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Autore: NanaBianca    17/01/2012    8 recensioni
Da grande appassionata del telefilm Buffy, voglio provare a mischiare un po' le carte per vedere cosa ne esce fuori. [NO Cross-over] [Spoiler Terza Stagione] [Damon/Nuovo Personaggio]
Klaus è partito portando Stefan con sé. Tra Elena e Damon l'intesa e l'attrazione fisica diventano sempre più potenti. Ma qualcosa sta per succedere a Mystic Falls. Summer Reed, l' attuale cacciatrice, si reca in questa piccola cittadina alla ricerca di un pugnale: l'unica arma in grado di sconfiggere Klaus.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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*** 14 Dicembre ***


Boston, Luglio 2008


Erano passati due mesi da quando il signor Harris era morto in un letto d'ospedale a seguito del secondo infarto. Summer passava le sue giornate in veranda, seduta sulla sedia di vimini su cui Phil era solito fumare il suo sigaro accompagnandolo con un bicchiere di Bourbon.
Fissava le piante del giardino che lui curava con amore: margherite, begonie, rose e lobelie; lei non le curava, e ogni giorno le vedeva appassire sempre di più sotto il caldo sole di luglio.
Il signor Harris le aveva lasciato tutto ciò che possedeva. Fino all'ultimo dei suoi giorni aveva ribadito quanto la vedesse come una figlia: la figlia testarda e problematica che non ho mai avuto, le aveva detto facendola sorridere per un'ultima volta.
Phil l'aveva amata come una figlia, ed era quella consapevolezza che, in quel periodo, fece emergere in Summer un pensiero che lei aveva soppresso per quasi vent'anni. Se un uomo con cui non condivideva nessun legame genetico era stato capace di amarla come una figlia perché i suoi veri genitori l'avevano abbandonata?
Lily la raggiunse in veranda e si sedette accanto a lei senza dire una parola.
“Con la magia...saresti in grado di rintracciare la donna che mi ha partorita?” biascicò dopo un lungo silenzio.
Lily restò quasi impietrita. Quella era la prima frase di senso compiuto che Summer pronunciava in due mesi; e non si sarebbe mai aspettata nulla di simile: non da lei. Non aveva mai parlato del suo passato e neanche aveva mostrato interesse a conoscerlo. Ma era indubbio che fosse stata la morte di Phil a sollevare in lei certi quesiti.
La strega ricordò che Summer non aveva portato nulla con sé nel suo viaggio per Boston; quindi era chiaro che Summer non possedesse nessun cimelio di famiglia. Questo rendeva impossibile quel genere di ricerca anche a una strega potente come lei.
Lily scosse la testa desolata.
“Avrei bisogno di un suo oggetto personale...”
“Si certo...” Summer le abbozzò un sorriso mal riuscito e poi si alzò.
“Vado a fare due passi...” aggiunse dirigendosi verso la porta che conduceva alla cucina.
Lily la osservò sentendosi inutile. Per Summer doveva essere una cosa importante; era troppo orgogliosa per chiedere una cosa del genere; averlo fatto significava sentirne un vero bisogno.
La strega non si perse d'animo. C'erano tanti altri modi per scoprire la verità e, qualche giorno dopo, partì per iniziare le sue ricerche.
“Ho bisogno di una pausa, e vorrei rivedere i luoghi dove sono cresciuta...ti dispiace se parto per una decina di giorni?” le disse prima di andare. Mentì, ma era per una giusta causa.
“Fa pure...per me non ci sono problemi” Summer si sorprese, ma capì che in fondo anche Lily aveva bisogno di elaborare il lutto. Così approvò la sua scelta lasciandole via libera. Non sarebbe stato un problema occuparsi della caccia da sola.


