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Autore: Cloe87    24/01/2012    1 recensioni
Se alcuni mesi prima dell'inizio delle Galaxian Wars, una giovane donna, a prima vista normale, finisse nella vasca sacra del Tredicesimo Tempio senza motivo apparente?
Beh... forse il corso della storia potrebbe prendere tutta un’altra piega e un gruppetto di accanite pacifiste riuscire perfino a sfatare il mito... in nome del Cosmo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Che il Cosmo sia con noi'
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UN SIMPATICO PAGHI UNO E PRENDI DUE!.

Peccato che non sia una promozione del supermercato!

 

Avere fiducia nel Cosmo Positivo. Quella fu la prima cosa che mi venne in mente quando rinvenni tra le braccia di Asterion, che mi guardava sotto shock insieme ad Babel.

«Perché quelle facce stravolte?» chiesi, mentre cercai di rimettermi in piedi svincolandomi dal saint dei Cani da Caccia.

«Non muoverti! Potresti aver riportato dei danni cadendo da quell'altezza, è un miracolo se sei ancora viva!» disse Asterion.

«Gia, siamo dei pessimi saint, ci siamo fatti sorprendere alle spalle come due allocchi e, quando abbiamo ripreso i sensi, ti abbiamo vista in fondo alla scogliera. Giuro che pensavamo di morire dal dolore e...» farfugliò invece Babel.

«Ok va bene, ho capito.» dissi io e mi alzai per tranquillizzarli: «Ma ora rilassatevi perché come potete vedere non è successo nulla e io sto una favola! Quindi metteteci una pietra sopra e non pensateci più, d’accordo?»

I due mi sorrisero quasi in lacrime, mentre io avvertii un brivido gelido lungo la schiena rammentando in un flash l’incontro con il Custode:

«Merda, in che casino sono finita!!!» esclamai.

I due saint mi guardarono interrogativi.

«Nulla tranquilli, ma ho bisogno che mi riportiate subito dal Grande Sacerdote!»

I due annuirono e in un batter d’occhio mi riportarono in cima alla scogliera.

Cielo come ero stata idiota a non essermi accorta di tutto, presa dal sorriso di Arles. Così come, in seguito, essermi preoccupata più della sua situazione, che incavolarmi per essere stata sfruttata alla grande! Ma perché dovevo essere la tipica donna con la sindrome da crocerossina?

 

«Arles, ti devo parlare!»

Il mio ingresso imprevisto nella sala del trono del Grande Tempio fece voltare verso di me un contrariato Grande Sacerdote, bardato di tutto punto con maschera ed elmo, intento a ricevere un ragazzo sulla ventina, di bella presenza, biondo e con i capelli mossi, che rimase a bocca aperta per qualche istante nel vedermi, per poi uscirne fuori con un:.

«Diamine se assomiglia alla statua di Atena che svetta dal retro del Tredicesimo Tempio!»

Alzai incredula un sopraciglio: “Ecco come diamine era venuto in mente ad Arles di farmi passare per la dea greca della Giustizia e come mai tutti quelli che mi avevano intravisto ci erano caduti come polli!” mi ritrovai a pensare (anche se inseguito ebbi modo di constatare che la vera Atena era lontana anni luce dalla sua effige), mentre mi sfuggì un:

«Fossi in te chiuderei la bocca prima che ci entrino le mosche!» in direzione a quel povero biondino, che non ne poteva nulla... ma ero parecchio nervosa!

Il ragazzo si rivolse interrogativo al Grande Sacerdote che annuì con il capo e lo congedò con un cenno della mano. Il giovane, rosso come un peperone per quella che credeva una tremenda gaffe, si inchinò e tolse velocemente il disturbo.

«Seguimi» mi disse quindi il Grande Sacerdote. Io feci come mi era stato richiesto e ci ritrovammo nelle “mie” stanze.

«Allora, si può sapere cosa ti salta per la testa e perché non sei accompagnata da Asterion e Babel?» la sua voce aveva una sfumatura leggermente alterata.

«Lascia perdere quei due e fammi la cortesia di toglierti elmo e maschera.»

Arles rimase immobile e non rispose.

«Mi mette a disagio»

Il Grande Sacerdote emise un lungo sospiro e si tolse la maschera.

«Arianna, che ti prende? Sei impazzita di colpo?»

Io non gli risposi, ma presi il suo viso fra le mie mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.

«Ma che cos...» esclamò quindi contrariato Arles.

«Devi fidarti di me. Ti prego, lasciami fare!»

