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Autore: iusip    04/09/2006    1 recensioni
Scozia,anno 1235. La Scozia è divisa in due parti:da una parte ci sono i conquistatori normanni,fedeli al re d'Inghilterra...dall'altra gli indomiti scozzesi,fieri e combattivi. Lady Kaori sogna di sposare un biondo normanno...ma il destino,si sa,è spesso capriccioso...
Genere: Romantico, Avventura, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13

Kaori era rimasta paralizzata ad osservare Miki che seguiva Umi nella sua stanza, fiduciosa. Sentiva il cuore rimbombarle nelle orecchie e le canzoni dei trovatori che parlavano anche dell’amore carnale la fecero sprofondare in uno stato di ansia e agitazione.

Sentiva su di sé lo sguardo ardente di Ryo e quello gelido e ostile di Yuki. Seamus era già andato a letto,dopotutto era quasi mezzanotte e lui aveva solo cinque anni.

Improvvisamente Ryo si alzò. Il rumore della sua sedia che si trascinava sul pavimento la fece sobbalzare. Poi lui le tese una mano. Capì che era arrivato il momento di seguirlo. Esitante, prese la sua mano, che era calda e ruvida. Yuki li guardava, sentendosi esclusa, rodendosi il fegato dall’invidia.

Prima che Ryo si avviasse verso la sua camera, gli si avvicinò ancheggiando. Lui però non la degnò di uno sguardo. Era completamente perso in quei laghetti color nocciola, gli sembrava di affogare nei suoi occhi così espressivi.
Yuki gli si incollò addosso e gli sussurrò sensuale all’orecchio: “Allora tesoro, stasera vieni in camera mia? O vengo io in camera tua? Lo facciamo come l’ultima volta…ho visto che ti è particolarmente piaciuta quella posizione…” Tenne la voce bassa, ma non abbastanza. Voleva che la normanna sapesse che Ryo era un suo territorio. E lei non permetteva a nessuno di prendersi ciò che era suo. Soprattutto se si trattava di un fusto come Ryo Saeba.
Poi Yuki gli girò il viso e lo baciò sulle labbra.

Kaori non sopportò oltre quel siparietto grottesco. Con le lacrime che le pungevano gli occhi si avviò lentamente su per le scale. In realtà avrebbe voluto correre, allontanarsi dai quei due il prima possibile. Il suo orgoglio la fermò. Non l’avrebbe data vinta a quella sgualdrina di Yuki. E non avrebbe dato a quel bastardo di Ryo la soddisfazione di vederla così sconvolta.

Ryo si liberò di quella stretta indesiderata con furia. Anche se lei aveva cercato di nasconderle, aveva visto le lacrime offuscare gli occhi di Kaori. E sapere che era stata colpa sua lo faceva star male, anche se non se ne spiegava il motivo. Però ora non aveva né la voglia né il tempo per psicanalizzarsi.

“Non farlo mai più, hai capito?”, disse furioso a Yuki, senza nemmeno guardarla negli occhi.
“Perché? Prima ti piaceva. Da quando quella normanna è qui non sei più lo stesso, Ryo.”
“Ti ho detto di non baciarmi mai più davanti a Kaori.” La guardò, gelido. Ora era davvero alterato.
“Ma lei è il nemico Ryo! Lei è una normanna…è una puttana!”
“Che cosa hai detto?”. Gli occhi di Ryo si ridussero a due fessure. “Non permetterti mai più di chiamarla così…mi sono spiegato?”
Lei annuì umiliata, ribollendo di rabbia. Poi Ryo lasciò perdere Yuki e si precipitò su per le scale.

“Kaori aspetta!!”, gridò. Lei lo sentì -come non avrebbe potuto?l’aveva praticamente urlato- ma non si voltò. Continuò a salire gli scalini con fierezza. Ryo osservò la linea dritta e fiera della sua schiena. Era una donna orgogliosa quasi quanto lui e la ammirava per questo. Qualsiasi altra donna si sarebbe sciolta in lacrime, ma non lei, non Kaori. La sua Kaori.

Fece gli scalini a quattro a quattro e la raggiunse in brevissimo tempo. La prese per un polso e la costrinse a girarsi verso di sé. Ciò che vide gli strinse il cuore. Stava piangendo. Lei chinò il capo e strattonò il polso per liberarsi.

