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Autore: LadyArtemis    20/01/2012    1 recensioni
Caccia. Prendi uno, perdi un altro. Questo è il debito da saldare
Vendetta. Sottile come la lama di un coltello che trapassa la carne del maledetto. La ricompensa? Il suo sporco sangue.
Orgoglio. Trovare una ragione per vivere ad un’unica condizione: la solitudine.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Derek Morgan, Emily Prentiss, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

“Ehi zuccherino che fine avevi fatto? Queste ciambelle abitavano a Polo Nord?” – si lamentava Garcia.
“Bambolina c’era folla” – si giustificò, anche se aveva la mente altrove.
“Oh il bel fusto non si è fatto rispettare! Stai perdendo punti!” – ironizzò Emily mentre distribuì le ciambelle.
“Dacci un taglio, Prentiss. So solo che si fanno certi incontri…assurdi!”.
“Wow! E’ carina? Descrivimela!” – implorò JJ spinta dalla sua terribile curiosità.
“Probabilmente avrà già il suo numero!” – concluse Reid.
“Ehi basta! Ora pensiamo al caso!” – esclamò, lasciando i suoi colleghi delusi.

“Eccomi, West! Dove è Bourne?” – chiese Arwen appena arrivata alla stazione.
“Ora te lo chiamo!” – rispose l’agente correndo subito dal suo capo.
“Io arrivo e lui non c’è! Quell’uomo tanto si accontenta solo quando gli punterò la mia pistola su quella sua fottuta testa! Questa giornata è già uno schifo per quel bel-in-busto! Chissà chi fosse…”

“Agente Hotchner, anche lei crede che la seconda vittima possa essere collegata alla prima?” – chiese l’agente Bourne.
“Non possiamo ancora accertarlo, agente. Ma se fosse così, ci troviamo di fronte a un tipo di S.I. estremamente meticoloso e ben organizzato. Non sarà semplice prenderlo, se non elaboreremo un dettagliato profilo”.
“La gente è molto spaventata, anche per un solo caso di delitto. Non si sono ancora ripresi dal terribile caso del ‘Mietitore’. Ho cercato di convincerli che il male può essere sempre sconfitto se si ha la volontà. Invece credono di stare al sicuro rifugiandosi dietro l’omertà e la corruzione” – spiegò l’agente Bourne.
“Da quanto tempo lavora qui?” – chiese Rossi.
“Dodici anni, agente Rossi. Prima, appartenevo al reparto anti-droga di Washington; in seguito ebbi il trasferimento qui a Boston a capo della polizia. Due anni dopo, arrivò la detective Devine. Grazie a lei, abbiamo risolto molti casi per il suo intuito e temperamento…”.
La conversazione fu interrotta da uno degli uomini di Bourne.
“Capo, è arrivata! Ti aspetta all’open space”
“Grazie, West. Agenti, seguitemi” – disse Bourne mentre Hotch ordinò alla sua squadra di seguirlo.

