Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Back To Vegas Skies    29/01/2012    1 recensioni
Gabe e Alex ignoravano completamente la loro esistenza, sempre circondati da decine di ragazzi adoranti che avrebbero fatto di tutto pur di essere ammessi nella loro ristrettissima cerchia, di cui facevano parte solo pochi e selezionati fortunati, riscuotendo l’invidia dell’intero istituto. Sì, perché Gabe Saporta, simpatico e divertente, Alex Greenwald, bello e brillante, Travis McCoy, l’ombra di Gabe e gay dichiarato, Dallon Weekes, che con quegli occhioni blu riusciva ad ammansire le folle, e Brendon Urie, il più piccolo del gruppo, erano i ragazzi più popolari del St. Patrick e chiunque aveva almeno una volta desiderato essere loro amico, per poter essere al centro dell’attenzione di tutta la scuola. Ma William e Ryan non avevano intenzione di entrare nel loro gruppo, si limitavano ad osservarli da lontano, sperando che, prima o poi, si sarebbero accorti di loro.
[The Academy Is...,Cobra Starship,Pete Wentz,Travis McCoy,Panic!At The Disco, Alex Greenwald,The Cab]
Storia scritta a quattro mani da me e Annabells, nata così all'improvviso e vista crescere a dismisura sotto i nostri occhi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 14


My hands shake, our minds race from the thought of love.
Yet we curb our speech because words are not enough to wedge this instant,
burn this moment into our memory.
Let go, take my hand and trust in me.