Lily partì raggiungendo il piccolo paesino in cui aveva incontrato Summer.
Aveva deciso di condurre le ricerche a sua insaputa; perché sapeva che lei non gliel'avrebbe concesso.
L'orfanotrofio era stato chiuso da diversi anni, ma non fu difficile trovare la vecchia direttrice.
Summer, nella sua terra natale, era stata data per dispersa così, per evitare inutili giri di parole, inutili giustificazioni sulle sue domande, Lily usò una sorta d'ipnosi.
Scoprì che per il paese si sapeva anche più di ciò che conosceva Summer; forse perché lei non aveva mai fatto domande a riguardo.
Era un piccolo paesino sul mare che contava più o meno mille abitanti. Con le domande giuste, la verità sarebbe venuta a galla.
Così Lily scoprì che Summer veniva chiamata l'austriaca. Lily non lo sapeva: Summer non aveva mai raccontato nulla a riguardo.
La cacciatrice non si era mai addentrata a conoscere l'origine di quel soprannome, aveva sempre pensato che le fosse stato affibbiato per la sua espressione – a quei tempi – seria e severa: un soprannome che richiamava un immaginario sbagliato ma giustificato dai precedenti storici: soprattutto in un paesino di persone dai capelli bianchi. Summer non aveva mai prestato attenzione a quel nomignolo.
L'ex direttrice spiegò a Lily che quel soprannome le era stato dato a causa delle origini della madre: una giovane ragazza di diciannove anni che partorì grazie all'aiuto dell'anziana levatrice del posto.
Di questa ragazza si sapeva solo che si chiamava Elisabeth, e che con lei c'era un'altra ragazza di nome Sabine.
La direttrice le raccontò altri dettagli non molto rilevanti, così Lily decise di cercare quella famosa levatrice.
La strega trovò quasi subito quella donna dai capelli bianchi e l'aria un po' rimbambita: aveva quasi ottant'anni e si chiamava Clara.
Lily fece un grande sforzo per estrarre delle parole concrete da un discorso che a tratti si trasformava in un farfugliare privo di senso. Capì che Clara ospitò quella ragazza in casa sua per circa un mese.
Elisabeth le aveva mentito per tutto il tempo dicendo che una volta partorita la bambina sarebbe tornata in Austria con lei. Nel momento del parto ci furono alcune complicazioni e Clara uscì veloce di casa per contattare il medico della zona il cui studio si trovava alla fine di quello stesso viale. Fu una cosa di pochi minuti, ma al suo ritorno le due e la bambina non c'erano più; ed in seguito scoprì che quella stessa bambina era stata lasciata fuori la porta dell'istituto del paese.
Lily domandò alla donna se, nella fretta di scappare, le ragazze avessero lasciato qualche oggetto personale, e la donna si allontanò con un'andatura traballante per raggiungere la camera da letto per poi ritornare con uno scatolo di cartone. Lo aprì mostrando a Lily il contenuto. Poche cose: delle mollettine per i capelli e un paio di asciugamani, tutte cose lasciate in bagno a causa della fretta.
Lily prese uno di quegli asciugamani e notò delle iniziali ricamate nell'angolo destro E.V.L. Portò quell'oggetto con sé e per tutta notte non fece altro che concentrarsi per visualizzare in nome celato dietro quelle lettere; poi, dopo qualche ora ci riuscì: Elisabeth Von Lemberg.