«Arianna, non è il momento di giocare!» Protestò Arles, ma io non gli badai e chiusi gli occhi svuotando la mente.

Mi lasciai così trasportare dalla sensazione famigliare di essere parte stessa dell’Universo e, così come era successo con il Custode, potei vedere con gli occhi dello spirito, nell’anima di Arles.

Avvertii così il profondo senso di solitudine, tristezza e disperazione del Grande Sacerdote, ma anche la bontà che, nonostante tutto, albergava nel suo animo. Ebbi inoltre la sensazione che, più la mia determinazione cresceva nel volere verificare se ciò che mi era stato detto di lui era vero, più la mia “vista” si faceva nitida. E fu così che scorsi chiaramente ciò che aveva preso possesso di Arles. Mi allontanai quindi d’istinto da lui, riaprendo gli occhi e respirando affannosamente. Il Cosmo Negativo che aveva preso possesso del Grande Sacerdote era veramente spaventoso, e, anche se si era trattato di un attimo fugace, ero sicura di aver intravisto una sorta di vera e propria entità nascosta nelle profondità del suo essere.

«Arianna, che ti prende!» Arles si precipitò a soccorrermi.

«Nulla, va tutto bene.» dissi, anche se, scoprire che il lato oscuro del cosmo dell’uomo per cui avevo perso la testa, aveva dato origine ad una sorta di alter ego, non era esattamente un “tutto bene”.

Arles mi prese quindi fra le sue braccia e mi chiese:

«Ma cosa è successo?»

Ricambiai nonostante tutto il suo abbraccio, decisa più che mai a non abbandonarlo proprio ora che avevo capito il suo fardello e sprofondai il mio viso nel suo petto dicendo: «Volevo costatare di persona una cosa»

«Non riesco a seguirti. Cos’è che ti turba? Se non me lo dici non posso aiutarti»

«Cosa ti fa pensare che sia turbata.» risposi abbozzando un mezzo sorriso poco convinto.“Complimenti Arianna e al tuo temperamento impulsivo, che utilizzi sempre nei momenti meno opportuni. E adesso come ti levi dagli impicci?” pensai tra me, cercando di svicolare dall’abbraccio del Grande Sacerdote, ma lui mi prese il viso tra le sue mani costringendomi a guardarlo:

«Arianna, vuota il sacco! Non sei capace a mascherare le tue emozioni! I tuoi occhi sono come un libro aperto sui tuoi pensieri».

C@@@o! Il Grande Sacerdote aveva ragione, io non sapevo mentire, ma dire all’occorrenza mezze verità, sì o quasi.

«Arles, anch’io ho sviluppato un cosmo, anche se mai l’avrei chiamato tale.» dissi con un filo di voce, per poi raccontargli il mio incontro con il Custode, da cui avevo appreso che ero arrivata al Grande Tempio per errore, tacendo però su di lui e su Atena.

Arles lasciò la presa e mi ascoltò in silenzio, per poi dire:

«Per quanto riguarda il tuo cosmo non mi sorprende. Come ti avevo già detto, avevo avvertito una flebile energia attorno a te in grado di rasserenarmi, anche se profondamente diversa da quella utilizzata dai saint. La tua è infatti più una energia spirituale purificante. Ma almeno ora il tuo arrivo inspiegabile al Santuario mi è più chiaro così come il perché non ho percepito nulla al tuo arrivo, anche se il fatto dei cosmi doppi mi ha colto di sorpresa. E per quale motivo questa sorta di Custode ti avrebbe chiamato al suo cospetto?»

«Per darmi sostegno e per incoraggiarmi a continuare a percorrere la strada del perdono e della non violenza che ho intrapreso dopo la morte di mia sorella. Una sorta di “brava continua così che ti appoggio”!» gli risposi girando attorno alla domanda. In fondo non avevo detto una balla. Il succo del discorso del Custode in parte era anche quello. Avevo solo tralasciato la richiesta di aiuto per fermare la lotta intestina che Atena avrebbe scatenato contro di lui e il Tempio per riprendersi il maltolto e il fatto che ero stata messa al corrente del suo simpatico coinquilino!

«È un po’ strano che quell’essere si sia scomodato solo per quello, non trovi?» mi disse quindi Arles.

«Effettivamente...»

«Quindi?»

«Beh... a dire il vero ha deciso di investire su di me e sulla convinzione nei miei ideali, che condivide, con la speranza che io riesca a diffonderli ad altre persone.»

«In pratica ti ha chiesto di fargli da portavoce?» Arles mi guardò poco convinto.

