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Autore: Black Calipso    22/01/2012    2 recensioni
Sangue, amore, gioia, disperazione.
Leggete, se lo desiderate, queste parole sputate nel vento, che formano i ghirigori di una storia macchiata di un colore rosso acceso.
Niente vampiri, niente demoni, nessuna magia, niente di definibile. Come la nebbia. Nera, per l'esattezza.
"Se hai una morsa che ti stringe il cuore tutte le volte che batte provocandoti dolore, alla fine smette di farlo. Smette di palpitare, semplicemente. Smetti di provare emozioni, felici o tristi che siano."
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Eyes.'
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Questo è l'ultimo capitolo di Red Eyes. Spero che sarete felici di sapere che.. continuerà :)
Il seguito si chiama "Welcome, Ghosts" e spero che lo leggerete :)
Ps. Alla fine del capitolo vi farò un altra piccola irruzione!

_________________________________________________♥

{ Capitolo 14. The End. }

Il tempo si fermò. Gli occhi della Rossa si spensero, il viso contratto in un urlo soffocato, la mano poggiata su una guancia arrossata cadde aderendo ai suoi fianchi.
Come un'inondazione gli occhi di Edward affogarono nell'abituale rosso acceso.
La mano bianca si sporcò di nero e rosso. Gocciolava, la nebbia impalpabile e scura.
Il rumore delle goccie che cadevano sfracellandosi a terra provocavano lo stesso rumore di un martello pneumatico.
La mora poggiò le ginocchia a terra, fissando il vuoto, l'ombra dell'ultima cattiveria impressa nelle iridi.
Nella mente di Edward venivano ripetute le stesse parole all'ennesima potenza. "Le ha dato uno schiaffo, le ha dato uno schiaffo!".
Ma nel giro di pochi secondi, vennero sostituite da altre lettere, ben più terribili.
"E'..morta."
Come per dare conferma a questo pensiero, il corpo di Blair cadde da un lato, gli occhi semiaperti si rovesciarono indietro e i capelli neri si sparsero a terra, bagnandosi di una sostanza rossa, appiccicosa e bagnata.

Grida, urla, lacrime e sangue.
Una corsa in mezzo ai boschi, ginocchia sbucciate, stinchi graffiati, odore di terra appena smossa, il suono di un fiume sempre più vicino e guance rigate di lacrime.
Poi, silenzio, rotto solo dal movimento impetuoso del torace e sospiri e singhiozzi strozzati.
Edward, con gli occhi rossi come il tramonto che affondava nell’orizzonte, guardava a terra, ormai incapace di proferire parola.
Charlotte piangeva come non aveva mai pianto in vita sua. Gli occhi spenti di Blair, il sangue che usciva dal suo torace, la voce strozzata e le sue ultime parole, sputate in faccia a chi l’aveva appena colpite a morte.
Le stesse due parole che un’ora prima aveva detto lei, alla stessa persona. Risuonarono nella sua mente come pugnalate. “ T-Ti.. amo.. “
Alzò lo sguardo verso di lui. Aprì la bocca, come per dire qualcosa.
Ma non ne aveva la forza. Non aveva parole per lui. Niente più da dire, niente più da raccontare.
Niente più d’amare.
Il suo amore appena sbocciato, era già appassito.
Lei, Charlotte, non amava più. Come il sangue che era fluito dalle arterie e dalle vene di Blair, il suo amore era fluito via dal suo cuore.
Non poteva, non poteva più amarlo.
Strinse i pugni e distolse lo sguardo da lui.
Si girò in direzione dell’orfanotrofio. Era certa che almeno un’orfana avesse visto la scena. Gli aveva dato una spallata mentre era corsa via.
Con un po’ di fortuna se la sarebbe cavata.
L’ultimo suono che Edward sentì, fu il calpestio di piedi veloci allontanarsi.
Poi, il nulla lo avvolse e si lasciò cadere verso di esso.

25 Dicembre, alcuni anni dopo.
Brian accese una candela rossa posta sopra il tavolo.
Prese il tacchino dentro il forno con l’aiuto di un guanto morbido.
Solo, di nuovo.
Le lenti a contatto gli davano fastidio.
Dalla scomparsa di Edward si era dovuto abituare ad usarle.
Le detestava, soprattutto perché gli facevano sentire ancora si più la sua mancanza, la sua assenza, il suo essere lontano. Quel ragazzo alla fine, aveva fatto la sua fine. Aveva fatto di tutto per evitarlo, ma non ci era riuscito. Un fuggiasco, un eremita, un uomo senza nome dato che sicuramente era stato costretto a cambiarlo.
Non aveva dato mai notizie di se. Ma qualcosa dentro Brian gli faceva credere che era ancora vivo. Glielo diceva il suo cuore.
Iniziò a mangiare. Il suono delle posate contro il piatto rimbombava sordo nella stanza. Nella strada, un’ambulanza passò. La grandine sbatteva sul vetro del salotto. Il vento faceva muovere le fronde degli alberi in giardino.
Ma un suono ben più gradevole, provenne dall’ingresso.
Uno squillo indeciso del citofono, lo fece saltare sulla sedia.
Un sorriso smagliante apparve sul suo viso.
“Edward, Edward, Edward!” pensava, esultante.
Corse veloce come il vento alla porta.
L’aprì, tremando di felicità.
Una ventata ghiacciata entrò nella stanza, alcune gocce di pioggia mista a grandine, bagnarono i suoi vestiti.
La sua mascella decise di cadere verso il basso.
Sicuramente, se non fosse stata attaccata al viso, sarebbe caduta a terra, rimbalzando sullo zerbino.
Occhi cerbiatto sbatterono contro le sue iridi.
Bagnati di lacrime e pioggia lo fissavano.
Sogno? Visione? No, realtà.
Nei sogni non ti senti svenire. Non senti la pelle d’oca, il tuo corpo non freme. Il tuo cuore non smette di battere per più di un minuto.
- E….Emily.. - sussurrò. La sua bocca impastata fu allagata dalla saliva.
Un ombrello sospeso, cadde a terra poi volò via, gonfiato dal vento.
Improvvisamente, si sentì stretto in un abbraccio bagnato e caldo.
La porta sbatté e il suo cuore ricominciò a palpitare.




Scuse, ringraziamenti e spiegazioni.
Prima di tutto, spero di non avervi deluso.
Ma visto che vi ho deluso, ne sono certa, mi giustifico così.
La vita è come un’opera teatrale. A volte è una commedia a lieto fine, a volte, una tragedia.
So che voi tutti desideravate una certa conclusione. Ma non sarebbe stata banale, scontata, illusoria?
So che non vi consola, ma ci ho provato.
Secondo, ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito e sostenuto. Ringrazio ad uno ad uno voi, Lettori miei.
Vorrei molto pubblicare (sogno!) e allargare questa "storia", perché molte domande e spiegazioni sono rimaste in sospeso, a causa della natura stessa di un racconto, non potevo mettere troppi dettagli.

Spero di avervi fatto emozionare, nel bene e nel male, con queste mie umili parole. Spero di avervi fatto sognare e sperare.
Infine, ricordate: Le storie non hanno mai fine. Continueranno a vivere per sempre nei nostri ricordi.
   
 
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