*** ***



Damon e Summer erano appena usciti dalla dimora dei Doreland: un altro buco nell'acqua.
Si diressero verso l'abitazione successiva e Damon la bloccò afferrandola per il braccio.
“La prossima casa è quella dei Farner: sono nel Consiglio e quindi assumono verbena...” il vampiro spiegava l'imprevisto pensando ad una possibile soluzione.
“Beh... allora... dovremmo inventare qualcosa”
Continuarono a camminare, e una volta arrivati fuori l'abitazione la soluzione si palesò davanti ai loro occhi. Il vampiro lesse la scritta sul cartello infisso in giardino con un mezzo sorriso sulle labbra: Vendesi.
“Soluzione trovata. Reggimi il gioco...” mise un braccio intorno alle spalle della cacciatrice e camminarono verso la porta d'ingresso che in quel momento era già spalancata.
Il vampiro suono il campanello e all'entrata giunse un'elegante signora sulla quarantina.
“Damon Salvatore giusto?” fece la donna indicandolo col dito.
“Giusto...” il vampiro le dedicò uno dei suoi famosi sorrisi ammalianti.
“Prego accomodati” la donna, pur conoscendo l'esistenza dei vampiri, non si fece problemi ad accettare in casa uno tra i più validi membri del consiglio.
“Come posso aiutarti?” li fece accomodare in salotto, ma loro restarono in piedi e ancora ravvicinati da quel contatto.
“Beh...fuori questa bellissima casa c'è un cartello con scritto vendesi, e noi... dobbiamo acquistarne una. Le dispiace se diamo un'occhiata?”
“Certo che no ovviamente! Ma come mai questa decisione?... La tua villa è una delle più belle di Mystic Falls...”
“Ma quella casa è anche di mio fratello, diciamo che... la mia dolce metà ed io vorremmo trasferirci in un posto tutto nostro” disse, includendo Summer nella conversazione: era in vena di scherzi.
La cacciatrice non aveva badato a quel discorso per concentrarsi sul medaglione, ma quell'ultima frase la costrinse a girarsi verso di lui con uno sguardo allibito. Era questo che intendeva con 'reggimi il gioco'?
Summer si girò verso la signora sfoderando un ampio e finto sorriso.
“Quindi questa bellissima ragazza è la tua fidanzata?! Come ho fatto a non capirlo subito? Congratulazioni cara..” prese la mano di Summer tra le sue, come un gesto di conoscenza e di felicitazione.
Damon sorrise sornione aumentando la pressione della sua presa per farla aderire maggiormente al lato del suo corpo. Summer lo guardò nuovamente sbigottita, ma poi sorrise. Bene, se il vampiro voleva giocare, lei avrebbe giocato!
“Grazie, anche se a dire il vero...ci sposiamo solo perché sono incinta!”
Damon la guardò sorpreso e divertito: Summer aveva preso parte alla falsa in un modo del tutto inaspettato!
La signora la guardò con perplessità, non sapeva cosa rispondere ad un affermazione del genere, quindi optò per i convenevoli, accompagnandoli anche con un finto sorriso.
“Beh...allora le congratulazioni raddoppiano!”
Entrambi si strinsero maggiormente regalandole una posa da copertina.
“Ma prego...Venite..vi faccio vedere la casa...” la signora li condusse al piano superiore facendoli entrare in ciò che era ancora la stanza della figlia.
I due intanto si tenevano giocosamente per mano.
“Tesoro guarda...questa potrebbe essere la camera della nostra piccola Charly!” esclamò entusiasta la cacciatrice. La signora la guardò con sospetto, le sembrava troppo magra per essere al terzo mese, ma il suo maglioncino largo poteva concedere il beneficio del dubbio.
Damon la guardò divertito e anche sorpreso. Sua madre era una donna francese di nome Charline, e questa coincidenza lo fece sorridere.
In America, però, quel nome era prevalentemente maschile.
“Tesoro...Charlie è un nome da maschio! Cerchiamo di non far diventare nostra figlia un maschiaccio scontroso come la madre!”
“Charly è più adatto a una bambina! E poi chi sarebbe il maschiaccio scontroso?!” contestò con fervore e con un tono omicida.
“Vedi?! Mi riferivo appunto a quest'atteggiamento!... Questa bambina è condannata ad essere isterica come la madre!”
“Bella faccia tosta Damon, sarei più tranquilla se non mi offendessi in continuazione!”
In quel momento, entrambi non capirono la distinzione tra finzione e realtà. Stavano litigando veramente o lo stavano facendo per finta?
“Parlatemi del vostro matrimonio!” la signora Farner cercò di calmare le acque facendo dirottare l'argomento su altro.
I due si strinsero nuovamente sfoderando un altro inquietante sorriso.
“E' fissato per la fine di giugno...” improvvisò Summer.
La donna sorrise, i matrimoni la entusiasmavano.
“Avete già scelto la marcia nuziale?... personalmente adoro Schubert!”
