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Autore: Akisan    24/01/2012    14 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aki: << Bene cara, mi sa che ti tocca. ^^ >>
Alex: << Ricordami perché ho accettato di prestarmi a questa pagliacciata. >>
Aki: << Per la cessione di tutti i cioccolatini che ho ricevuto per Natale e (l’illusoria) promessa che Grimmjow non ti salterà più addosso. Cominciamo! >>

Nome completo. Alex Risa.
Ho detto nome completoE io ho detto Alex Risa.
… non ti piacciono i nomi lunghi, vero? Per niente.
Come hai passato lo scorso Natale? Sono andata in commissariato con mio padre, avevano arrestato mia madre per disturbo della quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale.
Il tuo colore preferito. Non ne ho uno in particolare, ma da un anno a questa parte odio il bianco. E l’azzurro.
Sei innamorata? Assolutamente no!
Tranquilla, d’ora in poi per questioni di privacy ci riferiremo a lui come “Il mirtillo incazzoso” Ho detto che non sono innamorata!
E lui lo sa? Cosa?
Che vorresti passare San Valentino tu, lui e una confezione di panna spray?Potresti piantarla di sprecare il tempo mio e dei lettori in questo modo?
Parlando di lettori, ecco la domanda fatta da Ace86:ma quando ti decidi a fargli vedere chi è la donna e a saltargli addosso come si deve? E te pareva… Se vuoi saperlo credo che lo farò in questo capitolo: gli salterò addosso per staccargli la testa.
Quanto è bravo Il mirtillo incazzoso in quegli affari?  Ma che…? Ora basta, non ho mai detto che volevo fare un’intervista porno!
Aleeex… Ero ubriaca, chiaro?! E la prima volta è stata colpa di Aramis, quindi non risponderò! Vai avanti.
Ti piace Aramis? Ma ti pare? Quell’individuo trasuda ambiguità da tutti i pori, non lo sopporto. E se lo pesco ancora a ronzare attorno a Liz…
Come ci si sente a convivere con tre persone che fanno a pugni per dividere il futon con te? Vorrei ucciderli. Tutti.
Bene… pensi che Il mirtillo incaz… cioè, Grimmjow, sia cambiato dall’inizio della storia? Poco… l’unica differenza è che ora non mi aggredisce più urlando a squarciagola come uno schiodato che vuole farmi a fette. Almeno questo.
I tuoi progetti per il futuro? Espellere dalla mia vita tutta questa gente rumorosa.
 
 
Buon anno del drago (boh, oggi sono fissata col calendario cinese) a safe, lily88, Halex, CharliesMakingMeSmile, Neme fiore di pesco per aver messo questa storia tra le seguite, a Lucindaes, Truce Trottolino Angel of hope per averla messa tra le preferite e a chi legge e basta. Roar! (ok, questa faceva davvero pena D:)
 
 
Capitolo 25: Mai pestare la coda al Grimmjow che dorme.
 