Arwen aspettava impaziente, l’arrivo del suo collaboratore insieme ai profilers. Poi lo vide in lontananza, affiancato da un gruppo di persone. Ma focalizzò la sua attenzione sull’uomo che stava al fianco di Bourne. Per la prima volta, la sua indifferenza le permise di liberare le sensazioni che trasmetteva quel volto. “E’ possibile sfuggire da quello sguardo così profondo? E’ come se potessi raggiungere l’infinito attraverso i suoi occhi. Avverto un leggero calore dalla mia fredda anima, dopo tutti questi anni”.
“Eccoti finalmente” – esclamò Bourne.
“Sono tutta tua, capo”.
“Agenti, vi presento la detective Arwen Devine”.
“Molto piacere, io sono l’agente Aaron Hotch” – disse stringendole la mano. Quel sottile contatto la ipnotizzò. “Questa mano è così dura. Come la mia. E’ il peso del nostro sacrificio. Ma perché mi sento adesso così leggera?”
“Il piacere è tutto mio, agente”.
“Questa è la mia squadra: il dottor Spencer Reid, il tecnico informatico Penelope Garcia e gli agenti David Rossi, Emily Prentiss, Jennifer Jareau e Derek Morgan”. Quando Arwen lo vide, rimase per un attimo smarrita. “Cazzo! E’ l’idiota che stamattina si è fregato la mia colazione! Questo è peggio di un calcio sul sedere!” – pensò mentre si accorse che anche lui era sorpreso di rivederla e scoprire che lavoreranno insieme.
“Ma che diavolo di gioco è mai questo! Perché proprio lei?” – questo pensiero rimbombava ripetutamente, senza alcuna pietà, nella testa di Morgan. Il loro silenzio venne poi rotto da lei stessa.
“Agente Morgan…” – le strinse la mano, per mascherare i suoi pensieri.
“Detective Devine” – fece lo stesso, accennando un sorriso ironico.
Osservando la scena, non mancarono di certo i pettegolezzi di JJ ed Emily.
“JJ, hai visto la faccia di Morgan? Che segreto nasconderà?”
“Non lo so, Emily. Però è davvero bellissima!” – commentò estasiata JJ.
“La vedo una tipa tosta e determinata. Sembra Hotch in versione occhi azzurri!” – esclamò Garcia.
Poi Rossi richiamò l’attenzione di tutti.
“Bene, visto che ci siamo tutti, direi che possiamo andare”.
“Sono d’accordo con lei, agente Rossi” – disse Bourne.
“Mi servirebbe una mia personale postazione per le mie magie informatiche” – disse Garcia.
“Non ci sono problemi. West, accompagna l’agente nell’ufficio al secondo piano” – ordinò Bourne.
“JJ, controlla i media in attesa di diffondere il profilo. Mentre il resto viene con me sulla scena del crimine”.

Scena del crimine – Luogo del ritrovamento di Victoria Watts
28, Cambridge Street