«Sì dovrei fargli da portavoce o emissario; che dir si voglia» In un certo senso questa era la verità, anche se i destinatari del messaggio che si poteva riassumere in: “smettetela di uccidervi come dei cretini, facendo finire nei casini anche chi non ne più nulla e nulla ne vuole sapere delle vostre beghe”erano proprio lui, la sua setta e la sua dea non dea.

Arles si passò rassegnato una mano nei capelli (ormai aveva capito che in quel frangente avrebbe tirato fuori dalla mia bocca solo farfugliamenti e non spiegazioni esaustive) per poi avviarsi verso l’uscita dei miei appartamenti:

«Devo ammettere che le cose che mi hai detto sul cosmo doppio sono interessanti e potranno essermi utili per farmi un’idea di tutta questa faccenda, nonostante la confusione che hai in testa. Scusami, ma voglio andare a verificare una cosa. Tu intanto cerca di calmarti e mi raccomando non muoverti da qui fino al mio ritorno, intesi?»

Io annuii e lui se ne andò. D’altronde dove diavolo mi sarei potuta recare sapendo che l’avrei lasciato in balia delle forze oscure? “Tokyo” mi rispose una voce nella mia testa che mi lasciò interdetta.

“Genio, ti sei già dimenticata di me?”

«Il Custode!»

“No, l’alter ego del Grande Sacerdote! Certo che sono io! Chi altro potrebbe essere? Beh effettivamente tenendo conto che il tuo uomo è un simpatico paghi uno e prendi due, se sentissi una voce nella mia testa mi preoccuperei...”

«Non è divertente!»

“Lo dici tu! Per me è un vero divertimento! L’Esorcista si è innamorata del posseduto e si strugge di dolore per la sua situazione, nonostante ti abbia preso per i fondelli! Ma sei veramente uno spasso! Sapevo che con te avrei fatto tombola visto che ti fai fregare con il sorriso e senza portare rancore!”

«Ma vai a quel paese e dimmi come diavolo fai a...»

“Mettermi in contatto con te? Ti ricordo che il tutto ha origine dal Cosmo! Quindi è logico che riesca a mettermi in contatto con te tramite esso, dato che siamo fatti della stessa materia!”

«...»

“Già, sento quanto la cosa ti riempia di gioia! Allora, ti dai una mossa?”

«E abbandonare Arles in questo stato? Non posso, devo aiutarlo! E poi non sono un’esorcista!»

“Oh si che lo sei! Ormai dovresti esserti resa conto che il tuo cosmo, tramite i tuoi desideri e aspirazioni, ha sviluppato la proprietà di scacciare i demoni: ovvero purificare le anime cadute vittime del loro cosmo negativo. Allora vai a Tokyo o no?”

«Ma non ha senso! Se sono in grado di purificare le anime dovrei rimanere qui per lui!»

“Arianna, ammetto che il tuo arrivo al Santuario di Atena è stato provvidenziale, visto che il tuo cosmo ha permesso al vero io del Grande Sacerdote di comprendere che forse esiste una via d’uscita alla situazione in cui è finito, ma purtroppo non sei ancora in grado di aiutarlo, sei troppo inesperta e finirai solo per farlo crogiolare in un falso senso di sicurezza. Perché l’unico modo che ha per salvarsi è quello di affrontare faccia a faccia il male che dimora in ogni essere e dominarlo insieme ai rimorsi delle sue azioni, ma fin quando tu rimarrai al suo fianco, come stai facendo, Arles non farà altro che cercare di riparasi alla tua ombra! Senza contare che Atena sarà presto alle porte del Santuario per rifare i connotati al tuo uomo con una nuova generazione di saint! Se davvero lo vuoi aiutare, devi andare a Tokyo. Li capirai!”

«Capirò cosa?»

“Quello che c’è da capire! A presto e ricordati che non sei sola! Il Cosmo è con te!”

Che risposta era “Capirai quello che c’è da capire?” ma nonostante continuassi a chiamarlo, sentendomi un’idiota a urlare contro il soffitto, lui non mi rispose e mi lasciò così: nella melma più totale!

 

La sera arrivò e con essa Arles. Il Grande Sacerdote, anche se cercava di non darlo a vedere, era in preda ad un certo nervosismo. Ero infatti riuscita a smontare, con il mio comportamento avventato, il suo delicato e rischioso gioco di mediazione con il suo lato oscuro. Il suo alter ego aveva infatti intuito che, se il Grande Sacerdote gli aveva suggerito di farmi rimanere in vita, non era in realtà per spacciarmi come Atena, facendo così sciamare ogni dubbio sulla reale presenza della “dea” in loco, ma proprio perché aveva intravisto in me la possibilità di liberasi finalmente di lui. Il vero io di Arles, aveva così finito per rimediare un’accesa discussione con il suo lato malvagio e una forte emicrania.

