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Autore: FairyCleo    29/01/2012    5 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mercurio


Quanto tempo era trascorso da quando aveva visto per l’ ultima volta i raggi del sole?
E quanto tempo avrebbe ancora dovuto attendere prima che il suo destino fosse definitivamente segnato dalla parola fine?
Se c’ era qualcosa che proprio non riusciva a sopportare, era l’ incertezza dell’ attesa.

Lord Glozelle, se ancora questo titolo poteva essergli riconosciuto, se ne stava seduto sul freddo pavimento della cella in cui era stato rinchiuso.
Stanco e affamato, aveva smesso ormai da tempo di cercare una spiegazione più che plausibile alle crudeltà che la vita gli aveva riservato.
Poteva comprendere il perché di tanto accanimento da parte del destino dopo tutto ciò che aveva fatto per compiacere quell’ essere senza cuore che per troppo tempo aveva chiamato ‘ re ‘, ma non riusciva proprio a capire perché tutto doveva essere cominciato sin da quando era bambino.

Tagliente come mille lame affilate era il ricordo della sua famiglia straziata, e pesanti come macigni erano le parole del famelico lupo.

“Un giorno incontrerai dei veri lupi, e saranno loro le creature che dovrai affrontare e sconfiggere”.

Ma come poteva anche solo lontanamente sperare di avere la meglio su quel mostro senza cuore di Miraz?
I lupi della sua infanzia avevano attaccato la sua famiglia per fame.
Il lupo della sua maturità stava per attaccarla solo per il gusto di uccidere e infondere dolore.

“Lucia…” – la sua mente, stanca e provata, non riusciva a non correre dalla sua amata sposa.
Mai avrebbe creduto di poter avere l’ onore di sposare una simile creatura.
Lucia non apparteneva al loro mondo, ne era certo. Come poteva essere altrimenti?
Lei era bella come un sogno: aveva lunghi capelli color del miele che era solita tenere sciolti sulle spalle, i lineamenti delicati di una bambola di porcellana, e gli occhi scuri e profondi pronti a carpire ogni più singolo aspetto del mondo. Era stata proprio questa sua caratteristica a far innamorare il giovane soldato di lei.

L’ aveva notata durante una giostra, e non era più stato in grado di toglierle gli occhi di dosso.
E lei, per nulla intimorita, aveva sostenuto il suo sguardo, fino al punto di farlo arrossire dall’ imbarazzo.
Poco tempo dopo, era stata lei a cercarlo, sorprendendolo con le più audaci parole del mondo.

“Siete proprio come vi ho sempre immaginato. Ditemi, mio signore, io sono come mi immaginavate?”.

Guidato non sapeva neanche lui da cosa, le aveva teneramente preso la mano, e guardandola in quei suoi meravigliosi occhi d’ ebano, aveva risposto a quella domanda, capendo che essa proveniva dal cuore.

“Siete il sogno che inseguo di notte nel sonno, e di giorno mentre sono sveglio. Ed ora più che mai sono certo di una cosa: non voglio più inseguirvi. Voglio vivervi”.

Il matrimonio si era celebrato poche settimane dopo.

Lei e Marcus rappresentavano tutto il piccolo mondo di Glozelle. Inutile dire che non era stata favorevole alla scelta del marito di seguire l’ usurpatore – perché sì, lei aveva capito che Miraz aveva strappato il trono dalle mani del fratello con la forza – ma non aveva insistito per venire a conoscenza delle ragioni che avevano spinto il marito ad intraprendere una simile strada. Conosceva fin troppo bene il cuore del suo sposo, e vi aveva letto turbamento e dolore. Glozelle non aveva mai gioito per la posizione che aveva raggiunto.
Sua moglie, però, era stata in grado di utilizzare i privilegi ottenuti per allietare l’ animo tormentato di suo marito: ogni giorno, seguita dalla sua dama di compagnia, percorreva a piedi la città fino ai suoi meandri più poveri, e lì, con amore e dedizione, si occupava di anziani e bambini, sfamandoli e vestendoli con i propri averi.
I popolani avevano cominciato a chiamarla ‘ la principessa dei poveri ‘ e, per ogni gesto che lei riservava a loro, veniva ricambiata con un fiore di campo.
Il risultato era che, ogni giorno, i suoi capelli erano ornati da cascate di fiori coloratissimi che la rendevano simile ad una delle ninfe delle favole.

