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Autore: suni    03/09/2006    18 recensioni
“No. Non c’è niente in me di amabile. Perché mai uno dovrebbe amarmi?” domandò con amarezza.
Remus sospirò maledicendo nella mente il viso arcigno e aristocratico di Walburga Black, che vi aveva appena fatto capolino: la responsabile del fatto che il suo meraviglioso figlio, per quanti sforzi compisse in tal senso e per quanto si affannasse a dimostrare il contrario, non riusciva a scollarsi di dosso l’appiccicosa sensazione di essere un cumulo di spiacevoli e deprecabili qualità, un fallimento in ogni ambito e un perfetto imbecille.
“Non so perché uno dovrebbe amarti. Però io ti amo” ribattè con decisione.
“E perché?” la domanda era scivolata sottovoce fuori dalle labbra di Sirius con un chiarissimo senso di urgenza. Remus si rese conto che probabilmente se l’era posta un’infinità di volte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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… Lo so, è semplicemente stucchevole

… Lo so, è semplicemente stucchevole -anche se a modo mio.

Che vi devo dire, questo pomeriggio è andata così.

Chiedo perdono ai poco romantici, non vi preoccupate, non sono innamorata e non sto diventando sentimentale.

Forse è la mia dichiarazione d’amore a lui, in realtà. A questo personaggio straordinario che nelle tante pagine che ho scritto su di lui ha assunto per me una fisionomia e una personalità quasi definite.

E a questa coppia assurda ma tanto ben assortita.

Mi duole dover essere rompiballe, a questo punto, ma mi sento di pregarvi di commentarla. Davvero, per favore. Fatelo con onestà e tranquillità.

Perché, ecco, non so proprio come giudicare questa storiella. E ci tengo molto, e poi diciamocelo, non è che vi costi questo sforzo sovrumano, vi assicuro che mi sono impegnata di più io nello scrivere la storia.^__^

Comunque, nulla di serio.

Besos

Suni

 

 

 

BECAUSE

 

 

“…E questo è quanto” concluse Remus con un tono seccato e definitivo. Aveva la braccia allargate a dimostrare esasperazione e il volto solitamente rilassato e calmo era corrugato in un’insolita espressione di fastidio.

L’altro, appoggiato con rigidezza al piano del lavello, lanciò platealmente sul tavolo il panno con cui stava asciugando i piatti e si slanciò bruscamente in avanti.

“Oh, certo! –sbottò con ira, la voce ad un volume decisamente troppo alto per una conversazione amichevole- Certo… E il fatto che per me sia il contrario non conta un cazzo, giusto? Tanto io sono solo quell’IDIOTA di Sirius!” urlò avvinghiando le mani allo schienale della sedia più vicina.

Remus lo guardò storto, gli occhi socchiusi e il naso arricciato.

Quella conversazione insensata si stava protraendo da troppo tempo.

“Beh, sì” rispose piano, prima di riuscire a impedirselo e ben conscio dell’errore appena commesso.

Ed infatti, gli occhi grigi di Sirius Black si assottigliarono esprimendo quello che chiunque altro avrebbe ritenuto essere profondo, viscerale odio, ma che Remus Lupin e James Potter sapevano essere semplicemente genetica propensione dei Black al melodramma.

Ma la furia era autentica.

“VAFFANCULO, Remus! –urlò fuori di sé- Sei veramente uno stronzo! Ma no, tu sei perfetto, giusto? Con il tuo bel carattere e-…” proseguì serrando i pugni, immobile al centro della stanza.

“Sirius, non vole-..” provò a interromperlo per rimediare a quello stupido sfuggitogli senza pensare.

“… Tutte le tue splendide qualità! –continuò l’altro, limitandosi ad alzare ulteriormente il tono per non sentirlo- Mi hai rotto, Remus! –concluse, avviandosi alla porta accompagnato da sospiro dell’altro. Poi si appoggiò allo stipite- Ma poi, perché cazzo stai a perdere il tempo con uno come me, Remus? Sei sprecato” concluse velenoso intingendo ogni parola di sprezzo.

E lui poté solo guardarlo mentre si chiudeva la porta della cucina alle spalle, e lo sentì attraversare a passo veloce la sala e sbattersi dietro anche la porta della stanza da letto.

Si abbandonò sconsolato sulla sedia.

