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Autore: Spencer Tita    24/01/2012    13 recensioni
Storia partecipante al contest "Ti sposerò perché..." indetto da Violetacquarius sul forum di EFP in attesa di giudizio.
Il momento della nascita di Ninfadora. Un momento così importante per il quale vengono superate le barriere create dalla stupidità umana e dai pregiudizi. Un momento ricco d’amore ed emozione tra Ted Tonks e Andromeda Black.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange | Coppie: Arthur/Molly, Lucius/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un urlo agghiacciante squarciò l’aria, facendola vibrare per alcuni interminabili secondi.

Il silenzio che ne seguì fu quasi più inquietante.

Tre uomini se ne stavano seduti davanti al caminetto, i loro visi erano maschere di tensione e il fuoco giocava con le ombre della stanza, facendole allungare e rimpicciolire a suo piacimento.

Un secondo urlo violentò l’aria e l’uomo che sedeva sulla poltrona strinse i braccioli fin quasi a farsi diventare bianche le nocche. Strinse anche i denti, mentre un sentimento di rabbia e impotenza prendeva possesso della sua mente stanca.

-Andrà tutto bene, Ted, vedrai- lo tranquillizzò quello che gli sedeva accanto, sorridendogli fiducioso. I suoi capelli erano così arancioni da confondersi con la luce rossiccia diffusa dal fuoco nel caminetto.

-Le donne partoriscono tutti i giorni- sbottò il terzo, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra. Il suo volto duro e affilato si riflesse nel vetro, restituendogli la sua immagine distorta e confusa.

Improvvisamente il fuoco del caminetto divenne di un verde accecante e una figura alta e slanciata prese forma tra il fumo.

Un ragazzo di nemmeno vent’anni, bello e con i capelli così chiari da sembrare bianchi entrò nella stanza con lentezza, facendo dondolare un bastone scuro che poco gli serviva.

-Rodolphus, Arthur, Ted- salutò i tre uomini uno a uno, rivolgendosi dapprima con un sorriso all’uomo alla finestra, poi con un’espressione indecifrabile a quello con i capelli rossi e infine con palese disprezzo all’uomo in poltrona.

-Sei in ritardo- lo accusò immediatamente Rodolphus, stringendo gli occhi fino a ridurli a due fessure.

-Chiedo scusa, sono stato al Black Manor- disse lentamente, con il tono di voce strascicato tipico della sua casata.

-Lucius?- chiamò improvvisamente una ragazza bionda facendo capolino dalle scale con un’espressione sconvolta e una cascata di capelli color del miele raccolti sopra la testa.

-Cissy- mormorò il ragazzo, scostandosi i capelli corti dagli occhi.

-Cosa ha detto la mamma?- indagò subito Cissy scendendo le scale e andando incontro al fidanzato.

Ted alzò gli occhi con un ritrovato interesse, sentendo parlare della suocera.

-Non verrà- rispose semplicemente Lucius.

Il silenzio cadde pesantemente nella stanza. Ted non poté evitare di pensare che certi maghi erano proprio degli ottusi.

Narcissa e Bellatrix erano state capaci di mettere da parte gli antichi rancori per una notte, e giungere al capezzale della sorella per aiutarla nel parto e almeno conoscere il nipote, prima di sparire per sempre.

Ma i coniugi Black no. Loro non erano stati in grado di accettare il matrimonio della loro secondogenita con un nato babbano . Un sudicio mezzosangue, come lo aveva amabilmente definito sua suocera la prima volta che si era presentato.

-Oh- gemette Narcissa -Beh, c’era da aspettarselo, no?

-Mi dispiace, tesoro- la abbracciò Lucius.

Ci fu un momento di silenzio che fu rotto poco dopo dalla voce gracchiante di una donna che scendeva le scale con foga:

-Arthur!- gridò comparendo alla vista degli uomini. Era una donna ben fatta, con un grosso seno, grossi fianchi e una matassa di capelli rossi. Stringeva tra le braccia un bambino di circa tre anni, che rideva muovendosi come un indemoniato tra le braccia della madre -Come ha fatto William a venire di sopra?

Il rosso lanciò un’occhiata perplessa alla carrozzina, dove riposava placidamente il suo secondogenito, convinto di aver lasciato il bimbo che si agitava addosso alla moglie nella poltrona lì accanto. Addormentato.

-Non ne ho idea- ammise semplicemente guardando con un sopracciglio alzato la donna.

-Io un’idea la avrei! Non l’hai tenuto d’occhio!- si infuriò lei, depositando il piccolo sulle ginocchia del padre.