C’era una cosa di cui Alex era sinceramente convinta: se quel preciso istante fosse stato l’inizio di un film in cui la protagonista fungesse anche da voce narrante, sarebbe sicuramente intervenuta a beneficio degli spettatori in questo modo: << Ciao, mi chiamo Alex. Da dove posso cominciare? Mia madre mi ha concepita a diciassette anni durante una nottata di baldoria, che tra l’altro era il culmine di mesi e mesi di ricatti, atti di stalking e violenze psicologiche punibili per legge nei confronti di mio padre. Mio fratello, nato qualche anno dopo fortunatamente a seguito di metodi di coercizione più convenzionali, prima ancora di imparare a parlare ha sempre trovato il modo di rubarmi i biscotti al cioccolato. Come se la mia situazione familiare non fosse già stramba di suo, entrando nell’adolescenza ho pure cominciato a vedere i fantasmi. E a rompere le cose che prendevo in mano. Ora vivo momentaneamente in una casa di pazzi, tra i quali due sono anime dannate, uno è un altro fantasma che spaccia boiate alle ragazzine del quartiere e l’altra è la mia migliore amica umana che si assicura che nessuno di noi muoia di fame. E poi ovviamente ci sono io e, se ve lo state chiedendo, sì, sono quella lì al fondo della scaletta, quella legata, bendata e incazzata nera con una delle anime dannate citate sopra, che per inciso è conosciuta dall’universo mondo come Grimmjow Jaegerjaques, la più stratosferica testa vuota di tutto il creato. >>
Aveva appena passato i minuti peggiori di tutta la sua vita, e il pensiero che, da quando tutta quella storia era cominciata, la sua classifica dei momenti più orribili e stressanti continuasse ad aggiornarsi con una certa frequenza non era per nulla incoraggiante.
Di conseguenza nessuna sorpresa se la sua non indifferente scorta di pazienza si era notevolmente assottigliata, spingendola a chiedersi con autentica irritazione per quale motivo Grimmjow non l’avesse ancora slegata, malgrado fossero arrivati al fondo di quel baratro già da qualche minuto e lui l’avesse messa a terra.
Aspettava forse una qualche illuminazione divina?
Voleva giocare a mosca cieca?
Alex non sapeva più bene cosa pensare. Credeva che Grimmjow l’avesse portata lì sotto per combattere o qualcosa del genere, ma ora che il tempo trascorreva senza che lui facesse nessun gesto per slegarla o toglierle la benda dagli occhi, cominciava seriamente a preoccuparsi.
E a innervosirsi.
“È qui davanti, ne sono sicura, e allora che diavolo aspetta?” si chiese, mentre faceva di nuovo forza sulle corde per liberarsi, ed ebbe l’impressione di sentirle scricchiolare.
Le sue ossa.
<< Non andrai lontano se ti agiti come un animale in gabbia. >>
Alex fece una smorfia quando la benda le fu finalmente tolta e la luce le ferì gli occhi.
<< Ma come ti sei addestrata fino a oggi? Qualsiasi arrancar sarebbe capace di liberarsi. >>
<< Ma io, come ti piace spesso e volentieri sottolineare, sono un’umana. >> sibilò Alex a denti stretti. << E poi “addestrata” un corno, mica sono un cane! >>
Grimmjow fece un verso scocciato e si sedette su una roccia davanti a lei. << Forza, fammi vedere quel che sai fare. >>
Ah certo, ora faceva pure l’impaziente!
Comunque in un modo o nell’altro doveva liberarsi, e visto che Grimmjow non sembrava avere alcuna intenzione di collaborare doveva sbrigarsela da sola.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sulle corde che la tenevano legata. Come le aveva detto erano rinforzate con del reiatsu, e il modo in cui la stringevano le impediva quasi di muovere le braccia per cercare di romperle.
Cominciò ad emettere reiatsu poco alla volta, in modo da arrivare a un livello di energia sufficiente a liberarsi. Era una lezione che aveva imparato a sue spese anni prima: rilasciare troppa energia di botto non sempre aveva effetti positivi, soprattutto su di lei e ciò che le stava attorno.
Era stato grazie al suo parziale potere sull’elettromagnetismo che grazie al cielo aveva imparato a controllare la sua energia spirituale e a smetterla di rompere tutto ciò che le capitava per le mani, anche se in effetti al momento era davvero tentata di fare un’eccezione con la testa dell’espada.
Fece di nuovo forza, e con una certa soddisfazione sentì che stavolta erano le corde a cedere, fino a che non si lacerarono completamente e le caddero ai piedi.
Con un sospiro di sollievo cominciò a massaggiarsi i polsi, guardandosi intorno e accorgendosi che il paesaggio roccioso si estendeva per quelli che sembravano chilometri, e che sopra di lei, incredibile ma vero, c’era il cielo.
Neanche voleva chiederselo come facesse ad esserci un luogo del genere sotto al negozio.
Mentre era presa dalle sue indagini un braccio le si appoggiò sulla testa.
<<Cosa c’è? >> sibilò.
<< Avrei potuto sventrarti, decapitarti e giocare a calcio con quello che rimaneva del tuo cadavere con tutto il tempo che ci hai messo, lo sai? >>
Alex fece due respiri profondi, si passò una mano sulla faccia, contò fino a tre e infine successe: la direzione generale del settore “pazienza e sopportazione” chiuse ufficialmente i battenti e lei afferrò Grimmjow per il braccio e lo mandò con la schiena per terra.
Le ostilità erano ufficialmente aperte: ora non rimaneva che sperare che gli altri non avessero deciso di aspettarli per pranzo, perché Alex aveva parecchio nervoso da scaricare.
 