“Secondo il rapporto delle testimonianze, l’auto di Victoria Watts era rimasta ferma in mezzo alla strada. In seguito un camionista, non notandola, non è riuscito a frenare in tempo il suo tir, scontrandosi e facendo esplodere la macchina. E’ avvenuto intorno alle dieci di sera” – spiegò l’agente Bourne, mentre Morgan e Devine osservarono attentamente la scena del crimine.
“Il corpo non è stato rivenuto giù nella scarpata come la prima vittima”.
“Questo come potrebbe essere utile per l’indagine?” – chiese in tono sarcastico Arwen mentre camminava lentamente lungo la strada per riflettere.
“Certo che è utile! Perché l’S.I. avrebbe dovuto cambiare il suo modus operandi?”.
“Ha ucciso due persone in questa strada. Che importa se ha cambiato il suo modo, ha agito a sangue freddo” – rispose con tono deciso.
“Il modus operandi è il lato psicologico dell’S.I.. Ha agito diversamente nella seconda vittima: è stato meno violento rispetto alla prima. Ora nel primo caso ha spinto l’auto giù per la scarpata e poi l’ha bruciata; nel secondo si è limitato solo al fatto che l’auto si sia scontrata con il tir, provocando l’incendio, senza la sua mano. Ha provato due sensazioni diverse: vendetta e rimorso. Quest’ultimo forse perché la seconda era una donna e le ricordava qualcuno”.
Arwen non era d’accordo riguardo l’ipotetica esposizione dei fatti dell’agente Morgan.
“Rimorso? Chiami questo inferno rimorso? Come diavolo fai a dire che l’incendio non sia per mano sua? Una persona che nutre vendetta non conosce la pietà o la compassione. E’ una ragione di vita, non un passatempo. Lui non pensa, agisce. Non c’è niente da spiegare in quanto è totalmente irrazionale”.
“Irrazionale lo definisci? Allora se fosse andato come lei dice, non sarebbe stato più semplice per l’S.I. ucciderli con un colpo di pistola sulla loro testa? E’ organizzato, lui li vuole far apparire come degli omicidi per coprire le sue tracce. E’ lui che detta le regole del gioco. Ha lui il potere” – rispose Morgan, trasmettendo ira e disapprovazione nelle sue parole. Lei lo faceva sentire un idiota e incapace di gestire e affrontare la situazione. Ma lei continuava a fissarlo. Le sue parole non l’avevano né intimorita né le avevano fatto cambiare idea. Continuò ad affrontarlo, lottando per le sue idee.
“Nascondersi? A lui non gli importa! Lui sarebbe capace anche di consegnarsi e arrendersi, fino a quando avrà placato la sua sete. Voi continuate a pensare quello che volete, ma di sicuro non cambierò mai la mia opinione”.
“Detective Devine, noi siamo venuti qui per aiutare lei e l’agente Bourne. Il nostro obiettivo è di catturarlo. Non è una competizione. Perché è così scettica sul nostro operato?” – chiese Morgan, stanco di essere indignato sul suo operato.
“Agente Morgan. Faccio il mio lavoro da parecchi anni e mi voglio fidare solamente del mio istinto, che le piaccia o no!” – rispose avvicinando i suoi profondi occhi azzurri sul volto dell’agente di colore.
“E’ per quello che è successo stamattina, detective? Se ho fatto qualcosa che le ha turbato, le chiedo scusa”.
“Io non voglio le sue scuse, agente. Io sono obiettiva sul mio lavoro, non bado ad offese o distrazioni nella mia vita privata”.
Hotch e Bourne notarono l’accesa discussione tra loro due e intervennero.
“Che cosa sta succedendo?” – chiese Hotch.
Arwen, per evitare scenate o inutili spiegazioni, si allontanò.
“Devine, dove stai andando?” – la richiamò Bourne.
“Vado a parlare con il camionista per verificare le dinamiche dell’incidente. Stiamo solo perdendo tempo…”. Lo lasciò senza parole.
“Non si fida di noi, vero agente Bourne?” – chiese Rossi.
“Lei non è abituata a collaborare: ha sempre agito da sola, insieme al suo istinto. E’ in gamba, però è molto impulsiva”.
“Non ne dubito, agente” – rispose Rossi.