-Come sta andando, Molly?- chiese improvvisamente Ted, alzandosi in piedi mentre si tormentava le mani, stringendosi le dita.

-Tutto come de regolamento, caro- trillò la donna, improvvisamente allegra -Narcissa, c’è bisogno di te! Fra poco bisognerà iniziare a spingere e Dio solo sa quanto sia dannatamente difficile!

Le due donne scomparvero di nuovo lungo le scale. Lucius si lasciò cadere sulla poltrona, con un tonfo sordo. Il bambino si diresse immediatamente verso di lui, identificandolo nella sua innocenza come la persona più vicina alla sua età.

-Ti va di giocare?- chiese in una lingua stentata, con la sua vocetta infantile, porgendo un cavaliere animato al ragazzo biondo.

Lui si girò e lo guardò assorto per qualche istante.

-Non mi piacciono i bambini- disse, prima di voltarsi dall’altra parte. Il piccolo abbassò gli occhi deluso e corse di nuovo dal padre, che lo raccolse nelle sue grandi braccia e lo lasciò stringere al suo petto.

-E come farai a mandare avanti la “nobile casata dei Malfoy”, Lucius?- indagò Arthur Weasley, nervoso per come il ragazzo aveva trattato suo figlio.

-Narcissa ed io avremo un solo bambino, maschio- rispose tranquillamente il ragazzo -Sarà il perfetto erede della mia casata, il perfetto studente, il perfetto giocatore di Quidditch. E sarà educato- aggiunse poi lanciando un’eloquente occhiata al bimbo con i capelli rossi in braccio all’uomo di fronte a lui.

-E se dovesse nascere femmina?- chiese Arthur, decidendo di ignorare le provocazioni che quel ragazzo pieno di se’ continuava a lanciargli.

-Non sarà femmina, Arthur- sorrise lui -Esistono delle pozioni che influenzano sul sesso del bambino. Dovresti saperlo, Arthur. Che razza di mago sei?

Rodolphus rise mentre Arthur diventava dello stesso colore dei suoi capelli. Ted invece stava assumendo un colorito per niente sano, divorato dall’ansia per la moglie.

Passò qualche altro minuto di silenzio, poi Rodolphus prese parola:

-Bella e io stiamo tentando di avere un bambino. A me non importa di che sesso sia, mio fratello ha già avuto un maschio e sarà lui a mandare avanti la casata dei Lestrange. Solo non ci stiamo riuscendo.

-C’è tempo- disse semplicemente Arthur -Siete ancora giovanissimi. Avete tutto il tempo che volete per fare un bambino.

-Credo che Bellatrix abbia acconsentito a venire solo per vivere l’esperienza di un parto- continuò lui senza ascoltare il più grande -Lei crede di essere sterile.

Un altro urlo risuonò nelle pareti della stanza. Il bambino piccolo che dormiva nella culla si mise improvvisamente a piangere. Arthur si alzò e lo prese in braccio, avvolgendolo in una copertina gialla con ricamato il nome dell’altro figlio.

Cercò di nascondere il ricamo ma gli occhi di Lucius Malfoy saettarono dritti su quel dettaglio, mentre le sue labbra si piegavano in un sorrisetto beffardo.

Un ultimo, inesorabile, tremendo urlo fu accompagnato dal tipico pianto di un bambino.

-È nato- disse Ted, alzandosi in piedi. Non sapeva cosa fare, come comportarsi, cosa dire. Si era semplicemente messo in posizione eretta e aspettava che qualcuno gli desse ordini.

-Congratulazioni, vecchio mio!- festeggiò Arthur abbracciandolo, mentre teneva il bambino in equilibrio sul braccio e cercava di dondolarlo per farlo calmare.

-Congratulazioni- sorrise Rodolphus da lontano, invidioso della gioia dell’uomo che non era più nemmeno in grado di parlare.

Lucius si alzò in piedi e strinse la mano a colui che presto sarebbe stato suo cognato, congratulandosi per la nascita del futuro nipote. La creatura che lo avrebbe chiamato zio se solo il destino non fosse stato avverso.

Molly scese le scale come un tornado, stringendo Ted in un abbraccio strettissimo.

-Vuoi sapere se è maschio o femmina?- gli chiese.

Ted scosse la testa lentamente, voleva sentirselo dire da Meda.

-Vai allora!- lo incitò la donna mentre gli dava una spintarella e si avvicinava al marito -Charlie lo prendo io! Tu occupati di Bill: credo che stia cercando di mangiare uno zellino!