“In realtà...abbiamo pensato ad una classica marcia nuziale...suonata con la chitarra elettrica da un sosia di Elvis!”
La signora si immobilizzò con un sorriso di cortesia, mentre Damon se la rise sotto i baffi.
“Sarà una cerimonia molto tradizionale...tranne per il fatto che il prete si lancerà con il paracadute da un elicottero e...visto che il matrimonio si celebrerà su una scogliera...beh... avremo tutti le dita incrociate!” anche il vampiro diede via libera alla sua crudele immaginazione.
Questa volta fu Summer a diventare rossa per trattenere la risata.
La donna era ancora più allibita.
“Oh...e a fine serata saranno lanciate in aria cinquecento lanterne...questo, statisticamente, potrebbe causare qualche grave incidente aereo...ma in fondo è per una giusta causa. Dico bene?”Summer continuò ad arricchire di particolarità quel matrimonio immaginario.
Damon ascoltò con divertimento e interesse.
La signora era sempre più scioccata e preferì fare domande più semplici.
“E... come fiori?”
“Crisantemi! Sa... per ricordare tutte le persone morte che parteciperanno all'evento....con lo spirito!” Damon pensò che, ad un possibile matrimonio, almeno metà degli invitati sarebbero stati vampiri...sposo compreso! Era giusto sottolineare questo dettaglio!
La signora non sapeva più cosa pensare, i due, invece, si guardavano con intesa; poi Damon volle aggiungere dell'altro per ridare un minimo di credibilità alla scena.
“Ma nella camera della nostra prima notte... mia moglie troverà un letto di rose...” prese la sua mano e la baciò con un fare galante, ma pronunciare quella frase gli fece uno strano effetto; si pentì immediatamente di quell'affermazione così sdolcinata, ma subito annientò quel pensiero stupido: era per finta, stavano giocando, non aveva senso sentirsi stranito. Quelle parole non erano altro che finzione...giusto?!
Summer lo guardò con dolcezza.
“Sei molto dolce... ma sul serio? Con una spiaggia a nostra disposizione vogliamo davvero chiuderci in una camera d'albergo la nostra prima notte?” Summer si mise di fronte a lui e gli sfiorò il petto con la mano. Lui sorrise con lo sguardo perso in una notte di passione sul mare. Le loro labbra si avvicinarono corteggiandosi, ma poi qualcosa li fermò, raggelandoli. Ancora quella sensazione. Stavano scherzando, giusto? Non c'era nessun desiderio o voglia inespressa in quelle parole, in quella finzione ingigantita ed enfatizzata; eppure la realtà e la fantasia sembravano due colori mischiati che avevano dato vita ad una nuova tonalità di cui non si conosceva il nome.
Si ridestarono allontanando i loro volti. Ma la signora Farner, in quello sguardo, aveva visto il loro unico momento di normalità, un momento in cui il loro amore era stato così palese da poter essere percepito anche da un estraneo.
“Beh...Bellissima casa signora Farner, la prenderemo sicuramente in considerazione! Grazie per averci dedicato il suo tempo” Damon mise di nuovo il braccio intorno alle spalle di Summer, e insieme si avviarono rapidamente verso l'ingresso. Sentirono entrambi il bisogno di fuggire rapidamente da quella messa in scena.
“Figuratevi...è stato un piacere!” disse la signora restando ferma alla soglia dell'ingresso.
I due fecero un gesto di saluto col capo per congedarsi ma, una volta date le spalle alla signora, lei sentenziò qualcosa che li bloccò.
“E di nuovo congratulazioni...siete una bellissima coppia!” il suo sguardo e il suo tono furono così sinceri da costringerli a guardarsi negli occhi con un'espressione stranita.
Il vampiro, come risposta, le sorrise, e in quel momento sentì il bisogno di rompere il contatto fisico che aveva con Summer.
Anche lei si separò da Damon nello stesso istante senza capirne il perché.
Si allontanarono da quell'abitazione per raggiungere quella successiva.
“Beh...devo ammettere che è stato divertente!” Summer ruppe quel momento di disagio riportando tutto alla normalità.
Damon sorrise “E' carina l'idea delle lanterne...forse l'unica che non è interamente da buttare...”
Summer sorrise “Mi piacciono le lucine nel buio...beh ma anche l'idea della scogliera non è male...”
Il vampiro rise mettendole una mano sul fianco, e si trovarono a camminare fianco a fianco senza neanche accorgersene.
“Già...e poi, in caso di ripensamento immediato, basta una bella spinta! E il problema è risolto!” Damon, come sempre, era l'uomo dalle soluzioni semplici e veloci.
“Sempre che il prete sia sopravvissuto al volo e sia riuscito a celebrare le nozze!” specificò lei mettendogli la mano dietro la schiena.
“Ovvio!”