Risultato: nei giorni a seguire, il comportamento altalenante del Sacerdote di Atena stava facendo impazzire i suoi sottoposti, che non ci stavano più capendo nulla, con il risultato di far rispolverare i dubbi sul suo operato e la convinzione che avesse seriamente bisogno di un vacanza.

 

Io, in compenso, non sapevo minimamente cosa fare. Di lasciare Arles in balia dell’oscurità che avevo percepito non mi andava. Ma se quello che il Custode mi aveva detto su Atena era vero, presto sarebbero stati cavoli amari comunque. In poche parole, Arles, o finiva vittima del suo stesso lato oscuro o finiva stecchito per mano di “Atena”. Mi chiesi spesso nei giorni a seguire come avesse fatto a spodestare la legittima proprietaria del Grande Tempio, senza che nessuno se ne accorgesse, ma era cosa poco saggia (anche per la sottoscritta), saltare fuori con un “Scusa, ma mi hanno detto che hai fregato la tua pseudo divinità. Potresti dirmi come è successo?”. Così come affrontare il discorso con Babel, Asterion o chi che sia: erano tutti troppo devoti e non mi avrebbero creduto, poi, dato che io ero la loro fantomatica Atena, mi sarei ritrovata in un bel casino se avessi mosso accuse del genere: sia io che Arles saremmo finiti in guai seri e quindi preferii continuare a reggergli il gioco. Avevo quindi assolutamente bisogno di schiarirmi le idee e per farlo decisi di mettere il naso fuori dal Tredicesimo Tempio, conscia del rischio e del fatto che Arles non l’avrebbe presa bene, visto che me l’aveva sempre tassativamente vietato per la mia “sicurezza”.

Ammetto che non fu facile eludere la sorveglianza dei due silver e senza l’aiuto di uno dei due (allora di mia insaputa) che chiuse un occhio allo scopo di verificare alcuni suoi dubbi, distraendo l’altro, non ce l’avrei mai fatta a raggiungere uno dei passaggi segreti usati a suo tempo per condurmi fuori dal Tredicesimo Tempio, sfruttando a mio vantaggio l’inganno ordito da Arles per fregare i suoi sottoposti. All’inizio devo ammettere che mi sentivo alquanto scema nell’immedesimarmi nella dea greca della giustizia, ma dopo un po’ ci presi la mano e ci trovai quasi gusto, lo ammetto.

E fu così che incontrai per la prima volta Seiya.

Mi ero da poco allontana dallo sbocco di uno dei passaggi, che Asterion e Babel avevano usato per accompagnarmi fuori dal Tredicesimo Tempio, quando mi ritrovai di fronte ad una scena che mi fece ribollire il sangue: una donna dai capelli rossi, e con una strana maschera sul volto, stava infatti pestando a sangue un ragazzino sui 14 anni di origine orientale. Senza pensarci (che novità!) mi precipitai a soccorrere il ragazzino e mi parai a braccia aperte di fronte alla rossa:

«Ma sei impazzita, vuoi ucciderlo?»

«Tu piuttosto, sei completamente scema! Avrei potuto ammazzarti, te ne rendi conto!»

«Sapevo che avresti fermato il colpo. Non mi hai dato la sensazione di essere una persona malvagia, nonostante stessi malmenando un ragazzino»

La tizia rimase a guardarmi, credo basita, per qualche secondo. Poi aggiunse: «Questo è un addestramento e non accetto l’intromissione di ancelle facilmente impressionabili!»

«Ti ringrazio per il gesto, ma Marin ha ragione. Questo è solo normale allenamento e non ci sono altre vie per diventare forti ed accedere alle selezioni per il saint di Pegaso» mi disse il giovane rimettendosi in piedi, asciugandosi il rivolo di sangue che sgorgava dal suo labbro spaccato. Lo osservai meglio e dovetti ammettere che il labbro era il danno minore:

«Ma voi siete matti!» esclamai per poi rivolgermi alla rossa: «Non vedi come è ridotto? Se continui così non ci arriverà nemmeno alle selezioni! Un allenamento serve per migliorare il proprio allievo, non ad ammazzarlo!»