“Ehi, Morgan. Cosa ti prende? Io non credo che la tua reazione sia stata scaturita da un’incomprensione sul caso” – chiese Emily, notando il suo collega ancora adirato.
“Niente, Prentiss. Non devo dare io le spiegazioni. Comunque avete scoperto qualcosa?”
“Reid sta analizzando con la scientifica l’auto di Victoria Watts” – rispose Emily. Poi furono interrotti quando lo stesso Reid chiamò l’attenzione di tutti.
“Ragazzi, venite qui”.
“Che hai scoperto, Reid?” – chiese Hotch.
“Guardate queste macchie che ci sono accanto alle ruote della macchina: è benzina. Infatti ho notato un foro, fatto con un coltello probabilmente, sul serbatoio. Secondo la scientifica, è stato fatto prima dell’incidente; questo spiegherebbe perché il camionista abbia trovato la macchina ferma e come sia stato provocato l’incendio. Questo è stato tutto programmato dall’S.I.” – spiegò Reid mentre si tolse i guanti di lattice.
Ecco è come dicevo io. Cosa voleva dimostrare la detective Devine! " – pensava Morgan.
“Ma c’è qualcosa che non torna: se l’S.I. usa gli incendi per coprire le tracce, perché si è fatto sfuggire un simile dettaglio?” – propose Emily.
“E’ la sua firma. L’atto finale della sua opera. La vendetta la trasmette attraverso il fuoco” – rispose Hotch, tenendo le braccia incrociate.
“Il fuoco è sempre considerato un simbolo di punizione. Per quanto sia ben organizzato, la sua mente è guidata da un impulso irrazionale. La vendetta, per quanto potrebbe essere tipica di un soggetto furbo e calcolatore, non può essere controllata. E’ un’ossessione. Così agiscono i piromani.” – teorizzò Reid.
Il telefono di Morgan iniziò a squillare.
“Dimmi Garcia”.
“Allora ho iniziato a scovare qualcosa sulle due vittime e ho trovato una cosa interessante: erano entrambi avvocati e hanno collaborato insieme in alcuni processi. Per il momento posso darti i loro indirizzi. Adesso te li invio”.
“Grazie. Ottimo lavoro”.
“Ehi zuccherino, che è successo?” – chiese preoccupata.
“Vorrei tanto che nessuno me lo domandasse più! Sto bene, Penelope. Ora devo riattaccare, tu continua a cercare” – rispose e riattaccò. Stava male per averla trattata in quel modo, ma non aveva ancora digerito l’affronto avuto precedentemente. E’ una sfida che non poteva rifiutare. “Hotch, Garcia ha trovato le residenze delle due vittime”.
“Agenti, il coroner ha terminato l’esame autoptico ed è pronto per riceverci” - avvertì Bourne.
“Allora Morgan e Prentiss andate a casa di Oliver Scott. Rossi e Reid andate insieme all’agente Bourne dal coroner. Io andrò nell’abitazione di Victoria Watts, insieme alla detective Devine” – disse Hotch.
Tutti eseguirono gli ordini. Poi Rossi si avvicinò a Hotch.
“Ti potrà dare del filo da torcere. E’ una tipa che non si arrende facilmente”.
“Ma deve farlo. Abbiamo bisogno di tutta la sua collaborazione. E io so come affrontarla”.
“Tanti auguri! Sarà molto interessante” – disse Rossi dandogli un colpetto sulla spalla e raggiunse Reid.
“Prentiss, vieni?” – chiese Morgan, notando la sua collega totalmente assente.
“Si…arrivo subito Morgan” – rispose. “Se non è gelosia, perché ho una stretta sullo stomaco? Perché non riesco ad accettare che i suoi occhi non fissano i miei? Lui è la mia debolezza.”

“Siete sicuri allora che non sono stato io il responsabile della morte di quella donna?” – chiese disperato il camionista, colto dai sensi di colpa.
“Signore, se le mi ha detto tutta la verità, lei non è coinvolto” – rispose Arwen, mentre prendeva appunti.
“Detective, mi deve credere. Era circa le dieci di sera. Stavo effettuando la mia ultima consegna, ma mi sono fermato ad un bar per concedermi un goccio. Mentre stavo al volante, mi faceva male la testa e stavo aprendo il cruscotto per prendermi qualcosa. Poi all’improvviso, ho visto quella macchina ferma in mezzo alla strada. Credevo che fosse una mia allucinazione, invece era tutto vero. Me ne accorsi troppo tardi e ho sbandato, colpendola. Ma non pensavo che un simile scontro avrebbe provocato un tale incendio. Ero corso per salvarla, ma le fiamme erano troppo alte, così ho chiamato subito i soccorsi”.
“Ha fatto quello che doveva fare, signore. Un’ultima cosa le vorrei dire: ha notato qualcosa di strano quando è sceso dal suo tir per soccorrere la signora Watts?”.
“Se non ricordo male, mi pare di aver visto un individuo, però non riuscivo a capire se fosse una donna o un uomo. E’ rimasto tutto il tempo a guardare la scena”.
“Non ricorda alcun particolare di quell’individuo?”.
“No, detective. Ricordo solo che aveva un cappotto nero lungo”.
“Grazie per la collaborazione” – disse Arwen rilasciando il camionista.
Vide avvicinarsi a lei l’agente Hotch.
“Ora che vuole questo? E’ venuto a difendere da bravo capo quell’idiota sparandomi una delle sue sentenze moralistiche?”
“Detective Devine” – disse lui.
“Mi dica, agente Hotch”.
“Ora lei mi dovrebbe accompagnare a casa della seconda vittima per indagare. Ho il suo indirizzo”.
Arwen rimase sorpresa. La sua reazione era completamente opposta a quella che si aspettasse. Forse perché si poté per un attimo scovare se stessa proprio in lui. Potevano avere qualcosa in comune.
“Allora andiamo.” – rispose e si diressero entrambi verso il SUV.

