Il
viaggiatore
Il
viaggio
“Io
so cosa voglio, Io dico cosa voglio e nessuno può portarmelo via”
Il vermiglio tramonto rendeva il panorama incantevole
e speciale ai suoi occhi.. Eppure quella era la città che l’aveva cresciuto e
che l’indomani si sarebbe lasciato alle spalle. Il sole, che nella giornata era
stato d’oro e aveva illuminato tutto, ora era color cremisi e pareva che
avrebbe inghiottito tutto ciò che gli si fosse parato di fronte.. Lui compreso.
Quel ragazzo era diverso, più guardava quel sole rosso d’oriente e più restava
affascinato dalla sua terra natia che proprio in quel momento aveva appena
realmente conosciuto.. Ed era proprio questo che lo portava ad andarsene. Voi
lettori vi chiederete ora il perché fosse la bellezza della sua terra a far sì
che scappasse ma dovete capire che egli non scappava affatto. Stare lì ad
ammirare quel posto era per lui qualcosa che lo portava a vivere un bel sogno;
ma stare lì troppo tempo, viverci tutta la vita che gli restava, sognare in
eterno insomma, avrebbe reso quel bel posto banale e stupido, privo di
originalità e splendore.
Il giovane Benjamin si trovava sul piccolo
balcone della stanza che per ben 17 anni lo aveva protetto e visto crescere.
Amava la sua casa e quella stanza, dove sin da piccolo aveva iniziato a
maturare la sua sete di conoscenza. I suoi coetanei erano intrappolati in un
ottuso sogno ma lui era riuscito a uscirne in tempo. Tutti quei ragazzi
vedevano la vita scivolar via sulla loro pelle e non facevano nulla per
impedirlo. Lui aveva trovato il modo invece..
“Ben!”
Una voce soave lo chiamò dall’interno della casa e, visto il tono con cui
proferì quel nome, quella donna doveva essere davvero molto tesa e preoccupata.
Benjamin si voltò di scatto pronto a varcare la soglia della porta quando diede
un ultimo sguardo al cielo. Il sole non aveva fatto altro che inghiottirsi e
morire in se stesso, e ora la flebile luce della luna stava lentamente
prendendo posto a illuminare quel paesaggio così quieto ora e dove tante ombre
iniziavano la vita che durante il giorno è loro negata. Ben entrò in casa e si
diresse in soggiorno, il luogo da dove aveva sentito la voce della donna della
sua vita, e, varcata quella soglia, tutti i suoi pensieri svanirono e fu solo uno, diverso, ad occupare la sua
mente.
“Ben
ti prego.. Siediti qui. Ho bisogno di parlarti.” Proferì più parole quella voce
così musicale e dolce anche se molto angustiata.
“Abbiamo
già parlato e ci siamo già detti tutto.” Disse Benjamin ancora sulla soglia
della porta mentre osservava l’angelica figura di sua madre che si portò le
mani al volto appena udite quelle sue dure parole. Lui non voleva essere duro
con lei perché l’amava tanto e vederla così faceva soffrire anche lui, ma
doveva farle capire che aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornato
indietro, mai. Ben sapeva che doveva cercare di non mostrarsi debole o insicuro
visto che quando quel giorno fece la sua scelta era davvero roso dai dubbi e
dalle insicurezze, ora erano sparite si; ma doveva comunque prestare molta
attenzione perché la gente fraintende, molto spesso.
“Io
ho già deciso. Domattina partirò.” Continuò deciso e severo in volto.
“Ben..
ti prego non abbandonarmi anche tu..Non voglio restare sola.” Disse fra le
lacrime e i singhiozzi cercando di essere chiara nel parlare anche se le
riusciva molto difficile. Il mio piccolo
ben.. Non può farmi questo.. Abbandonarmi anche lui.. Pensò la donna
affranta.
“Daphne.. Sei mia madre, mi hai cresciuto con tanto amore
nonostante il grande dolore che ancora oggi lacera il tuo cuore.. E di questo
ti sarò per sempre grato..” Fece Benjamin sempre serio ma ora con un tono molto
più amorevole e dolce e si avvicinò alla madre sedendosi accanto a lei. Le
prese la mano color avorio e la guardò dritto negli occhi verdi arrossati di
lei. “.. Ma sento anche il bisogno della tua benedizione, è molto importante
per me mamma! Ho bisogno che tu mi capisca..” Concluse posando i suoi occhi
neri e così elettrici su quelli abbattuti di Daphne.
“Ben.. Tu sei sempre il mio piccolo, io ho paura per te e saperti lontano e da
solo mi preoccupa molto..” Disse la donna adagiando l’altra mano su quella del
figlio e fissandolo intensamente quasi sperando che le avrebbe detto ciò che
lei sperava; ma la sua parte razionale sapeva fin troppo bene, anche se non
voleva darlo a credere al suo cuore, che non avrebbe mai ricevuto quella tanto
agognata risposta.
“Mamma
ti ringrazio di preoccuparti per me, ma sappi che non sparirò per sempre e ti
scriverò il più spesso possibile.” Ben amava quella bellissima donna di 37 anni
dalla carnagione chiara ma dai capelli castani scuri quasi a rendere questo
contrasto in maniera ancor più accentuata. Daphne
capì che era inutile controbattere, quello era pur sempre suo figlio e lei era
una donna decisa e risoluta nelle sue scelte. Decise che per far entrambi
felici doveva dargli la sua benedizione. “Va bene Ben.. So che per te è molto
importante e non ti ostacolerò oltre. Sei mio figlio e non posso pretendere in
eterno che tu resti legato a me. Hai la mia benedizione figliolo. Sei un
ragazzo maturo e saprai gestire le nuove situazioni che ti si presenteranno
anche senza di me. Beh ti ho o no cresciuto io?” Disse accennando un flebile
sorriso e accarezzando la rosea guancia del figlio con la bianca mano per poi
incatenarlo in un caldo abbraccio. “Grazie.” Disse Ben sciogliendo quel dolce
abbraccio materno che gli sarebbe tanto mancato e schioccando un piccolo bacio sulla
guancia della madre che si fece forza per non piangere. Ben si allontanò dalla
sua vista entrando nella sua camera facendo rumore con le sue cose. Adesso una nuova vita ha inizio. Pensò
e volse lo sguardo verso la finestra e verso quelle stelle così piccole ma così
tanto lucenti e coraggiose.