Cosa ne sarebbe stato della sua ninfa, adesso? Che sorte sarebbe toccata al suo sogno divenuto realtà?
Miraz non era umano, e lui lo sapeva fin troppo bene.
Se chiudeva gli occhi, vedeva i proprio cari immersi nel loro stesso sangue, sentiva le urla strazianti di sua moglie, e il pianto disperato di suo figlio.
Perché non aveva fermato quel mostro quando ne aveva avuto l’ occasione?
Forse, a pensarci bene, era se stesso il lupo che avrebbe dovuto fermare.

*

Un’ eco di passi veloci rimbombava nel corridoio del terzo piano.
Il buio non aiutava ad alleviare la paura, ma per chi era avvezzo a quei luoghi, esso era diventato una sorta di curioso alleato.
Doveva fare fretta, evitando che qualcuno potesse sentire o vedere.
Aveva fin troppe spiegazioni da dare, e inventarne altre al momento non sarebbe stato neppure lontanamente immaginabile.
Per questo, aveva affrettato il passo, arrivando finalmente davanti alla porta della stanza che tanto aveva cercato.
Senza farsi troppi problemi, vi aveva posato sopra entrambi i palmi delle mani, spingendo indietro i battenti con tutta la forza che aveva in corpo.

La luce di mille candele l’ aveva investita in pieno, illuminando di mille riflessi i lunghissimi capelli di fuoco.

“Cla- Clara!”.

Merlino era lì, davanti a lei, con solo la calzamaglia addosso, intento ad infilarsi la tunica pulita che gli era stata riservata.
Era incredibile quanto fosse bianca la pelle del giovane mago, e quanto sembrasse vellutata.
La giovane era certa che dovesse esserlo, ma dubitava che Merlino le avrebbe permesso di toccarla.
Scorrendo col proprio sguardo su quel piccolo e magro corpo, aveva raggiunto gli avambracci, dove svettavano imperiosi i segni della sua prigionia.

Imbarazzato per gli sguardi della ragazza e per il silenzio che si era venuto a creare, il giovane mago aveva cercato di indossare il più in fretta possibile la tunica, ricavandone solo il risultato di rimanervi incastrato.

“Merlino! Ma che combini?” – lo aveva schernito Clara, mentre correva verso di lui per aiutarlo.
In poche abili mosse, la giovane aveva sciolto il legaccio posizionato sullo scollo, facendovi passare la testa corvina del ragazzo.
“Ed ora, le maniche… su!”.

Pazientemente, la ragazza lo aveva vestito, assicurandosi poi che l’ abito cadesse a pennello sulle spalle ossute di un Merlino che la guardava imbarazzatissimo.

Era uno degli abiti tipici di quel periodo che si ostinavano a chiamare ‘ Miraziano ‘.
Quello, in particolare, era un completo di alta fattura, molto, molto costoso.
Calzamaglia grigia, stivali di pelle neri, tunica scura e giubba nera di velluto decorata con ghirigori di un grigio più chiaro, fermati in vita da un cinturone.
Clara lo stava aiutando ad indossare proprio quest’ ultimo indumento, nel silenzio più totale.

“Ecco… ora sei pronto…”.

E, per un istante, la ragazza era rimasta senza fiato.
Era bellissimo. Bello come un principe.
Sembrava così lontana l’ immagine del servitore che indossava sempre i soliti vestiti sgualciti e consumati.
Quello che aveva davanti non sarebbe sembrato neanche più Merlino se quegli occhi blu come il mare non fossero stati i suoi.
Occhi blu tristi come quelli di un innamorato dal cuore infranto.

“Stai benissimo” – aveva confessato lei, dicendolo quasi più a se stessa che al diretto interessato.

Merlino aveva sorriso appena. Non era abituato a ricevere complimenti, men che meno sul suo aspetto.
E, ancora meno fatti da una ragazza.