*** ***


Boston, Agosto 2008


Quindi era questo il vero motivo del tuo viaggio?” Summer era sconvolta, non si aspettava nulla di simile.
Quella sera di agosto, mentre cenavano in veranda, quella notizia arrivò come una raffica di vento invernale.
“Non volevo agire alle tue spalle...mi dispiace” Lily era combattuta. Non sapeva se quel gesto lo si poteva definire giusto o sbagliato; quello che sapeva e che l' aveva fatto per Summer, nella speranza di farla stare meglio, ma iniziava a dubitarne seriamente.
Summer sorrise, certo che non voleva agire alle sue spalle: non era una cosa da Lily. Era stata lei a chiederle delle informazioni a riguardo, e Lily se ne era caricata il peso. Non poteva avercela con lei.
“Non devi scusarti...sei stata gentile...” le sorrise dolcemente per cancellare quell'alone di preoccupazione che si era formato sul volto della strega “Allora? Cos'hai hai scoperto?”
“Prima di parlarti di lei...è giusto che tu sappia che è morta...sei mesi fa, in un incidente stradale” preferì rivelarlo subito, senza darle il tempo di farsi illusioni.
Summer deglutì visibilmente. Non riusciva a decifrare la sua reazione. Non era dispiacere, non era gioia, ma neanche indifferenza.
“Beh...questo mi priva di ogni scelta a riguardo...e forse è meglio così” se fosse stata in vita forse le sarebbe venuta voglia di conoscerla, il fatto che fosse morta, invece, la liberava dalla confusione. Eppure la notizia le lasciò un sapore amaro in bocca“ Come si chiamava?”
“Elisabeth Von Lemberg”
Summer fece un mezzo sorriso “Von Lemberg...fa tanto nobil donna”
“In effetti è così...è una delle famiglie austriache più facoltose...”
Per Summer quella rivelazione fu come una pugnalata in pieno petto. Avrebbe preferito una povera squattrinata, magari con problemi d'alcoolismo. Invece sua madre era una viziata borghese che probabilmente l'aveva abbandonata per non deludere il facoltoso paparino. Si sentì bruciare dentro, e si preoccupò del suo aspetto; probabilmente era diventata rossa, e non voleva che Lily vedesse quella reazione. Non voleva che percepisse il suo turbamento, così si alzò e si avvicinò alla ringhiera dandole le spalle.
“Ha sposato un notaio che sono riuscita a rintracciare abbastanza facilmente...se vuoi posso organizzare un incontro...”
“No..No...lascia perdere...va bene così”
Era davvero grata a Lily per aver fatto quelle ricerche al posto suo, ma, in quel caso, avrebbe preferito non sapere.

Per i giorni successivi Summer non fece altro che pensare a quella donna. Sperò di aver formulato un pensiero sbagliato: magari c'era davvero una buona ragione per cui sua madre l'aveva abbandonata.
Decise di accettare la proposta di Lily, e la strega combinò un incontro con l'uomo che aveva sposato Elisabeth.


