Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Widelf    24/01/2012    1 recensioni
Concepita e scritta in meno di un'oretta, a seguito di riflessioni estremamente pessimiste. Una nuova genesi di una nuova razza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In principio fu l’Individuo. E l’Individuo era disgustosamente perfetto in sé stesso. Replicava Individui esattamente identici a lui, altrettanto perfetti, che a loro volta continuava a produrre Individui, razza senza volto né coscienza. Per molto tempo gli Individui continuarono a riprodursi, fino a diventare la specie dominante del Pianeta. La loro vita procedeva placida e tremendamente monotona. Svegliati, lavora, mangia, lavora, mangia, dormi. Nasci, cresci, riproduciti e muori. Così era la loro natura, così la loro perfezione esigeva. Poiché la perfezione non ammette cambi di direzione, non ammette imprevedibilità. E proprio da questa fu tradita, così, dal nulla.
Dal nulla fece capolinea lei, l’Anomalia, nemesi di Perfezione. Così nacque l’Individuo particolare, colui che si differenziava dagli altri, colui che finalmente era lo sprazzo di colore nel mondo grigio. L’Imperfezione aveva preso vita, finalmente, e minacciava di distruggere dalle fondamenta il mondo degli Individui. Questi, disgustati dall’idea che esistesse qualcosa di così diverso da loro e così ciechi da non vedere la loro stessa miseria, schernirono l’Anomalo cercando di isolarlo dalla comunità.

L’Anomalo si aspettava una reazione così violenta da quegli esseri. Sapeva di non essere come loro, lo sentiva all’interno, anche se nulla, nel suo aspetto, lo faceva presagire. Vedeva i fili che muovevano quelle stupide marionette, quei corpi inanimati, così freddi ed inespressivi. Allo stesso tempo, sapeva di avere un volto. Sapeva di avere una personalità, quei tratti caratteristici che nessun altro, nessuno degli altri sei miliardi di Individui possedeva. Bambole di carne, di scarso valore, così li riteneva. Eppure apparteneva alla loro razza; la differenza più grande risiedeva nell’ambizione, nella sfrenata voglia di emergere dalla monotonia, nel gusto dell’andare controcorrente.

Pian piano, l’Anomalo creò attorno a sé una dimensione propria, per mettersi al riparo dal contatto con gli Individui. Non voleva nemmeno che lo toccassero. Si teneva stretto il suo status di stranezza, di particolarità. Non avrebbe permesso che quegli esseri imbellettati, pieni della loro luce riflessa, avrebbero insozzato la sua meravigliosa Luce. Mentre tutti gli Individui vivevano contenti nella loro bambagia fatta di luce altrui, della quale si inebriavano per appiattire ancora di più il loro ego e lobotomizzarsi alla volontà della massa, l’Anomalo aveva la piena consapevolezza di essere il Sole. Egli non aveva bisogno di altri per splendere: produceva egli stesso la Luce, talmente diversa dalla luce degli Individui da sembrare Ombra a questi ultimi.

E allora gli Individui, atterriti dalla sfolgorante Ombra dell’Anomalo, si resero conto della sua terrificante proprietà. E lo costrinsero quindi a vita solitaria, condannando chiunque si fosse avvicinato a lui. Fu in quel momento che le certezze dell’Anomalo vacillarono: per la prima volta dalla sua generazione, l’Anomalo si sentì terribilmente solo. Egli cercò conforto nella sua Ombra, ma nulla sembrava appagarlo. Desiderò intensamente di essere come gli altri, e maledisse la sua benedizione. Maledisse con tutta la forza che aveva in corpo la sua Anomalia, e tentò persino di appiattire la sua personalità per rientrare nel mondo degli Individui.

Poi, improvvisamente, se ne rese conto. Si rese conto che, ancora una volta, gli Individui si sbagliavano. Si rese conto di non avere bisogno della loro compassione. Schifato li guardava e segretamente li scherniva, li giudicava nient’altro che carne da macello. Vaghi residui di Essere, esperimenti malriusciti. Mostri.