Durante il tragitto, Hotch decise che fosse il momento di rompere il silenzio.
“L’agente Bourne si fida molto di lei”.
“Vuole parlare con me? E’ uno dei suoi giochetti da profiler per farmi riflettere su quello che è successo prima. Ma non mi fotte!”
“E’ il suo dovere, agente Hotch” – rispose in tono freddo mentre assaporava l’aria dal finestrino.
“Anche io ho fiducia nella mia squadra, anche se a volte ho bisogno solo del mio istinto”.
“Dove vuole arrivare?” – chiese Arwen, consapevole delle sue intenzioni.
“Deve avere fiducia in noi, detective Devine”.
“Agente Hotch, non voglio essere sgarbata nei suoi confronti, ma lei non può dirmi o impormi cosa debba fare. Sono io l’artefice del mio io. La fiducia ha un prezzo troppo alta per affidarla al primo che capita. Qual è la ragione che lo porta ad affermare ciò?”.
Hotch rimase affascinato da tale veemenza nelle sue parole. Guardando lei, gli ricordava il motivo per cui ha scelto di fare questo lavoro. A quella domanda, ora aveva trovato la risposta, ottenuta a caro prezzo. Haley.
“Per sopravvivere. Con le mie sole forze, non sarei mai riuscito a sconfiggere il male. Questa idea non l’avevo mai accettata in quanto ho sempre lavorato da solo. Ma ora ho capito che, senza la mia squadra, sarei smarrito e affogato nei miei errori e nelle mie colpe”.
Tu non sei come gli altri, vero? Le tue parole sono la mia stessa vita in questi ultimi anni. Nessuno è riuscito a sorprendermi così. Forse perché in fondo noi due siamo simili. Dobbiamo farci del male per essere consapevoli dei nostri errori?” . I pensieri di Arwen diventavano sempre più forti. Ora aveva capito perché lui aveva deciso che fosse proprio lei ad accompagnarlo. Ma lei continuava ad avere quel buio dentro di sé che non riusciva ancora a mandarlo via.
“Non posso allontanarmi da me stessa”.
“Non deve allontanarsi, ma potrebbe cambiare” – disse Hotch e non smise per un attimo di fissarla, colpito dai suoi occhi. “Senta, detective, dopo questa lunga chiacchierata, sarebbe meglio che smettessimo di darci del lei, non crede?” – disse per alleggerire la tensione.
“Hotch, va bene?” – chiese e aveva completamente cambiato il suo tono di voce.
“Perfetto, Devine” – rispose accennando un sorriso.