Vienna, Agosto 2008


La domestica le fece accomodare nel salotto di quello splendido attico al centro di Vienna.
Un mobilio di gran classe color ciliegio impreziosito da una tappezzerie rosso porpora. Sulle pareti spiccavano imitazioni di quadri molto famosi, tutti ornati da lavoratissime cornici dorate: un lusso ordinario e decisamente ostentato.
Un uomo dagli occhi verdi, i capelli castani e un'aria gentile ed educata le raggiunse facendole accomodare.
“Nicolas Schneider...molto lieto” strinse loro la mano.
Le due si presentarono, e quando l'uomo strinse la mano di Summer, lei si chiese se quello fosse suo padre.
“Quindi ...conoscevate mia moglie...” Nicolas prese posto sulla poltrona sedendosi di fronte a loro.
“A dire il vero no...” iniziò Lily; Summer sembrava intrappolata nei suoi pensieri.
L'uomo le guardò incuriosite.
“Non è un argomento facile... ma beh...ecco...” Lily si sforzava di parlare al posto di Summer, ma anche lei si sentiva stranamente agitata. Non era un discorso facile da affrontare.
“Sua moglie ha avuto una figlia all'età di diciannove anni?”fece Summer con rapidità. Quella situazione per lei era troppo irreale, e quindi voleva che finisse alla svelta.
“Cosa?...una figlia?...io...non saprei... “ l'uomo era scioccato.
“Quando ha conosciuto Elisabeth?” continuò con durezza. Voleva togliersi quel dubbio. Quello che le stava seduto di fronte era suo padre?
“Cinque anni fa...era una tirocinante della società legale di mio padre...”
rivelò confuso.
Summer annuì, almeno il primo dubbio era stato debellato. Eppure per un brevissimo attimo sperò che fosse lui, ma quella speranza non aveva nulla a che fare con quell'uomo o con l'impressione che le aveva fatto; solo sarebbe stato bello mettere fine a quella storia. Quella rivelazione, invece, poneva un altro interrogativo.
L' uomo cercò di realizzare. Quelle ragazze erano piombate in casa sua dicendo delle cose assurde, ma in quel momento, osservando Summer con più attenzione, nei suoi occhi, negli zigomi, nel modo in cui era seduta e nella sua aria corrucciata vide la moglie.
“E' quella bambina...saresti tu...” Nicolas non poteva crederci. Probabilmente per cose del genere occorrevano prove genetiche e quant'altro, ma non aveva dubbi. Non poteva essere figlia di nessun'altra. C'era troppo di Elisabeth in lei. La sua amata Elisabeth.
Summer annuì con freddezza.
“Sì...sì...le somigli...” gli occhi si velarono di lacrime. Se sua moglie fosse stata ancora in vita, probabilmente una notizia del genere l'avrebbe fatto infuriare. Ma lei era morta, e lui aveva la possibilità di guardarla ancora tramite gli occhi di Summer. Non c'era spazio per la rabbia.
A lei quell'informazione suonò come una nota stonata. Un'altra cosa che avrebbe preferito non sapere. Si guardò intorno e sul mobile alla sua destra notò una cornice. Girò subito il capo per non focalizzarsi sull'immagine. Non voleva vedere il volto di Elisabeth. Sarebbe stata una scoperta fastidiosa che l'avrebbe solo tormentata.
“Una volta mi ha parlato di un errore di gioventù a cui aveva rimediato...ma...non avrei mai immaginato nulla del genere...” fu lo shock di Nicolas a parlare, e solo dopo si rese conto di quanto fossero brutali quelle parole.
“Mi dispiace...non volevo dire...”
“Non si preoccupi...” reagì ancora con freddezza, ma dentro di lei qualcosa si era mosso scombussolandole le viscere. Un errore rimediato, ecco come la definiva. In quel momento Summer riuscì a rispondere ad una delle tante domande che l'aveva tormentata da quando Lily le aveva parlato di lei. Se era austriaca, perché non l'aveva partorita nel suo paese? Ma ora, la risposta era semplice: per non farsi ritrovare.
“Mia moglie è morta sei mesi fa...io non sono tuo padre...ma farò di tutto per aiutarti a trovarlo... puoi starne certa!” voleva sinceramente aiutarla e non solo. Voleva conoscerla, scoprire cos'altro avesse ereditato dalla moglie.
“Non è necessario...a dire il vero...non so neanche perché sono qui...” Summer si alzò. Non le interessava conoscere l'identità di suo padre. Lei aveva avuto un padre: Philiph Harris.
“I genitori di Elisabeth sono in vita? Forse loro potrebbero aiutarci...” Lily, con la solita mancanza di malizia, cercò di fare il possibile per aiutarla. Sapeva che Summer era troppo sconvolta per fare domande, quindi cercò di fare il possibile per allungare la conversazione. Per scoprire dell'altro.
“Ragazze...io mi metterò a disposizione, ma state lontane dai Von Lemberg...anche se sono i genitori della mia defunta moglie...non ho problemi a dire quello che penso di loro. Sono persone avide ed egoiste...penseranno che siete opportuniste in cerca di denaro e faranno appello al fatto che Elisabeth era figlia adottiva pur di sbarazzarsi di voi...ve lo assicuro. Me ne occuperò io...vi aiuterò ...farò il possibile!” Nicolas si alzò. Voleva aiutarla e non voleva che si appellasse a quelle arpie. Avrebbero solo peggiorato le cose. Lui invece si sarebbe dedicato anima e corpo.
“Come figlia adottiva?” Lily non se l'aspettava. Sperava almeno di poter dare a Summer dei nonni: nonni amorevoli, ed invece pure quella speranza si stava sgretolando davanti ai suoi occhi.
“Sì...loro non potevano avere figli...” Nicolas continuò a parlare tenendo lo sguardo fisso su Summer. Lei, invece, aveva focalizzato l'attenzione su un falso d'autore di Caravaggio. Ne aveva abbastanza di quella conversazione. Voleva andarsene.
“Ve lo ripeto....vi aiuterò io...datemi solo il tempo di realizzare e riflettere...”
“Non deve preoccuparsi di nulla signor Schneider. Scusi il disturbo” Summer non voleva saperne niente. Per di più iniziava ad odiare il modo in cui Nicolas la guardava. Tutta quell'apprensione solo perché assomigliava a sua moglie: una donna che aveva abbandonato una neonata in fin di vita fuori ad un orfanotrofio, e quell'uomo sembrava pazzo di lei! Quello sguardo diede a Summer un senso di nausea, così si avviò verso la porta.
“Aspetta...Summer...rincontriamoci...” le si parò davanti coprendo la distanza che li separava con dei passi rapidi e agitati.
“Non credo di voler sapere dell'altro signor Schneider. Grazie per il suo tempo” lei si scansò guardandolo con freddezza.
Non avrebbe mai più rivisto quell'uomo.