*Quattro ore dopo*
 
<< E tu questo lo chiami un fendente? >>
Alex ingoiò una rispostaccia e si rimise per l’ennesima volta in posizione di guardia, stringendo l’impugnatura della maledetta katana fino a farsi diventare le nocche bianche.
Non aveva mai provato il desiderio di maneggiare una spada, e ora aveva capito il perché: era ingombrante e scomoda da usare, l’impugnatura era così lunga che probabilmente era stata pensata perché qualcuno come la dea Kalì potesse afferrarla con tutte e quattro le mani contemporaneamente, e infine la faceva sentire estremamente scema.
La questione era semplice: Grimmjow, come Alex aveva scoperto solo dopo parecchio tempo passato a sfogare tutta la sua rabbia repressa su di lui e la sua testa vuota con una sana scazzottata, in effetti ce l’aveva un motivo preciso per averla trascinata lì sotto, a parte lo spaventarla a morte, ovvio.
 
Voleva insegnarle a combattere come un arrancar.
 
<< A tirare calci e pugni è capace qualsiasi idiota, con la differenza che gli idioti di Las Noches però sanno usare anche queste >> aveva esordito raccogliendo da terra due spade (maledetto Urahara, era stato lui a spacciargliele?), e lanciandogliene una.
Alex l’aveva afferrata al volo e l’aveva fissata come se fosse stato un demoniaco oggetto appena uscito dalle fucine dell’inferno.
<< Mentre tu non sai neanche come si tiene in mano. >> aveva  concluso Grimmjow a metà tra l’accusatorio e lo scandalizzato, come se il solo pensiero di qualcuno incapace di maneggiare una spada potesse togliergli il sonno per settimane.
E poi, visto che per lui l’unico metodo valido per insegnare qualcosa era il trauma, aveva cominciato ad attaccarla senza un attimo di tregua, sventolando la katana come un ombrellino da comitiva e abbaiando ordini su come doveva muoversi, parare e contrattaccare.
Messa subito alle strette e impacciata per via di un’arma che come lui aveva sottolineato non sapeva manco come tenere in mano, Alex era riuscita a malapena a parare malamente qualche fendente e a schivare gli altri, indietreggiando inesorabilmente di fronte all’impeto quasi assassino di Grimmjow, che intanto rideva come un invasato di fronte alla sua totale inettitudine.
 
Il tempo passava, e ben presto Alex perse il conto di tutte le volte in cui, tra un << Rilassa di più le spalle, cazzo! >> e un << Ti ho detto di non stringerla così, non è un maledetto bastone! >> era stata disarmata o colpita. Già, perché ovviamente il bastardo la spada la usava con una mano sola, quindi non c’era motivo per lasciare la povera mano sinistra senza far niente, no?
Era già tanto che essendo in un corpo umano non potesse mettersi a sparare Cero a destra e a manca, perché a quel punto ci poteva anche stare.
<< Che c’è, ti arrendi? >> le chiese quando Alex rimase piegata in due ad ansimare dopo aver perso la spada forse per la milionesima volta.
Ovviamente era un domanda retorica, probabilmente non le avrebbe permesso di ritirarsi neanche se glielo avesse chiesto strisciando.
In effetti Alex aveva la strana sensazione che Grimmjow la stesse in qualche modo analizzando, anche se non riusciva bene a capirne il motivo.
“Perché capire cosa gli passa per la testa deve essere sempre così maledettamente difficile?” pensò frustrata, togliendosi con un gesto stizzito la maglia, che le stava tenendo un caldo terribile, e rimanendo solo più in maniche corte.
Raccolse la spada tra le mani doloranti e si rimise di nuovo in posizione di guardia.
<< Fatti sotto. >>
Un lampo di soddisfazione balenò negli occhi di Grimmjow.
<< Eccolo, è quello lo sguardo che voglio! >>
 