Era questo che erano, nient’altro che mostri. L’Anomalo stava sviluppando una qualità che gli Individui raramente si ricordavano di possedere: il raziocinio. Probabilmente la loro vita scialba gli aveva fatto dimenticare la capacità di ragionare, liquefacendo la loro coscienza e riducendo le loro facoltà intellettive a livelli paurosamente superficiali. Gli Individui avevano cercato di sopprimere la sua essenza imperfetta, e adesso l’Anomalo si rendeva conto di non cercare nient’altro che l’Imperfezione stessa. Che poi, perché avrebbe dovuto chiamarla Imperfezione? Gli Individui avevano imposto il canone di “perfetto”: il progressivo estraniamento dalla sua stessa razza gli consentiva anche di allontanarsi dalle regole da essa stabilite.

Mai come in questo momento l’Anomalo si sentiva forte e allo stesso tempo inerme. Si dipingeva come un grosso lupo in mezzo a uno sterminato gregge di pecore: era sicuramente più forte e letale di ognuna di quelle, ma non si sentiva ancora pronto per affrontare la moltitudine. Dovette allora rinchiudere i suoi istinti animaleschi in una prigione di vetro, dai quali sottili muri fuoriuscivano di tanto in tanto i miasmi di quell’odio che stava lentamente covando verso gli Individui. Loro non l’avevano voluto, l’avevano fatto sentire uno sbaglio: ora aveva la certezza che le parti erano invertite.

Loro erano gli sbagli, loro le imperfezioni: le loro reazioni sempre uguali, la loro faccia di disgusto davanti allo splendore deforme dell’Anomalia, il loro raccapricciante compiacimento nella frivolezza e nella banalità. L’Anomalo per sé desiderava tutt’altra cosa: detestava la ciclicità degli eventi, il piattume, e soprattutto la mediocrità. Era quest’ultima un’altra vomitevole capacità degli Individui: preferivano appiattire i loro talenti, i loro sogni per paura di essere tacciati di Anomalia. Si adattavano agli eventi scegliendo sempre la via più misera possibile: si accontentavano dello stretto indispensabile, non desideravano altro che essere riconosciuti dalla comunità come “normali”.
Dio, quanto odiava la normalità, egli che era già dal suo stesso nome la sua nemesi perfetta! Cosa c’era di interessante nel trascorrere imbelli il tempo, ripetendo le stesse azioni finchè la Mietitrice non sarebbe giunta a presentare il conto? Che soddisfazione si poteva provare nel vivere una vita come lo facevano allo stesso modo altri miliardi di persone? E come facevano a non stancarsi nel reiterarsi di emozioni sempre e costantemente uguali?

Nell’Anomalo quindi si riaffacciò l’idea di essere estraneo a quella realtà, ma di doverci comunque restare. L’unica via di fuga sarebbe stata la morte, ma non aveva alcuna intenzione di dare la soddisfazione agli Individui di essere riusciti ad azzerare la sua esistenza. Maturò in lui la convinzione che non importava cosa pensassero gli Individui di lui, ma importava solamente che cosa pensasse lui di sé stesso. Decise di dedicare la sua vita a cercare di raggiungere l’equilibrio tra la sua mente Anomala e il suo corpo da Individuo. Solo così sarebbe giunto alla soluzione della sua esistenza.

Non gli importava più nemmeno il pensiero di poter sovrastare gli Individui, di riuscire a dominarli attraverso la sua enorme Ombra. Semplicemente, i loro comportamenti lo lasciavano indifferente. Che essi vivessero o fossero morti, non faceva alcuna differenza: se il destino aveva voluto che egli vivesse tra i vermi, allora egli sarebbe vissuto tra i vermi. Ma mai e poi mai avrebbe lasciato che quegli immondi esseri contaminassero la sua vita, e soprattutto mai sarebbe diventato uno di loro.

Alla fine, fu pienamente consapevole che il suo bene più grande era sé stesso. Comprese che, fortunatamente, l’Anomalia avrebbe potuto, pur rimanendo in un’illuminata minoranza, prendere piede in quel pianeta di sudiciume. Si spoglio del suo appellativo di Anomalo per adottarne uno ancora più maestoso: DIVERSO. E non era mai stato così fiero di esserlo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Widelf