Adesso, lo sapeva, ottenere il perdono di Sirius sarebbe stata un’impresa ciclopica. Lo era, in generale, ogniqualvolta lo si contrariasse –perché, era da ammettere, il ragazzo aveva una certa dose di testardaggine e supponenza- e lo era molto di più perché Sirius soffriva quel particolare argomento in maniera piuttosto pesante. Era fermamente convinto di non essere abbastanza intelligente, abbastanza acuto ed abbastanza colto per Remus, almeno quanto Remus medesimo era convinto di non essere abbastanza bello, abbastanza divertente ed abbastanza interessante per Sirius.

Questo secondo punto era però stato archiviato nel giorno stesso in cui Remus aveva esposto queste perplessità al diretto interessato, che si era limitato a replicare “Ma Remus, tu per me sei perfetto!” con una tale enfasi, una tale convinzione e una tale innocenza da scolpirgli perennemente quelle parole nel cervello.

Quello che invece Sirius in quei casi tralasciava di considerare era che Remus era palesemente, dichiaratamente ed evidentemente innamorato perso di lui, scarsa cultura e scarsa arguzia comprese.

Lui sospirò sconfortato prima di alzarsi, e con passo svogliato si diresse a sua volta verso la camera da letto.

Nonostante fosse l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, perché era assolutamente conscio di quanto sarebbe stata sgradevole la seguente mezz’ora, bussò piano alla porta, perché, beh, perché sopportare l’ira di Sirius nei suoi confronti era qualcosa che andava completamente al di là delle sue facoltà.

“Posso entrare?” chiese dolcemente.

“Fallo e ti prendi un pugno” ribattè la voce ringhiante dell’altro ragazzo dall’interno.

Ottimo inizio, constatò lui aprendo la porta.

A stento trattenne un sorriso, avvertendo quella buffa sensazione di rivolgimento delle interiora che provava sempre osservando Sirius semplicemente esistere.

Il viso raffinato era contorto in una bizzosa espressione di risentimento che gli arricciava le labbra, e non pago il ragazzo si ostinava anche a mordicchiarsele nervosamente con una certa ferocia.

Si era buttato sul letto e lo osservava parzialmente seduto con la schiena appoggiata al muro e le braccia conserte davanti al petto.  

Remus prese fiato.

“Ti amo” osservò semplicemente, sentendo di stare dicendo la più assoluta verità della sua vita e certo che qualunque altra affermazione che avrebbe mai fatto negli anni a venire, per quanto intelligente e acuta, non sarebbe mai stata né così importante né così sentita.

Sirius gli lanciò un’occhiata che stava tra il furente e il disperato.

“Non è vero” ribatté sottovoce.

Remus sgranò gli occhi con stupore e lo guardò avvicinandosi di un paio di passi.

“Non è vero?” ripetè allibito.

Sirius scrollò la testa.

“Vattene via, per piacere. E’ ancora casa mia questa” aggiunse fissando il pavimento.

E Remus Lupin si rese conto che era estremamente serio, convinto e sicuro di quel che stava dicendo, “non è vero” compreso.

Inspiegabile.

“Sirius, ma stai dando i numeri?” chiese tentando di mantenere un tono di voce tranquillo e sedendosi lentamente nell’angolo opposto del materasso.

Il ragazzo non sollevò la testa, ed anzi si passò una mano sul viso per poi lasciarla lì, a coprirgli parzialmente gli occhi..

“Vattene, Remus. Tu non sei innamorato di me” ripetè atono.

Se non fosse stato che in quell’incresciosa situazione stava rischiando di perdere quello che con secondo lui scientifica certezza era il grande amore della sua vita, a quel punto Remus sarebbe scoppiato a ridere a crepapelle ribaltandosi sul letto fino ad avere i crampi allo stomaco.

Allungò invece una mano posandola  sullo stinco di Sirius, che finalmente sollevò due tristissimi e impotenti occhi nella sua direzione.

“Ma allora sei un idiota davvero…” rispose con tutta la tenerezza con cui la parola idiota può essere pronunciata da un uomo.

Sirius si ritrasse incrociando le gambe e diede una pacca contrariata al cuscino accanto a sé.

“Sì, lo sono, e sono anche tante altre cose sgradevoli.” concordò mesto.

Senza sapere se fosse per via della sua componente lupesca o per una naturalissima e comune pulsione umana, ma lui a quel punto non poté fare a meno di seguire il prepotente istinto di lanciarsi verso l’altro e abbracciarlo.