Mentre Ted usciva dal salotto come un automa, Arthur si precipitava a togliere la moneta dalla bocca del figlio tra le risate di Lucius Malfoy.

Sulle scale, il neo-papà incontrò le sorelle Black che scendevano.

Narcissa era una donna davvero bellissima; Lucius aveva scelto proprio bene colei che gli avrebbe dato il suo unico figlio.

 Immaginò per un attimo il bambino: con i capelli biondissimi, gli occhi chiari del padre e la pelle lattea della madre. Un bambino dolce, aggraziato ed etereo, esattamente come la donna che aveva di fronte.

Gli sarebbe piaciuto conoscerlo, un giorno. Ma sapeva che probabilmente quella era l’ultima volta che vedeva i futuri coniugi Malfoy.

Bellatrix era un’altri tipo di bellezza. I boccoli scuri le cadevano disordinatamente ad incorniciare il viso pallido e rotondo. Gli occhi scuri e penetranti spiccavano come buchi neri in quella pelle bianca e il fisico esile somigliava tantissimo a quello della sua Meda.

Gli occhi di Narcissa erano inondati dalle lacrime. Teneva una mano sulla bocca e l’altra era stretta a quella della sorella più grande, che lo guardava impassibile.

Ted si spostò per farle passare e le due giovani donne continuarono a scendere, in una nuvola di vesti, fino a raggiungere i rispettivi uomini, che le strinsero in un abbraccio affettuoso.

Bellatrix entrò nel caminetto senza nemmeno girarsi. Pronunciò l’indirizzo della sua casa e sparì in una nuvola di fumo verde insieme al coniuge.

Lucius stava prendendo in mano una manciata di Metropolvere ed era già pronto a partire quando la fidanzata si voltò indietro velocemente, fissando i suoi occhi turchesi in quelli scuri di Ted.

-Addio- mormorò solamente, prima di seguire l’uomo che amava e tornare alla vita che aveva scelto.

Arthur e Molly seguirono la scena con gli occhi poi si rivolsero all’amico:

-Noi andiamo, Ted, vi lasciamo in pace.

-Grazie di tutto, ragazzi. Molly, davvero- balbettò l’uomo.

-Vai da tua moglie, imbecille, e smetti di ringraziarci- rise Molly, prima di far evanescere la culla e uscire in giardino con il piccolo in braccio.

Lo schiocco tipico della Smaterializzazione risuonò vibrando nell’aria consumata della stanza.

-Ted?- chiamò una voce gracchiante e stanca, dal piano superiore.

Il mago, il nato babbano, raggiunse la camera da letto dove giaceva la moglie salendo le scale due a due, improvvisamente impaziente di conoscere il figlio.

Spalancò la porta con violenza, facendo però attenzione a non farla sbattere,e l’immagine della donna che amava, la donna che aveva rinunciato alla sua famiglia per lui, gli comparve davanti agli occhi.

Andromeda Black, ora Andromeda Tonks, stava seduta con la schiena appoggiata a un cumolo di cuscini. I capelli castani se ne stavano adagiati disordinatamente dietro di lei, i ciuffi della frangetta appiccicati alla fronte.

Il viso giovane della donna era incredibilmente stanco e sudato ma esprimeva una gioia che andava oltre ogni immaginazione.

Spostò il braccio, per mostrare al marito il fagotto di lenzuola che teneva stretto al petto.

Ted avanzò di qualche passo, sconcertato e ammaliato da quel cumolo di vesti che, sapeva, nascondeva un bambino o una bambina.

Si arrampicò sul letto e si sedette accanto alla moglie.  Sporse il collo per vedere il viso della creaturina.

 Il piccolo se ne stava sveglio, con gli occhi di un marrone liquido bene aperti, e un ciuffo di capelli neri ritto in testa.

-È una bambina, Ted- mormorò Meda appoggiando la testa alla spalla del marito. La sua voce non riusciva a nascondere l’incredibile gioia e l’orgoglio che provava nel profondo dell’anima.

Ted Tonks, per la prima volta in vita sua, non riusciva a muoversi, a reagire.

Una bambina. La sua principessa.

Aveva sempre detto che sarebbe stato contento di avere sia un maschio che una femmina; ma in quel momento, quando guardò negli occhi sua figlia capì che era tutto quello che aveva sempre desiderato.

Una bambina.

Un piccolina da portare alle giostre babbane e da aiutare a salire sul cavalluccio o sulla carrozza, una bimba da vestire come una principessa il giorno di Carnevale o a cui fare indossare vestitini rossi e verdi il giorno di Natale, una bambina da accompagnare il suo primo giorno di Hogwarts, mano nella mano col suo papà, e darle un bacio sulla guancia.