Dopo quelle che le parvero ore la sua spada piroettò per l’ultima volta lontano da lei, lasciandola disarmata e con una lama puntata al petto.
Un po’ era migliorata, anche se non molto, ma ora era davvero troppo esausta per ricominciare e si lasciò semplicemente cadere a terra a braccia e gambe larghe, ansimando per la stanchezza.
Non avrebbe dovuto farlo, data la sua nota abilità di addormentarsi perfino da seduta e soprattutto nei momenti meno opportuni, com’era successo tanto per fare un esempio proprio in camera di Grimmjow, la sera del suo arrivo a Las Noches. Ma in quel momento non era per nulla in grado di intendere e di volere, e scivolò nel sonno in meno di un secondo.
 
Quando riaprì gli occhi ci mise un bel po’ a capire perché sopra di lei ci fosse il cielo, ma ci pensarono le urla di protesta del suo corpo quando si mise seduta a ricordarle tutto quanto.
Quando si dice la fortuna.
Chiedendosi quanto stramaledettissimo tempo potesse essere passato, scoccò un’occhiata di puro risentimento a Grimmjow, che dormiva lì vicino, del tutto indifferente al suo sguardo assassino.
Era appoggiato di spalle a una roccia, con la spada appoggiata di traverso sulle gambe, e le venne un brivido quando capì che, visto che era proprio di fronte a lei, probabilmente era rimasto a fissarla a lungo prima di addormentarsi a sua volta.
Però indossava vestiti diversi da prima, quindi doveva essere passato davvero un bel po’ di tempo.
Subito dopo la sua attenzione fu catturata da uno zainetto, tanto gonfio che sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro coinvolgendoli tutti e due, sopra al quale c’era un foglietto.
La svolazzante calligrafia di Liz ne occupava buona parte della superficie.
 
Felice risveglio, bella addormentata!
Visto che sono passate parecchie ore senza che arrivasse una richiesta di riscatto siamo venuti a controllare che fossi ancora tutta intera, ma il tuo rapitore si è rifiutato di restituire il maltolto, ovvero te, che dormivi come un ghiro malgrado la gravità della situazione!
E ringrazia che qui dentro hai una come me, perché i maschi la fanno facile: “Eh, andiamo là sotto ad allenarci, non mangiamo, non ci laviamo, stiamo con gli stessi stracci addosso anche una settimana, chissenefrega!”, e alle tue esigenze chi ci pensa, eh?
Ma per fortuna la tua adorata Liz Poppins è venuta in tuo soccorso e ti ha portato lo sportone magico con tutti i beni di prima necessità, come cibo (tanto cibo), preparato direttamente dalle mie manine d’oro, la cassetta del pronto soccorso (ma che diavolo avete fatto finora per ridurvi così? Sembra che siate entrati nella cuccia di un pittbull spalmati di maionese e con una salsiccia in bocca!), salviette per darsi una rinfrescata e un cambio di vestiti (a proposito, lo sai che sotto quella stupenda maglietta bianca ti si vede benissimo il reggiseno? Non sapevo che ne avessi uno nero, poi me lo presti?).
Non so cosa dobbiate ancora fare, ma vedete di tornare su entro domani, che Willy Wonka ride ride ma intanto ci fa lavorare anche al posto vostro!
Baci (tanti baci).
Liz
 
Al fondo invece c’era un pezzo scritto con una calligrafia diversa.
 