 
Ian era accoccolato sul petto di Spence, sul grande divano di pelle chiara che il preside gli aveva fornito nel suo ufficio. Si guardò intorno, mentre accarezzava pigramente i capelli al più piccolo, intrecciandoli tra le sue dita, e si ritrovò a pensare che in fondo era un bene che Wentz ci provasse con lui praticamente da sempre: aveva l’ufficio più grande di tutti gli altri insegnanti, nonostante fosse uno degli ultimi arrivati e probabilmente anche il più giovane, gli venivano concesse ferie come e quando voleva -anche se lui cercava di usufruirne il meno possibile-, poteva scegliere ogni anno il giorno libero che più gli aggradava e aveva carta bianca sul programma da seguire. Poggiò lo sguardo sulla grande scrivania di mogano, sulle librerie cariche di volumi rilegati, sui quadri. Ogni anno, al suo ritorno, il preside gli faceva trovare qualcosa di nuovo. “Ti ho preso un pensierino, Spency, spero ti piaccia!” diceva suadente ogni settembre e Spencer aveva potuto constatare sin da subito la portata di questi suoi “pensierini”. Quest’anno era toccato al divano, l’anno prima al tappeto, l’anno prima ancora alla raccolta di opere in tiratura limitata di tutti i filosofi dell’800. Abbassò lo sguardo sulla matassa di capelli chiari sparpagliati sul suo petto e si ritrovò a sorridere. Da quando stava con quel ragazzino non gliene fregava più niente di niente. Inizialmente era lusingato dalle attenzioni del preside, si sentiva il “preferito”, apprezzava i regali e tutto il resto, ma adesso si rendeva conto che non erano queste le cose importanti. Aveva sempre rifiutato il preside per questioni etiche e professionali, anche se spesso aveva pensato di “concedersi” giusto per sentirsi amato, protetto, desiderato. Ma era stato meglio… se avesse accettato Pete, adesso avrebbe avuto quella creatura meravigliosa tra le braccia? Cosa importava dell’ufficio, delle promozioni, dei colleghi, quando poteva avere l’essere più dolce della terra accanto a sé? Fino a quel momento aveva vissuto per il lavoro, quella scuola era stata la sua vita, aveva studiato giorno e notte per trovarsi lì, ma adesso davanti a sé vedeva un fine più grande… Avrebbe lavorato e guadagnato solo per Ian, sarebbe stato il suo pilastro, il suo appoggio. Gli avrebbe comprato una casa bellissima una volta finita la scuola e sarebbero andati a viverci insieme, magari l’avrebbe sposato. Sorrise a questi pensieri, che gli apparvero infantili e ingenui, ma che non riuscì a evitare. La prospettiva di una vita intera insieme a lui gli faceva mancare il respiro. Ian sollevò il viso e lo baciò, dopo avergli sorriso dolcemente.
- Scappa via con me - gli sussurrò, stringendolo.
- Perché dovremmo scappare? Stiamo così bene qui - rispose Ian con un sorrisetto.
- Lo sai cosa voglio dire.
- Non c’è bisogno di scappare. Qualunque posto va bene se stiamo insieme - bisbigliò l’altro, abbassando lo sguardo e arrossendo in quel modo adorabile che a Spence faceva stringere il cuore ogni volta.
Si baciarono di nuovo, con più passione, e Spencer cercò di sforzarsi a non pensare a come la situazione sarebbe potuta meravigliosamente evolvere. Ian ci aveva già provato qualche volta, ma Spencer era troppo “etico”, troppo “dai, tesoro, non credi di stare correndo troppo?” e la cosa finiva sempre a coccole e bacini. Non che le coccole e i bacini non gli piacessero, anzi. Lui desiderava Ian, davvero. Ma aveva paura che avrebbe rovinato tutto…
Ian continuava a baciarlo, premendosi contro di lui.
- Su, amore… - bisbigliò, cercando di smettere, ma anche alle sue stesse orecchie sembrava paurosamente poco convinto.
Ian si alzò dal divano velocemente, si avvicinò alla porta e si accertò che fosse ben chiusa, poi tirò accuratamente le tende di tessuto chiaro. Si girò verso Spence, che lo guardava perplesso, e gli sorrise malizioso, prima di sfilarsi la maglietta e gettarla sul pavimento. Cosa aveva intenzione di fare?
- C-cosa fai? - chiese sgranando gli occhi, balzando a sedere sul divano.
- Shhh - lo zittì Ian, avvicinandosi lentamente mentre si slacciava la cintura dei jeans, continuando a mantenere quel sorrisino stampato sulle labbra. Spence sentiva la gola innaturalmente secca e il cuore battergli ad una velocità pazzesca. Camminando si sfilò le Converse e una volta arrivato a qualche passo da lui si liberò anche dei pantaloni. Spencer deglutì e si accorse di avere il fiatone. Il corpo magro di Ian si slanciava pallido davanti a lui, coperto solo da un misero -miserissimo- paio di boxer, e quell’espressione che aveva dipinta sulla faccia non lo aiutava per niente a controllarsi. Era strano come la sua aria da bambino  fosse improvvisamente sparita.
Ian si morse languidamente il labbro inferiore, continuando a fissarlo, poi si mise a cavalcioni su di lui.
Gli mise le mani tra i capelli e lo baciò sulle labbra. Spence non aveva il né il coraggio né la capacità mentale di muoversi.
- Non ce la faccio più ad aspettare - sussurrò Ian, quasi in tono di scusa, prima di baciarlo di nuovo.
Spence, in modo impacciato, gli cinse i fianchi e si accorse che la pelle dell’altro era bollente, nonostante il clima di ottobre fosse abbastanza fresco. La pelle di Ian era liscia e Spence fece scorrere le sue mani, che sembravano così grandi su quel corpo esile, sulla sua schiena sentendo la spina dorsale sotto le dita.
Ian rabbrividì alle sue carezze e gli si avvinghiò addosso con più forza. Spence ancora non aveva riacquistato la sua solita lucidità, ma cominciava a riprendere il controllo delle sue azioni.
Fece scendere le sue mani fino al sedere di Ian e lo strinse, facendolo sorridere.
Fu quando lui gli prese quelle stesse mani e gliele infilò nei suoi boxer che capì che erano decisamente andati oltre. Ma la cosa non gli dispiaceva per niente.
- Se vuoi andiamo nella mia camera - riuscì a dire, mentre Ian lo baciava sul collo.
- Qui va benissimo.
- Sei sicuro?
Spencer cominciava ad avere paura e a provare quel senso di ansia che lo prendeva ogni volta che faceva sesso con qualcuno che non fosse un partner occasionale. Aveva paura di non essere all’altezza, aveva paura che un suo errore avrebbe potuto compromettere la loro relazione. Lui amava Ian, okay? Era la persona a cui teneva di più al mondo in quel momento. Ma il fatto che quell’amore fosse nato così velocemente gli faceva temere che sarebbe potuto sparire da un momento all’altro, così com’era nato. La loro prima volta doveva essere memorabile, e il suo essere goffo e impacciato non lo avrebbe di certo aiutato!
- Spence, - Ian gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi - sarà meraviglioso, okay?
Spencer annuì, cercando di sorridere.
Ian riprese a baciarlo, slacciandogli la camicia, ma Spence non si sentiva ancora tranquillo. Ian scese sul suo petto, e lo fece stendere, aprendogli  lentamente i bottoni dei jeans. Lo baciò intorno all’ombelico e sul basso ventre, mentre con le mani gli abbassava i pantaloni e i boxer. Adesso che era nudo, Spence si sentiva ancora più esposto. E il fatto che Ian sembrasse così bravo e risoluto lo intimidiva.
Fu solo quando fu dentro Ian, quando lo vide gemere sotto di sé con gli occhi socchiusi e i capelli sudaticci e sparsi in modo disordinato intorno al suo viso arrossato, che si rese conto che le sue paure erano state inutili. Ian era lì, con lui, e nient’altro importava.
 
