Disclaimer:
I personaggi ed i
luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene
i diritti. L'idea di base di questo racconto è, invece, in quanto mia
creazione, di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso
per pubblicare/tradurre altrove questa storia o per estrapolare una citazione
dalla stessa.
Questa storia è
stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di
lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
Silenzio in aula, la parola alla difesa:
Vostro Onore, Signori Giurati, Esimi colleghi della difesa, Ottimi colleghi dell’accusa, membri tutti del Wizengamot
Oggi
siamo qui riuniti per giudicare un uomo, un mago, che tanto ha fatto parlare di
sé l’opinione pubblica.
Siamo
qui per decidere se quest’uomo merita Azkaban e una cella umida o, invece, il
plauso, o quanto meno la stima e l’umana comprensione dell’intera comunità
magica, nonché di essere assolto.
Ebbene,
guardatelo e ascoltate la sua storia, andando oltre alle
apparenze.
Quest’oggi
noi giudichiamo il mago, non il suo aspetto, che – lo comprendiamo – potrebbe
portarci a fraintendere la sua vera natura.
Perché,
lo ammettiamo candidamente - e non corrughi così le sopracciglia il nostro
assistito - è inutile negare che la natura abbia voluto fornirlo di tratti che
possono prestarsi a facile, ma ingiusta, caricatura.
Eppure
un uomo non si giudica dall’abito, o dai tratti del viso, e nemmeno in base alle secrezioni sebacee del suo cuoio capelluto.
Non
è il naso che fa il Mangiamorte, Signori Giurati, non
scordatelo!
Pensate
a Lord Voldemort in persona: lui il naso non ce l’ha proprio e, infatti,
guardate quanto è malvagio.
Non
dimenticate che, in passato, altri, in persona del Signor Harry “Prescelto”
Potter, commisero con troppa leggerezza l’errore di scambiare il fiero cipiglio
di Severus Piton per un indice certo di colpevolezza.
E
guardate quale ne fu il risultato: Il “Ragazzo Sopravissuto” si ritrovò legato
ben poco dignitosamente (come un salame. Diciamolo esimi giurati, senza timore
di far risuonare in quest’aula la verità!) in balia di Raptor, il vero malvagio,
l’unico realmente intenzionato a rubare la Pietra Filosofale e darla a
Voldemort.
Avrebbe
dovuto capirlo fin dal principio Potter, che il Professor Raptor e non Piton era
il servitore di Voldemort (nonché l’affittuario del proprio corpo all’Oscuro
Signore).
Ma
comprendiamo che l’eroico Signor Potter sia stato sviato dalla giovane età e
dall’impossibilità a reperire una copia de “La Pietra Filosofale” in edizione
italiana, traduzione Salani.
Se
egli avesse potuto leggere l’opera della sua creatrice nel nostro idioma,
nonostante le apparenze, non avrebbe avuto dubbio alcuno: fra un serio
insegnante di Pozioni, magari un tantinello severo, come dice il suo stesso
nome, e un balbettante e sfuggente Raptor avrebbe intuito subito di chi non
fidarsi.
Perché
un mago che si chiama Severus, che assomigli o meno a un enorme pipistrellone (e
questo è tutto da dimostrare, dopo la cortese testimonianza di Lady Malfoy
riguardo alla sua gradevole carnagione olivastra, ai suoi modi, e alla sua voce
di seta) ed è un professore, mal che vada sarà il terrore degli studenti, ma in
uno che si chiama Raptor, come il più vorace e sanguinario dei dinosauri
carnivori del giurassico, c’è poco da confidare (e non cercate signori di farmi
credere che nessuno di voi ha mai visto Jurassik Park).
Difatti,
lo stesso Raptor, che l’edizione Salani l’aveva letta, tentò con estremo garbo
di spiegare l’equivoco al Signor Potter, affermando: "Sì, Severus sembra proprio il tipo giusto,
non è vero? Talmente utile averlo qui a svolazzare dappertutto, come un
pipistrello gigante! Con lui in giro, chi sospetterebbe mai del po-povero,
ba-balbuziente p-professor Ra-Raptor?".