“Odio queste melensaggini, ma io davvero ti amo” ripetè piano.

Sirius, abbandonatosi in un primo momento a quell’abbraccio, parve ripensarci e, sollevando la testa dalla sua spalla, cui l’aveva appoggiata, lo spintonò via senza tanti complimenti.

“No. Non c’è niente in me di amabile. Perché mai uno dovrebbe amarmi?” domandò con amarezza.

Remus sospirò maledicendo nella mente il viso arcigno e aristocratico di Walburga Black, che vi aveva appena fatto capolino: la responsabile del fatto che il suo meraviglioso figlio, per quanti sforzi compisse in tal senso e per quanto si affannasse a dimostrare il contrario, non riusciva a scollarsi di dosso l’appiccicosa sensazione di essere un cumulo di spiacevoli e deprecabili qualità, un fallimento in ogni ambito e un perfetto imbecille.

“Non so perché uno dovrebbe amarti. Però io ti amo” ribattè con decisione.

“E perché?” la domanda era scivolata sottovoce fuori dalle labbra di Sirius con un chiarissimo senso di urgenza. Remus si rese conto che probabilmente se l’era posta un’infinità di volte.

La sua mente prese affannosamente a lavorare, consapevole che da quel che avrebbe detto nei seguenti cinque minuti dipendeva probabilmente la sua felicità futura per la vita. Se la sua risposta fosse stata soddisfacente, avrebbe potuto lasciare lo spazzolino nel bagno di Sirius e, chissà, nel giro di qualche mese trasferirsi stabilmente lì e rassegnarsi al fatto di non poter proprio fare a meno di lui, consegnandosi ad un avvenire caotico, entusiasmante e stracolmo di risate, molte risate e occhi grigi. Se invece la sua risposta fosse stata incompleta, avrebbe conosciuto la sventura e la solitudine, diventando un povero ubriacone senzatetto e morendo abbandonato a se stesso prima dei cinquant’anni, per un’infezione ad una delle ferite che lui stesso, durante un plenilunio, si sarebbe inflitto.

Lui era intelligente. Doveva solo dire qualcosa di altrettanto intelligente.

Sirius lo guardava speranzoso e titubante, gli occhi grigi leggermente spalancati e la fronte corrugata, mordendosi di nuovo il labbro; Remus parve rendersene conto solo in quel momento.

Rivolgimento delle interiora.

“Per come mi stai guardando” rispose sentendosi alquanto stupido e già pensando a quanto sarebbe stata dolorosa l’infezione mortale.

“Eh?” mormorò Sirius.

Lui scrollò la testa, dicendosi che ormai era fatta e tanto valeva andare avanti.

“Quando mi guardi così, trepidante, gli occhi sembrano più grandi, e mordendoti le labbra quella specie di fossetta che hai sulla guancia diventa più profonda, dandoti un’aria leggermente deforme ma molto affascinante” spiegò con una smorfia di scuse e un vago brivido di divertimento.

Sirius rimase immobile, guardandolo indecifrabile, ma una specie di infinitesimale brillio gli accese lo sguardo per un istante. Qualcosa di non identificabile ma, come dire, felpatesco.

