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Autore: Sarugaki145    26/01/2012    1 recensioni
I pensieri, le parole di tre ragazzi che hanno dovuto rinunciare a ciò che avevano di più importante nella loro vita. Riusciranno a riprendere una vita normale ora che il loro sole personale è scomparso..?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“No, non dire che ti senti sola.

Hai deciso tu di lasciarti tutto alle spalle.

Quindi ora non dire che ti senti sola.

Ormai non hai più niente.


 Ormai non ti resta più niente.

Coloro che amavi, tutti quanti, li hai perduti da qualche parte.”

– Full moon
 

 
Mi passai una mano tra i capelli sbuffando. Quelle riunioni mi stancavano terribilmente, riuscivano a togliermi le forze per andare avanti. Mi stravaccai ulteriormente sulla sedia, cercando di far capire ai presenti quanto la situazione stesse diventando pesante. Erano più di tre ore che in quella stanza si discuteva senza giungere ad una conclusione e, sinceramente, la mia pazienza era ormai finita.

-Scusate..-

Cercai di dire in mezzo a quella confusione, ma a quanto pare nessuno mi prestò ascolto. Mi sembrava una situazione insostenibile: non si poteva fare tutto quel chiasso per una cosa stupida come la scelta del nuovo nome dell’associazione delle donne shinigami.

Sbuffai ancora e mi guardai intorno. Era pieno di persone con cui avevo condiviso anni e anni alla Soul Society, eppure non c’era neppure un volto che in quel momento mi esprimesse quel profondo sentimento che avevo scoperto nell’amicizia. Avevo molte amiche anche li, quello dovevo ammetterlo, c’erano persone che mi avrebbero appoggiato in tutto e per tutto. Ma mi mancava quel rapporto che avevo con Orihime o con Tatsuki. Perché con loro due ero riuscita a creare un’intesa che mi sembrava quasi magica.

Quei sentimenti così umani avevano stravolto la mia vita.

Le parole “desiderio”, “affetto”, “amicizia”  tutti quei concetti che avevo sempre pensato di capire, che avevo sempre pensato di non possedere in quanto terribilmente umani ora mi straziavano il cuore. Le avevo sempre considerate tutte seccature e ora capivo che lo erano veramente. Quei sentimenti non erano affatto necessari per uno shinigami, eppure io gli provavo. Si, perché io non ero più una fredda dea della morte. Non invidiavo più chi provava tali sentimenti, ma invidiavo chi non gli provava, perché era straziante per il mio cuore andare avanti in questo modo. Mi costava ammetterlo, ma io Rukia Kuchiki ero cambiata. La mia vita era stata stravolta da quel ragazzino dalla capigliatura arancione.

-Maledizione!!!-

Urlai ai pensieri che mi affollavano la testa, ma a quanto pare lo urlai anche fisicamente, visto che tutte le shinigami presenti si girarono a fissarmi. Immediatamente il mio colorito mutò in un rosso scarlatto e biascicai:

-Volevo solo dire..-

Iniziai cercando di trovare una scusa convincente, cercando di scavare nei miei pensieri.

-Che secondo me il nome che ha ora la nostra associazione va benissimo per rappresentarci, no? A mio parere non è né un nome vecchio, né troppo nuovo. Semplicemente riesce a rappresentarci tutte, a seconda che noi siamo shinigami da anni o meno.-

Tutte le presenti mi ascoltarono senza fiatare e quando conclusi scoppiarono in un applauso.

-Bravissima Rukia-chan!! Hai detto bene!! Io Yachiru , in quanto presidentessa, decido che il nome resterà invariato!!-

Io sorrisi timida alzandomi con tutte le altre ed uscendo dalla stanza. Proprio mentre uscivo dalla camerata dell’undicesima compagnia dove c’eravamo trovate per la riunione, mi si affiancò per un attimo Matsumoto e potei intravedere la sua espressione vuota.

-Hey Rangiku-chan! Fermati un attimo! Ti va qualcosa da bere?-

Lei si girò piano a mi sorrise stanca e mormorò:

-Rukia-chan grazie del pensiero ma sono veramente presa dal lavoro..! E’ già un miracolo che io abbia trovato il tempo per partecipare a questa riunione e grazie al cielo l’hai fatta finire!-
Io osservai per qualche secondo il suo sorriso tirato e poi risposi prendendola a braccetto:

-Ti farà bene un bel caffè in casa Kuchiki, ci penso io poi a giustificarti col tuo capitano!-

Matsumoto sorrise facendosi trasportare da me, perché ormai sapeva che non mi poteva mentire su certe cose e io capivo perfettamente quello che mi voleva nascondere.
Arrivammo dopo una decina di minuti nella gigantesca villa Kuchiki e feci accomodare Rangiku in un salottino appartato, facendoci servire un the.

-Come stai Rangiku-chan? E non mentirmi per favore, sai che non servirebbe.-

La bionda mi sorrise e rispose:

-Sei veramente cresciuta Rukia-chan.. Ormai hai imparato a capire le persone meglio di molte altre, sai?-

Io le sorrisi sincera, perché la mia amica aveva ragione, avevo imparato a preoccuparmi delle persone a me vicine, cercando sempre di mettere al primo posto la loro gioia. E chissà chi mi aveva insegnato a comportarmi così. Mi si strinse il cuore a ripensare a quella persona, quindi con un sorriso cercai di dimenticare e ascoltare cosa avesse da dirmi la mia amica.