Purtroppo
per l’imputato, il giovane Potter deve aver subito il condizionamento genetico
di suo padre, e l’influsso astrale del suo padrino Sirius Black, perché i suoi
pregiudizi sono rimasti invariati, anche dopo mille dimostrazioni della bontà
d’animo, celata con cura eppure evidente ad un occhio allenato, del suo
Professore.
Ma
noi, invece, ne siamo strenuamente convinti.
Severus
Piton ha un naso enorme e veste tutto di nero (che comunque sfina, non passa mai
di moda ed è l’unico colore elegante in tutte le stagioni, riconosciamoglielo e
ammettiamo anche che si sposa dannatamente bene con il colore corvino dei suoi
occhi di tenebra. Perché siamo avvocati e giurati, ma anche streghe e maghi di
gusto, diamine!) e con ciò?
Vogliamo
spedirlo a deperire ad Azkaban solo per questo? Come se non fosse già abbastanza
allampanato com’è?
No,
io vi dico, no!
Severus
Piton non possiede meno onestà e cuore di quanto abbia
naso!
Fate
le debite proporzioni, voi tutti comprendete quanto egli sia retto, leale e
orientato al bene.
Severus
Piton, Signori, è un insegnante preparato, un ottimo pozionista, un superlativo
occlumante, un mago eccellente e un gran secch… emh… uno studioso
infaticabile.
E’
un uomo semplice, anche se meticoloso e ordinatissimo.
Non
esagera in nulla, non ha vizi (anzi, come vedremo, ne ha uno e uno
solo).
Non
è un inguaribile goloso (e questo osservando la sua elegante e snella siluette
potete verificarlo voi stessi), non beve eccessivamente (giusto un bicchiere o
due di vino rosso in compagnia se ha ospiti. Perché è anche un compito padrone
di casa), non fuma, non si rintrona di televisione (anche perché,
fortunatamente, non ce l’ha).
Basta
poco a Severus Piton per essere felice: studenti che imparino almeno la metà di
quel che prova ad insegnar loro (o che, se non altro, sappiano decifrare la sua
scrittura sulla lavagna, senza saltar le righe, e non fondano più di un
calderone al giorno), il proprio laboratorio pulito e in perfetto ordine, un
buon libro, il fuoco del caminetto e, di tanto in tanto, qualche ora di libertà
per farsi un’allegra manciata di affari suoi (come chiunque altro al
mondo).
Ma
quest’uomo tanto morigerato ha anche lui un brutto, bruttissimo, abominevole
vizio (lui lo chiama hobby, ma temiamo che vi si sia assuefatto proprio come al
peggiore dei vizi, ahimè!).
Ebbene
sì, perfino lui, ha un passatempo preferito cui non riesce a sottrarsi, per
quanto si tratti di un’attività stancante e non meno pericolosa per sé del
Banging Jumping o del salto in barile delle Cascate del
Niagara.
Guardatelo,
Signori giurati, e nell’ascoltare il suo segreto siate clementi, ricordate che
nessuno è perfetto.
Questo,
lo diciamo col rossore a imporporarci le guance, è l’indicibile vizio di Severus
Piton: salvare Harry Potter da morte certa, o comunque da qualsivoglia pericolo
e/o guaio in cui abbia avuto l’occasione di cacciarsi.
Perché
anche il Signor Potter ha, a sua volta, un brutto viziaccio: ficcarsi sempre nei
guai e, nelle giornate fortunate, quando gli gira davvero bene, ficcarci anche
tutti i suoi amici.
Un
hobby questo che il Signor “Prescelto” Potter coltiva con grande impegno fin
dalla tenera età di undici anni. E, siccome l’impegno porta sempre i suoi
frutti, non possiamo negare i suoi meriti. Il Signor Potter è andato migliorando
di anno in anno: se al primo riuscì a mettere in pericolo solo se stesso, Ron
Weasley ed Hermione Granger (comunque già tre persone in una botta sola non è
male, signori giurati), al secondo era già in crescendo, al punto di potersi
vantare di aver coinvolto anche la giovane Ginevra Weasley e al quinto non lo
teneva più nessuno, tanto che riuscì nella mirabolante impresa di mettere in
pericolo (badate bene, tutti in un colpo solo), oltre a sé, ben cinque dei suoi
amici (Son cose non da tutti, ci vogliono anni di strenuo allenamento e indubbio
talento naturale, di cui il Signor Potter è ampiamente
dotato).