“Non mi interrompere finchè non ho finito. –aggiunse Remus con fermezza, sentendo qualcosa che spingeva per venire fuori e rendendosi conto di cosa precisamente doveva e soprattutto voleva dire in quel momento- Ti amo perché… -iniziò, senza saper scegliere da cosa partire- … Perché mi piace quando ridi, non si capisce bene se stai abbaiando o ridendo davvero ma è un suono contagioso, elettrizzante, che mi fa sentire veramente vivo. Ti amo –proseguì più deciso ma senza guardare l’interessato- perché qualunque sia l’argomento di una conversazione, dalle patate fritte alla fame nel mondo, tu nel momento di massimo pathos riesci a campare lì una delle tue stupidissime, ironiche e comiche battute da Malandrino, e quando lo fai ti si accendono gli occhi in quel modo preoccupante e ti sistemi i capelli dietro l’orecchio con un certo orgoglio. E ti amo per quella luce preoccupante, che per la verità si accende in molte altre occasioni e mi fa pensare Hogwarts, Felpato e divertimento e che è qualcosa che esiste solo nei tuoi occhi e non in quelli di chiunque altro. Ti ho detto di non interrompermi, Sirius. –intimò serio vedendolo aprire la bocca con occhi attenti- Perchè sei straordinariamente scarso in cucina e quando te lo faccio notare ti offendi tantissimo e mi mandi a cagare, e siccome sei molto suscettibile ed infantile ti metti subito a cucinare qualcosa per dimostrarmi che sono in errore, ma puntualmente la cosa è immangiabile e veramente disgustosa, e siccome sei anche molto sincero non lo neghi e ti metti a ridere. E ogni santa volta finisce che me la spalmi addosso, soprattutto in testa così mi devo fare la doccia, e tu insisti per lavarmi la schiena. Perché sei suscettibile, infantile e molto sincero. Perchè il fatto che tu sia suscettibile porta appunto al fatto che ti offenda spesso, e lo fai in un modo che non è solo estremamente divertente ma anche estremamente sensuale, e il naso ti si arriccia come si conviene ad un buon Black e ti fa sembrare a metà tra un ritardato e un dandy. Ti amo perché sei estremamente divertente e sensuale, e il modo in cui ti muovi, in qualunque momento e occasione, ha qualcosa di ipnotico e sinuoso e fa venire voglia di rimanere seduti per l’eternità a guardarti, ma anche di portarti in un posto comodo e esaudire ogni propria fantasia recondita. Perché hai mani entusiasmanti e non perché sono oggettivamente delle belle mani, ma perché il modo in cui me le passi addosso quando non ho vestiti mi fa dimenticare che esiste un pianeta intorno a me, e riescono esattamente a farmi quello che io sto pensando che vorrei mi facessero, ogni volta ed esattamente con la leggerezza o la pressione che desidero io, e credo che continuando a descrivere la cosa potrei non garantire più delle mie azioni. … Sta’ zitto, insomma! –protestò poiché Sirius si permise di sussurrare un accenno di sillaba- E ti amo perché il semplice pensare a una qualsiasi delle nostre scopate mi fa sentire l’uomo più felice del mondo, anche quando sono da solo, in mezzo al traffico, sotto una pioggia sferzante e con la giacca rotta che non mi si chiude. Perché ogni volta che mi permetto di mettermi a leggere qualunque libro in tua presenza, anche se magari sono tre giorni che siamo insieme ininterrottamente, tu dopo massimo venti minuti cominci a parlare di qualcosa di futile con quel tono da bambino capriccioso o mongoloide che ti riesce tanto bene, poi, non si sa bene come,va a finire che cominci a strusciarti addosso a me, e guarda caso sei estremamente bravo a strusciarti, brutto pulcioso. Ti amo perché russi in una maniera poco aristocratica e molto rumorosa ma ti premuri sempre di voltarti dall’altra parte, e tra una russata e l’altra fai quei deliziosi piccoli grugniti che riescono solo a te. –e qui Sirius scoppiò a ridere di gusto, tra l’imbarazzato e il lusingato- Perché quando parli di James, e presumo anche di me, ti si illumina lo sguardo e sorridi senza volere, cominci ad annuire e gesticolare e ogni volta concludi con è unico al mondo, e lo dici fissando il vuoto con un’espressione assente, e io sto che stai ripensando a qualcuna delle cazzate che avete fatto a scuola. Perché ogni volta che puoi dimostrarci quanto ci vuoi bene lo fai senza vergognarti, con questo tuo modo straordinario e rarissimo di abbandonarti totalmente e in piena fiducia a noi, e non ci hai mai lesinato abbracci e appoggio incondizionato. Perché sei fiducioso e ingenuo come un bambino nonostante i Black. Perché sei insicuro e spaccone a causa dei Black. Ti amo perché per quanto tu possa ripetere che il passato è passato e non centra più con la tua vita, sei terribilmente snob e se a tavola sbaglio bicchiere o forchetta mi fai il culo. Perché apparentemente non prendi niente sul serio quando in realtà non è così. Perché a volte di dico le cose e mi sembra che tu non mi stia minimamente ascoltando, e poi sei mesi dopo mi ripeti parola per parola tutto quello che ti ho detto. Ti amo perché in genere, quando mi ripeti parola per parola qualcosa che ti ho detto, è per dimostrarmi che mi contraddico o che hai fatto una cazzata perché te l’avevo detto io o che avevo semplicemente torto. E in quelle occasioni stai tutto impettito, con il mento sollevato e le labbra a strette e a me viene voglia di ridere e di buttarti sul letto e fare l’amore con te. Perché qualunque cosa tu faccia e qualunque espressione tu abbia mi viene voglia di buttarti sul letto e fare l’amore con te… Ancora un momento, per favore – s’interruppe, vedendo che Sirius, ormai agitato, fremeva per parlare e si era sporto in avanti- Ti amo perché sei cocciuto al parossismo e per convincerti che hai torto non ce n’è, bisogna aspettare che tu prenda la tua brava facciata in terra. Ti amo perché quando prendi la facciata vieni da me e non mi diresti mai che avevo ragione, ma me lo dimostri in mille piccoli modi inconsci, come comprarmi i cioccolatini al rhum e cazzate del genere proprio quel giorno lì e non un altro. Ti amo perché sei scorbutico, prepotente e superbo. Ti amo perché non vuoi ammettere di esserlo e quando te lo si fa notare inalberi quell’aria ferita ed offesa che sai tu. Perché non ti si può far notare nulla. Perché sei ottuso, rifiuti di cambiare le tue idee anche quando ti si dimostra palesemente che dovresti, e ti amo perché in quei casi mi viene voglia di spaccarti la testa contro un muro, ma poi sorrido e penso che sei tu e che quindi è normale così. Perché, quando penso a una qualunque delle cose che non mi piacciono di te, poi penso appunto che sei tu e che quindi è normale così, e mi viene voglia di baciarti. Il che non ha senso. Ti amo perché, per te e a causa di te, la razionalissima ed equilibrata persona che sono fa e pensa un mondo di cose che non hanno senso… -gettò un’occhiata a Sirius, sollevando lo sguardo dalla ciabatta che aveva osservato per quasi tutto il tempo onde evitare di perdere il coraggio per parlare e si schiarì la gola; Sirius lo guardava imbambolato e assorto, tra l’incredulo, il pensieroso e chissà cosa ancora- … Devo continuare? Perché ti assicuro che l’elenco è ancora molto lungo” mormorò con un cauto mezzo sorriso. 