Appartamento di Victoria Watts
10, Charles Street


“Ci sono segni di effrazione” – notò Arwen.
“L’S.I. sarà venuto dopo averla eliminata” – ipotizzò Hotch.
“Ci sono delle macchie. Le stesse che c’erano nella scena del crimine. E’ qui che l’S.I. ha forato il serbatoio della macchina. Però credo che sia meglio che entrassimo per controllare” – disse e Hotch la seguì.
“Secondo Garcia, Victoria Watts era un avvocato difensore, come la prima vittima. Sulla sua scrivania ci sono tutti i suoi processi” – guardò Hotch ispezionando la casa.
“Conduceva una vita normale. Ceto sociale elevato se si può concedere tailleur di Dior o Chanel. E non credo che tutti quei soldi siano dovuti alla sua magnanimità” – commentò Arwen, controllando gli armadi e i cassetti.
“Devine, vieni un attimo qui” – disse Hotch, chiamandola dalla studio della vittima. Entrambi notarono eccessivo disordine.
“L’S.I. stava cercando sicuramente qualcosa per lui importante” – disse Hotch guardando fogli e cartelle.
“Qualche resa dei conti. Dobbiamo controllare tutti i casi che si sono occupati le vittime, le loro conoscenze. Da lì possiamo trovare la verità” – concluse Arwen.
“Portiamo tutto questo alla stazione per farlo analizzare da Garcia. Raggiungiamo gli altri” – propose Hotch.
“Ok” – rispose Arwen.
Uscirono entrambi dalla casa. Poi il telefono di Arwen iniziò a squillare. Era Greg.
“Hotch aspettami nel SUV, arrivo subito” – disse lei e lui acconsentì con il capo.
Arwen rispose al telefono.
“Ehi Arwen!”.
“Greg! Sto al lavoro, cazzo! Cosa c’è?”
“Stai calma, tosta! Volevo sapere come sta andando l’indagine con i tuoi ospiti” – chiese curioso.
“Ma non potevi aspettare che ci vedessimo, idiota!”
“Lo sai quanto sono impaziente, stupida!”
“Devo andare” – Arwen cercava di liquidare subito il suo amico Greg.
“Ehi aspetta un attimo come mai tutta questa fretta? Per caso c’è qualcuno accanto a te che merita la tua attenzione più di me?”
“Lo sai benissimo che non ho bisogno di nessuno e so cavarmela benissimo da sola!” – disse seccata.
“Non mi prendere per il culo, Arwen. Comunque ti aspetto sempre nel solito posto stasera?”.
“Non vedo l’ora, così potrò spaccarti quella tua maledetta faccia!” – rise.
“Ok e io ti torturerò con la mia dialettica! A presto, Arwen!”
“Ciao Greg” – e riattaccò.

“Conversazione impegnativa?” – chiese curioso Hotch.
“Profiler ficcanaso?” – scherzò lei, mentre salì a bordo.

Questa volta toccò il telefono di Hotch a squillare.
“Pronto?” – rispose lui.
“Ciao, papà!” – era il piccolo Jack.
“Ehi campione!”
“Papà come sta andando la tua missione? Hai sparato ai cattivi?”
“Ancora no, piccolo! Vedrai che li catturerò in un batter d’occhio promesso!”
“Evviva! Torna presto, papà. Voglio sentire un’altra delle tue storie”
“Certo, tesoro. Farò del mio meglio. Ora vai a fare i compiti e fai il bravo con zia Jessica”
“Agli ordini, capo! Ti voglio tanto bene!”
“Anche io, Jack” – e terminò quella dolcissima conversazione.
“Conversazione impegnativa?” – ripetè la sua domanda Arwen.
“Detective ficcanasa?” – ed entrambi scoppiarono a ridere. “E’ meglio che partiamo ora” – le ricordò Hotch e mise in moto il SUV. Arwen non riuscì a smettere di guardarlo. Ne fu incantata.
Rimetterò di nuovo in gioco il mio cieco cuore? Siamo così diversi, ma entrambi abbiamo paura di provare di nuovo quella sofferenza che ci ha portato via la nostra stessa vita e stiamo qui per riscattarci. Vorrei sentire la tua pelle sulla mia per sciogliere il freddo che ricopre la mia anima. Ti sfiderò per conquistarti”.