Ted sentì il suo cuore farsi grande e pieno d’amore, per la donna che stringeva tra le braccia e la creatura che gli aveva appena donato.

-Ti amo, Ted- disse improvvisamente Andromeda, strusciando la testa sulla sua spalla.

-Anche io ti amo, Meda- soffiò Ted con voce dolce -Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.

Meda rise e sollevò la bambina all’altezza degli occhi, poterle dare un bacio sulla piccola guancia paffuta.

-Hai visto, piccolina? Questo è il tuo papà- mormorò all’orecchio della bambina, che si voltò a guardare Ted come se avesse capito di cosa stessero parlando.

Improvvisamente i suoi capelli passarono dal nero petrolio al biondo scuro, un colore identico a quello della capigliatura di Ted.

-Hai visto?- chiese Meda trattenendo il fiato.

-Metamorfomagus- sussurrò semplicemente Ted, guardando con un affetto indicibile quella bambina che aveva appena tentato di diventare come lui. Come il suo papà.

Ted tese in avanti le braccia e la moglie gli passò la piccola sorridendo.

La creatura sorrise mentre veniva passata di mano in mano e i suoi occhi assunsero il colore cristallino di quello di Meda.

-Come la chiamiamo?- chiese suo padre, ridendo.

-Pensavo a Ninfadora- ammise Andromeda piegando la testa.

-Pensavi a che?- quasi urlò Ted, facendo agitare la figlioletta tra le sue braccia.

-Non gridare, Ted!- lo riprese Meda -Ho detto che mi piacerebbe il nome Ninfadora!

-E che nome è!?- domandò stizzito Ted, mentre immaginava la professoressa McGranitt che gridava “Ninfadora Tonks” il giorno dello Smistamento. Tutto sommato suonava bene.

-L’ho appena inventato ok?- sbottò Meda -Sono una donna originale, io!

-È per questo che ti ho sposata, cara- ridacchiò Ted, ma Andromeda rimase seria.

-E poi è tradizione dei Black dare ai figli nomi di costellazioni- sussurrò la donna guardando il cielo stellato fuori dalla finestra -Cissy mi stava dicendo che chiamerà suo figlio Draco, quando lei e Lucius ne avranno uno.

-Anche Narcissa è una donna originale- commentò Ted, cercando di mascherare le risate che gli sorgevano al pensiero di un nipotino di nome “Draco Malfoy”.

-Non voglio più avere a che fare con i miei genitori, dopo tutto quello che hanno fatto per ostacolarci, ma mi piace questa tradizione. E Ninfadora è un nome bellissimo.

-Si, è bellissimo- acconsentì Ted, stampando un bacio sulla fronte della piccola che si era appena addormentata.

-Allora va bene?- chiese speranzosa la moglie. I suoi occhi brillavano mentre guardava l’uomo che aveva sposato, andando contro tutto e tutti, con la speranza nel cuore.

La speranza di una vita finalmente insieme e finalmente felice.

-Va bene- rispose Ted sorridendole dolcemente.

Le loro labbra carnose si incontrarono in un bacio semplice e casto, il bacio che i genitori si scambiano davanti ai figli.

-Mi dispiace solo che questa bambina non avrà dei nonni- mormorò Meda staccandosi da Ted.

-Abbiamo dei genitori imbecilli, amore, non è colpa nostra- disse il ragazzo -Non avranno mai l’onore di conoscere questa meraviglia.

-Hai sempre ragione tesoro- rise Andromeda.

-Lo so- ammise con falsa modestia, scoppiando a ridere -È per questo che mi hai sposato!

-Oh, no!- mormorò Meda con voce roca -Ti ho sposato perché sei l’uomo più affascinante, intelligente, dolce e amorevole che io abbia mai conosciuto. E sono certa che sarai un ottimo padre, Ted.

Gli occhi scuri del giovane mago si illuminarono di infinito amore per la ragazza che aveva scelto. Che lo aveva scelto, in realtà.

Si sporse in avanti e fece combaciare di nuovo le loro labbra giovani, labbra che sarebbero invecchiate insieme.

Poi si voltarono entrambi a guardare la figlia, la spettacolare creatura che avevano dato al mondo in quella notte tersa e senza luna, dove le stelle brillavano come diamanti nel cielo.

-Benvenuta al mondo Ninfadora- mormorano quasi in coro, con i volti illuminati da meravigliosi sorrisi straripanti d’amore.

  
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