Ma
non siamo qui per esaltare le imprese del Signor Potter nel campo del suo sport
preferito (sebbene ne siamo ammirati e lo proporremmo quanto prima per il libro
dei Guinness dei primati).
Ciò
che ci premeva dire è che, dato il curioso sport cui il “Ragazzo sopravissuto”
si dedica, all’imputato, il Professor Piton, non mancano, ahimè, le occasioni
per indulgere a sua volta nel proprio vizio: salvargli la pelle, come già si è
detto.
A
tal proposito, lasciatemi dire che (per quanto agonisticamente ammirevoli siano
i record raggiunti dal “Prescelto”) il Signor Harry Potter dovrebbe essere
tenuto ben lontano da Severus Piton.
Voi
mettereste una mescita di vini sotto la casa di un
alcoolista?
Sono
certa di no, e converrete con me che, o si impedisce a Harry Potter di cacciarsi
nei più atroci pericoli, o lo si allontana da Severus Piton (il che è senza
dubbio uno degli scopi per i quali Albus Silente, al sesto anno, ha dato al
Professor Piton la cattedra maledetta di Difesa e gli ha poi ordinato di
ucciderlo. Perché si prendesse un anno sabbatico lontano dal “Prescelto”, in
climi più tranquilli e salubri).
Se
nessuna delle due opzioni si realizza, temo che il povero Piton non potrà mai
disintossicarsi dal vizio terribile di salvarlo.
Iniziò
tutto al primo anno di Harry Potter a Hogwarts.
Accadde
per caso?
No!
L’imputato non vedeva l’ora di salvare Potter, diciamolo forte e chiaro, senza
vergogna, o ipocriti pudori.
Piton,
se ne stava lì, sugli spalti del campo di Quidditch, con “due occhi così” –
perdonate la gergalità babbana – per non perdersi
l’occasione.
Fu
accontentato: Raptor fece il malocchio alla scopa di Potter e così lui, sebbene
poi interrotto sul più bello dalla Granger, potè salvarlo per la prima volta,
recitando il contro incantesimo.
Eh!
La Granger ce la mise proprio tutta (da ragazzina assennata qual è, intendeva
bruciare il vizio di Piton sul nascere, è proprio il caso di dirlo), ma ormai il
danno era fatto: Piton ci aveva preso gusto.
Infatti,
quello stesso anno, speranzoso di fare il bis, volle perfino arbitrare la
successiva partita di Quidditch, per poter essere più vicino a Potter e
salvarlo, letteralmente al volo, se appena gli fosse capitata la ghiotta
occasione.
Gli
andò male, quella volta, ma poi Piton ebbe modo di
rifarsi.
Al
secondo anno, provò nuovamente il brivido - anche se, con suo grande rammarico,
l’intensità non fu quella massima possibile - facendo “evanescere” un cobra con
gli occhiali, prima che potesse decidere che il Serpentese del Signor Potter
aveva una pronuncia poco ortodossa, passibile di esser punita con un
morso.
Al
terzo anno, a Severus Piton le cose andarono meglio.
Potè,
infatti, esibirsi nel salvataggio multiplo (non solo di Potter, ma anche dei
suoi due fidi scudieri Weasley e Granger) da un Mangiamorte (appena evaso da
Azkaban e con una mezza vena di follia in famiglia) e – rullo di tamburi, prego
– da un licantropo in pieno plenilunio.