Mentre il ragazzo mi guardò assumendo un’espressione incuriosita e incredula allo stesso tempo, la tipa mi rispose infastidita:

«O si diventa saint o si muore! Non ci sono alternative per ottenere il cloth! Quindi spostati o dovrò farlo io e potrebbe non essere piacevole!»

«Allora fallo se ti riesce!» dissi senza pensare, guidata solo dal desiderio di evitare che quel ragazzo venisse pestato ancora, per poi ritrovarmi a pensare “Arianna, questa volta te le prendi di brutto”, ma nonostante questo non mi mossi.

La tizia in compenso si dimostrò visibilmente sorpresa e indecisa sul da farsi, nonostante la maschera. Il ragazzino intanto ci osservava pensieroso. Il momento di stallo venne però interrotto dallo stesso biondino che avevo visto nella sala del trono insieme ad Arles:

«Che succede, Marin? Ci sono problemi?» per poi sbiancare alla mia vista, inchinarsi in ossequi e trascinare la rossa da parte per scambiare due parole con lei in privato. La tizia, alle parole del biondo, si girava ogni tre per due verso la mia direzione. Non ci impiegai molto a capire cosa le stesse dicendo, ma feci finta di nulla e preferii occuparmi di aiutare il ragazzino. Lo accompagnai quindi ad un rigagnolo li vicino e gli lavai le ferite. Fortunatamente erano tutte superficiali, a parte una al braccio, che bendai strappandomi un lembo della gonna del chitone.

«Grazie, nessuno aveva mai fatto una cosa simile per me.» mi disse il giovane un po’ in imbarazzo.

«Non ringraziarmi per così poco. Dovrebbe essere una cosa naturale aiutare chi è in difficoltà. Come ti chiami e da dove vieni?»

«Sono Seiya e vengo dal Giappone» e poi aggiunse: «Sai, è proprio così che mi sono sempre immaginato la dea della giustizia: una dea generosa e coraggiosa che non indietreggia davanti a niente pur di evitare le sofferenze altrui. Per una dea così, sì che sarei disposto a morire sui campi di battaglia.»

«Per una dea così la morte di un ragazzo così giovane sarebbe un dolore troppo forte da sopportare e quindi non si sognerebbe mai di mandarti in guerra, ma vorrebbe che vivessi sereno. Perché sei venuto al Grande Tempio?»

«Sono qui su ordine della fondazione Grado per recuperare l’armatura di Pegaso. E una volta entrati al Grande Tempio per diventare saint, è come dice la mia insegnante: o si ottiene il Cloth o si muore»

«Cosa? Ti ci hanno spedito a forza? Allora perché continui a sottostare ad allenamenti del genere? Questi sono pazzi!»

«Perché ottenere e portare in Giappone il cloth di Pegaso è l’unico modo che ho per rivedere mia sorella. Solo così la potrò riabbracciare»

Rimasi di sasso nel sentire quelle parole. Come si poteva avere il coraggio di ricattare in quel modo un ragazzino?

«Capisco.» risposi «Ti do solo un consiglio: non fare mai qualcosa solo perché ti viene imposto da qualcun altro. Fallo solo se lo senti giusto e ricorda che il sangue è sempre sangue da qualunque fronte provenga e per qualsiasi ragione venga versato. Te lo dico perché è una cosa in cui credo fermamente»

«Lo so, l’ho avvertito tramite il tuo cosmo straordinario!» mi rispose, per poi saltare sull’attenti alla vista della sua maestra d’armi.

«Mi sa che la pausa è finita, Grazie... come ti chiami?»

«Arianna e non sono Atena» gli sussurrai a bassa voce perché la rossa non sentisse.

Lui mi sorrise: «Lo immaginavo. Aioria avrà capito male come la solito, peccato però. Beh, magari ci si vede!»

«Ci conto» gli risposi mentre correva verso Marin salutandomi.

Ebbi ancora il tempo di sentire la rossa borbottare, cercando di non farsi sentire troppo, un “Secondo me Aioria ha preso un granchio, quella non può essere Atena è troppo vecchia!”, e la conseguente risposta di Seiya: “Non so, ma ti posso garantire che alle sue spalle è come se risplendesse l’Universo stesso” a cui la rossa ripose con un secco “Ma se ha un cosmo a malapena percettibile come una qualunque inserviente del Tempio, quindi smettila di dire idiozie e pensa solo ad allenarti”.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Ammetto di aver alzato il livello intellettuale di Seiya. Sarà sempre uno spaccone impulsivo, ma avrà anche un cervello più funzionante (due domande sarà in grado di farsele). Perdonatemi la licenza ^.^!

  
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