Principessa, quando questo primitivo allenamento sarà finito, e tra parentesi credo proprio che tu a la spada viaggiate su universi paralleli, vorrei parlarti in privato. Non fare quella faccia, prometto che per una volta farò il bravo.
Ah, se ancora ti chiedessi cosa stia passando per la testa del fanatico, potrebbe aiutarti riflettere su quello che ti ha detto quando è arrivato qui…
E ora che hai letto il mo suggerimento e sei in debito con me hai più voglia di venire a chiacchierare, vero? (Avrei anche potuto rivelarti di più, però poi penso che in cambio ti avrei chiesto di metterti di nuovo il reggiseno che hai ora, quindi in un certo senso sei doppiamente in debito con me.)
Aramis.
 
Alex accartocciò il foglietto con un sospiro esasperato e si gettò uno sguardo al petto, appurando che forse le lezioni di Liz sull’importanza di abbinare i colori dei vari capi di vestiario non erano tutte stupide chiacchiere.
Dopo aver fatto sparire alla velocità della luce tre panini e una brioche (aveva saltato pranzo e cena, porca miseria!), arraffò i vestiti di ricambio e altre cose che Liz le aveva strategicamente infilato nello zaino e si nascose dietro una roccia per ridarsi aspetto umano.
“Quello che mi ha detto quando è arrivato qui?” rifletté mentre si cambiava.
Oh insomma, mica poteva ricordarsi il catalogo di tutte le minchiate che uscivano giornalmente da quella bocca! E poi Aramis doveva piantarla una buona volta di spiarle nella testa e origliare le sue conversazioni, diamine!
A un certo punto però, mentre litigava con la chiusura lampo della maglia di ricambio, un cassettino le si aprì nella memoria, e le parole di Grimmjow risuonarono di nuovo nella sua testa.
<< Perché diavolo pensi che sia venuto fin qui? Sono stufo di idioti che si intromettono tra me e quello che voglio. >>
Alex arrossì leggermente. Ora ricordava.
Le aveva detto che la voleva.
Ma questo cosa c'entrava col fatto che si fosse improvvisato suo personal trainer?
Provò ad analizzare tutta la loro conversazione, e la sua attenzione si focalizzò su quello che le aveva detto subito dopo.
<< Se vado da qualche parte tu mi seguirai. Sei mia, donna. >>
“Ok, calma…”
Fece un respiro profondo.
Doveva provare a mettere insieme i pezzi, ormai era troppo tempo che cercava di evitare quell’argomento:
1)    Grimmjow la desiderava. Questo significava che non voleva più farla a pezzi. Di conseguenza:
2)    Probabilmente la considerava sua pari. Perché l’unica cosa che lui provava per chi percepiva come inferiore e per chi lo guardava dall’alto in basso era istinto omicida. Quindi:
3)    Voleva che gli fosse pari soprattutto in combattimento. Per gli stessi motivi del punto due. Questo spiegava perché le volesse a tutti i costi insegnare a usare la spada.
4)    Voleva che andasse via con lui. Ma se si teneva conto dei tre punti precedenti, la somma di tutti e quattro escludeva per forza la sola e semplice attrazione fisica. Di conseguenza:
5)    La voleva proprio al suo fianco.
“Cioè…in pratica come una f-fidanzat…OH CAZZO!” realizzò tutto d’un tratto, stringendosi la testa tre le mani completamente nel panico.

Perché?

Perché diavolo non l’aveva capito prima?

“Perché è assurdo che Grimmjow voglia davvero una cosa del genere! Insomma, è Grimmjow! Grimmjow “vieni a letto con me perché devo vincere una scommessa” Jaegerjaques! Grimmjow “il sogno della mia vita è farti a fette talmente piccole che tua madre non potrebbe neanche raccogliere i rimasugli per seppellirti”!  Non siamo mica in una puntata di Piccoli problemi di cuore!”
Con la testa che girava per via di una vera e propria tempesta di pensieri e  imprecazioni, che mettevano a serio rischio la sua capacità di camminare in linea retta, tornò indietro e si sedette con aria assente, aprendo la cassetta del pronto soccorso e cominciando a disinfettarsi tagli e altri simpatici danni gentilmente offerti dalla ditta Grimmjow&co.
Lui intanto, ignaro di aver suscitato tanto turbamento, continuava a dormire come se nulla fosse, e il suo respiro profondo faceva muovere ritmicamente un paio di ciuffi ribelli che gli erano scivolati davanti alla faccia.