“Grazie…” – aveva farfugliato, imbarazzatissimo – “Ma dimmi, hai buone notizie per me? Ti prego Clara, dimmi che di sì!”.
“Aspetta”.
Velocemente, la ragazza era tornata indietro, richiudendo la porta lasciata precedentemente aperta.
Un attimo dopo, lei e Merlino erano seduti sul letto di quest’ ultimo, l’ una di fronte all’ altro.

“So già cos’ è che vuoi sapere”.
“Ebbene?”.
La ragazza aveva preso un profondo respiro, prima di cominciare il suo racconto.
Così, gli aveva raccontato del drago, e di ciò che gli aveva detto di fare, omettendo, però, che Kilgarrah sapeva chi lei fosse.
“Polvere di fata, immagino! Quel lucertolone a volte ha davvero delle buone idee”.
Ma non erano lì per lodare le gesta dell’ ultimo drago esistente al mondo.

“Merlino…”.
“Si?”.
“Io non so come dirtelo”.
Il cuore del ragazzo aveva fatto un tuffo nel vuoto.
Sapeva già che Gaius non ce l’ aveva fatta, ma sentirsi raccontare come era andata non era una cosa che poteva sopportare.
“Parla…” – aveva detto, con la sconfitta nella voce.
“Non so cosa sia successo a Gaius”.
“CHE COSA??”.

Non riusciva a crederci! L’ aveva tenuto sulle spine per tutto quel tempo per poi dirgli che non sapeva niente.
Ma perché poi, non sapeva niente??

“Calmati! Non gridare! Non vorrai attirare qui tutto l’ esercito di Miraz!” – aveva sussurrato concitata.
“Si può sapere che cavolo significa che non sai cosa è successo a Gaius? Non hai fatto quello che ha detto il drago?”.
“Non ne ho avuto il tempo! Lord Glozelle è venuto a cercarmi, eravate già partiti e Miraz si sarebbe insospettito.
Ma ho dato il sacchetto a Gwen, sta tranquillo!”.

‘ Ho dato il sacchetto a Gwen ‘. Aveva dato il sacchetto a Gwen. Come sarebbe a dire che aveva dato il sacchetto a Gwen???

“Starai scherzando, spero!”.
“Che c’ è?” – aveva detto lei, offesa – “Non ti fidi del mio giudizio o della tua amica?”.
“Certo che mi fido di Gwen! Ma la missione era troppo rischiosa! Se Uther l’ ha scoperta lei è morta!”.

La ragazza si era morsa il labbro, sentendosi colpevole.
Ma cos’ altro avrebbe potuto fare? La ragazza era parsa l’ unica possibile risorsa, e l’ obiettivo era salvare Gaius.
Non era colpa sua se Glozelle era andata a cercarla proprio in quel frangente.
Già, Glozelle.
Chissà che cosa gli avrebbe fatto sua maestà per punirlo del ritardo.
E chissà cosa avrebbe fatto a lei. Le sembrava già un miracolo averla scampata per tutto quel tempo.

“Senti un po’ saputello, io ho fatto tutto quello che ho potuto, e questo è il tuo ringraziamento?
Gwen sa essere scaltra quando vuole, e sono certa che sia riuscita a spuntarla egregiamente!”-
Non ne era del tutto certa, ma non poteva pensare che Gaius fosse morto sul rogo con l’ accusa di tradimento – “Perciò, invece di stare qui ad autocommiserarti, cerca di appurarti dei fatti!”.
“E come pensi che possa fare, genio? Hai dimenticato che sono prigioniero? Hai dimenticato queste, forse?”.
Adirato, aveva sollevato una delle maniche, mettendo in bella vista una polsiera.
“Certo che non l’ ho dimenticata. Ma tu, piuttosto, sembri aver dimenticato che a questo mondo non esiste solo la magia come la conosci tu”.
“Che vuoi dire?”.

Sorridendo vittoriosa, Clara si era diretta alla finestra, spalancandola, e allungando una delle mani verso il vuoto.
“Ma che cosa stai facendo?”.
“Vuoi chiudere il becco per una volta e lasciarmi fare?”.