Nonostante Pete Wentz fosse il preside, a dirla tutta non gli importava molto di quello che succedeva nella scuola, a meno di quello che ne poteva rovinare il buon nome. Le apparenze in quell'ambiente valevamo molto, se non tutto (anche per questo nascondeva molti dei suoi tatuaggi). Una volta separati Saporta e Greenwald, sembrava essere riuscito a tenere alta la reputazione della scuola. Il quasi stava in Greenwald. Mentre Saporta si era incredibilmente calmato dividendo la stanza con quella piccola checca di Beckett, Greenwald no, rimaneva la sua fedelissima palla al piede. Ne combinava sempre una, ormai si vedevano a giorni alterni, eppure non poteva cacciarlo via, suo padre era uno dei suoi più grandi donatori, pari solo ai Novarro. A questo, si era aggiunto anche quel ragazzino fastidioso - Deleon, se non si sbagliava- che lo idolatrava, come il più fedele dei Cristiani farebbe con il Papa.
Non fraintendete, all'inizio gli piaceva, ma ad un certo punto, si era a dir poco irritato. Il ragazzo infatti aveva il dono di spuntare sempre fuori dal nulla, rigorosamente nei momenti meno adatti (da leggere: ogni volta che si avvicinava a Spencer). Che non era una bella cosa, soprattutto per quanto ci tenesse a far riscaldare il gelido cuore dell'uomo, cosa che sarebbe potuta essere più facile in quel momento, dato che finalmente il professore sembrava più sorridente e rilassato, anche se non riusciva a capire a cosa fosse dovuto. Nella sua testa, erano le sue avances ad averlo sollevato, o almeno questo era ciò che sperava. Aveva anche chiesto a Walker, amico di Spencer, ma niente, nemmeno lui sapeva dirgli qualcosa. Restava solo Ross, ma sicuramente non gliel'avrebbe detto mai. E ora che ci pensava bene. anche Ross era più felice ultimamente, sembrava aver lasciato quella sua espressione di superiorità per socializzare con altre persone, il che aveva qualcosa di epico… Fino ad una settimana prima il preside avrebbe giurato che Ross sarebbe morto da zitella (e in coppia con Beckett).