Ora,
io ho molto a cuore il mio assistito, e confesso di stimarlo assai, dunque è con
rammarico che mi vedo costretta ad ammettere che, purtroppo, anche se non per
sua colpa, quella splendida performance fu in parte invalidata dal fatto che i
tre ragazzi, pur di non farsi salvare, lo schiantarono e che Sirius Black come
Mangiamorte che voleva uccidere Harry Potter si dimostrò una vera patacca (per
dirla con i babbani: “proprio una sola!”).
Di
questo Piton non ha colpa. Era in buona fede, come tutti del resto, nel credere
che Black fosse un vero Mangiamorte con intenti omicidi (del resto, chi poteva
andare a pensare che uno fosse così sfig… emh… sfortunato da finire ad Azkaban
senza nemmeno avere il Marchio Nero a certificarne la fedeltà D.O.C. a
Voldemort? E poi era un Black, si sa che i Black son tutti Mangiamorte per
tradizione di famiglia, chiunque si sarebbe ingannato al suo
riguardo).
Piton
potè comunque cavarsi la soddisfazione di recuperare tutte le pecorelle smarrite
(Mangiamorte taroccato, compreso) e riportarle all’ovile, prima che ai
Dissennatori girasse di baciarle tutte in un impeto di romanticismo (la luna
piena, il lago, i grilli, la primavera nell’aria… fanno strani effetti, si
sa).
Ma
lui non era del tutto soddisfatto.
Per
Piton vedere parzialmente invalidata la propria opera di salvataggio fu,
evidentemente talmente frustrante (ve l’abbiamo detto che egli è ormai
dipendente da questo suo strampalato hobby) che giurò di rifarsi in
futuro.
Ed
eccolo infatti al quarto anno, tardare addirittura ad un importantissimo
appuntamento di lavoro (quello con Lord Voldemort, al secolo Tom Riddle, che il
suo datore di lavoro, Albus Silente, l’aveva mandato a spiare per proprio conto)
di ben due ore, solo per poter provare l’ebbrezza di salvare il Signor Potter da
Barty Crouch Jr. (salvataggio di cui si dice Piton vada molto orgoglioso,
sebbene ne abbia condiviso il merito con Minerva McGranitt e Albus Silente,
anche perché gli diede modo di comparire, insieme ai colleghi,
nell’Avversaspecchio… Già, l’imputato, nonostante il nasone, come tutti gli
uomini particolarmente abili e intelligenti, è un po’ vanitoso… si racconta
perfino che ne abbia approfittato per sistemarsi meglio le pieghe del
mantello…).
Da
allora in poi fu un vero e proprio crescendo, in parallelo con quello
dell’impegno di Harry Potter a cacciarsi in guai sempre più catastrofici,
potenzialmente privi di scampo, terrificanti e lesivi per quanti più amici e
conoscenti possibile.
Del
resto, è risaputo che la competizione aguzza l’ingegno e aizza gli animi, anche
quelli più miti.
Come
poteva Piton accontentarsi dei semplici salvataggi finora effettuati, dinnanzi
ai virtuosismi dell’oggetto degli stessi?
Perciò
al quinto anno, ecco che Piton, raccolto il guanto di sfida del proprio orgoglio
si produsse in uno dei suoi migliori esploit come “Salvatore Ufficiale di Potter
e Compagnia”.
Si
potrebbe definirlo l’affare dell’ufficio Misteri.
Piton
iniziò con un puro esercizio di riscaldamento. Robetta, lui stesso lo ammette,
solo per cominciare a sgranchirsi: impedì a Dolores Umbridge di somministrare a
Potter il Veritaserum (salvargli solo la vita iniziava a diventare noioso.
Troppo poco complicato e adrenalinico).
Poi,
già che c’era, per non perdere l’allenamento, salvò anche Paciock dall’essere
soffocato da Goyle (o da Tiger? Non importa, converrete anche voi che sono
perfettamente interscambiabili).
In
quel momento, esattamente allora, Piton avrebbe dovuto capirlo che il suo
innocente hobby si stava trasformando in un vero è proprio vizio
pernicioso.
Ma
sappiamo come vanno le cose; uno si ripete sempre: Posso smettere quando voglio.
Illuso!
A
quel punto, purtroppo, Severus Piton era finito inesorabilmente nel tunnel del
salvataggio.