Boston, Settembre 2008



Summer stava impacchettando le sue cose. Il Consiglio si era pronunciato: la nuova osservatrice si trovava a New York e il suo nome era Kendra Barkey.
Non la conosceva, ma già la odiava. Nessuno avrebbe potuto sostituire Harris, ed il fatto di doversi trasferire, di dover lasciare quella casa, rendeva il lutto ancora più doloroso. Le sembrava di perderlo per la seconda volta. La notte era ormai calata e si avvicinò alla finestra per osservare le stelle. Dalla sua stanza si vedeva la veranda e gli sembrò di ritornare al giorno del suo quindicesimo compleanno quando Harris, da quelle stessa veranda, cantò Growin up in un modo dolce e stonato.
Sorrise con gli occhi velati di lacrime, ma Lily bussò alla sua porta destandola.
La strega si avvicinò con un'aria colpevole e con uno scatolino nero in una mano.
“Devo confessarti una cosa...”
Summer la guardò sorpresa pur aspettandosi l'argomento del discorso.
“Il signor Schneider...l'ho incontrato una seconda volta...”
“Perché?” lo domandò con un tono freddo. Lily non avrebbe dovuto.
“Gli ho chiesto un oggetto personale di Elisabeth. Gli ho detto che serviva per la prova del dna... ma lui non ha voluto darmi niente per farlo, ha detto che non c'è n'era bisogno...però mi ha dato questi...voleva che li avessi tu...”
Lily le diede lo scatolino. Summer lo aprì per curiosità: erano un paio di orecchini, probabilmente i preferiti di Elisabeth; li guardò con disprezzo, poi chiuse velocemente l'astuccio e lo ridiede a Lily.
“Non voglio nulla che sia appartenuto a quella donna Lily...perché l'hai fatto?”
“Avevo bisogno di un suo oggetto personale. Nicolas aveva detto che Elisabeth era stata adottata così...grazie a questi...sono riuscita a ripercorrere il tuo albero genealogico. Volevo trovare un parente in vita Summer... volevo darti qualcuno... perché so quanto sia difficile per te il fatto che Harris non ci sia più...speravo di...” Lily iniziò a piangere. Summer non era l'unica che sentiva la mancanza dell'osservatore.
Summer le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla e guardandola con dolcezza.
“Va tutto bene Lily, ti ringrazio...sei stata dolce...” le tolse una lacrima dal viso col pollice.
“Allora? Cos'hai scoperto?”
“Non c'è nessuno Summer...sono morti tutti...”
Lei sorrise con titubanza.
“Ok...credimi, non è un dramma...anzi è meglio così...”
“Ma c'è dell'altro...”
Il volto di Summer si fece serio e preoccupato.
“Andando a ritroso con le generazioni...sono arrivata ad un nome Summer...Petrova...”
“Ma quella...”
“E' la discendenza a cui è legata la maledizione di Klaus...”
Summer si diede un attimo per realizzare.
“E questo cosa significa?”
“In teoria niente...non è altro che una coincidenza...non sei la doppelgenger....”
Summer annuì, ma questa proprio non se l'aspettava.
“Ed è possibile...cioè...una cacciatrice con il sangue dei Petrova? Quante possibilità c'erano?”
Lily si sedette sul letto.
“E' come la lotteria...una combinazione di numeri consecutivi sembra un'assurdità...ma in realtà ha la stessa probabilità di uscita di ogni altra combinazione...mi dispiace Summer...volevo aiutarti invece...ti ho solo sbattuto in faccia delle verità scomode...mi dispiace davvero tanto...”
Summer si sedette accanto a lei, e le diede una piccola spinta con la spalla.
“Sei una buona amica Lily... e ti ringrazio. Per quanto possa essere sconcertante sapere certe cose...il dubbio è anche peggio...”
Lily annuì sentendosi un po' meglio.
“Ma adesso andiamo in cucina...Ho seriamente bisogno d'alcool!” fece scherzosamente prendendole la mano.
Aveva davvero bisogno di elaborare l'ennesima assurdità della sua vita.