“Lasciami. Torna da lei. Io starò benissimo stanotte anche senza di te. Anzi, starò meglio senza di te.”

Lui sorrise. Sembrava una bambina imbronciata. Stava per abbracciarla e portarla in camera sua, anche di peso se fosse stato necessario, quando sentì un urlo provenire dalla sua camera.

Che diavolo era successo? Anche Kaori l’aveva sentito e si immobilizzò, le lacrime che le scendevano ancora lungo le guance, il polso sottile ancora stretto nella sua mano robusta.
Poi Ryo capì. L’urlo non proveniva dalla sua camera ma…da quella attigua.

“Seamus.” Il suo fu solo un sussurro, ma lei lo udì comunque. Preoccupata per il bambino, seguì Ryo. Lui correva, e lei riusciva a stento a stargli dietro. Arrivarono davanti ad una porta, su cui Kaori vide un bigliettino. Sulla carta giallastra, una mano infantile aveva scritto “Stanza di Seamus”.
Ryo spalancò la porta, impreparato alla scena che aveva davanti.

Seamus era seduto sul letto, così pallido che sembrava a malapena vivo, e aveva gli occhi sbarrati. Poi si girò di lato con uno scatto, si sporse dal letto e vomitò. Aveva avuto un altro dei suoi terribili incubi.

Kaori si avvicinò al letto e lo chiamò dolcemente per nome. Il bambino sembrava non sentirla, perso nel labirinto dei suoi incubi. Allora la donna si sedette sul letto accanto a lui e lo abbracciò. Seamus sembrò riprendersi, abbracciò Kaori a sua volta e cominciò a singhiozzare con la testa premuta contro il suo seno.

Ryo osservava quella scena in silenzio. Voleva rendersi utile in qualche modo, ma non sapeva cosa fare. Chiamò una delle sguattere affinché pulisse il pavimento. Quando la ragazza uscì dalla stanza, Seamus non stava più piangendo ma rimaneva ancorato a Kaori come se lei fosse la sua ultima possibilità di salvezza.

“Hai avuto un incubo?” La voce di Kaori era dolcissima, carezzevole, calmante. Ryo desiderò averla avuta accanto a sè tutte le volte che anche lui aveva avuto incubi popolati da uomini che lui aveva ucciso in battaglia. Lei sicuramente avrebbe saputo come calmarlo.

Seamus annuì lentamente. “Ho sognato mia madre. Sai, lei è morta quando ero piccolo.” Si strinse nelle spalle. Aveva un’espressione talmente mesta sul suo viso pallido che Kaori non resistette e lo abbracciò di nuovo.
“Potrei rimanere un po’ qui e raccontarti una storia. Che ne dici Seamus?”

Il viso del bambino si illuminò. “Dici davvero Kaori? E può rimanere qui anche Ryo, vero?”
“Certo…se non è impegnato con Yuki…” Lo guardò torva. Ryo sorrise. Era segretamente compiaciuto della sua gelosia. “A vostra disposizione, Madame.”
Ryo si avvicinò al letto e si sdraiò vicino a Seamus, con le braccia incrociate dietro la testa.

Kaori lo guardò disorientata. Cosa gli prendeva?

“Dai Kaori, raccontaci una storia. Altrimenti il piccolo Ryo e il piccolo Seamus non riescono ad addormentarsi”.
“Ehi Ryo!”, protestò Seamus. “Non sono piccolo, io!”
“E invece sì.”
“E invece no.”
“Si si si.”
“Nooooo ti dico. Uffa Kaori, Ryo fa il cattivo con me!”

Kaori si batté una mano sulla fronte.
“Ok bambini, questa storia la volete sentire si o no?”
“Si, Kaori!”, risposero i due all’unisono. Kaori sospirò.
“D’accordo. Allora dove fare i bravi e non dovete litigare fra voi. Altrimenti niente storia. Chiaro?”
I due le rivolsero il saluto militare e Kaori alzò gli occhi al cielo.

“Allora…c’era una volta una bellissima ragazza che si chiamava Biancaneve. I suoi capelli erano neri come l’ebano e…che c’è?”