 Sirius scosse piano la testa, guardandolo assente.

Poi abbassò lo sguardo con un lungo espiro e si stropicciò la guancia.

“Sirius…?” chiamò stupito Remus.

Ma la voce gli mancò per un istante.

Non aveva pianto quando a undici anni si era rotto una gamba cadendo dal letto già di per alto di James, per l’occasione levitante quasi attaccato al soffitto, né quando gli era arrivata quella Strillettera tremenda da suo padre zeppa di minacce, o quando era scappato di casa o quando era stato diseredato, e neppure quando suo fratello era arrivato un pomeriggio in quella casa per raccontargli soddisfatto quanto lui fosse disgustoso e quanto gli facesse schifo il fatto che esistesse e che non potesse rimuovere il loro legame fisico.

Però, in quel momento Sirius Black stava innegabilmente piangendo.

Lo guardava con le lacrime che scorrevano sulle guance senza emettere un suono.

Remus allungò le braccia per stringerlo.

“Davvero pensi questo?” mormorò l’altro con voce nasale.

Remus sollevò un sopracciglio e lo guardò intensamente.

“Certo che sì” rispose con decisione.

Le braccia di Sirius gli scattarono intorno alla vita, stringendola, e la sua faccia gli affondò grossomodo nello stomaco. Remus si avvolse su di lui.

“E per concludere il nostro litigio e contemporaneamente la mia dichiarazione, sì sei un idiota e ti amo perché sei un idiota” precisò sottovoce nel suo orecchio.

Lo sentì ridere, e il suo fiato caldo sulla pancia lo fece rabbrividire.

“Visto –momorò Sirius leccandosi le labbra, mentre riemerso dall’abbraccio gli si spingeva addosso forzandolo a distendersi- che a quanto pare sono così bravo, penso che mi struscerò un pochino. Se non preferisci leggere, ovviamente” soffiò contro la sua guancia.

“Ho uno splendido libro appena iniziato –ribattè lui tentando disperatamente e con scarsi risultati di mantenere la voce ferma, nonostante i brividi- Ma purtroppo è rimasto di là dal… Divano” deglutì, chiudendo gli occhi.

“E credo che ci rimarrà a lungo” mormorò ancora Sirius con voce roca, sfilandogli la maglia.

E Remus, nello stordimento, pensò che al momento non si ricordava nemmeno il titolo di quel libro.

E non gli importava.

Nemmeno un po’.

 

 

 

 

THE END

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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