Nemmeno
Potter gli bastava più, doveva salvare qualunque individuo di trovasse, o
potesse potenzialmente passare, dalla parte dei “buoni”.
Ed
ecco che, infatti, sempre in fase di mero allenamento, si affrettò a controllare
se Sirius Black era al sicuro a Grimauld Place o se, invece, necessitava di
esser salvato (immaginiamo il luccichio dei suoi occhi neri, febbrile,
nell’assaporare il gusto del terzo possibile salvataggio della
giornata).
Sfortunatamente,
Black non abbisognava del suo intervento, almeno nell’immediatezza, ma ormai
Piton non riusciva più a frenarsi, quindi, per non saper né leggere né scrivere,
tentò un abile “salvataggio anticipato” (sempre più difficile, Signore e
Signori…), dando a Sirius Black il primo straccio di incarico decente e
importante che membro dell’Ordine gli avesse mai dato a memoria d’uomo, in modo
di costringerlo a restarsene buono buono a casa sua a scodinzolare vicino al
camino.
Lo
incaricò, infatti, di attendere l’arrivo, niente popò di meno che, di Silente
per riferirgli sulle probabili performances sportive di Potter al
Ministero.
E’
un peccato che Black oltre che Mangiamorte taroccato fosse anche testardo;
altrimenti oggi avremo un ulteriore record di salvataggi.
Ad
ogni modo, Severus Piton era ormai lanciatissimo, niente e nessuno avrebbe
potuto fermarlo (figuriamoci poi una bazzecola come correre il rischio che
Voldemort – che il naso non c’e l’ha, ma non è scemo – subdorasse chi gli aveva
sguinzagliato dietro l’Ordine e perfino Silente. Sciocchezzuole di poco peso per
chi ama davvero il proprio hobby, tsk!).
Così,
per salvare Potter davvero in grande stile Severus Piton gli mandò al Ministero
l’intero Ordine della Fenice in pompa magna, Silente e Fanny la fenice compresi
(statue che volavano, lampi ovunque, che spettacolo, Signori, che tripudio. Il
salvataggio dei salvataggi! Vi domandiamo di astenervi dagli applausi solo per
rispetto al luogo in cui siamo riuniti).
Non
vogliamo dir nulla che potrebbe condurre l’imputato ancor di più sulla strada
del vizio, ma è giusto riconoscergli che il suo salvataggio non fu da meno del
modo mirabile (e un tantino idiota) con cui il Signor Potter, seguendo il
proprio hobby con notevole virtuosismo, si era cacciato nei
guai.
Ad
ogni modo, per sincerità dobbiamo, ahimè, rimarcare che, non pago e non domo di
tanta abbondanza, Piton volle fare di più; volle sentire personalmente il
fremito del salvataggio. Quindi, sempre per non saper né leggere né scrivere,
mentre l’Ordine, da lui avvisato correva al Ministero, Piton s’inoltrò nella
foresta proibita, caso mai Potter, alla fine, fosse ancora lì, bisognoso d’esser
soccorso.
Poi,
per chiudere l’anno in bellezza e non farsi mancare proprio nulla, riuscì anche
a salvare sia Potter che Draco Malfoy dal prodursi vicendevolmente gravi lesioni
ingaggiando tra loro un duello magico nei corridoi della
scuola.
Ciò
fatto, almeno per un po’ Piton si sentì perfettamente appagato nella sua brama
da “salvatore”. Ma durò poco.
Lasciate
che io sospiri turbata… temo che dopo quell’idillio dei salvataggi, il mio
assistito abbia perduto ogni capacità di sottrarsi al vizio. Eppure è un uomo
così compito…
Ma
facciamoci coraggio (anche lei Vostro Onore, non ceda, la prego, né al disgusto
né alla commozione, abbia la forza di ascoltare fino in fondo) e andiamo avanti
a raccontare di questo uomo disfatto dal proprio hobby.