-Non è facile sai? Non è facile nonostante sia passato del tempo e le cose siano tornate al tram tram quotidiano.-

Matsumoto parlava piano, attraversando con lo sguardo la tazza che aveva tra le mani, persa in chissà che pensieri.

-Perché per me non potrà mai tornare come prima. So che è difficile per molti, ma sembra che tutti abbiano voltato pagina, mentre io sono ancora ferma a sbattere la testa contro quel muro. Mi sveglio tutte le notti perché lo sogno, mi sento straziata nella carne perché non posso farci nulla per farlo tornare da me.-

Matsumoto alzò gli occhi e si tuffò nei miei e riuscì a percepire anche la sua disperazione. Non sapevo cosa dire e lei continuò:

-Tutti mi dicono “vedrai che passerà”, ma a me non passa e più vado avanti più mi sembra insormontabile.-

-Infatti non passerà mai.-

Una voce fredda ma allo stesso tempo famigliare fece sobbalzare me e Matsumoto, facendoci girare verso l’ingresso. Byakuya era appena entrato nel salotto e continuò:

-Sono mortificato, non volevo interrompervi. Volevo solo dire a Rukia che il suo capitano la sta cercando.-

Io mi alzai subito e risposi:

-Grazie mille oniisama! Ora vado allora!-

Anche Rangiku si alzò, però io dissi:

-No, resta Rangiku-chan!! Perché non le fai te compagnia oniisama? Per me potresti aiutarla più di me in questo caso.-

I due si guardarono per un attimo in evidente imbarazzo sotto il mio sguardo attento. Si vedeva che erano tutti e due a disagio, ma sapevo che il mio nobile fratello aveva passato una situazione del genere quando mia sorella era scomparsa e quindi forse avrebbe potuto aiutarla.

Alla fine i due accettarono la mia proposta e si sedettero proseguendo col the, mentre io correvo via un po’ più sollevata.

Le parole di Matsumoto però mi davano da pensare, il fatto che non sarebbe mai stato più come prima e sapevo che anche per me era così. Per la seconda volta quel giorno cancellai quei brutti pensieri con un sorriso al mio capitano, chiedendo cosa avesse bisogno che io facessi.

Fu mentre sbrigavo delle faccende amministrative della mia compagnia che vidi passare una capigliatura rossa. Il mio cuore perse un battito mentre abbassavo lo sguardo e mi dirigevo nella direzione opposta, non potevo sopportare di vedere Renji dopo quello che era successo.

Tra noi due quell’amicizia di vecchia data era come se non fosse mai esistita, come se un soffio di vento l’avesse portata via. Non c’era un perché, ma semplicemente dal nostro ritorno alla Soul Society io avevo deciso di concentrarmi sugli allenamenti, ero diventata sempre più schiva e preferivo passare intere ore da sola. Renji me l’aveva fatto  notare e avevamo avuto una brutta discussione dopo la quale nulla era stato più come prima.

Ognuno di noi due viveva la sua vita come se non ci fossimo mai conosciuti, come se non fossimo cresciuti insieme, come se non ci fossimo mai parati le spalle a vicenda.
E ora non mi rimaneva neanche lui qui alla Soul Society.

Ero sola, terribilmente sola.

Mi rimaneva solo il mio nobile fratello, che era però sempre troppo preso dal suo lavoro di capitano. Riuscivo a vederlo raramente, per il resto del tempo rimanevo in quello stato di depressione e solitudine, mentre il mio cuore era alla disperata ricerca di compagnia, di qualcuno con cui condividere qualche momento.

In fondo però era sempre stato così, io ero sempre stata sola. Tutte le persone che avevo amato erano sparite dalla mia vita, a partire da mia sorella, scomparsa lasciandomi sola in un mondo senza amore, in un mondo di paura. Non gliel’avevo mai biasimato però spesso mi ero chiesta come sarebbe andata se mi avesse tenuta con lei, se non mi fossi fatta le ossa da sola.

Anche il nobile Kaien se n’era andato, mi aveva abbandonata quel giorno di pioggia, per salvare me e vendicare sua moglie. Lui era uno di quelli che mi mancavano di più, era stato l’unico a trattarmi come desideravo essere trattata dopo che il mio nobile fratello mi aveva presa con se nella sua famiglia. Il nobile Kaien non aveva paura di dirmi quello che pensava, cosa provava e io sapevo che lui ci sarebbe stato in ogni momento. Ma era stato per la mia codardia che era morto, quindi non potevo far altro che rimpiangere la sua morte.

Renji, con cui ormai non condividevo più nulla, che ormai mi appariva come un estraneo. Quel rosso che era stato come un fratello, che mi aveva sorretta in ogni momento, che però mi aveva voltato le spalle in un momento di bisogno per me.

Orihime e Tatsuki, con cui avevo deciso di chiudere i rapporti tornando in questo mondo, perché avremmo sofferto di meno tutte in questo modo. Loro che mi avevano accettata quando ero piombata nella loro vita, stravolgendo la vita di entrambe in un modo o nell’altro.

Ed Ichigo.

Rabbrividì a sentire quel nome nella mia mente.

Era un eco lontano dovuto ai battiti del mio cuore straziato.

Ichigo.

L’unica persona in grado di farmi tornare a sorridere, che ora era lontano, troppo lontano da me per sentire il mio urlo straziante tutte le notti.

Scomparire per sempre. Era stato quello il mio destino di fronte alle persone che amavo.

 
  
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