Mystic Falls, Maggio 2008


Summer se ne stava seduta in macchina.
Il Consiglio aveva dato un nuovo ordine: uccidere la doppelgenger.
Lily le aveva stampato una foto di Elena che aveva trovato sul sito del liceo di Mystic Falls. La squadra di football, l'anno precedente, aveva vinto il campionato, ed Elena in quell'occasione era stata la capo cheerleader.
La vide uscire da scuola nella sua uniforme e con i capelli raccolti in una coda. Summer non aveva pensato neanche per un secondo di poter eseguire quell'ordine. Lily l'aveva avvisata delle possibili conseguenze, ma non le importava.
Quando vide Elena provò una strana sensazione.
Quella era l'unica persona al mondo con cui condivideva qualcosa di genetico, anche se si trattava di una parte infinitesimale che non bastava neanche a definirle cugine di ventesimo grado. Mise in moto l'auto e si allontanò da Mystic Falls, sperando che almeno Elena potesse avere una vita più tranquilla e serena della sua.
Non l'avrebbe uccisa, al contrario, l'avrebbe protetta.


*** ***


Dopo cena Summer se ne andò in veranda.
L'aria era fredda e pungente e, seduta sul dondolo con le gambe portate al petto, nascose le mani nelle ampie maniche del cardigan.
I suoi respiri diventavano piccole nuvole, ma sentiva il bisogno di stare da sola a fissare le stelle: le sue adorate lucine nel buio.
C'era qualcosa che non quadrava nel suo stato d'animo, e non riusciva a capire cosa, ma Damon destò i suoi pensieri raggiungendola e fermandosi di fronte a lei con un braccio dietro la schiena.
Summer lo guardò con un'espressione interrogativa, e poco dopo Damon rivelò il contenuto della mano nascosta.
Summer vide un piccolo affarino quadrato e non riuscì a capire di cosa si trattasse.
“Cos'è?”
“Una lanterna voltante”
Lei sorrise e la prese con entusiasmo. Non se l'aspettava, ma come sempre Damon riusciva a sorprenderla.
Il vampiro le porse un accendino e una penna presi dalla tasca posteriore del pantalone.
“Devi scrivere un desiderio prima di accenderla...”
“Ora credi nei desideri?”
“Ovvio che no! Voglio solo assecondare una cacciatrice credulona!”
Summer sorrise e, poggiandosi al tavolinetto, scarabocchiò qualcosa sul piccolo foglietto allegato alla lanterna.
“Beh Damon...ti dimostrerò che i desideri...possono diventare realtà!”
L'accese e dopo la lasciò volare.
La guardò con gli occhi incantati e felici di una bambina, mentre Damon, per la maggior parte del tempo, tenne lo sguardo fisso su di lei: su quelle iridi scure su cui si rifletteva la luce della lanterna.
Restarono in silenzio ad osservare quel bagliore dorato che combatteva l'oscurità della notte fino a quando non fu più visibile, poi Summer si voltò verso il vampiro.
“E' stato un gesto davvero molto dolce...” si sentiva quasi imbarazzata a pronunciare quelle parole. Da quando avevano recitato quella falsa dei fidanzatini, Summer si sentiva strana.
Damon sorrise mettendole le mani sui fianchi.
“Ti sbagli...è stato un gesto cattivo! Perché quando il tuo desiderio non si avvererà io potrò dirti: te l'avevo detto Summer! Sei solo una credulona!” pronunciò quelle parole scherzose con dolcezza e Summer sorrise.
“Beh è un vero peccato...significa che questa sera andrò in bianco..” già sapeva come controbattere al suo giochino.
“Che vuoi dire?”
“Beh...sul bigliettino ho scritto sesso...quindi Damon, stasera puoi venire a letto con me...o con la tua amata ragione! A te la scelta...”
“Questa non me la bevo! Da quando io sarei diventato un desiderio?...E' ovvio che stai mentendo...”
“Beh Damon...questo non potrai mai saperlo!”
“Sei una donna diabolica e meschina Summer! Non ti meravigliare quando arriveranno le pratiche del divorzio!” l'attirò a sé facendo aderire i loro bacini.
“Giusto...avevo dimenticato che abbiamo solo sei mesi per organizzare il matrimonio più pacchiano del secolo!” lei gli cinse il collo con le braccia e baciò quelle labbra sorridenti.
Si baciarono a lungo e con dolcezza, poi il vampiro si allontanò dolcemente.
“Sai... anche se un figlio è una cosa irrealizzabile...” Damon iniziò quel discorso con dolcezza, e a Summer sembrò che stesse per dire qualcosa di bello, qualcosa di romantico, ma la sua speranza fu presto annienta “dovremmo provarci! Non possiamo arrenderci!”
La cacciatrice rise scuotendo la testa: doveva aspettarselo!
“Giusto!... Ma se ci proviamo già da stasera... realizzi il mio desiderio Damon... sicuro di poter rinunciare ad avere ragione!?”
Il vampiro fece finta di pensarci.
“Beh per la nostra Charly... questo ed altro!” e poi la baciò ancora, questa volta con una crescente passione.
Summer non aveva scritto sesso. Anche lei non credeva ai desideri, perciò, al posto di qualsiasi altra cosa in cui poter stupidamente sperare, aveva scritto Charly. Qualcosa di certamente irrealizzabile.
Eppure si chiese perché fosse stata la prima cosa a venirle in mente. Avrebbe potuto scrivere una parola qualsiasi, e invece scelse il nome di quella figlia immaginaria.
Pensò che qualcosa in quella giornata aveva punto la sua anima dandole un senso d'angoscia, e aveva avvertito nuovamente quella sensazione solo qualche minuto prima. Poi capì. Era stato pensare al mese di giugno: un mese in cui lei probabilmente non sarebbe stata a Mystic Falls. Immaginò un mese di giugno a New York...senza Damon, e questo la fece stare male. Fin troppo male per potersi ancora illudere che fosse solo un amico.
Mise fine a quel bacio e lo guardò per degli interminabili secondi.
Le sembrò di osservarlo per la prima volta, ma di conoscerlo da sempre.
E finalmente lo capì: lo amava.
La nebbia di scuse e alibi che le oscuravano la vista si era ormai diradata, facendo battere forte il suo cuore.
Lo amava.
Damon non aveva dovuto abbattere nessuna delle sue barriere. Era sempre stato lì, dentro di lei, doveva solo incontrarlo e guardarlo per un solo attimo privo di paura.
Lo amava.
E non riusciva a crederci, ma quello che provava era troppo forte, e ora anche immensamente chiaro.
Accarezzò il suo volto per imprimerlo sotto la pelle: per ricordare quel momento in ogni sua forma, poi lo baciò.
E fu un bacio così diverso da sentirlo come se fosse stato il primo.
Lo amava.
Ma lui amava un'altra donna, e quel primo bacio ebbe un inevitabile retrogusto di tristezza.




Angolino di NaNa***
Alla domanda: La lanterna avvererà il desiderio di Summer? La risposta è no, probabilmente è stata fabbricata in Cina, non in Wonderland xD
Ho un
avviso da fare: causa studio non potrò aggiornare la fic per un bel po' di tempo. Sorry :( ma ho bisogno di un Full Immersion.
Più che mettere un capitolo avviso ho preferito dedicare alla fic un altro po' di tempo e scrivere questo capitolo in cui viene finalmente svelata la coincidenza assurda! Sì...Summer è una Petrova. La cosa ha un rilievo minimo ai fini della trama. E quindi non cambia nulla. Spero che la cosa non vi sia sembrata banale o eccessiva^^
Il perché di questa cosa sarà spiegata in una one shot Extra che parla degli originari, e che scriverò una volta finita la fic^^
Nel terzo capitolo lascio intendere qualcosa: Damon vede Summer per la prima volta e qualcosa rievoca Katherine, ma è solo una sensazione, poi non ci penserà più. Anche nei capitoli successivi, la lieve apprensione che Summer ha nei confronti di Elena...dipende appunto da questo^^ Ecco svelato un piccolo mistero.
Con questo capitolo si chiudono tutti gli specchietti sul passato e finalmente Summer capisce di essere innamorata di Damon (era ora!!!xD)
Adesso è il turno di Damon!!!*.*
Come sempre spero che il capitolo non vi abbia deluso o annoiato.
E ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui.
Purtroppo il prossimo capitolo si farà attendere...ma spero che, nel frattempo, non vi dimentichiate di questa fic^^
Un bacione...Ciao***







  
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