Al
sesto anno Piton tentò di raggiungere l’apoteosi della perfezione virtuosa, la
vetta più eccelsa del salvataggio acrobatico, carpiato, con doppio avvitamento,
piroetta e triplo salto mortale all’indietro.
Ormai,
Severus Piton era deciso a inanellare salvataggi, collezionandone sempre di
nuovi e più complessi, proprio come un bambino con le figurine delle
Cioccorane.
Iniziò
l’allenamento con Silente (il Signor Potter voleva lasciarselo per dessert),
salvandolo, con maestria ormai collaudata, dalla maledizione dell’anello di
Gaunt, uno degli Horcrux di Voldemort.
Un
salvataggio complesso, date le conoscenze necessarie a effettuarlo, ma pulito
(forse, però, non totalmente riuscito, poiché si mormora che la maledizione
venne solo rallentata, essendo incurabile, e che, dunque, fu solo un salvataggio
temporaneo, essendo il Preside comunque condannato a
morire).
Dopo
di che, Piton, una volta tanto, salvò se stesso (non che fosse la prima volta
che gli accadeva, ma purtroppo il misero Professore in tali salvataggi pare non
trovare alcun gusto) dai sospetti e dunque dal possibile Avada Kedavra di
Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte (vera stavolta, non taroccata) più fedele a
Voldemort.
Lo
fece con garbo, con stile, con ironia raffinata, raccontando a Bellatrix una
marea di balle (del resto, se uno non conta balle ad una che si chiama Bella,
con chi altro può farlo?) ma, ahimè, si lasciò prendere dalla
foga.
In
parte fu per colpa del suo Contratto Collettivo come spia a favore di Silente,
che gli imponeva di fare il possibile e anche l’impossibile pur di scoprire i
piani di Voldemort (attraverso Narcissa Black Malfoy) e riferirli al Preside e
di farlo senza mai farsi sgamare… pardon… scoprire dall’Oscuro Signore e dai
suoi adepti (pena il licenziamento e l’Avadatura immediata senza diritto al
T.F.R.).
Ma
è anche possibile (sigh!) che se Piton si fece fregare come l’ultimo dei polli,
incastrandosi in un Voto Infrangibile, fu anche perché non poteva resistere
all’idea di dare una “salvatina” anche a Draco Malfoy (corpo e anima. Badate,
due al prezzo di una!) e, almeno inizialmente, credeva che solo su questo
vertesse il famoso Voto.
Ad
ogni modo, passiamo oltre.
Al
primo giorno di scuola, come sappiamo, Potter perse quasi tutto il banchetto di
inizio anno (graziandoci tutti, per una volta, dalle sciocche cantilene del
Cappello Parlante. Cosa di cui gli saremo tutti grati in
eterno).
Piton,
che scrutava la Sala Grande (sempre con “due occhi così”), speranzoso di potersi
portare avanti con la collezione dei salvataggi del “Prescelto” alla fine non ne
potè più e corse a cercarlo nel parco, strappandosi perfino al cibo, pur di
soddisfare la propria primaria brama (a volte anche i grandi uomini cadono in
basso a causa delle loro passioni, Signori giurati…).
Lui
mentirà dicendovi che fu un caso se intercettò il Patronus di Ninphadora Tonks
al posto di Hagrid che era in ritardo, ma non credetegli, purtroppo non andò
così.
Hagrid
era in ritardo al banchetto di appena pochissimi minuti, e il Patronus fu
intercettato fuori della scuola, mentre il guardaboschi già sedeva a
mensa.
Perciò
se lo intercettò Piton fu solo perché egli era appositamente andato a cercare
Potter, nel caso avesse bisogno d’esser salvato.
Meglio
guardare in faccia alla dura realtà!
E
allora diciamolo, forte e chiaro; quest’uomo salvò anche Katie Bell dalla
maledizione della collana e riuscì in qualcosa che ha il sapore del miracolo:
salvò indirettamente anche Ron Weasley (da un tentato avvelenamento), tramite
gli appunti presi in gioventù sul proprio libro di Pozioni e usando proprio
Potter (e niente altro che un semplice, banale, bezoar) come strumento di tale
opera impagabile.