Sembrava così… umano.

Senza quasi accorgersene, Alex mise da parte cotone e acqua ossigenata e gli si avvicinò lentamente, osservando il suo volto disteso per una volta in un’espressione così poco aggressiva da non sembrare neanche lui.
Doveva ammettere che per una volta era piuttosto piacevole studiarlo in tutta tranquillità, senza sentirsi rivolgere battute cretine o l’immancabile: << Che hai da guardare? >>
Mordendosi piano un labbro gli scostò delicatamente i ciuffi dalla fronte.
Incoraggiata dalla sua totale mancanza di reazioni, gli sfiorò la guancia con le dita, proseguendo lungo gli zigomi e le tempie, mentre Grimmjow aggrottava lievemente le sopracciglia, forse disturbato nel suo sonno leggero dalle sue carezze curiose.
Ad Alex ricordò decisamente il gatto che aveva da bambina, che agitava innervosito le orecchie tutte le volte che andava a sfiorargliele mentre le dormiva accoccolato in grembo.
Immersa nei suoi pensieri, deviò il tragitto delle sue dita e gli sfiorò le labbra con i polpastrelli, tracciandone piano i contorni.
Era così concentrata che sussultò quando all’improvviso Grimmjow afferrò la mano che lo stava accarezzando e chiuse le labbra attorno a due dita.
<< D-dai, piantala! >> esclamò, rossa di vergogna, cercando invano di ritrarre la mano, mentre Grimmjow cominciava a passarle la lingua sul palmo, per poi scendere al polso e cominciare a succhiarlo.
Perfetto, lo aveva forse svegliato da una specie di sogno porno-horror con i vampiri?
Le stava bene, perché diavolo non se le era messe in tasca piuttosto, le mani?

*

Tra quelli della sua specie era raro che si instaurassero rapporti profondi, era una ovvia conseguenza della loro natura rissosa e violenta.
Eppure di tanto in tanto accadeva; Grimmjow in passato l’aveva visto succedere, ed era rimasto nauseato all’idea che guerrieri votati alla distruzione decidessero spontaneamente di legarsi a qualcuno in quel modo.
Ricordava ancora quella volta in cui per caso aveva sentito un tizio spiegare ad un altro perché desiderasse solo più la compagnia di una donna. << Una compagna è qualcosa di più di una fracciòn, perché non è al tuo servizio. Ti completa, ed è come se riuscisse a colmare il vuoto del tuo foro. È un po’ come se sentissi che è fatta apposta per te. >>
Ovviamente Grimmjow non aveva capito proprio niente di quel discorso, gli era sembrato un cumulo di cazzate e nulla più.
E ora non poteva fare altro che darsi del coglione, per esserci cascato a sua volta e senza neanche accorgersene. Un coglione tra i coglioni di cui rideva fino a qualche settimana prima.
Aveva trovato una compagna, una donna umana, senza neanche un paio di tette accettabili e che non sapeva neppure da che parte si impugnasse una spada, ma che in compenso tirava pugni formidabili, aveva sempre la risposta pronta e riusciva in qualche modo ad attizzarlo senza sforzo.
Cazzo, erano giorni che si tratteneva, limitandosi a provocarla e a tormentarla per tenerla in tensione e farla cedere.

Per far sì che fosse lei a venire da lui.