Imbronciato, Merlino aveva incrociato le braccia al petto. L’ ultima volta che lei ‘ aveva fatto ‘ si era ritrovato in quel casino.
Dopo qualche secondo, e dopo essersi guardata a lungo intorno, Clara aveva cominciato ad intonare una sorta di melodia, e, con estrema sorpresa del suo spettatore, era accaduto l’ inaspettato. Un piccolo cardellino si era posato sul suo dito, e aveva cominciato a cinguettare festante.

“Ecco qui il nostro messaggero: Mercurio!”.

Un cardellino? UN CARDELLINO??

“E, di grazia, come pensi che un uccellino così piccolo possa portare un messaggio legato alla zampetta, e, soprattutto, possa percorrere una simile distanza?”.

“Tu non sai di cosa parli, mio caro! E non osare offendere Mercurio! Non è vero piccolino?”.
A quella domanda, l’ uccellino aveva risposto con un cinguettio.
Aveva risposto? Da quando gli uccellini capivano ciò che dicevano gli uomini e rispondevano??
Doveva essere impazzito!

“Dunque!” – aveva esclamato Clara, avvicinando Mercurio a Merlino – “Cos’ era che volevi sapere? Se Gaius è vivo? E credo che tu voglia sapere anche se Artù si è svegliato, non è così?”.

Certo che voleva saperlo. Solo a sentir pronunciare il suo nome, il cuore di Merlin perdeva più di un battito.

“Bè? Che cosa stai aspettando? Parla!”.
“Eh??”.
“Digli cosa deve dire e a chi!”.
Merlino la guardava come se avesse perso all’ improvviso il lume della ragione.
“Cosa devo dire a chi?!?!”.
La ragazza aveva fatto roteare gli occhi al cielo.
“Merlino, io credo che il buio ti abbia dato alla testa. A Mercurio! A chi vuoi dirlo???”.
“Ma è un uccellino!”.
“Mercurio non è un semplice uccellino…” – aveva detto Clara, continuando ad accarezzargli dolcemente la piccola testolina – “E’ un discendente degli abitanti di Narnia”.
“Narnia??”.

La giovane gli aveva rivolto il più sconcertato degli sguardi.
Non poteva essere! Era assurdo!

“Tu non sai niente di Narnia?”.
Imbarazzato, Merlino aveva fatto cenno di no col capo.
“Siediti!” – gli aveva ordinato Clara.
Quella di Narnia, non era affatto una storia che poteva essere narrata in pochi frivoli, insignificanti minuti.

Continua…

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Salute a voi Merliniane!!
Come ve la passate? Spero bene! Io sono tornata a casa dopo 19 giorni trascorsi in Sicilia dai miei zii... ME TRISTE! =(
Meno male che ci siete voi a farmi compagnia con i vostri commenti!
Grazie di tutto! <3

Dunque: finalmente sappiamo che combina Merlino, e che fine ha fatto Clara! XD
Bene, non vorrei aver fatto dei danni, perché devo essere sincera: non ricordo tutti i capitoli che ho scritto, e non ricordo più se Merlino sapeva di Narnia o meno. SONO PESSIMA, LO SO! Che autrice è una che non ricorda quello che ha scritto? Per cui, se ho fatto il danno, perdonatemi! Cercherò di rimediare nei prossimi capitoli! ;)
Non trovate che Mercurio sia un amore??? <3 <3 <3
Presto lo vedremo all' opera! =D
Glozelle... sigh... quell' uomo mi fa così pena... Inutile dirvi che sapremo presto anche delle sorti di sua moglie e di suo figlio.
Bene, come sempre ho parlato troppo!
Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto e che rimarrete con me fino alla fine!
Ne approfitto per ricordarvi delle altre due mie fic: "Lo straniero che venne dal cielo" per Supernatural e "When you least expect it" per Dragon Ball! Presto, proprio per questo fandom scriverò una nonsense insieme ad un' altra autrice! NON VEDO L' ORA!!
Grazie ancora per l' attenzione Merliniane mie!
Alla prossima!
Cleo

Ps: prometto che cercherò di aggiornare ogni domenica da oggi in poi!
Baci grandi!
xO xO

   
 
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