-Sono passato a fare una visita e a raccontarle una fiaba. Le piacciono le fiabe dottore?
-Solo se il cattivo muore.
Moriarty ride sgraziatamente lasciandosi cadere sulla poltrona e gustandosi la scena.
-Vedrò se posso accontentarla. Prego, si sieda.
Dal capitolo 8...
-Ti prego.
Un sussurro che scivola dalle labbra del dottore; implora pietà, al destino, ai suoi ormoni, a quel cuore impazzito che gli squassa il petto e a lui che, immobile, continua a studiarne ogni lineamento. Può vedersi completamente deframmentato nella sua mente e riposto con cura in cassetti di cui solo Sherlock stesso conosce la combinazione. John poggia la fronte sulla sua, abbandonandosi a un sospiro tremante, sincronizzato a quel pollice niveo che lo accarezza. È caldo e freddo allo stesso tempo, un paradosso chimico talmente affascinante da togliere la ragione (se mai ne ha avuta una in sua presenza).
-Ti annoierai.
Sherlock lo guarda, un lampo di curiosità tra i loro volti estremamente vicini.
-Di cosa?