Adesso che Gabe aveva "chiarito" ciò che provava, non si sentiva per niente meglio, anzi.
Per prima cosa, Will lo odiava. Non si rivolgevano la parola da due settimane e, cosa ancora più terribile, lo vedeva sempre di meno. Will era sempre con Travie, quando Gabe lo cercava. E a proposito di Travie, adesso non sapeva neanche come comportarsi con lui...
- Gabe, io devo chiederti scusa - gli aveva detto qualche giorno prima - Non volevo arrabbiarmi con te!
- Tranquillo - gli aveva risposto lui, cercando di sorridere.
- No, davvero, scusami! Sono stato un cretino.
- Non preoccuparti, Trav - gli aveva detto, dandogli una pacca sulla spalla.
- Non so come tu abbia fatto a non pestarmi. Pensare certe cose di te, del mio migliore amico! Ero un paranoico del cazzo, ero così infelice. Ma adesso che ho Bill le cose stanno andando molto meglio... Lui è... È meraviglioso Gabey, puoi solo immaginare quanto!
- Già - gli aveva sorriso lui - posso solo immaginarlo.
Vederlo continuamente, ma non riuscire a parlare e interagire con lui, vederlo così vicino a Travis, lo spezzava. E le parole di Smith non lo aiutavano, perché Gabe si stava rendendo conto, sempre di più, che il professore avrebbe potuto avere davvero ragione. Da quando Will era entrato a far parte della sua vita molte cose erano cambiate, nel suo interno, nei suoi sentimenti. Non era sicuro di essere gay, o comunque bisessuale, ma quello di cui era sicuro era quello di provare un qualcosa di più forte dell'amicizia nei confronti del ragazzo. Ma il vero enigma in tutta quella situazione era il fatto che il ragazzo aveva preso ad evitarlo, se non per lanciargli frecciate acide o sguardi infuocati. Un'altra cosa strana era stato il comportamento di Ross di qualche giorno prima.
Non pensava che Smith gli avesse raccontato qualcosa… per quanto sapesse che i due erano legati, il professore non gli sembrava il tipo di persona che andava a raccontare le confidenze che gli si facevano. Specialmente quel tipo di confidenze in cui l'altra persona capisce che 'hey, non mi piacciono solo le donne'. Quella situazione l'avrebbe fatto impazzire.
 
Ryan non era una persona violenta, anche perché, gracile com'era, in uno scontro fisico avrebbe avuto la peggio. Eppure, in quel momento, avrebbe preso la testa di Gabe e gliel'avrebbe sbattuta più volte sul tavolo se avesse continuato a fissare Will. Perché, va bene, Will era un bel ragazzo e Gabe era un ragazzo simpatico, però restava il fatto che aveva fatto e stava facendo soffrire il suo migliore amico. Certo, alla fine non gli poteva dare la colpa di essersi portato a letto la sua ragazza, ma almeno avrebbe potuto avere l’accortezza di chiudere a chiave la porta o meglio ancora di non avergli inviato segnali positivi la sera prima. Decise che doveva fare qualcosa, quei due non potevano continuare così, era snervante. Per cui ci avrebbe parlato.
L'opportunità venne solamente due giorni dopo, quando Alex e Dallon non erano con lui, stranamente. Si avvicinò al ragazzo velocemente, prima che uno dei suoi quattromila amici lo placcasse, e lo trattenne per il braccio.
- Gabe, posso parlarti un attimo? 
Il ragazzo, annuì serenamente, cosa normale da parte sua, mentre Ryan pensava alle parole da dire.
- Certo, Ryan, dimmi pure - rispose, appoggiandosi al muro.
Questo atteggiamento pacato lo irritava. Si guardò intorno prima di parlare, non voleva che Will lo vedesse, lo avrebbe ucciso.
- Per quale motivo fissi Will? - chiese. Secco, diretto. Non c’era bisogno di girarci intorno, dato che era schifosamente palese.
L'espressione di Gabe mutò più volte nell'arco di poco istanti. Boccheggiò un attimo, prima di piazzarsi sul viso il solito sorriso strafottente.
- Sei geloso Ross? E in ogni caso non è di me che dovresti esserlo - disse calcando le ultime parole, con fare amaro. Ryan non rise, anzi lo guardò scettico.
- Gabe, sai benissimo che non provo niente per William. Anche se la stessa cosa non si potrebbe dire di te. Ti sei comportato in maniera abbastanza strana da quando si sono messi insieme - disse, stupito di come all'improvviso avesse realizzato il tutto. Sorrise beffardo, fiero delle sue parole. Non doveva essere per forza gelosia per il fatto che Will gli avesse sottratto il migliore amico. Gabe per tutta risposta si limitò a guardarlo. Ryan non poteva credere di essere riuscito a far star zitto Gabe lo sbruffone… si complimentò con sé stesso appena in tempo. Qualche istante dopo, infatti, l’altro si era allontanato dal muro con uno sguardo truce, ma allo stesso tempo triste. Tutta quella faccenda aveva sempre meno senso.
- Tu non sai di cosa stai parlando, quindi per favore Ross, prima di intrometterti negli affari degli altri, abbi almeno la decenza di capire quello che succede a te, sotto i tuoi occhi-  gli rispose astioso, prima di andarsene perdendosi l'espressione confusa di Ryan. Aveva voluto risposte e quello che aveva ottenuto erano altre domande. Non era così che voleva che andasse.
 