Infine,
per non perdere il ritmo, salvò Draco Malfoy da un Sectusempra, ma non se n’è
mai vantato, per due motivi:
1)
La
cosa gli fu fin troppo facile, conoscendo bene il controincantesimo, per aver
inventato lui l’incantesimo Sectusempra.
2)
Era
un salvataggio poco interessante, dato che portandolo a termine rischiava di
salvare anche se stesso, cosa che, l’abbiamo detto, non da a Severus Piton
troppo gusto (mentre parrebbe che non gli spiaccia affatto di rischiare la
propria pelle per salvare gli altri. Strano uomo…).
Ma
Piton dovette attendere la fine dell’anno per prodursi finalmente nel suo numero
migliore, finora imbattuto.
Accadde
la notte in cui un ben nutrito manipolo di Mangiamorte (solo la creme della
creme dei sadici senza cuore con istinti omicidi, badate bene. Gente di classe,
senza peli sullo stomaco – in faccia non si sa – del calibro di Fenrir Greyback)
si introdusse a Hogwarts con l’aiuto di Draco Malfoy.
Ancora
una volta, Piton partì lentamente, schiantando (dicono, ma lui non conferma né
smentisce, forse trovando troppo poco vanto in quell’intervento) il collega
Vitious perché non finisse col farsi ammazzare seguendolo.
Poi
salì sulla Torre, dopo aver gettato un occhio sulla battaglia che si svolgeva
all’ingresso della stessa ed essersi fatto due rapidi conti, constatando che:
sì, per la sua immensa gioia, ogni membro dell’Ordine e ragazzino lì presente,
necessitava di essere salvato.
Ma
crediamo che fu solo sull’alto della Torre, quando scoprì che tra i Mangiamorte
c’era Grayback assetato di giovani gole, che Piton realizzò che il suo sogno più
grande si era avverato: poteva salvare l’intera scuola!
E
con essa, come sempre, poteva salvare Potter, poiché era evidente, che essendoci
due scope e non una (Silente non ha mai cavalcato due scope contemporaneamente,
per quanto potente sia stato come stregone, figuriamoci dopo aver svuotato un
pentolone intero di brodaglia velenosa), il “Prescelto” era lì da qualche parte,
vicino a lui, pronto a finire nel solito mare di guai.
Oh,
quale intensa libido deve aver provato Severus Piton nel rendersi conto che con
quel salvataggio, comprendente anche Malfoy Jr., avrebbe finalmente superato e
polverizzato qualunque record Potter avesse mai raggiunto nel proprio
hobby.
Perché,
una volta tanto, a creare il guaio e il pericolo era stato Draco Malfoy, non
Harry Potter.
Dunque
Potter il “Pieno-di-soprannomi-spocchiosi” restava fermo al suo precedente
primato: ficcare nella melma sé e altri cinque studenti.
Solo
cinque. Mentre lui, Piton, stava per salvare in un colpo solo: Draco Malfoy,
Harry Potter, Ginny, Ron e Bill Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock, Luna
Lovegod, Remus J. Lupin, Ninphadora Tonks, l’intero corpo docente e non-docente
(non scordiamoci Madama Chips, Gazza e Miss Purr), nonché (gaudio e tripudio)
qualche centinaio di ragazzini indifesi.
Immaginate
come doveva sentirsi ringalluzzito ed eccitato. Chissà che sforzo gli costò non
leccarsi le labbra?
Ovvio
che, in un simile stato d’animo, sapendo che Potter era lì, impotente a
ostacolare il suo record, invisibile sotto il Mantello di suo padre, Piton fissò
lo sguardo avanti nel vuoto con odio e disgusto (rivolti a Potter, appunto.
Poiché era certo di essere in procinto di battere ogni virtuosismo del
“Prescelto” e sperava di riuscire a fissarlo negli occhi, pur non vedendolo) e
lo sfidò apertamente, iniziando, già che c’era, col salvare, per l’ennesima
volta, Draco Malfoy.
So
cosa vi state domandando: Piton riuscì in una simile titanica
impresa?