Tuttavia questa strategia aveva avuto l’effetto collaterale di esasperare anche Grimmjow, che di pazienza e autocontrollo era di certo molto più scarso.
La sua testa quindi era divisa tra il mandare a puttane il suo piano e riavere quel corpo morbido tra le mani, e il rifiuto di dargliela vinta dimostrando che era lui quello che non riusciva a stare in astinenza per più di una settimana.
Oltretutto combattere con lei, vedere il suo sguardo ostinato e soprattutto il suo reggiseno attraverso la maglietta avevano incrinato pericolosamente una determinazione che si faceva sempre più instabile ogni giorno che passava.
Di conseguenza Grimmjow aveva avuto bisogno di una notevolissima dose di autocontrollo per rimanere fermo quando l’aveva sentita avvicinarsi.
Si era svegliato quando lei aveva cominciato a frugare nello zaino che la ragazzina bionda aveva portato giù, quando era venuta a rompere con quell’altro bastardo.
Aveva pensato di coglierla di sorpresa, come aveva fatto nello stesso identico modo a Las Noches, e farsi due risate, ma poi si era letteralmente pietrificato al contatto delle sue dita.

Lo stava… accarezzando?!

Grimmjow aveva serrato la mascella e aggrottato le sopracciglia.
Cazzo, quella donna giocava col fuoco! Non poteva pensare di sfiorarlo così in punta di dita e pretendere che lui…
Il suo corpo fremette, e le mani gli fecero quasi male dalla voglia che aveva di afferrarla per annullare la distanza che c’era tra loro due, e soprattutto per far cessare quella tortura che rischiava di farlo impazzire.
Il colpo di grazia tuttavia arrivò quando lei cominciò a passargli le dita sulle labbra.
La mano di Grimmjow scattò ad afferrarle il polso e la sua lingua cominciò a lambirle le dita, scendendo poi al palmo e infine al polso.
Lo sapevano tutti che non si andava a pestare la coda al can che dorme; era andata a provocarlo, ed ora erano decisamente cazzi suoi.
 
 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Sono stronza dite? Ebbene sì, lo sono! (nasconde Pantera nello sgabuzzino) Bene, continuiamo con la prossima vittima! Cioè, volevo dire, con il prossimo ospite! >>
Nome. Sexta Espada, Grimmjow Jaegerjaques!
Bastava solo il nome… Senti, in confidenza tra me e te, come pensi che se la cavi Alex con la spada? È un disastro, se penso a quanto dovrò lavorarci mi sento già male!
È vero che all’inizio volevi combattere con lei perché ti ricordava Ulquiorra? Non farmi incazzare, se qualcuno non mi piace ci combatto direttamente! Io non cerco sostituti, chiaro?!
Davvero una volta che sarai uscito da questo corpo ti porterai via Alex? Ti sembro uno che parla a vanvera? Se l’ho detto è perché lo farò, no?
E credi che i suoi genitori saranno d’accordo? Pensi che ne freghi qualcosa? Se proprio ci tieni te lo dirò alla prossima bevuta che mi farò con sua madre. Magari mi dirà come evitare stupide proteste.
Grimmjow! Vuoi chiedere alla mamma di Alex come rapire facilmente la figlia?! Perché? Mi ha detto che ha fatto così con il tizio che le piaceva.
Ok basta, andiamo avanti. È vero che Liz ti fa paura? Che…? Balle! Chi si è inventato questa cazzata?
Posso andarla a chiamare e dirle che vuoi chiacchierare con lei? NO!
Sei geloso di Aramis? COSA? Quell’idiota deve ancora farne di strada prima di considerarsi al mio livello, figuriamoci poi rubarmi la donna! Che se ne stia dietro alla bionda, piuttosto.
Certo… pensi che Alex sia cambiata dall’inizio della storia? Cazzo sì, con tutta la fatica che ho fatto! Quando l’ho portata di sotto hai sentito quanto imprecava? Una volta mica avrebbe fatto così.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Prima di tutto liberarmi di questo fottuto corpo, poi polverizzare parecchie persone, partendo dallo shinigami, Aramis e te.
E con Alex che vuoi farci? Questi sono cazzi miei, chiaro?

  
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