Travis sapeva che con Will c'era qualcosa che non andava, non era talmente scemo. Aveva provato a capire cosa non andasse, a chiedergli quale fosse il problema, a parte l'imbarazzo per la 'prima volta'. Ma l'altro non rispondeva o, se lo faceva, si scopriva ben poco. Iniziava ad essere scoraggiato e sempre più frustrato, sessualmente e non. Per lui non andare oltre ai baci poteva anche andare bene, sapeva quanto era timido Bill e  ricordava quanto era terrorizzato lui con il suo primo ragazzo, ma quello che lo feriva era la mancanza di fiducia. La fiducia non era l'unica cosa, a dirla tutta, che mancava.. c'era anche un certa mancanza di passione, di trasporto, di complicità.
Inoltre, aveva visto come il suo atteggiamento nei confronti di Gabe fosse cambiato, dal nulla e all'improvviso. Decise di smettere di farsi domande però, a un certo punto, non era nel suo carattere farsi tutte queste paranoie. Lui era più per il 'Don't worry be happy' anche se questa volta gli sembrava dura.
La voglia di avere Will, carnalmente, era sempre più forte. Per troppo tempo aveva desiderato quel ragazzo e ora che lo aveva tutto per sé, era una tortura evitare di spingersi troppo in là. Non sapeva quanto tempo avrebbe potuto aspettare, non era famoso per la sua pazienza e i fianchi di Bill erano una continua tentazione.

Brendon era sempre più sorpreso dal comportamento di Ryan. Insomma, era diventato dolce e gentile, al mattino sorrideva e non gli rispondeva male da almeno una settima. Anzi, spesso gli chiedeva timidamente un “com’è andata oggi?” quando la sera si mettevano a letto. Brendon si sentiva spiazzato da questo cambiamento repentino. Aveva già preparato l’assetto da guerra per attaccare alla prima occasione, ma adesso non era più sicuro che servisse ancora. Non che credesse di avere chances con Ross, figuriamoci. Ma solo il fatto di vedere che non gli rispondesse in modo acido -o almeno, non spesso come prima - lo riempiva di una strana felicità. Stava addirittura trascurando i suoi amici, per lui. Ma cosa poteva farci? Gabe era diventato improvvisamente malinconico e sempre triste, forse per il litigio con Travis, e lo stesso Travie ormai pensava solo a Will. Inoltre le incomprensioni tra i due creavano dei momenti abbastanza imbarazzanti quando stavano tutti insieme. Alex e Dallon continuavano a comportarsi come sempre, anche se Brendon, negli ultimi giorni, aveva notato una certa freddezza tra di loro. Era estenuante dover stare dietro a tutti i “pezzetti” del loro gruppo, ormai sciolto, per questo stava lasciando perdere. E comunque, il nuovo Ryan gli piaceva ancora di più, se possibile, e aveva decisamente altro per la testa in quel momento per poter pensare alle crisi e ai cambiamenti dei suoi amici.



 
***
AAAAAAAAALLL RIGHT! Eccoci! :D
Allora, cosa ve ne pare? Ian e Spence finalmente si danno da fare :3
FATECI SAPERE COSA NE PENSATE! Anche commenti negativi, fanno sempre bene le critiche, davvero.
 
Baci. <3

P.S. Da questa volta in poi pubblicheremo di domenica! Siamo impegnatissime con scuola e esami vari, quindi ci è più facile :) 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Back To Vegas Skies