 
Appartamento di Oliver Scott
15, Hancock Street


“Che disordine in questo studio!” – commentò Emily mentre osservava ogni minimo particolare.
“Sarà opera dell’S.I. Voleva qualcosa dalla vittima. Non ci sono segni di effrazione”.
“Guarda, Morgan. Ci sono tracce di sangue qui sul pavimento”.
“Oliver Scott ha opposto resistenza e l’S.I. ha avuto la meglio. Lo ha tenuto in pugno e obbligato ad obbedire ai suoi ordini”.
“Qui ci sono foto con probabilmente la sua fidanzata; qualcuna quando era al collage. Vestiti sparsi dappertutto, condizione sociale media. Cosa avrà combinato per suscitare tanta rabbia nell’ S.I. ?”.
“Sicuramente niente di nobile o generoso. Gli avvocati non hanno una buona simpatia, soprattutto se non fanno bene il loro mestiere”.
“Però sono estremamente sensuali e passionali” – scherzò Emily.
“Non parliamo delle donne: misteriose e focose!” – rise Morgan.
“Vedo che ti è ritornato il buon umore dopo la botta con la detective Devine. E non credo che sia la prima volta che vi siete visti, o sbaglio?”
“Quando si tratta di pettegolezzi o misteri, sei sempre presente, vero Emily Prentiss? Comunque è vero. Ci siamo visti stamattina al bar. Stavo facendo colazione con il mio pancake al cioccolata e la mia tazza di caffè. Lei si avvicina, silenziosa. Prende la mia tazza e beve il mio caffè, lasciando solamente una goccia. E poi se n’è andata dicendomi che ‘stiamo alla pari', lasciandomi confuso e sorpreso” – spiegò Morgan.
“Oh Morgan mi meraviglio che un tipo come te non abbia capito perché abbia reagito in quel modo. Hai preso il suo dolce preferito. Quando un uomo si appropria di qualcosa che una donna tanto brama, lei si vendica appropriandosi di ciò che un uomo sta assaporando. Dignità femminile!”.
“Siete così belle ma terribilmente complicate. Non basterebbe nemmeno il cervello di Reid per comprendere appieno le vostre intenzioni!” – disse Derek aprendo le braccia in segno di resa.
“E’ una tipa molto interessante e decisa nel suo lavoro. Non sarà facile collaborare con lei. Ma mi piacciono le sfide!” – esclamò Emily.
“Troppo competitivo il vostro mondo, Prentiss!” – ironizzò Morgan.
Poi la loro piacevole chiacchierata fu interrotta quando aprirono il cassetto della scrivania.
“Prentiss, questa agenda ha delle pagine strappate”.
“Sono annotati appuntamenti, indirizzi, numeri telefonici. Dobbiamo portarlo a Garcia per fare delle ricerche. Magari possiamo arrivare al contenuto delle pagine strappate” – concluse Prentiss.
Poi Morgan ricevette un messaggio sul cellulare.

Morgan,
io e Rossi abbiamo finito di consultarci con il coroner. Hotch ci aspetta tutti alla stazione di polizia. Raggiungeteci tu e Prentiss.
Reid.


“Ehi Prentiss! Dobbiamo andare. Hotch e gli altri ci aspettano!”.
“Andiamo, Morgan. Penso che qui non ci sia più niente che possa interessarci per l’indagine” – disse Emily ed entrambi uscirono dalla casa di Oliver Scott.
Mentre Morgan si avviò verso il SUV, Emily si fermò fuori al giardino. Stava ripensando a Hotch.
E’ ora di mettersi in gioco. Lo perderò, a causa del mio silenzio. Il mio cuore adesso vuole parlare. Parlare d’amore. Non posso più soffocare i segnali della mia anima. La mia mente non può più negare. Ti sfiderò per conquistarti.”.
“Bella addormentata, hai finito di stare tra le nuvole!” – la beffò Morgan.
“Molto gentile, Morgan. Sto arrivando!” – sbuffò mentre lo raggiunse.
“Sempre, mia cara” – ed entrambi si avviarono verso la stazione.


La razionalità non potrà mai zittire la voce del cuore.
Le catene saranno presto spezzate e saranno liberi di volare.
Dopo il tramonto, la luce non smettere mai di splendere sulle terre della sofferenza.
La felicità non sarà mai raggiunta, senza aver lottato.
Il muro potrà essere abbattuto soltanto dalla volontà di farlo.
La paura e la solitudine ritorneranno nell’oblio.
Ma per ora è solo l’inizio…

 

  
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