Ebbene
sì!
Vi
riuscì, signori giurati, con la solita perizia ed innegabile eleganza, facendo
esattamente la cosa più illogica per un Mangiamorte.
Anziché,
impadronirsi della scuola, approfittando del fatto che, come ci dice la Auror
Tonks, l’Ordine stava perdendo la battaglia (e comportandosi come ogni “seguace
preferito di Voldemort” per bene dovrebbe fare) Piton incitò astutamente i
Mangiamorte ad una precipitosa fuga, che non lasciò loro il tempo di far alcun
danno (e dunque salvando forse perfino l’edificio dall’esser demolito a suon
d’incantesimi… che classe, che stile!).
Sappiate,
per dovere di cronaca, che si vocifera che, in quell’occasione, Piton salvò
perfino se stesso dal Voto e Silente da morte certa, con l’apporto del Preside
stesso e di Fanny, tramite un qualche elaborato inganno, che ci fece credere
alla dipartita di Silente.
Lui
non confesserà mai una simile impresa, per mera modestia (e perché non sarebbe
solo suo il merito) e noi non possiamo provarla, ma quando incontrate una
fenice… occhio, potrebbe essere Albus Silente in
incognito.
E
non è finita qui, signori giurati, no.
Durante
la suddetta fuga, Piton suggellò il proprio trionfale ingresso nell’olimpo dei
“Salvatori Ufficiali di Potter e Compagnia” con l’ultimo estremo salvataggio del
“Prescelto” (in quel caso, Prescelto da un Mangiamorte come bersaglio per una
Cruciatus), prima di svanire, elegantemente, nelle tenebre della
notte.
Ecco,
Signori giurati, Vostro Onore, esimi colleghi di ambo le parti, ora più nulla vi
è celato, ora conoscete il turpe difetto di quest’uomo che serio e rigido vi sta
dinnanzi sul banco degli imputati (e si vergogna un po’, siatene
certi).
Ora
sapete fino a che punto ha potuto spingerlo la sete insaziabile di
salvataggio.
Ma
siate clementi con lui.
Considerate
che egli è umano non meno di voi e, come tale, soggetto alle umane
passioni.
Siete
sicuri, voi tutti, con la mano sul cuore e sulla coscienza, che al suo posto non
vi sareste lasciati travolgere dal vizio del salvataggio?
Io
no, non ho tali certezze.
E
voglio aggiungere ancora due ultime considerazioni, prima di ringraziarvi per la
vostra paziente attenzione.
Il
suo viziaccio non fa di Severus Piton un Mangiamorte, anzi,
tutt’altro.
Inoltre,
se egli fosse stato un uomo più forte e avesse saputo resistere alle tentazioni,
oggi non potremo giudicare del suo vizio, ma (non essendo stato salvato
dall’imputato) il Signor Harry Potter sarebbe morto spiaccicato, cadendo dalla
propria scopa, nemmeno a metà de “La Pietra Filosofale”, e noi non avremo potuto
goderci le sue mirabolanti avventure per altri cinque libri (di cui il settimo a
venire).
Per
questi motivi:
Chiedo
che il mio assistito sia pienamente assolto dall’accusa di essere un Mangiamorte
(nonché l’assassino di Albus Silente, che potrebbe pure essere ancora vivo,
grazie al vizio di Piton, ed essere scappato alle Kaiman con la cassa della
scuola, per quel che ne sappiamo).
Decida
la giuria, se proprio lo ritenesse necessario, che Piton sia comunque assegnato
in affidamento all’associazione “Salvatori Anonimi di Potter e Compagnia”, allo
scopo di disintossicarsi.
E’
tutto, mi rimetto al vostro giusto verdetto.
Ciò che avete appena letto, ovviamente, non è esattamente un racconto, e nemmeno un'arringa seria. E' un qualcosa che non so definire, ma spero vi possa regalare qualche sorriso.
Perchè io l'ho scritta per il Processo online a Piton (http://www.forla.net/severus/) ma anche e soprattutto perchè nella vita si deve poter sorridere un pò.
Nykyo