damon non aveva dovuto abbattere nessuna delle sue barriere. Era sempre stato lì, dentro di lei, doveva solo
incontrarlo e guardarlo per un solo attimo privo di paura.
Lo amava.
E non riusciva a crederci, ma quello che
provava era troppo forte, e ora anche immensamente chiaro.
Accarezzò
il suo volto per imprimerlo sotto la pelle: per ricordare quel
momento in ogni sua forma, poi lo baciò.
E fu un bacio così
diverso da sentirlo come se fosse stato il primo.
Lo amava.
Ma
lui amava un'altra donna, e quel primo bacio ebbe un inevitabile
retrogusto di tristezza.
Angolino
di NaNa***
Alla
domanda: La lanterna avvererà il desiderio di Summer? La
risposta è no, probabilmente è stata fabbricata in
Cina, non in Wonderland xD
Ho un avviso
da fare: causa studio
non potrò aggiornare la fic per un bel po' di tempo.
Sorry :( ma ho bisogno di un Full Immersion.
Più che
mettere un capitolo avviso ho preferito dedicare alla fic un altro
po' di tempo e scrivere questo capitolo in cui viene finalmente
svelata la coincidenza assurda! Sì...Summer è una
Petrova. La cosa ha un rilievo minimo ai fini della trama. E quindi non cambia
nulla.
Spero che la cosa non vi sia
sembrata banale o eccessiva^^
Il perché di questa cosa sarà spiegata in una one shot Extra che parla degli originari, e che scriverò una volta finita la fic^^
Nel terzo capitolo lascio intendere
qualcosa: Damon vede Summer per la prima volta e qualcosa rievoca Katherine, ma è solo una sensazione, poi non ci penserà
più. Anche nei capitoli successivi, la lieve apprensione che
Summer ha nei confronti di Elena...dipende appunto da questo^^ Ecco
svelato un piccolo mistero.
Con questo capitolo si chiudono tutti
gli specchietti sul passato e finalmente Summer capisce di essere
innamorata di Damon (era ora!!!xD)
Adesso è il turno di
Damon!!!*.*
Come sempre spero che il capitolo non vi abbia deluso
o annoiato.
E ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui.
Purtroppo il prossimo capitolo si farà attendere...ma
spero che, nel frattempo, non vi dimentichiate di questa fic^^
Un
bacione...Ciao***