Seamus e Ryo stavano facendo finta di vomitare. “Biancaneve??? Ma Kaori, Biancaneve è una storia per femmine. Io voglio sentire una storia di mostri. Una storia per uomini.” A parlare era stato Seamus.
“Ma Seamus, si dà il caso che io sia una femmina , perciò queste sono le uniche storie che conosco.”
“Uffa. Ehi, ci sono! Ryo,potresti raccontarmela tu una storia! Con tutte le battaglie che hai fatto, avrai pur incontrato qualche mostro!!”

Kaori rincarò la dose, per vendicarsi di prima. “Certo Ryo, dopotutto tu sei un uomo no?”
“Oh, certo che lo sono, piccola. E te ne accorgerai presto”, le sussurrò, in modo che Seamus non sentisse. C’erano un milione di promesse in quel sussurro. Kaori diventò bordeaux e si augurò che Seamus non si fosse accorto di niente.

Ryo si mise a sedere sul letto.
“Allora…devi sapere, Seamus, che proprio l’altro giorno ho combattuto contro un terribile mostro. Era enorme, alto più di cinque metri, con enormi squame verdi su tutto il corpo. Questo mostro terribile si cibava di uomini…li inghiottiva interi e li faceva crescere nel suo stomaco…e poi li fagocitava lentamente.”
“Cosa vuol dire fagocitava ?”
“Vuol dire che li assimilava lentamente, perché li scioglieva a poco a poco con i suoi succhi gastrici e quei poveri uomini morivano in preda ad atroci agonie.”
“Ma poi tu l’hai sconfitto, vero Ryo? Perché tu sei imbattibile, sei più forte di tutti i mostri!”
“Beh modestamente…non è stato difficile. Voleva mangiare anche me, ma io sono stato più furbo e gli ho tagliato la testa con la mia spada. La testa ha cominciato a rotolare giù per la valle e il sangue che zampillava bruciava l’erba circostante.”

Seamus era sempre più interessato, mentre Kaori si chiedeva se quei racconti fossero educativi per un bambino di cinque anni.

“E poi è morto?”
“No. Era ancora vivo. Allora l’ho squarciato in due parti e finalmente l’ho ucciso.” Ryo concluse il suo improbabile racconto, tutto soddisfatto.
Il bambino era estasiato, e Kaori ebbe la sensazione che la sua ammirazione nei confronti di Ryo fosse cresciuta esponenzialmente.
Poi Kaori vide che Ryo si era avvicinato a Seamus e gli stava sussurrando qualcosa nell’orecchio. Riuscì a captare un “ma questo non dirlo a Kaori”, e poi i due scoppiarono a ridere.
Piccata perché la stavano escludendo e perché Seamus aveva preferito il racconto di Ryo al suo, Kaori decise di vendicarsi. “La tua storia è molto bella, Ryo, peccato che i mostri non esistono.”
“Certo che esistono!” Ecco che ricominciavano a parlare in coro.

Kaori sospirò. Non sapeva chi fosse più infantile tra i due.
“Domani sera mi racconti un’altra delle tue storie, Ryo?”
“Certo. Ti racconterò quella in cui un nano gigante ingoia Biancaneve intera.”

I due risero, mentre Kaori li fulminava con lo sguardo.
“Se avete smesso di prendermi in giro, è arrivata l’ora di andare a dormire.”

“Ryo, dove dorme Kaori?”, chiese Seamus.
Lei guardò Ryo, implorandolo con lo sguardo di non dirglielo.

Lui finse di non essersi accorto di niente. “Nella mia camera, Seamus.”
“Ah.” Il bambino gongolava visibilmente.
“Bene, ometto, è veramente tardi. Adesso noi andiamo a dormire. Vero Kaori?” Le ammiccò e lei arrossì.

“Seeeee…io non sprecherei la notte a dormire, con una sventola come Kaori nel mio letto.”
Il commento era giunto inaspettatamente da Seamus.
“Seamus!!”, gridò Kaori, scandalizzata, con il viso che stava assumendo un delicato color peonia.

Ryo e Seamus sghignazzarono senza un minimo di contegno. Kaori diede un bacio sulla guancia a Seamus, mentre Ryo gli augurò la buona notte con un buffetto affettuoso sotto il mento: sapeva che Seamus si considerava ormai troppo grande per baci della buonanotte o roba del genere.

Poi, mentre Seamus li guardava raggiante, si avviarono insieme verso la camera da letto di Ryo.
  
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